Maugham ha scritto:Eccomi.
Aggiungo un paio di chiose a quanto scritto dal divinissimo, con cui ho passato a teatro una delle più interessanti serate operistiche degli ultimi anni. Interessante proprio perché ha raggiunto lo scopo che mi spinge a continuare, nonostante tutto, ad andare a teatro: mi ha aperto gli occhi su un’opera con cui avevo avuto finora qualche difficoltà.
Lulu è opera che mi ha sempre affascinato, per così dire, “di testa”, ma sulla quale i conti non sono mai tornati del tutto. Non sono mai riuscito a capire come Berg abbia potuto escogitare un linguaggio così spiazzante ed innovativo su un testo dall’estetica così irrimediabilmente datata (datata, intendo, già al momento in cui ha scritto la prima nota). Quell’espressionismo d’accatto, quella drammaturgia dozzinale, quei personaggi stereotipati al limite della, e a volte ben oltre la, caricatura (la donna vampiro, i maschi prevaricanti, la lesbica ma non troppo…).
Cerniakov mi ha innanzitutto dimostrato dal vivo qualcosa che sospettavo da tempo: in Berg non c’è niente di tutto questo. Lulu non ha nulla, ma proprio nulla, che autorizzi il solito ritratto di donnaccia assetata di maschi: è, semplicemente, una donna che interagisce con dei maschi, in un ambiente in cui i maschi si aspettano non interazione ma adeguamento alle proprie aspettative, rappresentate dal disegno astratto che, per ciascuno di loro, rappresenta Lulu. E Lulu, come giustamente notato da Maugham, cade costantemente nella sua coazione a ripetere lo stesso errore, sperando di riuscire a cambiare l’approccio dei suoi amanti, non trovando altra via di scampo che nell’alienazione (prima scena del terz’atto) e, infine, nel crearsi una sua immagine finta dell’amante perfetto e poi morire. In questo, mi è sembrato uno spettacolo di coerenza formidabile, benissimo recitato e implacabile nel seguire la sua strada.
Ancora più straordinario di Cerniakov mi è sembrato però Petrenko: da trasecolare il suono che saliva da quell’orchestra. Le durezze dodecafoniche si scioglievano in ondate sonore che avevano la naturalezza dell’armonia bachiana, senza che ciò fosse dovuto a facile effetti sentimentali. Al contrario, i tempi erano serratissimi ed i contrasti fortissimi: basterebbe sentire come, al centro del second’atto, si alternavano ed incastravano l’aria di Schon e il lied di Lulu.
Cast in tutto omogeneo, con le punte della Petersen e di Skovus.
Per quanto mi riguarda, il futuro DVD affiancherà sul mio scaffale i CD del live di Bohm a Vienna e della registrazione di Boulez come nuova tappa nel percorso di quest’opera così straordinaria.
mattioli ha scritto:Mi dicono che a Monaco è stato visto WSM attraversare l'Isar camminandoci sopra.
No, per quanto ho visto io, usava i ponti: ma forse lo faceva solo per modestia...
Saluti,
Beck