Ciao reysfilip,
io invece penso che tra le due non ci sia partita. Non mi sto riferendo all´atteggiamento divistico (di cui è pieno il mondo e non solo nel mondo dell´opera), né tantomeno agli aspetti vocali, né tantomeno al consenso che suscita o meno la Bartoli.
Mi riferisco alla paziente, premeditata, continua costruzione del “personaggio” Bartoli, che è diventata un´icona del canto lirico. Può permettersi tutto. Persino quello che fatto da altre/i sarebbe risibile e ridicolo. La sua voce viene scelta come sottofondo nelle pubblicità (come Pavarotti
!!!!). Compare su riviste di ogni tipo. Tutte la imitano, soprattutto le squinziette che ogni due per tre la DECCA cerca di lanciare come nuove promesse del mondo operistico con immancabile recital d´arie costruito à la Bartoli. La Bartoli è diventata un genere a sé, una fonte di ispirazione.
Per quanto paradossale possa essere, la sua controparte maschile (ossia l´unico vero “divo” in circolazione al momento), Jonas Kaufmann non sarebbe il “fenomeno” (non in termini vocali, ma in termini “divistici”) se non ci fosse stata la Bartoli. Così almeno per come la vedo io.
Altrove scrivevo (oddio, sto cominciando ad autocitarmi
: è grave?):
"L´elemento che più caratterizza le ultime incisioni della Bartoli è quello che Pietro, mirabilmente, ha definito bartolismo. Il mettersi sul piedistallo e fare… la Bartoli. Sia chiaro: con la sua tecnica, la sua intelligenza e la sua personalità se lo può permettere. Eppure, attenzione: lei non fa Norma, lei è Norma (o almeno questo è quello che crede e/o ci vuol far credere). La sua Rosina, la sua Comtesse, la sua Desdemona, la sua Norma SONO Cecilia Bartoli. Si esprimono come lei, sono personaggi forgiati dalla sua personalità, esattamente come nell´Ottocento Norma ERA Giuditta Pasta o Maria Malibran. La Bartoli è riuscita a riportare in vita il fenomeno del divismo. Le odi che allora venivano scritte in onore delle varie cantatrici, i loro ritratti non sono diversi dal battage pubblicitario e dalle copertine dei CD della Bartoli. Pensate sia un caso il suo continuo rifarsi al “mito” di Maria Malibran (il CD monografico a lei dedicato, la Sonnambula e la Norma con le puntature-Malibran, la ripresa della Clari, il suo feticista collezionare cimeli della Malibran)? La Bartoli è l´unica vera diva d´oggi intesa come la si poteva intendere due secoli fa. In questo non ha rivali (si pensi anche alla quantità e al tipo di pubblicità di dischi d´opera di altri cantanti che, volenti o nolenti, si rifanno alla pubblicità dei dischi della Bartoli).
Per questo sarebbe a mio parere un errore valutare la sua Norma prendendo a riferimento il modello Pasta. Questa non è una Norma à la Pasta, questa è una Norma à la Bartoli!!! Rifarsi “operadischianamente” (è quello che sappiamo fare meglio, vero? ) alla tipologia vocale originaria sarebbe un procedimento adeguato per giudicare qualunque altro cantante, ma non la Bartoli. Nulla, probabilmente, interessa di meno alla Bartoli che essere qualificata come “belcantista”. Il Belcanto, con buona pace dei Verdurin, non è mai esistito. Quando inizia? Quando finisce? Quanto dura? L´opera Cos`è la vocalità belcantistica? Un´araba fenice. Chi era belcantista? Rubini? La Pasta? La Cuzzoni? Duprez? Nozzari? Nourrit? Lainez? Cos´ha in comune la scrittura vocale di Rossini con quella di Bellini? Nell´Ottocento non c´era la “voce belcantistica”, c´erano LE voci. C´erano i cantanti, i divi, le personalità per cui i compositori scrivevano e attorno a cui tutto il mondo dell´opera ruotava. Il fenomento del belcanto è un fenomeno fatto di divi e dive. No Martini, no party. No Pasta, no Norma. Punto. (però c´è la pasta alla Norma... )
Per questo la Bartoli, pur avendo inciso una Norma che è l´antitesi di quello che potremmo definire “belcanto” (suoni eterei, omogenei, limpidissimi, sostenutissimi e proiettati alla Sutherland, tanto per intenderci, e qui dò piena ragione a Pietro), è una cantante belcantista. Perché nella creazione di un ruolo operistico la Bartoli non parte dal personaggio, ma parte da se stessa. Non è una ri-creazione, è una creazione. Hic et nunc. Come se Bellini, oggi, avesse scritto Norma per lei. In questo è, probabilmente, l´unica vera “diva” di oggi. Il colorismo esasperato, le lacerazioni timbriche, l´esaltazione delle consonanti, l´indifferenza per il “bel suono”… la sua Norma non potrebbe essere più distante dal “modello Pasta”. È Cecilia Bartoli che canta Norma, non Norma cantata da Cecilia Bartoli. Al centro c´è lei, la sua personalità gigantesca. Come ogni autentica diva del passato viene amata o detestata. Nessuna via di mezzo.
Questo, va da sé, è come la vedo io. Bartoliano adorante sì, ma spirito critico."