Di Alessandrini conosco l'
Orfeo scaligero, quello con le belle statuine di Bob Wilson in scena, ma solo perché mia moglie è dipendente di un istituto bancario che ogni anno regala gli estratti in CD e in DVD di un'esecuzione della Scala dell'anno prima. Devo dire che mi ha subito infastidito la velocità eccessiva dell'introduzione strumentale al prologo e per il seguito, che a mio parere non brilla granché, ho pensato che deve essere molto difficile per un direttore dar vita musicale ad uno spettacolo la cui vitalità è pari a quella di un masso erratico.... Non conosco comunque l'edizione di Alessandrini in solo audio. Magari è migliore... ma se dovessi ascoltare l'
Orfeo non è dalle parti di Alessandrini che andrei a bussare.
Altra cosa è la presenza di Furio Zanasi, che per alcuni anni è stato l'Orfeo per antonomasia. Ricordo di averlo ammirato, rimanendone estasiato, in una versione semiscenica a Torino diretta da Jordi Savall nell'ormai lontano 2002, quando Settembre Musica era ancora un evento solo torinese.
Per quanto riguarda le esecuzioni, nella scelta si dovrebbe partire da una domanda: cosa è esattamente l'
Orfeo? Di sicuro non è un'opera lirica in senso stretto. Come ho già scritto in altre circostanze, l'"opera di corte" (la categoria a cui appartiene questo capolavoro) è lontanissima dall'idea che noi abbiamo del teatro musicale: i personaggi non interagiscono, le vicende sono spesso solo narrate e non messe in scena e l'elemento poetico, dal punto di vista del testo, prevale ampiamente su quello drammatico. Ma ciò non vuol dire che l'
Orfeo sia privo di valore drammaturgico... anzi la grandezza di questa composizione consiste proprio nell'aver dato forza drammatica ad una forma poetica (quella della
favola musicale di corte) che pochissimo si prestava a tale scopo: per rendersene conto basti confrontare l'
Orfeo con altre consorelle coeve come la
Dafne di Marco da Gagliano o le due
Euridici fiorentine. C'è una distanza che appare come un abisso: Monteverdi, che pure non era ancora giunto alla rivoluzione formale dei madrigali rappresentativi (dal VII libro in avanti) mostra tuttavia di essere il primo ad aver chiara la potenza icastica del rapporto tra parola e musica, per cui giunge ad esiti che travalicano la sostanza quasi esclusivamente poetica del testo. E' di questo che deve tener conto un'esecuzione: il fatto di avere davanti pur sempre un'opera poetica e non drammatica, ma con un esito che va ampiamente al di là dei presupposti iniziali..... Quindi l'esecuzione ideale dovrebbe essere più bifronte di Giano: tener conto dell'eredità madrigalistica, ma nel contempo sottolineare la novità drammaturgica.
Detto questo, per me non esiste l'esecuzione perfetta... ma è chiaro: da un lato ne conosco solo alcune e dall'altro la perfezione è solo un ideale, che non è detto che si realizzi.
Allora al 1° posto metterei Jordi Savall, che riesce con la sua limpida musicalità a trovare un compromesso tra le due istanze presenti nell'opera, anche se nel ruolo di Orfeo avrei voluto Zanasi come dal vivo e non Gerd Turk... ma va benissimo Garrido soprattutto per la magica bellezza del continuo ma meno per i cantanti, e come sempre molto buoni Cavina e Vartolo.
Un'occasione mancata (ed è un vero peccato) è il DVD diretto da WIlliam Christie con la regia di Pier Luigi Pizzi: tutto funziona a meraviglia sia musicalmente che in scena (ed è stranissimo che io apprezzi una regia di Pizzi
), vi splendono le stelle barocche di Maria Grazia Schiavo nel triplo ruolo di Musica, Euridice e Proserpina, nonché Sonia Prima come Messaggera, ma il risultato diventa imbarazzante se si ascolta il protagonista Dietrich Henschel, intollerabile nella sua pronuncia affettata ed artificiosa. Non dimentichiamo che per queste opere la conoscenza
perfetta dell'italiano non è un optional: è assolutamente obbligatoria. E' anche e soprattutto per la latitanza dell'italiano che non prendo molto in considerazione - pur ammirandone il risultato musicale ed il coraggioso pionierismo - Harnoncourt e Gardiner. L'esecuzione di quest'ultimo è poi funestata dalla presenza di Marck Tucker, che con il suo italo-ostrogoto è incompatibile a Monteverdi (come ho poi visto e sentito in un pessimo
Ritorno di Ulisse in Patria, avendone conferma) ed a tutto il '600 italiano.
Saluti
Giuseppe