Ho sincera difficoltà a riportare a parole l'emozione, la commozione, il "pieno" di intelletto e cuore, l'autentica ubriacatura di bellezza, vissuti ad Amsterdam dinnanzi ad Il Viaggio a Reims nel fantastico allestimento di Damiano Michieletto. Davvero narrare a parole guasterebbe il tutto e sarebbe riduttivo, rispetto (e mi limito a questo) ad una meditazione sulla (pseudo)serietà dell'arte (qui figurativa, in prestito a quella musicale), che trasmuta in meditazione sull'amore, poi sulla vita: è incredibile che dalla nota "celebrazione" rossiniana di Carlo X si potesse trarre tutto questo. Michieletto lo ha fatto, toccando e facendo vibrare tutte le corde delle mente e del cuore. Rispetto alla lucida intelligenza di altri suoi allestimenti (peraltro presentissima) qui circola, in più, un soffio di tenerezza e poesia che prende l'anima, oltre che il cervello. Ironia e tenerezza, ragione e cuore scintillano in successione ininterrotta, momento per momento, situazione su situazione.
Posso invece più dettagliatamente dire che l'allestimento è supportato da una interessantissima, estrosa direzione di Stefano Montanari, il talentuoso vilinista-pianista-direttore (qui alle prese, con enorme fantasia, anche al fortepiano) cui si deve una mobilità di tempi ed espressioni, dall'aspro al caustico, all'ironico al patetico al tenero, che fa pieno riscontro alla messa in scena. Direzione solo in parte viziata da qualche problema tecnico, Montanari ha usato gli ottoni in maniera filologica, e notoriamente, in Rossini, il metodo funziona con difficoltà: le agilità strumentali li mettono in chiara difficoltà. Questo va detto, a limite di una prova musicalmente, come si è detto, stimolantissima.IL musicalissimo Montanari è stato, fra l'altro, impagabilmente partecipe all'azione scenica (vince all'asta degli oggetti d'arte, un elmetto che è l'ultima "medaglia incomparabile" immaginata dal regista)
Incredibile l'adesione di tutta la compagnia di canto (la stratosferica Corinna di Eleonora Buratto, ma tutti, da Anna Goryachova, a Nino Machaidze, a Juan Francesco Gatell, alla Giannattasio, a Spyres, a Roberto Taglliavini, a Ulivieri, a Bruno de Simone, a Cassi, Pizzuti, Cardoso, Fiselier, Beelen, De Vaal e Bibiloni per finire con il magnifico cammeo vocale - che timbro! - della promettentissima Tertesa Iervolino nel ruolo piccolo ma incicisvo di Maddalena) ad una regia che ne fa attori di teatro, se non di cinema, chiamati a vivere i personaggi nell'azione oltre che nelle note ad uno stadio di perfezione che rararmente è dato riscontrare.
Fantastico l'apporto allo spettacolo di luci e costumi di straordinaria bellezza, che compongono un "quadro" (è proprio il termine) indimenticabile. Correte, correte a vederlo, se potete, acquistate un volo low-cost e il biglietto, e volate ad Amsterdam. E favolosi l'ascolto, la partecipazione, l'adesione all'oper da parte del pubblico di Amsterdam: l'intero anfiteatro, di tutte le età e le fogge, ha riso ai punti giusti, sottolineato là dove c'era da sottolineare, ed è scattato, sull'ultima nota, in una indimenticabile standing ovation scandita da ovazioni da stadio. E' uno spettacolo dal quale si esce inebriati, di sicurissimo valore storico, se si pensa al precedente scenico (Luca Ronconi) nella mitica messa in scena diretta da Claudio Abbado (di cui la sera della prima, 20 gennaio, ricorreva l'anniversario della scomparsa). Il meraviglioso Viaggio a Reims ha qui vissuto una nuova tappa fondamentale della sua vita sulle scene. Non era facile: Damiano Michieletto (nella collaborazione con i responsabili musicali) gli ha dato nuova, meravigliosa vita.
marco vizzardelli