No, non sei il "cellettiano"...
Sei solo una delle tante, incolpevoli vittime del cellettismo!
Sei una di quelle bravissime persone che io vorrei tanto vedere libere dalle pastoie di quelle semplificazioni!
Se Celletti non fosse mai esistito, avremmo di sicuro perso una delle voci più autorevoli e originali della critica italiana, ma almeno nessuno se ne uscirebbe con una frase come questa:
Non ci credo, e lo sai bene, alle differenze di tecnica: è lo stile che cambia, non la tecnica,
Ok! Diamo per buona questa tesi.
Allora, prendiamo ...Elvis Presley e Billy Holiday; diamo loro due o tre nozioni di "stile" belcantista (la mezza cadenza si fa così, i da capo si variano in questo modo...) e poi affidiamo loro l'esecuzione dei Puritani.
Be'...? Cosa c'è di male?
Non erano forse due strepitosi cantanti?
Certo che lo erano!
Nemmeno il Cellettiano più fideista potrebbe spingersi ad affermare che la Holiday e Presley non avessero tecnica.
...Eppure è ovvio che i Puritani fatti da loro sarebbero stati una barzelletta (di quelle che non fanno ridere)!
Non avrebbero nemmeno saputo dove piazzare la prima nota!
Come mai?
Semplice, dirai tu: la loro tecnica (che c'era!!!!! altroché!) non è adatta a Bellini, che reclama un' ALTRA(!!!!) tecnica.
Se Presley e la Holiday dovessero cantare i Puritani, prima dovrebbero andare a lezione per almeno tre o quattro anni (sperando che bastino) da qualche insegnante di provata scuola belcantista che li faccia lavorare come due studentelli alle prime armi. Dovrebbe insegnare loro tutto da capo, dai fondamenti stessi del suono "belcantistico", altro che "differenze di stile".
DOVREBBE INSEGNARE LORO LA TECNICA GIUSTA PER BELLINI, giacché quella che hanno praticato lungo tutta la loro carriera non avrebbe certo potuto aiutarli in quel frangente.
Naturalmente è vero anche il contrario!
Metti la Devia a cantare Cole Porter e la gente si sganascerà dalle risate!
Bene! E con questo abbiamo ammesso che la tecnica unica di cellettiana memoria è una fola penosa.
Quindi, se ammettiamo che esiste una pluralità di tecniche e che appunto quelle di Rubini e di Presley (che in fondo sono solo a un secolo di distanza) sono inconciliabili, è assurdo pretendere che non ci sia differenza tecnica fra i cantanti di Monteverdi e quelli di Strauss (che sono separati da ben tre secoli, e che devono fare fronte a una scrittura le mille miglia lontana, organici strumentali diversissimi, ecc...).
Trovo incredibile, Pruun, che stiamo ancora discutendo di queste cose.
Pensavo che l'esempio del ballerino e del pugile fosse bastato... e invece no!
Continuiamo a sostenere che le tecniche dell'uno e dell'altro siano uguali
...e che l'unica differenza fra ciò che sa fare un pugile e ciò che sa fare un ballerino ...è QUESTIONE DI STILE!!!!!!!
E va be'... sia!
Ma almeno, Pruun, fammi la grazia di non dire che la pensiamo allo stesso modo e che è solo questione di termini!!
mi sono convinto che abbiamo due modi diversi di nominare la stessa cosa.
Eh, no! Mi spiace!
Prenditi tutta la responsabilità delle tue affermazioni, amico mio!
Per me c'è una bella differenza (e non solo etimologica) fra stile e tecnica.
E' a livello di morfologia del suono, nelle basi stesse della fonazione, che i suoni di Presley, quelli di Martha Moedl e quelli di Christina Deutekom sono inconciliabili.
Per me la tecnica della Silja è decisamente peculiare: leggi bene, non ho detto che non funziona, ho detto che è discutibile. dal punto di vista della fonazione canta, a volte, decisamente male (vedi, ad esempio, Jenufa di Glyndebourne).
eheheh... che la Silja canti "male" nella Jenufa è un'altra di quelle ...enormità di cui ti lascio tutta la responsabilità!
E personalmente non ho altro da aggiungere in merito.
Però, come ho già detto varie volte, sono io che - in questo caso - invoco una chiarezza terminologica.
Quello che tu chiami "il canto" non è "il canto"; è semplicemente "piacevolezza di suoni" .
Siccome la Silja non emette suoni piacevoli (bensì "duri, fissi, brutti" per usare i tuoi termini), allora canta male.
Siccome Pavarotti emette suoni piacevoli, allora canta bene.
Ora a me va benissimo che qualcuno mi dica, come Tucidide, che per lui la bellezza del suono è importante (in molti casi lo è anche per me). Fin qui è questione di punti di vista.
Ma se qualcuno (come fai tu) continua a usare la parola "canto" per indicare "suoni piacevoli" (più o meno espressivi) allora mi ribello.
Se questo fosse un forum di cinema, nessuno si sognerebbe di affermare che "recitare" equivale a "essere belli".
Allo stesso modo in un forum che parla di opera dovremmo essere tutti d'accordo che "cantare" non è emettere "suoni piacevoli". E invece ancora non si è fatta chiarezza in merito...
Mi spiace, Pruun, ma il canto NON SI CIRCOSCRIVE A SUONI PIACEVOLI BELCANTISTICAMENTE INTESI.
Il canto è nato milioni di anni prima del Belcanto... e continua a evolvere dopo almeno due secoli dal declino storico del Belcanto.
E i milioni di cantanti che non praticano le piacevolezze belcantiste... non sono strane creature, dalle tecniche "peculiari", che escono dalle "regole" (regole fissate da chi? da te? dal Garcia? da Celletti? da Dio?)...
SONO CANTANTI! PROPRIO COME LA DEVIA, PROPRIO COME LA SUTHERLAND, TALVOLTA ANCHE PIU DI LORO!
l fatto che poi con quella voce fissa, dura e anche brutta mi faccia venire la pelle d'oca non cambia, per quel che mi riguarda, i termini della questioni
E' davvero strano che i suoni che emette la Silja ti emozionino nonostante non siano belli!
Davvero strano!
MA COSA CI SARA' POI DI STRANO?
E' come sorprendersi che Toni Servillo ti commuova a teatro anche se non è un bell'uomo!
Nulla di sorprendente! E' solo il fatto è che Toni Servillo sa recitare!
Che è esattamente quello che ci si aspetta da un attore.
Proprio come la Silja sa cantare!
Ed è solo per questo che riesce a "farti venire la pelle d'oca",
...non perché scriva poesie o balli il tango.
MatMarazzi ha scritto:Suvvia, hai capito cosa intendevo dire in maniera molto semplificata: combattere su un terreno su cui non poteva competere sarebbe stato stupido e inutile.
VEdo che insisti nel far passare la grandezza della Callas per un ripiego, un evitare i terreni per lei scabrosi del confronto!!!
Poveretta... ha dovuto rivoluzionare il metodo di canto, ha dovuto tirare fuori dalla musica italiana le cose più belle che si siano ascoltate, perché in fondo aveva un timbro brutto.
Come dire: se avesse avuto una voce sontuosa, non si sarebbe certo messa a cantare e recitare!
Sarebbe stata la Bergonzi o la Pavarotti dei soprani!
Forse non avrebbe nemmeno conseguito il diploma in pianoforte... non avrebbe studiato un repertorio vastissimo... non avrebbe implorato la De Hidalgo di insegnarle anche le agilità dei soprani leggeri, dopo aver già studiato da soprano drammatico.
Eh.. già! Avendo una bella voce, a che serve tutto questo?
Be', Pruun, dal mio punto di vista il problema è esattamente l'opposto.
Il ripiego non è della Callas, ma di quelle voci "sontuose" a cui tu l'hai contrapposta.
Secondo me quelle cantanti si sono dovute accontentare dell'aspetto più esteriore, caduco, superficiale che c'è nel canto (ossia la sola bellezza dei suoni) proprio perché non avevano abbastanza cervello per fare Teatro e Musica, come la Callas.
A molte di loro è andata bene: ci hanno fatto i soldi!
del resto te lo ho detto, per me far di necessità virtù non è un male, ma indice di grandissima intelligenza artistica e, soprattutto, interpretativa.
E' vero... solo che io (come esempio di "fare di necessità virtù") avrei citato proprio la Devia!
Non certo la mia vecchiaccia Silja e tantomeno la Callas, che hanno fatto proprio quello che, secondo me, si richiede a un interprete d'opera: ossia teatro e musica di prima scelta.
Alla povera Devia, che certo non è una grande attrice e nemmeno una grande musicista, non restava che fare tanti sopracuti, agilità, filitani!
Da parte sua è stata una scelta intelligente, dignitosa e rispettabile!
Ha fatto "di necessità virtù".
Lo stesso, con le dovute differenze, ho visto nella Silja (e, per li rami, nella Jones): non potevano, oggettivamente, competere sullo stesso terreno della Nilsson quanto a saldezza granitica del fiato e lucentezza d'emissione, così hanno affrontato i personaggi nel modo che per loro, come tu hai detto, era più consono: ovvero (per quel che mi riguarda) pagando alcuni dividendi vocali ma guadagnando sul fronte espressivo.
Anche in questo caso, il discorso va visto, secondo me, all'opposto.
La Nilsson era consapevole di non avere un minimo delle capacità analitiche, attorali, musicali delle dive che l'hanno preceduta a Bayreuth (in particolare la Varnay e la Moedl).
E così ha dovuto consacrarsi agli acuti spaccatimpani.
Anche questo è stato un ripiego intelligente, dignitoso.
La gente non andava certo a sentirla attendendosi grandiose rivelazioni teatrali e musicali: andava per quelle note iperuranie.
Anche in questo caso un ripiego onesto, dignitoso e ...molto fruttuoso a livello economico.
Salutoni,
Mat