da teo.emme » sab 09 dic 2017, 16:46
Anche io ho visto lo spettacolo in TV. Pur con tutti i limiti di una ripresa audio come al solito oscena (ma possibili che la Rai non disponga di tecnici del suono in grado di comprendere la differenza tra un concerto di Vasco ed uno spettacolo teatrale dove i livelli dovrebbero essere resi con la maggior fedeltà possibile senza evidenziare voci o giocare sui volumi?) queste sono le mie impressioni:
- Ho letto generali apprezzamenti sulla direzione di Chailly. Non sono molto d'accordo. Premesso che, in generale, trovo Chailly il direttore d'opera meno interessante da ascoltare oggi - nella sinfonica è semplicemente DISASTROSO - perché assolutamente inerte e manierato nel porgere qualsiasi repertorio in modo identico ad una lettura pseudo intimista, piccandosi - sempre - di "valorizzare" raffinatezze vere o presunte e scovando rimandi o riferimenti alla coeva musica europea nel palese tentativo di trovare una "giustificazione" all'apprezzamento di una musica che, evidentemente, si ritiene poco dignitosa. La "giovane scuola" italiana ha un linguaggio vario e ricco, fatto di tanti autori diversi che andrebbero valutati per quel che sono e non per i riferimenti colti. Io trovo un po' stucchevole il continuo riportarsi ad altro: è chiaro che tra '800 e '900 tutti i compositori italiani conoscessero Wagner, Debussy, Rimskij-Korsakov etc...ed è altrettanto evidente che cercassero un nuovo linguaggio per superare la tradizione del melodramma. Ora è ovvio che Mascagni non è Berg, così come Berg non è Mascagni: sono linguaggi differenti per esigenze differenti. Preferirei davvero un lavoro più serio sul cosiddetto verismo che non passasse per il confronto con altri. In questo Chenier, fin dalle presentazioni, Chailly ha continuato a parlare di musica che richiama/anticipa/ricorda/cita Berg, Mahler, Wagner...arrivando a punte di parossismo nel vietare gli applausi. Vabbé. Personalmente non mi ha soddisfatto la sua direzione, soprattutto nei primi 2 quadri. Nel primo in particolare le eccessive pesantezze e lentezze hanno compromesso l'effetto parodistico del finto '700, sciupando il canto di conversazione che si vorrebbe frivolo, durante la festa, a cui è seguito un Improvviso diretto con la mazza ferrata, lento e morchioso come non si sentiva da un pezzo. Meglio nella seconda parte, ma anche lì a volte certe lentezze erano davvero eccessive e lo zucchero di certi momenti (la Madelon) era degno del peggior Sanremo. Come sempre dunque il giudizio su Chailly (almeno quello degli ultimi 3 o 4 anni) è interlocutorio: preciso e attento, ma privo di ogni idea interpretativa (si senta a confronto il recente Chenier di Pappano di ben altro livello musicale).
- Altra grande assente - direi TOTALMENTE assente - è la regia. Martone infatti confeziona uno spettacolo demenziale nel suo finto tradizionalismo. Mi sarei aspettato uno studio sui personaggi e sulla loro gestualità, una regia "cinematografica", ed invece si è visto il nulla più assoluto: coro immobile e cantanti lasciati a sé stessi nel riproporre le più viete pose da opera d'antan. Non è mancato nulla: mani al cuore, braccio alzato nell'estasi, movimenti rallentati e amplissimi, gesti da divini/e del cinema muto, birignao, risatazze e, ovviamente, nessun contatto fisico vero tra i due amanti (che pure son marito e moglie) ma solo approcci impacciati e casti. Per il resto nessuna idea salvo diverse scopiazzature. L'inizio con i partecipanti alla festa immobilizzati poteva pure essere una trovata interessante, ma gestita malissimo e tirata troppo alla lunga; gli specchi deformati erano solo fastidiosi; la scena del letto grottesca (come il tentato stupro); brutta la scena del tribunale; il finale pareva tratto da Anna Bolena (ghigliottina a parte) con tanto di boia incappucciato. Le scene dalla TV non erano niente di che: si trattava più che altro di elementi scenografici su fondo nero. Insomma McVicar è un'altra cosa...
- I comprimari mi sono piaciuti molto (Madelon a parte), invece, e in un'opera come Chenier sono fondamentali: un vero peccato non gli abbiano concesso le uscite singole.
- Salsi è stato di gran lunga il peggiore: volgare, trucibaldo e sguaiato dall'inizio alla fine. Pareva la caricatura di Gobbi e Cappuccilli senza avere nemmeno l'ombra dei loro talenti. Ha urlato senza sosta, con effettrici di ogni genere, dal parlato alle risatazze...una roba che si pensava superata fin dagli anni '50. Salsi è l'unico, insieme a Martone, che avrebbe strameritato contestazioni e fischi. Francamente non ho mai compreso la carriera di un cantante come Salsi: in questo caso mi è parsa ancora più incomprensibile. E non è solo questo Chenier, dato che ha sempre cantato così. Pessimo. Insufficiente.
- Poco da dire sui due protagonisti, a parte che sono esteticamente inguardabili (lei è diventata un boiler). Hanno cantato come ci si aspettava. Lui meglio del previsto, ma resta comunque uno Chenier improbabile (così come i più illustri Kunde, De Leon e Kaufmann...che però hanno dalla loro maggior esperienza e familiarità col palco).
- Orrenda come sempre la diretta Rai ed il circo di interviste prima dopo e durante...sulle quali è meglio stendere un pietoso velo (non so chi fosse più imbarazzante tra la Gasdia esaltata, la Fracci che richiedeva un incarico, e il sovrintendente di Venezia che ha detto cose talmente assurde...)
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teo.emme il sab 09 dic 2017, 17:31, modificato 3 volte in totale.
Matteo Mantica
"Fuor del mar ho un mare in seno"