Caro Pruun,
quando dicevo lirica, giovane e smarrita mi sono evidentemente espresso male. Non intendevo come ripiego rispetto alle altre grandi interpreti, ma proprio come freschezza interiore, innocenza, fragranza di ragazza che da sognatrice diventa arrivista e spietata, per poi dissociarsi, spaccarsi in personalità contrastanti.
Venendo ai tuoi argomenti:
Pruun ha scritto: chiave lirica - La Devia ha OVVIAMENTE impostato la sua lettura in chiave lirica, avendo una voce assolutamente non torrenziale e dal baricentro piuttosto acuto alle prese con un ruolo che più centrale non si può come quello di Bolena. Così il "Giudici ad Anna" era quello di una ragazza smarrita, non quello di una regina insidiata; la regalità dell'entrata era quella di una piccola esaltata in camicia da notte, isterica e insicura, riflessa in un fraseggio teso, insicuro, tremante...
Non si è lirici, secondo me, solo perché non si ha il centro torrenziale.
Tu mi descrivi quasi un ripiego, mentre io parlo di scelta interpretativa interiorizzata.
Anche la Gencer del 58 era ancora un soprano lirico-leggero e schiarisce moltissimo la sua voce, cerca riflessi eterei e sognanti, ma secondo me non arriva nemmeno lei a dare della regina un ritratto davvero lirico.
Anche al Sills aveva vocetta piccola e acuta, ma tutto in lei tradisce il fastigio della primadonna che vuole fino in fondo essere regina.
Non ho sentito la Devia in Anna Bolena (confesso che dopo la Borgia e la Stuarda nessuno mi avrebbe persuaso a farlo!
certo che allora non ti conoscevo!
), però devo dire che il modo come hai descritto il suo fraseggio mi pare sorprendentissimo: ho sentito tante volte la Devia (ma tante) e non ho mai trovato assolutamente nulla nel suo fraseggio che andasse oltre alla sequenza delle note.
Perché non condividi con noi la registrazione di quel fraseggio?
giovane - il timbro della Devia è la giovinezza personificata. Sfido chiunque (anche te Mat, che ne sei detrattore
) a non riconoscere che, dal Giovedì Grasso del 1971 ad oggi esso non sia rimasto praticamente identico, salvo la correzione di alcune sonorità chiocce nel registro centrale...
Eh, no! Qui proprio non sono d'accordo.
Non si deve confondere la gioventù della voce con la longevità della vocalista.
La Devia che conosco io ha tutti i segni timbrici di una voce senile (e in questo non c'è assolutamente niente di male) per quanto l'emissione sia ancora molto salda e splendente.
Se dovessi far sentire a un neofita la voce attuale della Devia e gli dicessi che è prototipo di giovinezza questo mi guarderebbe come se fossi pazzo!
Ti dirò inoltre che non c'è nulla nella Devia che a me "evochi" la freschezza e lo slancio della gioventù: e questo nemmeno quando era una ragazza (la sentii in dei Puritani in cui sembrava nata vecchia).
Tutto ciò che dovrebbe esprimere il calore, la vivacità, l'esuberanza, gli estremismi della gioventù a me paiono dolorosamente preclusi al suo essere cantante e al suo essere interprete.
Quando penso alla ragazza della campagna inglese eletta regina e morta a ventinove anni, penso al contrario stesso di una sobria e matura signora dalle buone maniere, con la voce, la faccia, il modo che tutto sono fuorché giovani.
Chi più smarrita della Devia? Entrava in camicia da notte... al termine della canzone di Smeton si rannicchiava accanto al trono e il "Come innocente giovane" diventava il rimpianto infinito di una ragazza costretta in un ruolo più grande di lei... una donna talmente smarrita da sfogarsi in dispetti assolutamente infantili verso la Seymour, psicologicamente torturata durante la cabaletta...
be'... tu mi elenchi delle soluzioni sceniche (probabilmente frutto di Vick, più che della Devia) che però - a un poveretto come me che non ha goduto della vista dello spettacolo - significano poco.
Se Anna Bolena avesse dovuto farla mia nonna, probabilmente avrebbe fatto anche lei i gesti impostile da Vick (sarebbe entrata in camicia da notte e si sarebbe rannicchiata) ma questo non avrebbe fatto di lei una grande Anna Bolena.
Mi limito ad Anna Bolena, per il momento, ma possiamo proseguire come volete.
Per esempio potremmo citare quei personaggi che ho visto anche io, e che mi hanno spinto alle conclusioni opposte rispetto alle tue.
L'ho vista come Gilda, Elvira, Violetta, Contessa, Elena della Donna del Lago, Lucrezia Borgia, Maria Stuarda, Amina della Sonnambula e non c'è una volta che non sia uscito da teatro addirittura scandalizzato.
La mancanza di carisma non è un limite gravissimo (oddio, lo è in certi ruoli, quelli scritti per gente di carisma come la Pasta o la Colbran).
Per me il problema della Devia (per quel che ho sentito di lei, quindi non Pirata o Bolena) è molto più grave.
Secondo me è l'assoluta mancanza di strumenti atti a valorizzare il repertorio che affronta, persino i più elementari (ebbene sì, parlo anche di strumenti tecnici, posto che per me la tecnica di un interprete d'opera non collima esattamente con il semplice vocalismo, proprio come la tecnica di un interprete teatrale non collima con quella di un atleta da circo: qualcosa in comune c'è, ma non si può giudicare l'uno con gli stessi criteri dell'altro).
Sono dispiaciuto, Pruun, di essere tanto in disaccordo con te sulla questione Devia, considerate le grandi affinità che invece riscontro su tantissimi altri fronti.
Ma sono ben felice di continuare il discorso, magari condividendo gli ascolti su cui possiamo fondare la nostra analisi.
Un salutone,
Matteo