da Don Giuseppe » gio 07 gen 2016, 14:01
Spesso sono anche fuorvianti i termini "moderno" e "contemporaneo". Quando due o più persone pronunciano tali termini, spesso si riferiscono a cose diverse. Per me in musica è moderno tutto ciò che parte dalla monodia accompagnata (inizio '600) in avanti, mentre qualcun altro definirà "antica" la musica del '600 e '700. Ma il termine "contemporaneo", quando si parla di musica composta 100 e più anni fa (Schoenberg, Berg, Webern) o quando si parla delle avanguardie post-weberniane, che si sono già esaurite da qualche decennio, mi sembra inappropriato: ormai si tratta di fenomeni appartenenti alla storia, e possono essere guardati e giudicati con l'oggettività (ammesso che possa esistere parlando di arte) che viene dalla distanza temporale.
Per me è contemporaneo tutto ciò che parla alla contemporaneità, che viene compreso e vissuto dai contemporanei come una cosa viva, che si afferma in seno alla propria epoca con la forza dell'evidenza. Se una forma d'arte non parla ai contemporanei, o se parla ad una ristrettissima cerchia di "iniziati", è semplicemente un fenomeno autoreferenziale e non può accedere al diritto di rappresentare la propria epoca. Io non sono nessuno, nel senso che non ho gli strumenti per asserire come avrebbe dovuto essere la musica del Novecento (di certo non una rimasticazione del Romanticismo o di Puccini...), ma mi pare evidente che tutto ciò che si è originato dalla Seconda Scuola di Vienna ha fallito clamorosamente il compito di rappresentare la propria epoca e non è stato mai vissuto dai contemporanei come una cosa viva. Per fare un esempio derivante dal mio campo specifico: nel 1637 a Venezia nacque l'opera impresariale, e già nel giro di un paio di decenni in tutta Italia esistevano teatri d'opera a pagamento. Quel modello d'opera, che dal punto di vista strutturale rimase immutato fino a Verdi, rappresentò la contemporaneità in modo eclatante, con un'evidenza tale da non ammettere discussioni. Se davvero la musica dalla Seconda Scuola di Vienna in avanti avesse rappresentato il Novecento, avrebbe intriso di sé tutto il secolo, sarebbe entrata nel gusto, avrebbe sostituito nella prassi compositiva e nelle preferenze degli appassionati la musica dei secoli precedenti. Così non è stato, mi pare talmente evidente da rendere inutile qualsiasi dimostrazione di tale assunto... e, se così non è stato, non è certo perché il pubblico è ignorante, o i tempi non erano maturi o altri luoghi comuni che ho già sentito più volte in giro, ma è stato così semplicemente perché tale musica non aveva la capacità di parlare alla propria epoca.
Quanto ad una presunta età dell'oro della musica agognata dai reazionari, io ho idea che la vera età dell'oro sia quella attuale, senza nostalgie per il passato. Siamo nell'età in cui tutto è disponibile, tramite le incisioni discografiche e tramite internet: possiamo accedere a tutta la musica del mondo, di tutte le epoche e di tutti gli stili. Allora sì che tutto diventa potenzialmente contemporaneo, anche quando è stato composto tre o quattro secoli fa.
Un'ultima noticina su Sardelli: saranno pure raccapriccianti i suoi esiti, ma quando li eseguiva come bis alla fine dei suoi concerti vivaldiani, tutti - anche gli appassionati più smaliziati - erano lì a chiedersi quali inediti di Vivaldi avesse mai riscoperto il Maestro toscano....
Saluti.
Giuseppe