DottorMalatesta ha scritto:Bene, perché non dire: “
si può discutere se quella della Bartoli “sia” Norma; ma non sul fatto che il la druidessa, nelle sue mani, diventi una creatura viva, palpitante, talvolta rockettara, molto spesso esagerata, comunque la si rigiri profondamente “sua”....
Abbiamo parlato spesso (anche con Matteo) sulla grandezza della Bartoli nel suo essere interprete di “superficie”. E anch´io ho seri dubbi che Norma possa essere affrontata con un approccio di “superficie”. Peró non me la sentirei davvero di sottoscrivere che “Questa non è interpretazione”.
Scusa la franchezza
!
Ciao,
DM
Ciao Francesco: nessun problema, ovviamente.
Il bello del nostro sito è che non si dà del cretino mai a chi non la pensa come noi, contrariamente a quello che succede altrove.
Anzi: la franchezza è espressamente richiesta: senza la franchezza non è possibile costruire una discussione utile!
Ma torniamo alla Bartoli: io invece ho proprio dubbi sulla sua sincerità (d'interprete, ovviamente: di quello stiamo parlando).
Dubbi che non avevo nel sentirle affrontare Vivaldi, in cui ha veramente introdotto elementi di rottura con tutto quello che la precedeva. Il suo disco su Vivaldi mi sembrava addirittura prometeico.
Dubbi che ho avuto, invece, nel recente disco dedicato a Steffani, in cui mi sembra che sia talmente artefatta, costruita a tavolino da risultare prima di tutto non sincera.
Ora, Francesco, siamo onesti: questa esagitazione, questa ricerca maniacale dell'inflessione in ogni singolo fonema, a te sembra interpretazione?
A te, alla fine, rimane un personaggio?
E - se sì - che tipo di personaggio ti resta?
Io me la sono ascoltata in lungo e in largo (è anche per questo che ho ritardato la recensione: ci volevo riflettere sopra) e, alla fine, non riesco a trovare un personaggio.
Sai, l'essere "rockettara" in Vivaldi, Araja o Porpora è prima di tutto un modus operandi che può arrivare a configurare un'interpretazione se questo "rock" esprime qualcosa. Lì mi sembra lo esprima; e comunque stiamo parlando di brani isolati.
Non ho nulla di pregiudizialmente "contro" quando ascolto il BaRock: per esempio, vado matto per il sound di Spinosi che, in Vivaldi, segue proprio questo concetto dei riff esasperati ottenendo una vera e propria interpretazione, magari un po' arbitraria (almeno se senti Sardelli, vivacemente contrario a questo principio).
Ma qui ho la personalissima sensazione che il BaRock della Bartoli sia ormai un fenomeno fine a se stesso, che non finisce più per dire nulla (vedi disco di Steffani); poi c'è a chi piace, e rispetto le sue idee.
Giudici, per esempio, ama questa deriva bartoliana; io no.
Io ho la sensazione che lei cerchi di far passare per "interpretazione" i suoi sussurri e grida: ma questa, Francesco, a mio parere NON è interpretazione, ma semplicemente BaRock