Metterdammerung?

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Metterdammerung?

Messaggioda Maugham » lun 09 giu 2014, 11:12

Peter Gelb (General Manager del Metropolitan) lancia l'allarme dalle pagine del Guardian. Il Met naviga in acque poco tranquille sotto il profilo finanziario ed organizzativo. E' sull'orlo di un precipizio e rischia, nel giro di un paio di stagioni, il fallimento.
Così gravi proclami nascono dall'analisi economica dell'ultima stagione: una media del 20% di posti invenduti ad ogni apertura di sipario (e in una sala monstre da 3800 sedute non è poco), un progressivo invecchiamento del pubblico sia in sala che nelle proiezioni in HD, il fallimento della politica di vendita last-minute che Gelb ha importato da Broadway e un costante braccio di ferro con le organizzazioni sindacali cui sono iscritte le masse artistiche del teatro.
A tale proposito l'estate di Gelb si annuncia infuocata.
Le Union sindacali sono scese in campo con una serie di rivendicazioni che, se non saranno accettate, porteranno ad una serie di scioperi a catena a cominciare dal prossimo settembre.
I sindacati vedono in Gelb il colpevole dell'attuale situazione in cui versa il teatro. In particolare lo accusano di aver speso cifre faraoniche in nuovi allestimenti dallo scarso ritorno commerciale (pietra dello scandalo il recente Igor di Cerniakov) nonchè di aver privilegiato negli investimenti le proiezioni in HD che, di fatto, stanno lentamente cannibalizzando il pubblico teatrale.
Dal ponte di comando Gelb risponde ai sindacati con i numeri.
Le uscite del Met sono, grosso modo, pari a 300 milioni di dollari annui. Due terzi di questa somma servono coprire i costi e i benefits del personale tecnico, artistico e impiegatizio iscritto ai sindacati. Un corista può arrivare anche a costare all'azienda quasi 200.000 dollari all'anno. I loro contratti, afferma Gelb, testimoniano che i coristi sono pagati anche quando non lavorano. La conclusione del manager è amara: "Anche il più sprovveduto imprenditore del mondo capirebbe che bisogna ridurre questa voce."
Aggiunge inoltre che il pubblico invecchia, i giovani sono pochi, gli sponsor calano e nelle attuali condizioni è sempre più difficile mantenere quegli standard di eccellenza che hanno fatto del Met il primo teatro d'opera al mondo.
Anche il New York Times (di solito clemente con il Met) aveva sferrato in primavera un duro attacco nei confronti della gestione Gelb criticando quella che da sempre è la forza motrice del teatro di Manhattan: il repertorio. Repertorio che, secondo i redattori del giornale, di anno in anno è sempre più scadente, disertato dal pubblico e privo di interesse.
Pietra dello scandalo: là un Igor troppo nuovo, qui, uno Cheniér troppo vecchio. Il polveroso allestimento con Alvarez protagonista, con platea a pelle di leopardo, è stato giudicato dal redattore "francamente inguardabile e inascoltabile".

Detto questo e considerato che dietro a un PC siamo tutti capaci di suggerire soluzioni e apprestare medicamenti, trovo necessario analizzare le dichiarazioni di Gelb.

In primo luogo questo articolo è chiaramente strumentale.
Alla vigilia di un match sindacale che si annuncia gladiatorio (i problemi sono simili a nostri, ma essendo negli USA più tosti sia i manager che i sindacati mi aspetto lacrime e sangue), il pezzo del Guardian mi pare abbastanza telefonato. Gelb mette in guardia i sindacati paventando un fallimento che è dietro l'angolo. Fallimento tra l'altro non così remoto vista la chiusura dell'Opera di San Diego (tutti a casa, licenziati e buonanotte al secchio) e la crisi ben più grave di quella del Met in cui sguazzano sia l'Opera di San Francisco sia quella di Chicago costretti a rivedere i programmi e i budget in corso d'opera. Non so quanto i sindacati si facciano spaventare da una dichiarazione del genere. In Italia si farebbero (e si sono fatti) delle matte risate. Negli Stati Uniti -vista l'esiguità degli ammortizzatori sociali e la rapidità con cui si smontano baracche e burattini- è meglio riflettere prima di far saltare inaugurazioni milionarie in cui si arriva a pagare un posto in platea anche ventimila dollari. Un corista quarantenne a spasso è disoccupato di qua ma anche di là dall'Atlantico.

Strumentale o meno, la crisi del Met deve comunque farci riflettere.
La Opera House sulle rive dell'Hudson è stata in questi anni una sorta di paradigma di gestione. Le scelte artistiche, gestionali e promozionali del Met sono state, in misura maggiore o minore, declinate e riproposte da quasi tutti i principali teatri europei. Il Met è come la borsa di Francoforte; collassa quella e prima o poi collassano tutte le altre.

Detto questo mi sorprende però che Gelb di fronte a dati così sconfortanti (sconfortanti per gli standard statunitensi e anglosassoni, in Italia una copertura di sala dell'80% di pubblico pagante è un successone) attacchi la solita geremiade del pubblico anziano, della poca cultura nelle scuole, dei giovani che non vengono all'Opera... non c'è la frigna alla Lissner sul disinteresse delle Istituzioni, ma solo perchè negli USA da quell'orecchio ci hanno sempre sentito poco.
Tolto questo, non siamo lontani dal consueto pianto del teatrante italico alle prese con bilanci ribelli e sindacati rompicoglioni.

Sono del parere che prima di partire con eventuali soluzioni Gelb debba chiarire quale sia il suo obiettivo.
Temo che al giorno d'oggi continuare a studiare strategie di gestione basandosi sull'equivalenza "operalovers/operagoers" non porti a nulla. Quando Gelb lamenta che le proiezioni in HD non hanno portato nuovo pubblico a teatro dimostra -se in buona fede- di tirare a casaccio in un bersaglio sbagliato.
Gli appassionati d'opera sono un oceano; i frequentatori d'opera dal vivo, al confronto, un laghetto di montagna.
Gelb deve decidere che strategia prendere: o potenziare l'oceano (incassando biglietti in giro per il mondo moltiplicando le dirette e limitando le repliche e gli allestimenti dal vivo) o potenziare il laghetto (limitando le dirette e potenziando gli allestimenti che solo lì puoi vedere). Immaginare -rimanendo nel paragone- che l'oceano alimenti il laghetto è fantascienza. Lo inviterei studiare l'evoluzione della gare di Formula1 che, con le dirette televisive sempre più sofisticate, si sono già poste un problema identico. E l'hanno risolto benissimo: a quanto pare è uno sport che gode di ottima salute.

Ma questa è solo la punta di un iceberg.
Anche il problema giovani, che Gleb tratta nel pezzo sul Guardian, è un falso problema.
Non so se abbia dei figli, ma da quanto scrive mi pare di no.
Perchè i giovani dovrebbero andare all'Opera? Non ci sono mai andati nemmeno quando era una delle poche forme di intrattenimento fuoricasa, perchè mai dovrebbero andarci adesso? Certo, il ricambio generazionale. Ma se il ricambio generazionale arriva attorno ai quaranta/cinquanta (come avviene in molti teatri d'Opera tra cui, per loro dichiarazione, alla ROH), perchè mai perdere tempo, energie, danaro per cercare di invogliare recalcitranti ventenni a vedere pachidermici e sudati tenori che arrancano per le tessiture dello Cheniér in mezzo a muffite carabattole francorivoluzionarie? Perchè?
Cercare di far si che l'Opera ritorni un genere popolare è impossibile.
Cercare che diventi un genere popolare e giovanile è pura accademia.
I codici linguisti e le convenzioni teatrali dell'Opera sono complessi, stratificati e storicizzati. Oggi il percorso che porta una persona qualunque a diventare un operalover e quindi un operagoer è principalmente intellettuale. Se si vuole un ricambio di pubblico si deve lavorare su quello. Non sparare a casaccio dirette d'opera in giro per il mondo per poi stupirsi se pochi hanno voglia di pagare 150 dollari e passa per vedere Deborah Voigt dal vivo che fa Minnie. Quando per dodici dollari (fin troppi) te la vedi al cinema sottocasa, in HD, con i popcorn, in una poltrona comoda ed ergonomica.
E poi, scusate il paradosso, ma se i manager operistici si lamentano perchè i giovani (questa strana categoria che per i vecchi è uniforme e immutata nei secoli dei secoli) non vanno all'Opera altrettanto dovrebbero lamentarsi i manager del pop perché i cinquantenni non vanno ai concerti rock. Mi piacerebbe chiedere a Peter Gelb se lui è un assiduo frequentatore degli One Direction o dei Muse. E se la risposta è negativa vorrei che mi spiegasse il perchè. :D

Infine, la questione storicamente dibattuta dei costi fissi.
In questo Gelb ha ragione. Non è possibile che un'impresa --qualunque cosa produca- spenda tre quarti del budget per pagare il personale. Anche se il bene che produci -conti alla mano- giustifica tutte quelle spese, ugualmente non puoi andare a vanti. Vuol dire che il bene che produci -per quanto magnifico sia- è fuori mercato.
Poi potremmo fare sera nel discutere se i parametri economici che regolano le imprese si possano applicare anche all'Opera. Ma sarebbe, anche qui, pura accademia. Non è più questione se sia giusto o meno. E' un pensiero secondario.
Così (giusto o meno) non si può andare avanti.
E se lo dice New-York forse, a breve, lo diremo tutti.


Spero di aver dato qualche punto su cui discutere. Scusate la mia latitanza ma vi seguo. : Love :

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Re: Metterdammerung?

Messaggioda pbagnoli » lun 09 giu 2014, 19:15

Posti interessantissimo, zio Bill.
Hai ragione quando dici che il Met è come la borsa di Francoforte (o, tanto per restare nello stesso ambito geografico, come Wall Street); e mi fanno sorridere coloro che focalizzano la loro attenzione sulla Scala come se fosse la roccaforte di tutte le nequizie.
Il problema del repertorio ammuffito, il ricambio generazionale degli spettatori, le alternative praticabili per quello che riguarda la visione da postazioni più comode ed economiche, ancorché non esattamente ortodosse, sono questioni di ben altra importanza che le questioni vociologiche sulle quali molto spesso si è portati a concentrare l'attenzione.
Quando dici:
Oggi il percorso che porta una persona qualunque a diventare un operalover e quindi un operagoer è principalmente intellettuale. Se si vuole un ricambio di pubblico si deve lavorare su quello. Non sparare a casaccio dirette d'opera in giro per il mondo per poi stupirsi se pochi hanno voglia di pagare 150 dollari e passa per vedere Deborah Voigt dal vivo che fa Minnie. Quando per dodici dollari (fin troppi) te la vedi al cinema sottocasa, in HD, con i popcorn, in una poltrona comoda ed ergonomica.

poni secondo me alcuni paletti ben precisi:
:arrow: certi spettacoli troppo vecchi non si attualizzano con interpreti (si fa per dire, trattandosi della Voigt) più moderni. Lo spettacolo di Giancarlo Del Monaco di cui parli è vecchio e documentato da ben 2 DVD, uno dei quali francamente di troppo. Nessun spettacolo si modernizza cambiandone gli interpreti. Era la contestazione principale che muovevo a Matteo quando parlava di riprendere gli spettacoli di una volta come esempio di filologia. Secondo me ci siamo ormai settati su altri parametri anche figurativi, ed è su questi che dobbiamo lavorare. Nessun spettacolo vecchio dovrebbe essere riproposto con interpreti moderni
:arrow: anche il percorso intellettuale deve essere guidato. Non è che Gelb - o chi per lui - debba farsi influenzare da un famolo strano a tutti i costi. Non so come si potrebbe fare, ma direi - tanto per stare sul pratico ed esemplificativo di quello che penso - Troyens McVicar sì, Ring Lepage verosimilmente no

Queste sono le prime cose che mi vengono in mente.
Altre idee?...
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Re: Metterdammerung?

Messaggioda mattioli » lun 09 giu 2014, 22:14

WSM is back! : Groupwave :
Questa è la prima buona notizia.
La seconda è che dice cose molto sagge, ma forse non è una notizia.
Oltretutto (sono in vacanza: :lol: ) l'intervista di Gelb non l'avevo vista, quindi grazie della preziosa segnalazione.
Così, senza stare troppo a pensarci e con un paio di schnaps nel pancino, e dato per detto che sì, chiaramente l'intervista è strumentale e probabilmente PG dipinge il quadro più fosco di quanto sia, due reazioni a caldo:

1) forse davvero il futuro dei grandi teatri d'opera sta nel diventare dei set cinematografici interessati a fornire più del materiale multimediali che dello spettacolo dal vivo. Con un pubblico sostanzialmente diviso in due: grandi masse (si fa per dire: parliamo di un prodotto comunque di nicchia) che si sciroppano l'ennesima Bohème di Zeffirelli vivificata, si rifa per dire, dalla star di turno e piccole élite disposte a pagare, e molto, per spettacoli innovatori in teatri e festival ancora più di nicchia;
2) il problema dei costi fissi esiste ed è inutile negarlo. Deriva da una concezione, quella appunto dei posti fissi e dei contratti a tempo indeterminato, che era bella ma è anche perduta. Quindi forse aveva ragione Matteo a reclamare l'abolizione delle masse stabili dei teatri, che sono costose, poco produttive, sindacalizzate e, nel caso italiano, anche artisticamente mediocri, a favore di complessi assoldati "a progetto".
In fin dei conti il mondo cambia, non dovrebbe cambiare anche il modo di fare l'opera?
Baci baci

AM

PS: sono a Salisburgo dove oggi è finito il RBOF, Rossini Bartoli Opera Festival. Denso, intelligente e bellissimo. Ma visto che se dico che La Cenerentola di Michieletto è la più importante mai vista dai tempi di Ponnelle, WSM e Beck e Malatestino mi saltano addosso, starò zitto : Sailor : . Miao
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Re: Metterdammerung?

Messaggioda Maugham » mar 10 giu 2014, 9:08

mattioli ha scritto:1) forse davvero il futuro dei grandi teatri d'opera sta nel diventare dei set cinematografici interessati a fornire più del materiale multimediali che dello spettacolo dal vivo. Con un pubblico sostanzialmente diviso in due: grandi masse (si fa per dire: parliamo di un prodotto comunque di nicchia) che si sciroppano l'ennesima Bohème di Zeffirelli vivificata, si rifa per dire, dalla star di turno e piccole élite disposte a pagare, e molto, per spettacoli innovatori in teatri e festival ancora più di nicchia;


Immagino che il futuro dell'Opera sarà questo.
Stavo per scrivere "temo che...", poi mi sono corretto.
Lo dico da tempo.
La qualità delle dirette è tale che il rapporto valore/prezzo (o se preferite fatica/gusto) è così evidente da non mettere nemmeno in discussione la scelta.
Domenica mi sono visto quel capolavoro assoluto che è il Rosenkavalier di Jones da Glyndebourne (quando Mattioli lo vedrà capirà perchè Michieletto... :lol: ). Ve bene, dal vivo sarà sicuramente un'altra cosa, senza dubbio avrò perso un buon venti? trenta? percento delle controscene di questa magica regia, senza dubbio le nuances dei filarmonici con Ticciati dal vivo parranno meraviglie... d'accordo. Ma in un pomeriggio afoso ero di fronte a un megaschermo, con l'aria condizionata, in pantaloni corti, a costo quasi zero.
Se io che sono un appassionato ghignoso a volte cedo , cosa sceglieranno i miei dieci/venti/trenta amici che non sanno nemmeno dove sia Glyndebourne?
Se Gelb pensa di tenere il culo su due cavalli (cosa che dice nell'intervista ma che un manager della sua esperienza non può credere possibile) è destinato al disastro.

WSM

P.S. Sarò a Londra per la Manon Lescaut del tenorissimo e della Opolais e di Pappano.
Ieri sera un amico mi ha chiesto perchè diavolo vado fino a Londra per Manon che - testuale - "la danno anche allo Space Cinema".
Due anni fa avrei detto: "Vuoi mettere?". Adesso sono stato zitto. :D :D :D
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Re: Metterdammerung?

Messaggioda DottorMalatesta » mar 10 giu 2014, 15:59

As usual, il divino vale più per le domande che pone che non per le risposte che alle sue domande si possano dare. Si chiama mettere in moto il cervello. Azione utile, soprattutto di di questi tempi.
Dove sta andando l´opera oggi? Boh… Quello che è certo che è i problemi che ha evidenziato Maugham sono tanti, ma proprio tanti (principalmente economici, ma non solo….).
Nella sua disamina M punta il dito contro le problematiche economiche. Ed è probabilmente vero che esse sono al contempo causa ed effetto della difficile situazione attuale al Met. Ma come sbloccare questa situazione circolare dove non si sa se è venuto prima l´uovo o la gallina?
Mi pare di capire che la possibile soluzione che M prospetta sia quella di investire sul percorso intellettuale che porta una persona qualunque (possibilmente giovane, così da garantire il ricambio generazionale) a diventare un operalover che possa conoscere, amare, apprezzare e – soprattutto- frequentare dal vivo il teatro per poi, eventualmente, assistere all´opera anche al cinema. Insomma, far sì che il laghetto alimenti l´oceano… Ho ben capito? E come investire sull´avvicinamento dei giovani all´opera (la questione mi interessa parecchio, non tanto per me, che giovanissimo più non sono, quanto per chi mi gira per casa…)?
Trovo inoltre assai intrigante quello che propone Alberto, ossia 1. la possibilitá di avere spettacoli innovatori in teatri e festival ancora più di nicchia e 2. una gestione della macchina teatrale basata su complessi assoldati "a progetto” (fulgida idea marazziana!).

DM

P.S.: Alberto, perché non dovrei essere d´accordo con te nel dire che “La Cenerentola di Michieletto è la più importante mai vista dai tempi di Ponnelle”? E´da quarant´anni che ci sciroppiamo un Rossini registicamente noioso, barboso, ripetitivo. Una ventata di novità, nel bene o nel meno bene, l´hanno data Leiser e Caurier (Otello, Comte, Barbiere). Se Michieletto ha qualcosa di nuovo da dire, si accomodi!!! Più gente entra e più animali si vedono!!! :mrgreen:

P.P.S.: ora mi armo di spray e vado a scrivere sul cavalcavia dell´autostrada: “Il divino c´è!” :mrgreen:
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Re: Metterdammerung?

Messaggioda mattioli » gio 12 giu 2014, 9:54

Immagino che il futuro dell'Opera sarà questo.
Stavo per scrivere "temo che...", poi mi sono corretto.
Lo dico da tempo.
La qualità delle dirette è tale che il rapporto valore/prezzo (o se preferite fatica/gusto) è così evidente da non mettere nemmeno in discussione la scelta.
Domenica mi sono visto quel capolavoro assoluto che è il Rosenkavalier di Jones da Glyndebourne (quando Mattioli lo vedrà capirà perchè Michieletto... :lol: ). Ve bene, dal vivo sarà sicuramente un'altra cosa, senza dubbio avrò perso un buon venti? trenta? percento delle controscene di questa magica regia, senza dubbio le nuances dei filarmonici con Ticciati dal vivo parranno meraviglie... d'accordo. Ma in un pomeriggio afoso ero di fronte a un megaschermo, con l'aria condizionata, in pantaloni corti, a costo quasi zero.
Se io che sono un appassionato ghignoso a volte cedo , cosa sceglieranno i miei dieci/venti/trenta amici che non sanno nemmeno dove sia Glyndebourne?
Se Gelb pensa di tenere il culo su due cavalli (cosa che dice nell'intervista ma che un manager della sua esperienza non può credere possibile) è destinato al disastro.

WSM

P.S. Sarò a Londra per la Manon Lescaut del tenorissimo e della Opolais e di Pappano.
Ieri sera un amico mi ha chiesto perchè diavolo vado fino a Londra per Manon che - testuale - "la danno anche allo Space Cinema".
Due anni fa avrei detto: "Vuoi mettere?". Adesso sono stato zitto. :D :D :D


Naturalmente mi affretto ad eseguire trottando i cenni del Divino (che volete, ho Cenerentola che mi frulla nella zucca...).
Dunque la Manon Lescaut Topolais-Kau Kau è fissata per il 24, il Rosenkavalier di Jones il 26. In mezzo, un Cellini (in inglese) ma con regia di Gilliam, che parmi il regista giusto per l'opera giusta. Prima, il Falstaff di Gatti ad Amsterdam e dopo il Rake's di Michieletto (ebbene sì; tiè, WSM) alla Fenice. Havvi qualcuno?
Non male, davvero non male, l'altro Rake's, quello torinese di McVicar. Non è uno dei McGenio migliori, ma nemmeno dei peggiori tipo quelli metropolitaneschi. Forse, lo dico agli operoinomadi, vale la trasferta.
L'immagine del Divino davanti al megaschermo in braga corta, birra gelata e rutto libero è abbastanza inquietante...
Baci & abbracci

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Re: Metterdammerung?

Messaggioda DottorMalatesta » gio 12 giu 2014, 10:28

mattioli ha scritto:In mezzo, un Cellini (in inglese) ma con regia di Gilliam, che parmi il regista giusto per l'opera giusta.


Benvenuto Cellini con la regia di Gilliam? :shock: Terry Gilliam? Quel desso, in carne ed ossa? Il Terry Gilliam di Monty Python? Il regista di Brazil, l´esercito delle 12 scimmie, il Barone di Münchausen, Parnassus, La leggenda del re pescatore, etc., etc., etc.… QUEL Terry Gilliam??? : WohoW : : WohoW : : WohoW :
Ma che vado al mare a fare!!! Mattioli, ARRIVO!!!!!!

Ciao!
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Re: Metterdammerung?

Messaggioda mattioli » gio 12 giu 2014, 11:34

Benvenuto Cellini con la regia di Gilliam? :shock: Terry Gilliam? Quel desso, in carne ed ossa? Il Terry Gilliam di Monty Python? Il regista di Brazil, l´esercito delle 12 scimmie, il Barone di Münchausen, Parnassus, La leggenda del re pescatore, etc., etc., etc.… QUEL Terry Gilliam??? : WohoW : : WohoW : : WohoW :
Ma che vado al mare a fare!!! Mattioli, ARRIVO!!!!!!

Ciao!
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Quel desso! Peraltro già autore di una, dicono, strepitoserrima Damnation de Faust sempre per l'Eno e poi addirittura a Palermo, che io miseramente perdetti, mannaggia a me...
Comunque se perdi il Cellini a Londra puoi recuperarlo ad Amsterdam nella prossima stagione: è una coproduzione. In Olanda almeno lo daranno in francese (all'Eno ovviamente tradotto), però come protagonista mi intriga più lo Spyres di Londra dell'Osborn di Amsterdam...
Divertiti al mare e non dimenticarti le paperette di gomma...

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Re: Metterdammerung?

Messaggioda Maugham » gio 12 giu 2014, 12:07

mattioli ha scritto:L'immagine del Divino davanti al megaschermo in braga corta, birra gelata e rutto libero è abbastanza inquietante...
Baci & abbracci

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Veramente odio la birra (mai assaggiata in vita mia) e i rutti non li faccio. : King :
Cmq, per tornare a bomba evitando le derive clownesche di Mattioli, su Bloomberg, Gelb ha concesso una lunga intervista dove, in pratica, ribadisce quello che aveva già detto nell'articolo del Guardian.
La giornalista aggiunge però un particolare inquietante e che per certi aspetti evidenzia ancora più la determinazione delle Union americane.
L'ultimo sciopero delle maestranze del Met risale al 1981!!!! :shock: :shock: :shock:
Ma vi rendete conto?
Ci credo che Gelb sia teso. Questi fanno sul serio, mica come i nostri sindacatuzzi sempre in sciopero che forsechesi forsecheno, suoniamo, non la suoniamo e la fanno col piano, ne suoniamo solo un pezzo...
Se questi decidono di fermare le macchine il Met magari si trova a Natale senza aver tirato su il sipario.

Malatesta, il Benvenuto Cellini lo puoi vedere al "cimmena" martedì sera in diretta dal Coliseum.

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Re: Metterdammerung?

Messaggioda DottorMalatesta » gio 12 giu 2014, 12:34

Maugham ha scritto:Malatesta, il Benvenuto Cellini lo puoi vedere al "cimmena" martedì sera in diretta dal Coliseum.


La piccola Miriam, già in costumino, braccioli e maglietta, ti ringrazia dell´informazione (che rende possibile all´adorato "papi" la partenza per il mare, evitandogli così una trasferta last-minute londinese in compagnia dello zio Alberto, personaggio moralmente discutibilissimo, noto traviatore di molti buoni padri di famiglia :P !)!!!

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Re: Metterdammerung?

Messaggioda mattioli » gio 12 giu 2014, 13:20

per tornare a bomba evitando le derive clownesche di Mattioli


Derive clownesche mi piace un casino! Mi ci ritrovo e straquoto.

Il clown derivato : Nar :
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Re: Metterdammerung?

Messaggioda Maugham » ven 13 giu 2014, 7:06

Ecco la pietra dello scandalo (Skandal!!!!)
E anche un esempio di come dovrebbe essere un'inchiesta giornalistica seria.


Immagine


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