Io credo invece che la revisione del 1884 sia stata voluta da Verdi per "riappropriarsi" di un lavoro troppo vincolato ad uno schema stilistico che non possedeva, ossia il grand-opéra. Non è un mistero la sofferenza dell'autore nel suo rapporto con Parigi e i tanti vincoli a cui dovette sottostare. Nell'84, libero da costrizioni e all'apice del successo, riprese Don Carlo e lo trasformò radicalmente, intervenendo su tutta la partitura per renderla un'opera politica italiana: non fu un mero lavoro di riduzione. In 4 atti l'opera guadagna in clima drammatico, concisione, ritmo...inoltre, eliminando le frivolezze dell'atto di Fontainebleu, l'opera prende un colore più preciso e coerente. Certo molti brani sacrificati sono splendidi, ma non è questo il punto.
Sul balletto però la penso diversamente - a parte il fatto che lo trovo musicalmente assai debole e quindi la sua mancanza non mi addolora esteticamente. Se pur non ancora composto nel '66 è innegabile che faceva parte del baraccone musicale grandoperistico e quindi Verdi doveva necessariamente provvedervi. Oggi credo sia possibile reinserire gli otto brani e il balletto per avere l'idea complessiva della prima versione immaginata dall'autore.
Sul resto concordo pienamente e mi fa piacere che hai la stessa opinione circa la cosiddetta versione di Modena (un'assurdità filologica che doveva nascere e morire a Modena nell'86) e circa i pasticci: dimenticavo la brutta versione di Abbado assemblata in modo assurdo e arbitrario.