Ho notato che non era presente alcun thread dedicato al regista russo che, tra le altre, ha curato la regia della traviata scaligera.
Leggendo la recensione di Pietro, non mi ritrovo nel dire che è in “Khovanschina” e “Macbeth” che Tcherniakov ha dimostrato, "al di là di ogni ragionevole dubbio, che cosa sia la vera destrutturazione".
Questi due (insieme con l'Onegin e il Wozzeck) li ho trovato spettacoli di dirompente forza espressiva ma in cui la vicenda era "la solita", anche se condita con un'abbondante dose di genialità. A vero dire mi ha colpito molto di più il Macbeth che la Khovanschina: ma la mia prospettiva era falsata. Ho visto Khovanschina dopo aver visto il Boris Godunov di Bieito a Monaco, e l'impressione di deja vu che ho avuto vedendo la regia di Tcherrniakov è stata fortissima. Eppure non era Tcherniakov ad aver ripreso Bieito, era Bieito ad aver scopiazzato Tcherniakov!
Per me la vera "destrutturazione" (ossia prendere una vicenda, smontarla in pezzi e rimontarla ricreando una vicenda alternativa, ma affine alla prima per "risonanza emotiva") Tcherniakov l'ha dimostrata altrove: "Don Giovanni", “Dialogues des Carmelites” (cos'è quel finale!), "Trovatore" e persino - ebbene sì - nella Traviata vista ieri (Rouslan e Loudmilla devo purtroppo ancora visionarla). In queste opere non si è limitato ad illustrare la "solita vicenda", ma ha preso (parzialmente o in toto) la storia originale, l'ha smontata (in toto o in parte), e con i pezzi ha creato qualcosa di diverso. Non Traviata un senso di amaro in bocca resta, perché molto è stato quello che ha tolto (la Violetta prostituta e tisica con conseguente, immancabile aspetto di critica sociale), e quello che ha (parzialmente) "riscritto" (la Violetta che, tra nevrosi e psicosi, fermezza e fragilità inscena la propria malattia quale mezzo per ottenere affetto e calore umano) non appare del tutto convincente.
Che dite?
DM