Ciao a tutti. Eccomi con colpevole ritardo.
Secondo me invece è stato un buon Fidelio, non eccellente ma sicuramente buono.
Comincio dal finale. Credo di essere sufficientemente vecchio e "sgamato" per capire che un successo non è sinonimo di qualità dello spettacolo. Ma le scene ai limiti dell'isteria di domenica dovranno pure fare pensare a qualcosa. L'ovazione tributata alla Kampe, il tripudio (letterale) per Barenboim dovranno pure avere una spiegazione che non si può ricondurre ad un banale "il pubblico non capisce niente, o è in malafede". Certo si potrebbe obiettare con malizia che il pubblico ha osannato Barenboim perchè finalmente se ne va....
(ho sentito anche questa....) ma credo che le motivazioni siano altre, che magari cercherò di spiegare piano piano.
Ritorniamo all'inizio. I primi cinque minuti della Leonore me li sono persi per colpa di quattro teste di... che hanno pensato di fare show-off in piazza....
(so che per questo verrete puniti nella prossima vita
)
IL Fidelio di Barenboim si è dimostrato esattamente quello che ci si aspettava. Un monumentale poema sinfonico, imponente, dalle sonorità ampie e da imponenti colonne di suono marmoree. I tempi indugianti (non lenti), solenni, a volte esageratamente enfatici). Certo una visione così avrebbe avuto forse bisogno della Staatskapelle di Dresda. Ci siamo accontentati dell'orchestra scaligera, in gran forma negli archi che hanno prodotto suoni di bellezza importante, un po' meno a fuoco, come sempre, nei fiati. Una lettura probabilmente vecchia, ma portata avanti con coerenza e con decisione. Momento secondo me bellissimo l'introduzione al secondo atto: forse un po' fuori stile perchè anzichè Florestan mi sarei aspettato di sentire intonare "brunhilde heilige braut"... ma la colonna di suono intenso e emozionante ha lasciato un bel segno. Interessante anche il "peso" dei silenzi, secondo me da sviluppare con maggiore intensità. Una grossa pecca invece è il non essere riuscito a differenziare la parte "nera" dell'opera dal finale trasfigurato. Coro un po' debole nel primo atto, ma ci pensa Beethoven a farci sentire sulla pelle il suono della luce e dell'aria fresca percepito dai prigionieri. Molto meglio nel finale, anche tenendo conto delle durissime richieste del Direttore.
Sinceramente non avendo a disposizione la Stemme, mi chiedo chi se non la Kampe. L'ho trovata molto più a suo agio in Fidelio che in Leonore, nel senso che è arrivata abbastanza stanca al duetto (qui B. poteva abbassare un po' il volume.....) però si sente che il ruolo è "suo" e l'aderenza alle richieste della regista è totale. Il pubblico (quello sempre che non capisce nulla) le ha tributato una vera ovazione e così era accaduto anche il giorno 4.
Struckmann è usuratissimo in alto, gratta in basso ma la personificazione del "cattivo prepotente" è riuscita benissimo. Giacca nera, addome prominente calcato da una evidente postura studiata per aggredire lo spazio, mi ha ricordato taluni politici di serie b, tronfi e impuniti. Pregevolissimo nel "mögst du nie mehr verwegen sein!" sibilato sottovoce a Rocco.
Rocco/Youn mi convince più per l'interpretazione che per la voce. Però quel costume da "Bob aggiustatutto" non si può proprio vedere.....
Peter Mattei è sempre un gran cantante e lo dimostra nella breve parte di Don Fernando. Totalmente insignificanti sia la Erdmann che Hofmann in Joaquino (se penso che nel '99 quel ruolo venne coperto da un tale Jonas Kaufmann.....)
Infine Vogt, a mio avviso vocalmente perfetto: probabilmente è una pippa mentale mia (chiedo perdono) e che ho visto solo io, assolutamente non voluta e non pensata da chi ha scelto il cast, ma nella grande aria concertata con intensità, durezza e colori scuri e bui, la voce di Vogt ha fatto l'effetto di un piccolo raggio di luce che si accende piano piano nelle tenebre. Purtroppo bravo solo vocalmente perchè a livello espressivo è un pezzo di ghiaccio.
La grande delusione della serata avviene dal trio: Warner/Obolensky/Kalman.
Troppo facile tenere luci cupe, buissime per tutta l'opera per poi esplodere nel finale con una centrale elettrica a testimonianza della gioia e del ritorno della luce. Credo che la figlia (grande) di Malatestino avrebbe potuto pensare la stessa idea
Scene e costumi contemporanei. Ambientazione che scopiazza qua e là. A me ha ricordato alcune cosette di Jonathan Miller, una strizzatina d'occhio al wagner di Chereau.... ma insomma nulla di nuovo....
La Warner ha lavorato tantissimo su Fidelio/Leonore e in questo la Kampe è stata straordinaria nel seguirla. Interessante l'idea di non fare abbracciare Leonore e Florestan da subito, come se temessero di vivere in un sogno, come se la paura di qualche altra ingiustizia incombente li tenesse fermi. Molto raffinato il modo in cui Leonore/Fidelio chiede "perdono" a Marzelline, prima di ricongiungersi definitivamente con il suo amato. Grande sottolineatura dell'amore come normale sentimento di personalità normali. Bello sì ma.... tutto qui? E il genio visto in Oneghin? in Death in Venice? Tra l'altro mi chiedo: il colpo di pistola che uccide (credo) Pizarro l'ho sentito solo io??
Tutto sommato quindi, un buon Fidelio, che sicuramente migliorerà nei prossimi giorni. Non il Fidelio di riferimento. Non la tragedia pianta da qualcuno. Sicuramente credo che in giro (in teatro ovviamente, le registrazioni sono altra cosa) si trova attualmente poco di meglio. Tutto questo ovviamente, in my very humble opinion
marco
ps. a colui che ci dice e scrive che non capiamo niente e che se l'opera ci è piaciuta è solo perchè non abbiamo sulle spalle "oltre 40 inaugurazioni"..... dico solo "..................."
flip