DottorMalatesta ha scritto: E, francamente, a proposito del Rigoletto di Carsen non mi sembra che possa valere l´affermazione di Matteo per cui "se un simbolo non si capisce, vuol dire che non c'è nulla da capire". Qui c´è stato un problema di decodifica del segno/simbolo da parte di... buona parte del pubblico e della critica, non mi sentirei proprio di dire che in quel Rigoletto non ci fosse nulla da capire...
Fortunatamente noi abbiamo il divino che ci assiste ed illumina!!!!
Caro Malatesta, conoscendoti interpreto in maniera scherzosa la conclusione del tuo brillante post.
Ti prego di aggiungere le faccine altrimenti qualche passante potrebbe caricarmi di una responsabilità che non voglio nè che riuscirei a gestire.
Non sto facendo il civettone, credimi.
Scrivo su OD per divertimento e mi sento libero anche di scrivere cretinate.
Sono molti gli spettacoli che non ho capito e non capirò e che ho liquidato in fretta, in alcuni casi anche con arroganza e presunzione.
Tra l'altro la mia scarsa propensione per il pensiero astratto mi mette subito in una posizione di inferiorità di fronte a spettacoli di alto e complesso contenuto simbolico.
Io cerco sempre il plot.
E quel serpente di Beckmesser me lo fa sempre notare. "A volte forzi il dato per far dire a un regista quello che vuoi tu."
Ti fidi di uno come me?
Forse, dico forse, è il caso anche di questo Lohengrin. Lo rivedrò se avrò tempo e voglia. E cercherò di superare l'avversione iniziale.
Questo però non sposta di una virgola quello che Matteo ha scritto e io ho sempre pensato.
Il simbolo deve essere chiaro.
E per chiaro non significa "facile". Ma comprensibile da tutti.
Se io ambiento il Billy Budd in un campo da rugby e gestisco le relazioni di potere e di vessazione e di debolezza tramite le complesse regole del rugby ho scelto un simbolo "facile" (tutti capiscono che si tratta di rugby, basta una palla ovale) ma non ho scelto un simbolo "comprensibile" (in pochi conoscono le regole del rugby e quindi non possono decifrare il mio spettacolo).
In questo Lohengrin il simbolo, anche stando alla recensione da te postata, non mi sembrava così comprensibile da tutti.
Voglio dire, cosa ne sa il wagneriano comune delle gerarchie dei topi da laboratorio?
Nel Rigoletto di Aix mi sembrava tutto invece molto leggibile. Realtà e rappresentazione ormai sono concetti digeriti anche dalle signore che vanno a teatro nella pomeridiana prima della canasta con le amiche.
Inoltre il simbolo bisogna anche saperlo gestire.
Nessuno toglie nulla alla grandezza di Neuenfels, ma se vesti da topi i coristi e le coriste e le fai muovere come in una farsa da teatro-ragazzi e ne sottolinei in maniere evidente l'aspetto buffonesco, non puoi pretendere che il tuo pubblico superi l'aspetto dissacratorio e si soffermi sul messaggio "serio" che, per quanto importante sia, tu regista hai volutamente nascosto dietro la buffonata.
Ritorniamo sempre lì. Sulla gestione dei registri narrativi.
Detto questo magari non ho capito niente di quel Lohengrin e, rivedendolo, lo porterò in palmo di mano.
Forse...
Comunque il bello del dibattito è anche questo no? Altrimenti che palle sentirsi dare sempre ragione....
WSM