da Maurizio Dania » sab 01 dic 2007, 1:24
Dovrei ripetere ciò che ho scritto altrove. Invece non cambierei una virgola del brano "postato"dal "cinghialone". (Essendo a Roma, anche Peruzzi aveva quel soprannome e non si preoccupava). E aggiungo, prima che lo pensi lui:"Senti chi parla. La silfide grassona...". Ok basta con gli scherzi e le battute.
L'unico punto sul quale potremmo discutere riguarda la direzione di Pappano. Che dire? E' molto italiana: stacca tempi velocissimi, nella cabaletta finale ad esempio, impiccando, come poi si è verificato puntualmente nell'ultima serata che ho ascoltato alla radio, il povero Osborn, tenore troppo giovane ed entusiasta per capire che se il grande Gedda, in teatro, cantò solo una recita per poi abbandonare subito e rapidamente le "riprese", (dovevano essere 5), una ragione doveva pur esserci.
Ciò che mi colpisce però, non è stato l'incidente, chiamiamolo così, nel quale è incorso, ma è lo stesso argomento che m'impone il ragionamento sulla carriera e sul repertorio, che riguarda anche Meli.
Entrambi devono capire e scegliere quale sia il loro repertorio. Osborn ancora non lo sa. E prima lo sceglierà, prima potrebbe percorrere, (è un suggerimento), migliorando, con una potenzialità tecnica ed una bellezza del timbro superiori, ad esempio, la carriera che è stata ed è quella di Kunde.
Il tenore parte da Berlioz, Les Troyens, sfiora il conte d'Almaviva, passa per Mozart nel Flauto magico, poi eccolo nel Così fan tutte, nel Ratto del Serraglio, poi si rivolge al Rossini della Cenerentola, del Turco in Italia, de' La donna del lago, quindi Gianni Schicchi, l'Elisir d'amore, con esiti buoni, ma che non fanno gridare al miracolo. Nel 2008 tornerà al Conte d'Almaviva, previsto a Dresda e al Met.
Per ora si è tenuto lontano dai principali teatri europei. L'esordio avvenne nel 1994.
Da quel che si può sapere il 2008 sarà un anno importante: a Cleveland farà Tonio, a New York canterà nel Barbiere e nel Don Giovanni. Inizierà a frequentare l'Opera di Vienna.
Però anche se il suo timbro appaga certamente maggiormente il gusto italiano, la sua emissione ha colorature latine che si addicono al gusto nazionale tendenzialmente favorevole e più allenato alle vocalità calde, intense, liriche, quasi da lirico spinto, o bari-tenorili, Osborn è un tenore lirico con venature contraltine. Il suo appoggio sul diaframma è ben costruito, il passaggio di registro appare naturale, ma è una conquista tecnica, l'acuto è importante, ma non lucente, svettante, saettante.
Rossini cucì a misura di Nourrit, la parte di Arnoldo e credo che il nostro protagonista romano ha certamente tentato di seguire ciò che Merrit, cioè colui che più si è avvicinato al modello originale (che poi nessuno ha mai ascoltato dal vivo), aveva presentato a Verona più che non a Milano con Muti, perdendo il confronto, proprio perchè essendo un lirico, quasi contraltino, gonfiando i centri e forzando sul diaframma, ha finito per essere quella famosa rana che bevendo, bevendo....
Ciò non toglie che egli abbia delle grandi potenzialità. Non quelle di Filippeschi, neppure quelle di Lauri-Volpi che non eseguì mai la cabaletta del 4° atto, ma ha più stile di entrambi. E questa è una dote naturale.
A lui tocca l'onere di scegliere il repertorio nel quale cimentarsi. Altrimenti anzichè sedersi ogni giorno davanti ad uno spartito, scoprirà che la musica lì scritta, è sempre più avanti rispetto al lui.
Osborn ha le qualità per raggiungerla, ogni tanto, come fanno i grandi interpreti.
Roma, 24 novembre 2007
Libertà va cercando ch'è si cara come sa chi per lei vita rifiuta