Mentre la Scala vive senza grandi entusiasmi la viglilia di un Fidelio non molto atteso e poco voluto, Jader Bignamini, la Verdi e Jessica Pratt sono protagonisti in questi giorni di un momento di eufonia sinfonico-operistica. Tale il concerto di sinfonie d’opera e arie di belcanto in programma all’Auditorium, con un’orchestra Verdi sempre più numero 1 a Milano per precisione, aplomb, colori e dedizione. Un primato acquisito che dovrebbe far riflettere (ma non fa) in quel di via Filodrammatici.
Iniziano Bignamini e l’orchestra con una formidabile lettura della sinfonia di Guglielmo Tell: a Bologna, Michele Mariotti la “sentiva” più corrusca e accentuata, Jader privilegia la bellezza del suono e la chiarezza della scrittura: magnifico il recitativo dei celli, trasparenti la tempesta, la pastorale e la fanfara finale.
Poi la Pratt è subito nitida, agilissima interprete della cavatina di Amenaide da Tancredi che le guadagna la prima ovazione.
Bignamini torna con una vibrante sinfonia di Norma, nel segno dell’impeto ma sempre in quello della trasparenza sonora. E dei colori e delle mezzetinte in quella de l’Africaine. Benissimo Pratt nelle agilità della pazzia di Elvira de i Puritani e di Margherita degli Ugonotti.
Non sbaglia un colore o un fraseggio il direttore in Luisa Miller, leggera di suono.
Pratt non sicurissima in Caro Nome da Rigoletto, il suo momento meno felice. Ma tutto torna a splendere con Donizetti. Bignamini è travolgente di ritmi e colori nell’ouverture del Devereux. E direttore e cantante creano una stupenda atmosfera lunare, allucinata, nella scena della Pazzia di Lucia, che vede la Pratt sicurissima ed espressiva.
Ma la sorpresa arriva ai bis. Lei si rivela cantante attrice d’altissimo livello, lui è una meraviglia di nitore, colori e umorismo nel “Glittering” da Candide di Bernstein. E si chiude in gloria con ulteriore bis di “Spargi un amaro pianto”. Magnifico concerto.
marco vizzardelli