Il numero 1 si riferisce alla serata della prima "tranche" con un cast, cui seguirà una seconda tranche con direttore e protagonisti tutti diversi.
Prima di raccontarvi la serata di ieri, lasciatemi ancora una volta dire che amo profondamente quest'opera, i suoi colori scuri, cupi, il profumo e il rumore del mare che fluisce senza sosta, la triste amarezza che la pervade, il dolore paterno, la sofferenza, la politica: insomma un vero capolavoro per il quale mi è ignota la sua scarsa popolarità. Personalmente lo considero un piccolo "Don Carlo". Un'opera che va dunque conosciuta e apprezzata sempre di più. E che ogni volta mi lascia una profonda ricchezza nell'anima.
Inizio dalla regia, totalmente insignificante di Tiezzi. Non ci sono grandi idee, spesso le scene sono confuse, i personaggi sono poco delineati, senza una vera presa di posizione, l'aspetto politico trascurato a favore di un aspetto troppo naturalistico, insomma una "non regia" buona a qualunque opera. Belle alcune luci, che sopperiscono spesso al "vuoto" registico. Insomma non mi piacque alla Scala anni fa, non mi piacque a Berlino, continua a non piacermi nemmeno ora....
Ma c'è la musica.....
Dirige Stefano Ranzani e il massimo che si può dire è che dà una lettura corretta, bei colori, bel suono levigato ma... nessun sobbalzo, nessun contrasto sconvolgente, tutto scivola corretto e un po' anonimo (!). La sensazione è che più che Ranzani che dirige l'Orchestra sia l'Orchestra della Scala - che ha nel suo DNA ben impressa questa opera e che quando vuole la suona meravigliosamente - ad "accompagnare" il Ranzani vecchio compagno di fila.... Una direzione comunque "onesta", ben superiore all'orrendo Zanetti della sgangherata edizione viennese della Decca.
Protagonista è (ancora!!!!!!) Leo Nucci: lo si può criticare quanto vogliamo, oramai vecchio, usurato, ma accidenti ancora in possesso di un fior di voce baritonale, con acuti semplici seppur un po' più faticosi del passato (io lo ascoltai per la prima volta in questo ruolo nel 1988....). Ma appena lo vedi in scena, appena pronuncia "Un amplesso.... che avviene" ecco che Leo Nucci si trasforma nel Doge, totalmente immedesimato nel ruolo. La perorazione della pace tra Genova e Venezia, alcune frasi come "perfin l'acqua del fonte è amara al labbro dell'uom che regna" oppure il dolcissimo "Il mare.... il mare" sono momenti di vero teatro, sostenuti da un vero baritono.
Carmen Giannattasio è Amelia/Maria. Bellissima, ottima in scena, brava vocalmente in alto, un po' meno a fuoco in basso, dotata di bei filati e mezze voci suadenti. Nel complesso molto a suo agio. Tsymbaliuk non è piaciuto molto al pubblico, forse perchè è un basso troppo.... baritono che "slaveggia" per scurire la voce. Privo della regalità che richiederebbe il ruolo, canta un Fiesco sempre e solo cattivo, anche nel finale. Bella la voce di Paolo (secondo me Bilyy potrebbe essere un eccellente Simone), mentre suggerisco di telefonare a "Chi l'ha visto" per informazioni su Ramon Vargas. In un ruolo dove è davvero sufficiente cantare, cantare e cantare, la bella voce di Vargas sparisce e diventa inudibile e stonata. Sovrastato dalla Giannattasio nei duetti, coperto nelle scene corali, un'aria anonima (per essere gentili), insomma una delusione totale.
E ora attendiamo il secondo cast con Daniel Barenboim, Tatiana Serjan, Sartori, Anastassov e apprestiamoci a capire se ancora una volta l'ex tenore mai diventato baritono saprà sulla scena farsi perdonare le orrende mende vocali e sedurre il pubblico con un fascino di cui forse sta da troppo tempo abusando......
Prossimamente la seconda parte....
Intanto esco da teatro con ancora in mente le note de "il mare... il mare" che mi accompagnano durante la gelida passeggiata fino a casa......
Buon sabato a tutti
marco