Tosca (Puccini)

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Messaggioda Domenico Donzelli » mar 18 set 2007, 9:00

sono d'accordissimo con teo.emme siamo e rimaniamo nel'opera e non nella prosa e, poi, Tosca non è una attrice, ma una cantante d'opera !!!
Adriana è attrice e come tale esercita più volte in scena la propria professione.
non solo, ma credo che il problema sia essenzialmente di accento piuttosto che di dizione.
Certo la dizione di una Antonietta Stella è esemplare
Le Tosche, che qualcuno dice cantino in broccolino, hanno però l'accento Tosca. Ossia possono essere languidissime, sensuali o furenti ossia sono in grado sempre di cogliere con la voce ilpersonaggio e le diversificate situazioni che lo stesso vive.
E poi se proprio dobbiamo guardare con il bilancino la dizione di Tosca per farne il discrimen.
La Callas cantava e declamava in dialetto veronese; Madga Olivero aveva un evidente difetto di pronuncia sulle sibilanti, la Tebaldi odorava di cappelletti e prosciutto, Mirella Freni suona nella dizione spesso confusa per non sacrificare mai il suono e la sublime Emma Carelli è partenopea sino al midollo e occhieggia più che ad una cantante d'opera alla più celebrata sciantosa del suo tempo Elvira Donnarumma.
Domenico Donzelli
 
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Messaggioda teo.emme » mar 18 set 2007, 14:22

Infatti, dice bene DomenicoDonzelli.

Prima di tutto Tosca è cantante, e non attrice, ma poi, anche se fosse attrice (come lo è Adriana) non credo che ciò rilevi ai fini dell'opera, che è e resta, appunto, musica, non teatro di prosa. A rigor di logica, infatti, il discorso della necessità che chi interpreta nell'opera un'attrice sia anch'essa attrice, porterebbe a risultati aberranti: a questo punto chi interpreta Cavaradossi dovrebbe essere in grado di dipingere Madonne, o chi fa Hans Sachs dovrebbe essere un bravo calzolaio... Secondo me l'opera resta essenzialmente musica, e nella musica e nel canto va ricercato e risolto il personaggio (anche in Puccini e nel verismo, se si vuole evitare di scadere nel becero parlato o nello strillo, frutto di una pessima tradizione). L'opera è canto e musica. Tutto il resto viene dopo.

Tornando alla questione relativa alla pronuncia, bisogna fare dei distinguo: innanzitutto dividere certi piccoli vizi di pronuncia o accento (che non inficiano né la comprensione né la resa musicale), da veri e propri orrori che si riverberano anche sulla musica (questi si concentrano soprattutto nella musica barocca e pre-barocca, fin'anche a Mozart, quando viene affrontata dai sedicenti "specialisti" - quasi tutti di scuola anglosassone - che unitamente alla pronuncia hanno anche un'emissione e una tecnica deficitaria, ad esempio i pessimi cantanti - soprattutto le voci maschili - delle produzioni firmate Gardiner).

I piccoli difetti di pronuncia, infatti, sono presenti in tutti i grandissimi cantanti non di lingua italiana, e mi sembra assurdo rinunciare ad essi (o misconoscerne la grandezza) a causa di piccolissimi nei che non influenzano sul fraseggio, sull'emissione, sul canto, sulla tecnica, sulla musicalità e sulla comprensione del testo. Francamente non rinuncerei alla Price, ma anche a Domingo, a Ghiaurov, a Bjorling, a Vickers, alla Verrett, alla Sills, a Gedda (cito i primi nomi che mi vengono in mente, ma la lista può essere infinita), per qualche doppia omessa o a qualche "r" o "t" mal pronunciate!

Non affronto volutamente i casi Sutherland e Caballè, che sono particolarissimi: la prima non ha tanto problemi di pronuncia, quanto di dizione (e che ricorrono uguali, sia che canti in italiano che in inglese o francese); la seconda ometteva le consonanti per comodità e pigrizia (essendo negli ultimi tempi refrattaria ad un impegno costante nello studio delle parti). Comunque entrambe hanno accentuato i problemi solo nell'ultima parte dell'attività. Infine l'assoluta eccellenza di tecnica, estensione, emissione, e la perfezione del loro canto, ripaga ampiamente di qualche difettino nella comprensione del testo (si ricordi che sempre di opera lirica si tratta, non di prosa, e che spesso i testi non sono capolavori letterari..).

Poi bisognerebbe rilevare come identici difetti di pronuncia (anzi, a volte maggiori) si riscontrano pure in cantanti italiani: l'esmpio di R. Raimondi è fin troppo facile (ma ci posso aggiungere certe cose della Ricciarelli o della Serra), per non parlare di certi accenti molto invasivi (vedi Bergonzi).

Il problema della pronuncia infine, andrebbe anche relativizzato, nel senso che spesso noi non ci curiamo della pronuncia in altre lingue (che per chi le conosce può essere davvero fastidiosa) e, mentre si è pronti a impuntarsi per qualche "r" uscita male, si lasciano correre cose ben peggiori (il francese di Domingo è imbarazzante, come quello di Corelli, ad esempio, per non parlare del russo o del tedesco di taluni cantanti italiani e non, semplicemente non ce ne accorgiamo, ma a volte sono parole in libertà).

Ecco perchè, secondo me, la pronuncia è argomento importantissimo nell'opera, ma da maneggiare con cura, e non deve essere usato a sproposito per giustificare gusti o posizioni personali (che spesso con la pronuncia nulla hanno a che fare), sennò si arriverebbe a risultati assurdi, come quello di non voler apprezzare l'Eleonora (Trovatore) della Price e ritenerla inferiore ad una Longhi o una Banaudi.
teo.emme
 

Messaggioda pbagnoli » mar 18 set 2007, 21:22

Completamente d'accordo con teo.emme.
La pronuncia è importante, ma lo avvertiamo come un problema vero solo per la nostra lingua o per altra lingua che conosciamo bene.
Per Tosca mi interessano altri aspetti interpretativi e che non riesco a trovare in tante, troppe cantanti anche famose.
Per esempio, come avevo già evidenziato qualche post fa riallacciandomi a un concetto già espresso da Matteo, chi è riuscita a farci meglio percepire l'ingenuità di Tosca che cade a capofitto in tutte le trappole che le vengono tese, ora da Scarpia, ora da Cavaradossi?
Io sarei seriamente imbarazzato nel rispondere a questa domanda.
La Gheorghiu, cantante che non amo particolarmente e in un'edizione di Tosca che non mi sembra eccezionalmente riuscita, secondo me è piuttosto brava ( inconsapevolmente?... ) nel far percepire questo aspetto. La Callas, per dire, non ci riesce affatto. La Tebaldi men che meno. La Price è sempre troppo orgogliosa, o troppo ferina, o tutte e due le cose insieme. La Rysanek...abbastanza, ma lo fa in tedesco!
Chi vuole aggiungere qualcosa?
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Messaggioda Luca » mar 18 set 2007, 21:57

chi è riuscita a farci meglio percepire l'ingenuità di Tosca che cade a capofitto in tutte le trappole che le vengono tese, ora da Scarpia, ora da Cavaradossi?
===========================================
Senz'altro vero che c'è una forte componente di ingenuità in Tosca e credo che - pur con la voce non più come un tempo e con qualche manierismo - R. Scotto (edizione Levine della EMI) riesca ad esprimerla.

Saluti, Luca.
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Messaggioda tebaldiano » lun 15 ott 2007, 16:25

Se la Tebaldi fosse meno esagitata quando uccide Scarpia.
Se Warren non sbagliasse un'entrata in maniera maldestra, quando si sovrappone alla Tebaldi, anticipando "portatelo qui".
Se la Tebaldi non cacciasse un urlo belluino quando si getta di sotto.
Se ci fosse uno Spoletta migliore del tremendo De Paolis.
Se Tucker non arrivasse un filo stanco al terzo atto.
Allora, secondo me, la Tosca di Mitropoulos dal Met sarebbe di gran lunga la più bella tra quelle live e forse la migliore in assoluto, nel complesso voci-direzione.
Fabrizio
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Messaggioda Tucidide » lun 26 nov 2007, 17:35

Riapro questa discussione, per chiedervi un'opinione sulla Tosca della Te-Kanawa del disco diretto da Solti.
Io l'acquistai dopo aver letto le recensioni di Celletti e di Giudici, che dicono cose diametralmente opposte sulla protagonista (il primo la esalta, il secondo la affossa). Devo dire che, al di là dell'amore che porto per la splendida voce della Kiri, ho trovato davvero sorprendente la sua Tosca. Sempre precisa, nitida, squillante, mai forzata, nemmeno nei momenti pesanti del II atto, con una sola gigionata su "Ecco un artista", ma non peggio di molte altre, a me sembra una Tosca stupenda, che credo possa coniugare lo charme timbrico con la fragilità psicologica, l'ingenuità che reclama giustamente Pietro. L'esiguo spessore della voce della Te-Kanawa, soprattutto sulla pomposa orchestra di Solti, mi dà proprio la sensazione di una donna insicura.
Che ne pensate?

Salutoni
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Messaggioda stecca » lun 26 nov 2007, 17:49

Tucidide ha scritto:Riapro questa discussione, per chiedervi un'opinione sulla Tosca della Te-Kanawa del disco diretto da Solti.
Io l'acquistai dopo aver letto le recensioni di Celletti e di Giudici, che dicono cose diametralmente opposte sulla protagonista (il primo la esalta, il secondo la affossa). Devo dire che, al di là dell'amore che porto per la splendida voce della Kiri, ho trovato davvero sorprendente la sua Tosca. Sempre precisa, nitida, squillante, mai forzata, nemmeno nei momenti pesanti del II atto, con una sola gigionata su "Ecco un artista", ma non peggio di molte altre, a me sembra una Tosca stupenda, che credo possa coniugare lo charme timbrico con la fragilità psicologica, l'ingenuità che reclama giustamente Pietro. L'esiguo spessore della voce della Te-Kanawa, soprattutto sulla pomposa orchestra di Solti, mi dà proprio la sensazione di una donna insicura.
Che ne pensate?

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A mio parere stavolta sbagliano entrambi i due sommi critici citati.
E' complessivamente ascoltabile o forse qualcosina di più, ma le Tosche memorabili sono ben altre....
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Sachetto di sabbia

Messaggioda melomane » ven 11 gen 2008, 13:51

Ai tempi dello splendore dell'Impero Romano lo straniero che volesse risiedere nell'Urbe portava in omaggio alla città un sacchetto di sabbia per dimostrare di rinunciare a seguire le leggi della propria terra d'origine.
Per contro Roma ha - nel migliore ideale - accettato e valorizzato il meglio di ogni apporto esterno, in termini di tradizioni e religioni.
Mi sembra che ogni cantante che si sia avvicinata a Tosca abbia passato questo "gioghetto": nessuna ha incarnato in modo incontestabile il personaggio e nessuna vi si è identificata in modo prevalente.
Addirittura Tosca è stato l'unico momento di sovrapposizione tra i repertori di Maria Callas e Renata Tebaldi su cui il confronto fosse veramente possibile. E il punto di intersezione tra due concezioni esecutive e interpretative così distanti da aver giustificato la pretesa rivalità da rotocalco.
Le due menzionate e tante altre grandi hanno dato notevoli apporti a quest'opera che - come giustamente sottolineato in questo thread - ha attraversato le "epoche" del Novecento in cui non tutto era rappresentabile, e secondo filoni la cui genesi è ripercorribile: le "lezioni" della Melis e della Caniglia che confluiscono nella vocalità della Tebaldi, la "reinvenzione" belcantista e l'attenzione all'aspetto interpretativo che caratterizzano la Callas.
Ogni interprete ha poi dato una sua "informazione genetica" al personaggio, che non riesco a vedere definito.
E' poi interessante la valutazione della direzione: Freni, Tebaldi, Caniglia, Callas, Price incidono e cantano Tosca più volte sotto diversi direttori.
De Sabata e Prêtre hanno creato, mi sembra, due Tosca e due Scarpia differenti con lo stesso interprete.
Mi piace pensare che ogni Tosca - forse perchè la mia porta d'accesso al mondo della lirica - sia di riferimento.

Un caro saluto

Francesco
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Re: Tosca di riferimento

Messaggioda Luca » dom 24 feb 2008, 17:06

Riprendo l'argomento TOSCA in quanto ho riletto a distanza di tempo il testo postato da Francesco il quale dice una cosa importante, cioè il fatto che tanto la Tebaldi quanto la Callas - che si sono incontrate in questo personaggio dandone letture diverse - avevano dietro filoni vocali diversi: le lezioni della Melis e della Caniglia per la Tebaldi, il belcanto per la Callas. Però c'è da chiedersi questo: è valido un approccio belcantistico (nel genere che la Callas ha riportato in auge con Norma, Amina, Anna Bolena, Medea, ecc.) per Tosca che appartiene al repertorio naturalista, oppure non è più centrata una visione 'mondata da eccessi' quale Melis, Caniglia (e aggiungerei anche la Scacciati) precedenti alla Tebaldi ?
Sentendo la Tosca della Callas mi da l'idea che molto è studiato a tavolino e c'è poca di quella spontaneità espressa di Tebaldi, Price e - ripeto - anticipata dalle cantanti del periodo '20-'40.

Che ne dite ?

Salutoni domenicali.
Luca.
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Re: Tosca di riferimento

Messaggioda stecca » gio 28 feb 2008, 10:58

Dico che hai ragione nel dire che la Tosca della Callas fosse meno "spontanea" di quella della Tebaldi, ma questo non significa che sia migliore la versione....."spontanea". Nel concreto pur riconoscendo alla Tebaldi il solito Puccini benedetto da una voce irripetibile continuo a preferire il Puccini "a tavolino" della Callas perchè non so cosa facesse a "quel tavolino" ma di certo mirabilie visto poi quello che ne scaturiva.....(vd. anche Carmen)
Ultima modifica di stecca il gio 28 feb 2008, 10:59, modificato 1 volta in totale.
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Re:

Messaggioda krausforever » sab 10 mag 2008, 15:22

stecca ha scritto:
Tucidide ha scritto:Riapro questa discussione, per chiedervi un'opinione sulla Tosca della Te-Kanawa del disco diretto da Solti.
Io l'acquistai dopo aver letto le recensioni di Celletti e di Giudici, che dicono cose diametralmente opposte sulla protagonista (il primo la esalta, il secondo la affossa). Devo dire che, al di là dell'amore che porto per la splendida voce della Kiri, ho trovato davvero sorprendente la sua Tosca. Sempre precisa, nitida, squillante, mai forzata, nemmeno nei momenti pesanti del II atto, con una sola gigionata su "Ecco un artista", ma non peggio di molte altre, a me sembra una Tosca stupenda, che credo possa coniugare lo charme timbrico con la fragilità psicologica, l'ingenuità che reclama giustamente Pietro. L'esiguo spessore della voce della Te-Kanawa, soprattutto sulla pomposa orchestra di Solti, mi dà proprio la sensazione di una donna insicura.
Che ne pensate?

Salutoni


A mio parere stavolta sbagliano entrambi i due sommi critici citati.
E' complessivamente ascoltabile o forse qualcosina di più, ma le Tosche memorabili sono ben altre....


Secondo me ha ragione Stecca....una Tosca udibile ma non più....tipo quella della Vaness con Muti. Secondo me l'edizione Solti deve essere ascoltata per la direzione e per lo straordinario Scarpia del grande Leo Nucci...inascoltabili il Cavaradossi senza una sfumatura che una di Aragall (nonostante la stupenda voce) e il Sagrestano di Spiro Malas. A proposito del'incisione di Muti per la Philips chi la'ha sentita che cosa ne pensa?
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Re: Re:

Messaggioda pbagnoli » sab 10 mag 2008, 18:31

krausforever ha scritto: A proposito del'incisione di Muti per la Philips chi la'ha sentita che cosa ne pensa?

Fredda, cerebrale, ma con qualche momento interessante. Le mie preferenze vanno altrove, anche per quanto riguarda lo stesso Muti: il live della Scala mi sembra nettamente meglio riuscito
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Tosca di riferimento

Messaggioda scat » mer 14 mag 2008, 12:39

A proposito di Tosca, qualcuno ha visto il nuovo dvd Decca con la direzione di Chailly e la regia di Lehnhoff (magari c'è chi ha visto dal vivo questo allestimento...)?? Mi incuriosisce, suona la sempre mirabile Royal Concertgebouw Orchestra, canta il gagliardo Bryn Terfel, Chailly non è un genio ma spesso efficace, il regista è un grande capace di reinterpretazioni visionarie (il Parsifal con Nagano) e regie tradizionali eppur piacevolissime (I Maestri Cantori a Zurigo), qui non ho capito bene in cosa consista la scenografia, una ventola gigantesca? Beh, impressioni?? Grazie e ciao!
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Re: Tosca di riferimento

Messaggioda Luca » mer 14 mag 2008, 21:59

Io ho quella Tosca e non mi piace assolutamente. Terfel è molto bravo vocalmente, ma gli altri due mi paiono poveri. Inoltre scene e regia sono lontani anni luce dallo spirito dell'opera.
Uno snaturamento scenico.

Saluti, Luca.
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Re: Tosca di riferimento

Messaggioda VGobbi » mer 14 mag 2008, 22:22

A me ha colpito ed assai notevolmente la prova di laido e superlativo Scarpia interpretato da Terfel. Malfitano assai sciupata e Margison ordinario, niente di che. Comunque valga l'acquisto per lo meno per conoscere Terfel. Artista immenso, quest'ultimo!
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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