Rivista anch'io martedì.
Vecchia lezione: bisogna sempre rivedere gli spettacoli storici. Intanto perché è andata addirittura meglio che alla prima: Salonen inaggettivabile, Herlitzius travolgente, Meier meno bene vocalmente ma chissenefrega. Della regia di Chéreau ho scoperto nuovi ed entusiasmanti dettagli (diceva Stendhal che il grande artista si vede nell'"infinitamente piccolo").
Non sono d'accordo su Egisto, di cui quasi tutti dicono male. Non mi sembra così cattivo e in ogni caso non peggiore degli Egisti d'uso corrente.
La staticità di Pape dipende forse dal fatto che, di tutti i protagonisti, è l'unico che non fosse anche ad Aix. Però questo Oreste così assente e assorto ha un senso.
Su Mazura e McIntyre non sono d'accordo con il grande Vizza. Rivederli è un'emozione e che i mattatori di due altri capolavori di Chéreau siano presenti nello spettacolo che lo celebra non mi sembra solo giusto, ma anche profondamente commovente. Il teatro è fatto anche di queste cose.
Le ancelle, in effetti, sono assai modeste. Il peggiore di tutti, peraltro, è il servo che chiede i cavalli per portare a Egisto la notizia della morte di Oreste. Alla prima si era strozzato e aveva stonato. Pensavo fosse l'emozione; martedì ha rifatto tutto uguale, quindi gli consiglierei di fare causa a chi gli ha insegnato (?) a cantare.
Ovviamente il fatto che stiamo a spaccare i capelli (e magari pure qualcos'altro) in quattro su queste minuzie è la dimostrazione di quanto immensamente capolavoro sia questo spettacolo, davvero una delle vette della mia vita di operoinomane.
Ciao miao bao
(PS: torno alla vecchia firma cappellonesca perché oggi in un momento di follia degno della povera Lucia mi sono comprato un panama. E chissenefrega me lo dico da solo)