vivelaboheme1 ha scritto:Una che fa Norma in quel modo potrà esser discussa (io l'adoro, Norma compresa) ma accusarla di non essere innovativa in base ad un paio di dischetti d'arie, mi pare un po'forte. Se non è innovativa quella Norma (ripeto: discutibile, ripeto: io l'adoro) non so COSA lo sia....
marco vizzardelli
Però si parlava dell´ultimo album, non della Cecy in generale... Come sai qui su OD abbiamo discusso davvero a lungo della sua Norma, con pareri anche contrastanti, così come delle sue recenti prove rossiniane in DVD (Comte Ory e Otello):
Mentre ho trovato tutte e tre queste prove interessantissime, e comunque meritevoli di una discussione e di un ascolto approfonditi, penso che i singoli album siano molto meno interessanti e innovativi (anche se accompagnati da gran battage mediatico teso a sottolinearne il carattere di novità assoluta...). L´ultimo che in parte mi aveva convinto era quello dedicato alla Malibran. Comunque ascolteremo anche questo...
DM
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
vivelaboheme1 ha scritto: Se non è innovativa quella Norma (ripeto: discutibile, ripeto: io l'adoro) non so COSA lo sia....
marco vizzardelli
Ti assicuro che se la canta il Maestro Wenarto è altrettanto innovativa. A me la Norma della Bartoli non ricorda una rivoluzione del gusto, dello stile e della tecnica, ma, molto più caciottaramente, la Gerini di "Viaggi di nozze": «'o famo strano?».
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
vivelaboheme1 ha scritto:Una che fa Norma in quel modo potrà esser discussa (io l'adoro, Norma compresa) ma accusarla di non essere innovativa in base ad un paio di dischetti d'arie, mi pare un po'forte. Se non è innovativa quella Norma (ripeto: discutibile, ripeto: io l'adoro) non so COSA lo sia....
marco vizzardelli
Per me non lo è, Marco: te lo dico senza grossi giri di parole. L'avevo detto anche nella rece che avevo scritto sul disco, per quello che ovviamente può valere il mio parere. A me sembra che (perdonami l'autocitazione):
si può discutere se quello della Bartoli “sia” Vivaldi; ma non sul fatto che il Prete Rosso, nelle sue mani, diventi una creatura viva, palpitante, talvolta rockettara, molto spesso esagerata, comunque la si rigiri profondamente “sua”. Questa, però, non è interpretazione: è mettere al servizio di un repertorio la propria abilità di esecutrice scaltra come una faina in grado di vendere per “esegesi” quello che, in realtà, è solo esibizione di altissimo magistero tecnico che diventa astuta manipolazione e, al limite, corruzione del testo che, da quel momento in avanti, non sarà più la stessa “cosa”. Questa cifra esecutiva, che conosciamo tutti molto bene e che possiamo chiamare “bartolismo” o in qualsivoglia altro modo, è quella che meglio codifica la Norma della cantante romana. Mi sembra, infatti, che questa connotazione emerga soprattutto nei passi più arroventati e declamatori, che Cecilia risolve come al solito con i suoi rantoli esagitati. Si pensi per esempio a “guerra, stragi, sterminio”, emesso dalla Bartoli come fa abitualmente quando è agitata da due venti, come cioè si trovasse a dover salvare un’aria di furore di Araja o di Steffani. Quanto questo ambito abbia a che fare con l’universo stilistico di Bellini, è cosa che ognuno può capire: ci troviamo cioè di fronte al tentativo non propriamente legittimo, anzi un filino disonesto, di trasformare Bellini in qualcosa di completamente diverso, per renderlo funzionale agli esercizi stilistici di madame Bartoli.
. Ora, Marco, tutto sta a capirsi. Cosa c'è di innovativo nella Norma di Bartoli? Il suo modo di cantare che - peraltro - non c'entra nulla, ma proprio nulla con un ruolo Pasta? Forse nemmeno la Callas c'entrava completamente con un ruolo Pasta (continuo a pensare che le sarebbero appartenuti maggiormente i ruoli Ungher o Ronzi de Begnis), ma vi ha messo talmente tanto di suo da renderlo un personaggio vero, vivo, palpitante. Soprattutto c'era la comprensione profonda di quell'universo belcantista che ha dimostrato di dominare soprattutto psicologicamente, prima ancora che vocalmente. La Bartoli inveca applica a questi ruoli le sue esperienze in campo Sei-Settecentesco; il che non c'entra una cippa lessa né con un ruolo Pasta, né con Bellini in senso più lato. Si può decidere di farlo strano, o di farlo diverso; a condizione però che il tutto abbia un senso compiuto, anche filologico, visto che questa operazione è stata mascherata dal solito tendone filologico; ma allora non doveva farsene carico la Bartoli, anche perché se imposti "Casta Diva" in fa maggiore non fai un'operazione filologica, ma un'operazione di comodo. Il bartolismo non è innovativo! Sono vent'anni che Cecilia canta in questa maniera e ormai si sta avvitando su se stessa, perennemente agitata da due venti. Ma soprattutto - l'ho detto e lo ribadisco - la sua Norma manca di anima; anima che era ben presente anche in una "pastiana" di ferro come la Sutherland. L'innovazione va benissimo, secondo me, se c'è un progetto sensato e una comprensione di quello che si va a fare; altrimenti si fa come i topi di Neuenfels. Mea quidem sententia, lo ribadisco
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!" (Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
"vi ha messo talmente tanto di suo da renderlo un personaggio vero, vivo, palpitante. Soprattutto c'era la comprensione profonda di quell'universo belcantista che ha dimostrato di dominare soprattutto psicologicamente, prima ancora che vocalmente".
Ecco, è esattamente ciò che io trovo nella Norma di Cecilia Bartoli (e prima - mutatis mutandis - trovavo in quella di Maria Callas). E in molto altro: puoi o potete rigirarmi la frittata in mille modi. Io la Bartoli la adoro, e ne godo da anni. In genere chi osa dirlo, suscita una reazione un po' stizzita, soprattutto in Italia a dire il vero. Io non mi stizzisco. Adoro in pace.
vivelaboheme1 ha scritto:"vi ha messo talmente tanto di suo da renderlo un personaggio vero, vivo, palpitante. Soprattutto c'era la comprensione profonda di quell'universo belcantista che ha dimostrato di dominare soprattutto psicologicamente, prima ancora che vocalmente".
Ecco, è esattamente ciò che io trovo nella Norma di Cecilia Bartoli (e prima - mutatis mutandis - trovavo in quella di Maria Callas). E in molto altro: puoi o potete rigirarmi la frittata in mille modi. Io la Bartoli la adoro, e ne godo da anni. In genere chi osa dirlo, suscita una reazione un po' stizzita, soprattutto in Italia a dire il vero. Io non mi stizzisco. Adoro in pace
Esattamente potresti dirmi cosa ci trovi di belcantista nel canto della Bartoli? Perché onestamente mi sfugge. La Bartoli è tante cose; ma non mi sembra una belcantista, o meglio non nel senso che attribuiamo a questo termine. Belcantista è un concetto che associo alla Sutherland, alla Gencer... ma la Bartoli cosa c'entra con questa temperie?
Per il resto, d'accordo con te. Anch'io ho amato immensamente la Bartoli e l'ho difesa da tutte le accuse pretestuose e cretine
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!" (Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
L´elemento che più caratterizza le ultime incisioni della Bartoli è quello che Pietro, mirabilmente, ha definito bartolismo. Il mettersi sul piedistallo e fare… la Bartoli. Sia chiaro: con la sua tecnica, la sua intelligenza e la sua personalità se lo può permettere. Eppure, attenzione: lei non fa Norma, lei è Norma (o almeno questo è quello che crede e/o ci vuol far credere). La sua Rosina, la sua Comtesse, la sua Desdemona, la sua Norma SONO Cecilia Bartoli. Si esprimono come lei, sono personaggi forgiati dalla sua personalità, esattamente come nell´Ottocento Norma ERA Giuditta Pasta o Maria Malibran. La Bartoli è riuscita a riportare in vita il fenomeno del divismo. Le odi che allora venivano scritte in onore delle varie cantatrici, i loro ritratti non sono diversi dal battage pubblicitario e dalle copertine dei CD della Bartoli. Pensate sia un caso il suo continuo rifarsi al “mito” di Maria Malibran (il CD monografico a lei dedicato, la Sonnambula e la Norma con le puntature-Malibran, la ripresa della Clari, il suo feticista collezionare cimeli della Malibran)? La Bartoli è l´unica vera diva d´oggi intesa come la si poteva intendere due secoli fa. In questo non ha rivali (si pensi anche alla quantità e al tipo di pubblicità di dischi d´opera di altri cantanti che, volenti o nolenti, si rifanno alla pubblicità dei dischi della Bartoli). Per questo sarebbe a mio parere un errore valutare la sua Norma prendendo a riferimento il modello Pasta. Questa non è una Norma à la Pasta, questa è una Norma à la Bartoli!!! Rifarsi “operadischianamente” (è quello che sappiamo fare meglio, vero? ) alla tipologia vocale originaria sarebbe un procedimento adeguato per giudicare qualunque altro cantante, ma non la Bartoli. Nulla, probabilmente, interessa di meno alla Bartoli che essere qualificata come “belcantista”. Il Belcanto, con buona pace dei Verdurin, non è mai esistito. Quando inizia? Quando finisce? Quanto dura? L´opera Cos`è la vocalità belcantistica? Un´araba fenice. Chi era belcantista? Rubini? La Pasta? La Cuzzoni? Duprez? Nozzari? Nourrit? Lainez? Cos´ha in comune la scrittura vocale di Rossini con quella di Bellini? Nell´Ottocento non c´era la “voce belcantistica”, c´erano LE voci. C´erano i cantanti, i divi, le personalità per cui i compositori scrivevano e attorno a cui tutto il mondo dell´opera ruotava. Il fenomento del belcanto è un fenomeno fatto di divi e dive. No Martini, no party. No Pasta, no Norma. Punto. (però c´è la pasta alla Norma... ) Per questo la Bartoli, pur avendo inciso una Norma che è l´antitesi di quello che potremmo definire “belcanto” (suoni eterei, omogenei, limpidissimi, sostenutissimi e proiettati alla Sutherland, tanto per intenderci, e qui dò piena ragione a Pietro), è una cantante belcantista. Perché nella creazione di un ruolo operistico la Bartoli non parte dal personaggio, ma parte da se stessa. Non è una ri-creazione, è una creazione. Hic et nunc. Come se Bellini, oggi, avesse scritto Norma per lei. In questo è, probabilmente, l´unica vera “diva” di oggi. Il colorismo esasperato, le lacerazioni timbriche, l´esaltazione delle consonanti, l´indifferenza per il “bel suono”… la sua Norma non potrebbe essere più distante dal “modello Pasta”. È Cecilia Bartoli che canta Norma, non Norma cantata da Cecilia Bartoli. Al centro c´è lei, la sua personalità gigantesca. Come ogni autentica diva del passato viene amata o detestata. Nessuna via di mezzo. Questo, va da sé, è come la vedo io. Bartoliano adorante sì, ma spirito critico.
DM
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
Lo sto ascoltando in questo momento. Lo spazio per il bartolismo mi sembra ridotto, in favore di una maggiore cantabilità. In via del tutto provvisoria e in primo ascolto, mi sembra molto meglio rispetto al precedente disco dedicato a Steffani. Qualcuno di voi l'ha già sentito?
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!" (Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
pbagnoli ha scritto:Lo spazio per il bartolismo mi sembra ridotto, in favore di una maggiore cantabilità.
Mi domando se non dipenda dalla prevalenza di brani lirici...
Quello che mi ha stupito, per l´ennesima volta, è il controllo superbo dei fiati. Il fraseggio è, al solito, eccellente, così come la dizione. Anche le agilità mi sembrano meno "meccaniche" del solito. Non ho idea di come sia, qualitativamente, la sua padronanza del russo , ma per quanto ho sentito mi sembra di poter essere più che soddisfatto!
Un caro saluto!!!
DM
P.S.: ancora nessuna novità...
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
pbagnoli ha scritto:L'innovazione va benissimo, secondo me, se c'è un progetto sensato e una comprensione di quello che si va a fare; altrimenti si fa come i topi di Neuenfels.
Si fa come i topi, immagino tu voglia dire, non come Neuenfels...
Caro Vittorio, temo che su questo argomento specifico non andremo mai d'accordo... Sotterro i topi: non ne parlerò più, prometto
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!" (Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)