mattioli ha scritto:Anche nel famigerato Lohengrin, usciti finalmente da topi e altre stronzate, il duetto del terz'atto era la dimostrazione che, volendo, costui il regista d'opera saprebbe pure farlo.
Verissimo.
Come ho scritto, nel quarto atto ci sono solo loro due in scena in un pacoscenico vuoto illuminato di un piazzato bianco che non cambia mai. Tutti è costruito sui gesti, che sono minimi, precisi, lontani sia dall'effettistica soft-porno dell'edizione di Londra, sia dalla gestualità propria del cantante lirico in preda alla disperazione di nove Manon Lescaut su dieci. Niente mani ad artiglio, prolunghe del collo verso il testone del compagno, occhi socchiusi simulante agonia.
Già questo è bastate per catalizzare la mia attenzione fin troppo stanca di carabattole simboliche.
Poi Neuenfels ha dato una zampata così intensa da diventare straziante.
Avete presente la frase che dice Manon dopo la sventagliata del tema della gavotta? "Qui! Qui! Qui! vicino a me. Voglio il tuo volto!". E' un momento culmine della scena, di quelli che ti fanno capire che non c'è più tempo da perdere. Bene. Neuenfels, per ogni "qui", vuole che l'Opolais sdraiata dia un rabbioso colpo con la mano sul palco (bam-bam-bam) e chiami, cercandolo da tutte le parti, Des Grieux che è in scena, ma assente, che se ne sta disperato, lontano da lei, senza sapere cosa fare, con il volto atteggiato a straziante impotenza. Manon sta morendo, e lei lo richiama all'ordine, come se volesse oltre che ad essere rassicurata, mettere il personaggio di fronte alle proprie responsabilità.
I tempi delle donnenonvidimai e dei ricci capricciosetti sono finiti.
In quel gesto di Manon, nella sua rabbia verso l'inevitabile, d'accordo, ma anche nell'imperioso comando nascosto dietro al miele di facciata, c'è tutto il teatro femminile di Puccini, fatto, se ci fate caso, di femmine-alfa e di maschi-beta. A prescindere dalle apprenze.
E così anche un vecchio trombone del regietheater come Neuenfels, in un attimo di genio, forse involontario, ce lo ha raccontato come non ci sarebbe riuscito con tutti i toponi, gli espressionismi fuori tempo massimo e i laidi prelati del mondo.
Ecco, io sono convinto che questo sia "fare regia". E anche fare della "drammaturgia".
Irina ha scritto:Certo Lei si esprime molto meglio di me, ma sono anni che lotto per difendere Puccini da tutte quelle persone che, in maniera certamente superficiale, lo definiscono un compositore di musichette per signore, oppure ne parlano come di un maschilista che odiava le donne, o che dicono che le sue eroine sono tutte deboli sfigate.
Purtroppo il pregiudizio nei confronti di Puccini è duro a morire. Dovuto anche al fatto che Puccini (come Verdi o anche il mio avatar) furono, in vita, ricchi, potenti e amati dal pubblico. Cosa imperdonabile per certi intellettuali e maestri di pensiero. Ovvero quelli che "sdoganano" un autore. Grazie a te dei tuoi contributi.
WSM