D'accordo, l'"e chi se ne frega" me lo dico da solo, fin dal titolo. Però i signori dottori moderatori in verde (uno dei quali oggi festeggia il fausto genetliaco, doppio ) mi hanno ordinato di raccontare e io eseguo. Però in breve intanto perché il tour è stato massacrante (della serie: tornare dalle vacanze più stanchi di come si è partiti) e poi perché a narrare tutti i dettagli si rischia di stufare, anzi se ne è proprio certi.
Vabbé, il record del titolo è quello del sottoscritto: 13 opere in 13 giorni. Niente di eccezionale, sono sicuro che c'è chi ha fatto di meglio (o di peggio, dipende dal punto di vista). In ogni caso alla fine, cioè oggi, ho l'impressione che il lato B sia diventato quadrato. Andiamo per ordine.
Londra, ROH, Guillaume Tell. Ne avrete letto tutti per il gran canaio che ne è nato, con i giornali inglesi (e anche quelli italiani, compreso il mio) a ricamare e rincarare sullo "scandalo" di Michieletto. Che scandalo sia, io non l'ho capito. Succede nel terzo atto, al pas des soldats, quando gli austriaci (che poi sono vestiti da soldati contemporanei tipo ultima guerra balcanica) invece di forzare la svizzerotta-bosniaca a ballare con loro, la stuprano. Scena di grande effetto, teatralmente virtuosistica, tutta sulla musica, che però ha scatenato un uragano di buuu!. Altro che le prime alla Scala: sembrava che lo spettacolo dovesse fermarsi. Perché, boh. Oltretutto nel Rigoletto di McVicar, sempre qui, c'era una scena altrettanto forte e forse di più, stupro e nudità compresi, durante la cena elegante del Duca di Mantova. Comunque ne è seguito un putiferio mediatico con stroncature, stroncature delle stroncature, scuse, polemiche, sondaggi on line sul sito del teatro, un can can divertentissimo. Spettacolo molto bello ma un po' pretestuoso di Damiano nostro, direzione di Pappano uguale a Roma, anche perché la compagnia è la stessa, ma con orchestra, alla prima, scandalosa. L'ho già scritto altrove: era meglio buare loro...
Londra, ENO: La dama di picche e Carmen. La buona notizia è che questo nuovo e molto bello allestimento della Dama di picche (o Donna, chiamatela come vi pare) dell'Alden bravo, cioè David, è coprodotto dalla Fenice, quindi si vedrà anche in Italia. Purtroppo, compagnia molto scarsa; direzione invece molto buona di Edward Gardner, che non capisco perché nessuno chiami da noi. Anche la Carmen di Bieito è quella vista e rivista in Italia: il danzatore dell'entracte fra secondo e terzo atto qui, a differenza che dalle nostre parti, le mutande le teneva, però nel secondo atto c'era la famigerata fellatio dietro la Mercedes. In ogni caso a me questa produzione di Carmen piace e la rivedo sempre con piacere. Parte musicale deboluccia, a fare José un vecchio pallino del GM, Eric Cutler.
Glyndebourne: Poliuto, Ratto, Carmen e Stupro di Lucrezia. Che meraviglia, Glyndebourne. E proprio mentre dall'Italia giungevano notizie del macello dell'Otello (che mi dicono davvero pessimo, vado a constatare di persona questa settimana), con toni e modi apocalittici da parte di chi fa sapere in anticipo che farà schifo, va a teatro per fare gazzarra, poi fa sapere che effettivamente ha fatto schifo e infatti la gente ha fischiato: un problema psichiatrico più che d'ordine. Qui invece solo calma, lusso e voluttà. Molto buono musicalmente il Poliuto: benissimo la direzione di Enrique Mazzola, coppia protagonistica (Fabiano e la Martinez) non sempre vocalmente impeccabile ma molto convincente, baritono che fa le note. Purtroppo la Mariame Clément dimostra una volta di più di essere, dal punto di vista registico, un bluff. Ma sapevamcelo. La lieta novella è che ho avvistato il Grasso Messere in persona, attovagliato al tavolo da picnic in lieta compagnia e pontificante con una flute di champagne in mano. Era in ottima forma e di ottimo umore, cosa della quale immagino sarete lieti come lo sono stato io.
Il Ratto dal serraglio è un capolavoro vero di McVicar. Ambientazione non si potrebbe più tradizionale con tutte le citazioni pittoriche giuste, luci e costumi splendidi, insomma all'aprirsi del sipario siamo in zona Pizzi. Ma le belle statuine prendono subito vita e iniziano a recitare come di rado ho visto non nel teatro musicale, ma nel teatro tout court. Il nostro uomo inizia però a citarsi: alla fine di "Vivat Bacchus, Bacchus lebe" Osmin piglia Pedrillo e lo fa volare fuori di scena lungo disteso su un tavolo, tipo film western. Però la stessa fine faceva Mime lanciato da Siegfried nel Ring mcvicariano di Strasburgo... Comunque spettacolo stre-pi-to-so. Molto bene Ticciati, Enlightenment superlativa, compagnia abbastanza buona ma tenete a mente questo nome: Tobias Kehrer. Faceva Osmino, è un vero Tiefer bass e a me ha ricordato molto, come voce e come fisico, Talvela.
La Carmen è sempre quella di McVicar, altra produzione che mi piace ma che mi aveva fatto più effetto in dvd. Al posto della von Otter c'è la d'Oustrac, che una Carmen molto fine, molto ironica, molto berganziana che quindi a me è piaciuta ma, per dire, al Divino Flipperino avrebbe fatto schifo. Il resto non conta.
Infine, il Rape. Qui lo stupro ovviamente c'è, ma nessuno fa una piega (e vorrei pure vedere). Spettacolo della Fiona Shaw concepito per il Tour, quindi semplicissimo ma sempre con la consueta eccellente recitazione di tutti, sassi compresi. Kate Royal la amerei anche se cantasse Quel mazzolin di fiori, ma come Coro femminile mi è sembrata bravissima. Idem quello maschile, Allan Clayton (già strepitoserrimo Albert Herring a Parigi). E poi diciamolo: quant'è bella quest'opera?
(1- segue)