da beckmesser » lun 26 giu 2017, 18:44
Saluti a tutti e ben ri-trovati. Ho visto questo Otello alla seconda recita, sabato sera. Spettacolo non completamente riuscito.
Dopo diverse prove quantomeno interlocutorie, Kaufmann ha affrontato una sfida del genere da par suo: grande interpretazione. In piena forma, ha affrontato con percepibile prudenza il primo atto, per poi prendere quota fino ad un finale davvero emozionante. D’accordo, siamo più o meno agli antipodi di quanto (secondo me) la vocalità di Otello esigerebbe; ma lo scavo sulla parola è fenomenale, la capacità di costruire un personaggio che si evolve costantemente è impressionante. Di più, non c’è un solo momento (nemmeno in un ruolo del genere) in cui il personaggio viene piegato alle velleità del tenore: tutto è ri-pensato, meditato, costruito, come nelle maggiori prove che di Kaufmann si ricordano. Poi (ma questa è mia personale convinzione) il personaggio di Otello, pur con tutta la sua appariscente drammaturgia, è ben lungi dall’essere coerentemente costruito, e lascia sempre qualcosa di vagamente indefinito. Ma la progressione psicologica del second’atto e il monologo del terzo restano fenomenali.
Il problema è che doveva fare tutto da solo. O meglio, aveva l’appoggio di una splendida direzione, ma era una direzione puramente “narrativa” (come quasi sempre avviene con Pappano alle prese con Verdi). Belle sonorità, tempi velocissimi, atmosfere interessanti: ma cosa sia l’Otello di Verdi per Pappano, non l’ho capito.
Lo spettacolo è semplicemente inesistente: nessuna idea, nessuna capacità di muovere i personaggi (e lasciamo stare il coro), nemmeno un misero tentativo di raccontare una storia. Niente di niente: solo una serie di scene senza un filo conduttore, e ciascuno faccia quel che gli pare. E per un personaggio di questo calibro, persino per Kaufmann è dura costruire un vero personaggio senza nessun aiuto registico.
Terribilmente a disagio nella parte bassa della tessitura (che è tanta e tanto importante…) la Agresta, che tuttavia se la cava più che bene, pur considerando che il personaggio è quello che è… Mi ha sorpreso Vratogna: che ricordavo come Otello muscolare e noioso in altre occasioni, mentre qui ha cercato soluzioni inedite e originali. Insomma: non si capiva bene dove volesse andare, ma almeno cercava di andare da qualche parte.
In sintesi: Kaufmann tratteggia un personaggio dalle grandissime potenzialità, ma da riprovare in un contesto più felice. Cosa che, considerando la sua agenda, non credo avverrà molto presto…
Saluti,
Beck