Matteo, guarda che parliamo dell'89 del Novecento, non di un secolo prima. Le esperienze "filologiche" esistevano già, i registi in grado di rivitalizzare un certo repertorio anche. Nell'89 io vidi per la prima volta il Giulio Cesare a Monaco nella produzione di Richard Jones, e non faccio confronti per carità di Scala.
In realtà, si trattò dell'ennesima manifestazione di un modo di intendere il teatro d'opera autoreferenziale, reazionario, chiuso, poco informato e in ultima analisi provinciale, come il bilancio finale di quell'esperienza ha ampiamente dimostrato. Però qui mi taccio altrimenti sbuca il fan che l'ultima volta che espressi questa opinione ha detto che me ne dovevo "vergognare".
In ogni caso, concordo appieno con l'unico esponente del clero che scrive qui: l'"Olimpiade" è in effetti bellissima e, in generale, è difficile essere delusi da Pergolesi. La stessa cosa mi capita con un altro gigante non ancora riscoperto e considerato come merita, cioè Vinci. Con "Artaserse" e "Li zite 'n galera", in particolare...
Ciao
AM
PS: ma poi, teo.emme, come ti permetti di parlare male della Devia, esempio insuperabile di TUC e canto professionale, colei che non ha fatto una grande carriera internazionale e discografica per i loschi complotti della centrale del consenso e che tutto il mondo ci invidia (ma non si piglia)? Vergognati, mi traligni dalla linea! Dietro la lavagna a scrivere trecento volte "L'opera è morta"!