beckmesser ha scritto:Il fascino maggiore del teatro di Strauss per me risiede proprio nell’avere capito che, dopo Wagner, la via della rappresentazione psicologica dei personaggi non era più percorribile e nell’aver fatto dei propri personaggi dei simboli delle nevrosi della sua epoca
Credo anche io che Strauss sia stato (almeno sul fronte che interessa questo thread, ossia la definizione dei personaggi) un campione dell'oggettivazione, del distacco dalle psicologie.
Anche la scelta dei modelli letterari (Wilde) o dei collaboratori (Hofmannsthal, Zweig e Gregor) lo porta invariabilmente su percorsi simbolistici.
Molto interessante la tua considerazione sull'uso del tema conduttore.
Per tornare al topic, vorrei fare un'osservazione che - in parte - continua ciò che si sta dicendo e recupera uno dei principali temi di questo forum.
La vocalità.
Nelle sue eroine, Strauss impiega - mi pare abbastanza evidente, ma sono curioso di sentire come la pensate - scuole tecniche differenti.
Ci sono personaggi più scopertamente vocalistici, altri crudamente declamatori, spesso nella stessa opera.
L'esempio della Donna senz'ombra è emblematico.
L'imperatrice è una vera virtuosa, con picchettati da Regina della Notte (fino al re sopracuto), mezze voci, virtuosismi.
La tintora si fa largo in orchestra con grandi e torrenziali frasi drammatiche (la potremmo dire una declamatrice "pucciniana".
La nutrice è una diabolica distillatrice di colori, declamatrice estremistica e surreale, tipicamente espressionista.
E dire che, in teoria, tutte e tre sono soprani (anche la Nutrice, a dire il vero, fu creata da lucie Weidt, una celebre Isolde).
Stessi abissi dividono le tre eroine di Arianna, o quelle di Arabella, o quelle di Helena, Rosenkavalier, Elektra.
A me ha sempre affascinato proprio questo delle opere di Strauss: le donne sono diversissime più per "come" cantano che per le caratteristiche fisiche della voce (volume, colore, estensione).
Ciò mi pare interessante.
Quello che è certo è che dovrei ascoltare qualche cosa in più della Silja in Strauss, che confesso di conoscere poco…
Per lo meno Salome (che è il suo approdo più celebre) e la Nutrice della Donna senz'Ombra, che - secondo me - è una delle incarnazioni più sconvolgenti di tutta la carriera della Silja.
Io ebbi la fortuna di vedere due volte la sua Nutrice (Parigi e Zurigo, entrambi nei primi anni '90) e ne ho tratto un'impressione incancellabile.
So che l'ha fatta anche a Vienna con Carsen, ma purtroppo non ho potuto assistere.
E' un mistero che canti così poco questo ruolo e che ancora non l'abbia inciso.
Per quanto riguarda Salome, oltre al live del 1965 da Vienna, ti consiglierei di ascoltare il finale dell'opera inciso in studio con Dohnanji e i Wiener per la Decca nei primi anni 70: è assolutamente sconcertante.
Salutoni
Matteo