Mahler Sinfonia nr 3 Wiener Jansons Scala

sinfonia, cameristica e altri generi di musica non teatrale.

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

Mahler Sinfonia nr 3 Wiener Jansons Scala

Messaggioda vivelaboheme1 » ven 26 giu 2015, 2:07

GRAZIE JANSONS, GRAZIE WIENER PHILARMONIKER

Chi c'era, porterà nel cuore per la vita. Sommersi nella poesia da Jansons e dalla più poetica orchestra del mondo. Con esito storico: il direttore chiamato due volte da solo al proscenio (ed erano i Wiener!) a fine concerto, ad orchestra uscita. Meritatissimo. La commozione del suono: "quel che dice l'amore". Indimenticabile.


marco vizzardelli
vivelaboheme1
 

Re: Mahler Sinfonia nr 3 Wiener Jansons Scala

Messaggioda vivelaboheme1 » sab 27 giu 2015, 0:46

Prese le misure all'acustica "inscatolata" della Scala, la seconda esecuzione (serata pro-Croce Rossa) ha visto Jansons e i Wiener ancora più liberi di dipanare tutta la poesia della loro lettura. Ed è stata memorabile.
Della Terza ho avuto la fortuna di ascoltare, nel passanto recentissimo e in quello non remoto, le straordinarie letture dell'estremo Claudio Abbado con i suoi lucernesi e di Daniele Gatti, quest'anno stupendo ad Amsterdam. Entrambi propendono per una lettura più "filosofica" rispetto a quella di Jansons, per commentare la quale, in realtà, basterebbe citare le sei famose didascalie:
- l'estate irrompe
- quelche mi raccontano i fiori di campo
- quel che mi raccontano gli animali del bosco
- quel che mi racconta l'uomo
- quel che mi raccontano gli angeli
- quel che mi racconta l'amore
Detta così, parrebbe la prospettiva di uno che stia un passo indietro, invece no. E' solo una prospettiva differente, che nella lettura di Jansons e nell'esecuzione dei Wiener Philarmoniker ascende, con una semplicità che disarma, al livello della poesia assoluta. E' come se tutta la natura, e poi gli animali e poi l'uomo e poi gli angeli e poi l'amore, ci venissero incontro e ci pervadessero, con una forza di commozione, intrisa di senso del canto, che ci porta al limite di rottura del cuore. Jansons (con i Wiener:nessuna orchestra al mondo potrebbe farsi poesia a tal punto) parlano direttamente al cuore: da qui, tempi che possono essere delibati o frementi (non c'è un tempo solo in questa lettura, ce ne sono un'infinità); da qui, un tripudio di colori. Da qui, un Mahler che - soprattutto in questa sinfonia, che molti leggono platealmente: Bernstein era magistralmente plateale - non abbiamo mai ascoltato così "intimo", un cuore che parla ad altri cuori. Tutto, l'orchestra, i due cori, il canto della bravissima Fink, ci danno questa intima comunicazione del cuore. E' ciò che rende unica e memorabile questa Terza di Jansons. Si può leggere questa sinfonia in altra maniera. Ma questa lettura è unica e memorabile per il livello di poesia che tocca ed esprime. Quando la tromba esterna, nel terzo movimento, risuona dolcissima sul tappeto lievissimo, di luce pura, dei violini primi (la luce che è solo dei Wiener!), si è nella poesia. Ecco, forse questo è il momento più simbolico di cosa è stata questa Terza, alla Scala. Ma c'era tantissimo altro: si è ben capito, ad esempio, perché i Wiener affidino per la terza volta il loro Concerto di Capodanno a Mariss Jansons: lo si è capito quando - fina dal primo movimento - sono risuonate le bande e i flauti e gli ottavini, e chi è stato sui prati o sui laghi dell'Austria sa che il suono delle bande è proprio quello, con quella luce e quel profumo di natura che canta.
E c'è un altro dato strano, che testimonia i percorsi degli interpreti. Questo Mahler così intimo, "cantante", lirico ed estatico rimanda diritto al precedente del massimo cantore dell'intimo, Franz Schubert, ed è curioso che questa lettura di Jansons della Terza ricordi molto un'altra lettura mahleriana segnata da intimità, baluginio di colori, estasi sonora e tematica di un dialogo cuore a cuore: il Canto della Terra, così come lo leggeva (e alla Scala, così come poi in disco, fu pure memorabile e commovente) Carlo Maria Giulini. Anche Giulini, io credo, leggeva Mahler ""via" Schubert. Non è il solo modo ma è plausibile, a patto che il direttore e l'orchestra abbiano in sé la poesia atta allo scopo. Ciò che - disponendone a volontà Mariss Jansons e i Wiener Philarmoniker - ha reso indimenticabili queste due serate alla Scala.

marco vizzardelli
vivelaboheme1
 


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