DocFlipperino ha scritto: Sibly sembra avermi letto nel pensiero.
C'ho i poteri....
Spiegazione? Non so se c'è, ma mi viene da ipotizzare che la mia evoluzione/involuzione abbia a che vedere col fatto che col passare del tempo (insomma: invecchiando
) tendo ad apprezzare sempre meno sia il canto istintivo, de panza e/o quello che dà una gratificazione immediata allo spettatore essendo principalmente una vetrina del cantante stesso, della sua voce meravigliosa (Caballè, Di Stefano...) oppure del suo atletismo musicale (Corelli, Horne, Blake...), ai limiti del circense, sempre sostanzialmente edonistica, solitamente non troppo interessata (if at all) alle indicazioni dell'autore.
Sia il suo opposto, cioè il cantare scrupolosissimo e prudentissimo di chi “fa tutto giusto”, è tecnicamente perfetto - o ha acquisito fama di perfezione. Ma confesso che la perfezione mi annoia quando mi dà l'impressione di essere un compito ben eseguito e iperprofessionale, ma anche quello sostanzialmente autoreferenziale (“guarda quanto sono bravo a cantare questo, come gira bene la mia voce e che tecnica impeccabile ho”).
Sempre di più invece tendo ad apprezzare quei cantanti che mi trasmettono il loro
farsi musica, mettersi completamente al servizio di quello che stanno interpretando; quelli che avendo studiato a fondo, sviscerato ed elaborato il personaggio ne danno la loro lettura (e/o quella del direttore) ma senza prendersi licenze con quello che l'autore ha scritto. Non aggiungono, ma tolgono - effetti, trucchi, arbitrii, orpelli, rutti&rantoli, istrionismi più o meno di tradizione - e riescono così a trasmettere l'essenza del personaggio. Emergono come Artisti tanto più quanto apparentemente si annullano nella musica anziché cavalcarla come accompagnamento alla loro performance. L'esempio supremo, Callas a parte, resta per me Vickers (ma non solo, vedasi anche Fischer-Dieskau, il cui Scarpia, ad esempio, per me è una cosa dell'altro mondo, con buona pace di chi lo definisce "bue triste"). Al momento non mi viene in mente nessun cantante italiano con questo tipo di approccio, ma ce ne saranno sicuramente, è solo ignoranza mia.
Detto questo, se una macchina del tempo mi trasportasse in una di quelle recite al fulmicotone anni 50-60 in cui i vari Corelli, Simionato, Bastianini e compagnia facevano a chi ce l'aveva più lungo (l'acuto, ovviamente) infischiandosene allegramente di tutto e di tutti, sarei la prima a spellarmi le mani. Mai dimenticare il contesto e la storia. Ma questa è un'altra storia.
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