Attila alla Scala? bah... ; meglio quest'altra storia:
Topolino e l'intruso spazio-temporale (sceneggiatura di Giorgio Pezzin, disegni di Massimo De Vita; Topolino n.1668, novembre 1987)
Anche qui c'è Attila, il fanoso Attila Re degli Unni, ma non ancora tanto cattivo, non ancora tanto flagello: ha bisogno di imparare, di allenarsi, di diventare cattivo come il cattivissimo nonno che le prendeva dalla terribile nonna:
e sceglie come maestro di cattiveria il cattivone per antonomasia, Pietro Gambadilegno, intrufolatosi nell'epoca di Attila grazie alla famosa macchina del tempo dei professori Zapotec e Marlin.
Gambadilegno allora si sostituisce addirittura ad Attila (che gli è molto simile, ma più tondo e più basso, oltre che coi baffetti arricciati), e con la scusa di dargli il buon cattivo esempio si impadronisce segretamente d'un tesoro segreto custodito nelle segrete d'un monastero; finché non arrivano Topolino e Pippo, anch'essi spediti nel passato per recuperare l'intruso ed evitare che faccia troppi danni:
così nella bella storia ci sono monaci medievali (tra i quali il cronista che dovrà serbar memoria dei fatti per i posteri) e orde di barbari , monasteri e castelli assediati e assaltati, il falso Attila smascherato (inutilmente impugna una pistola; nel passato non funziona!) imprigionato (con i suoi nemici-amici) e liberat;, il gruppo dei tre "turisti" del tempo che sfugge ad Attila grazie all'arrivo delle truppe di Ezio (la battaglia dei campi Catalaunici);il rischio che siano catturati o, peggio, trafitti dai dardi dei Romani, cui sfuggono grazie a Zapotec che li riporta nel loro XX secolo: sì, anche questa ormai è storia antica!
C'è anche una versione più fedele all'opera di Verdi: