Caro Pruun e cari tutti,
amo e conosco molto bene il Kroll Roger (oltre a possederne ovviamente la EMI con Hampson, ho organizzato - col mio club - una gita a Edimburgo proprio per sentirlo nella - deludente - direzione di Gergev).
E' un'opera di una bellezza incantata, nella quale mi riconosco profondamente come contenuti filosofici.
Proprio per questo non solo non condivido affatto il pensiero di Giudici che citi, ma ne sono decisamente irritato.
Premetto che questo ficcare l'omosessualità dappertutto, nel mondo dell'arte, mi infastidisce parecchio.
L'ossessione con cui si è tentato di spiegare e giustificare qualsiasi cosa fosse uscita da autori "omosessuali" con la loro "omosessualità" è per me tra le tendenze più grottesche, sceme e durature della critica novecentesca.
Se tanto mi dà tanto, dovremmo fare lo stesso con gli autori eterosessuali!
Ad esempio, potremmo spiegare tutto ciò che Mozart ha composto con la "voglia di passera".
E Verdi? ogni nota che ha scritto è "voglia di passera".
(l'esempio di Wagner o Bruckner non lo faccio, perché nel loro caso il discorso è aperto...)
Quante volte, da appassionato ammiratore del teatro di Britten, mi sono dovuto scontrare coi soliti soloni che giustificavano tutte le sue brillantissime soluzioni musicali, poetiche e teatrali con la sua omosessualità...
Ma non era qualcos'altro Britten oltre che un omosessuale?
Non era anche un uomo di cultura, un uomo di teatro, un uomo del '900?
Possibile che non avesse qualcosa da dire su problemi che riguardano tutti gli uomini e non solo a quelli che amano il c... (o l'altro c...)?
E quando una volta ho detto a uno dei soliti soloni che molta della poetica di Britten, del suo senso narrativo, io lo ritrovavo pari pari in Donizetti, mi sono sentito rispondere che "forse anche Donizetti aveva qualcosa da nascondere".
Francamente questo bisogno di ficcare ovunque le scelte sessuali di qualcuno non è solo strumentale (o a interessi di lobby o peggio ancora ad apparire tanto tolleranti), ma quel che è peggio è che porta a clamorosi fraintendimenti.
Come nel caso del Kroll Roger.
Basta leggere il riassuntino che hai tratto da DelTeatro.
Guarda come ti distruggono il meraviglioso "coup de theatre" del finale.
Atto terzo . Guidato da Edrisi, il re giunge fra le rovine di un anfiteatro greco; chiama Roxana ed ella gli risponde: gli dà il benvenuto, perché è entrato nel regno dell’amore in umiltà e senz’armi. Sull’altare posto al centro dell’anfiteatro appare il pastore, nelle vesti del dio Dioniso; tutti si trasformano in baccanti, driadi e satiri. Quando la notte giunge al termine, il re saluta Apollo nel sole nascente: sono partiti tutti ed egli è rimasto solo, rinato e arricchito dal credo dionisiaco senza esserne divenuto adepto.
rinato e arricchito dal credo dionisiaco?????
Ma dove???
Ma chi l'ha scritto questo riassunto!
Ecco come si fraintende tutto.
Praticamente il Re Ruggero è la riscrittura delle Baccanti di Euripide, ma con un finale che - volutamente - butta tutto all'aria.
A differenza della tragedia classica, qui Ruggero non rimane vittima di un bel niente.
La sua è la liberazione dalla metafisica, sia quella cristiana, sia quella dionisiaca.
E' l'uomo che ha buttato all'aria il mondo delle ombre (delle cattedrali o della notte) rivendicando lo splendore della vita materiale, della vita terrena, della luminosità del giorno.
E' il trionfo di Don Giovanni, che invece di finire all'inferno per aver detto "no" a tutto ciò che è oltre la vita, volge la faccia al sole abbagliante del mattino e grida "sì, la vita è questa". Non è la vita che promette Dio o che promettono i culti, i misteri, le magie: ciò in cui la moglie, la sua corte, il pastore si sono annullati.
La vita a cui ora Ruggero si volge è quella del sole che nasce: della luce violenta e turbinosa dell'esistere terreno.
Che diavolo c'entra l'omosessualità con tutto questo? Quella di Ruggero è la scelta di tutto il Novecento, il Secolo (ci piaccia o meno) relativista, tecnologico e materialista. E' la scelta dell'uomo del nostro tempo, che, in quei lontani decenni, appariva come l'uomo del domani, l'uomo dell'azione, l'uomo della scienza, l'uomo che rinnega tutto ciò che è "oltre" la vita.
Il Ruggero di Szimanovski, come il Dottor Faust di Busoni, è l'uomo del nostro secolo, il Don Giovanni redento dallo spirito primo-novecentesco.
Il pastore è come il Mefistofele di Busoni (tenore acuto pure lui): è lo sconfitto!
La sessualità, almeno in questo caso, lasciamola fuori!
Questo almeno è ciò che direi io.
Salutoni,
Mat