da Marco Ninci » sab 15 mar 2014, 11:01
Caro Francesco, io mi rifiuto assolutamente di essere considerato uno di quei melomani isterici dei quali i forum costituirebbero i luoghi di sfogo. E' una considerazione che offende me e la mia intelligenza. Io ho pensato che fosse stata detta una cosa completamente inesatta e ho ritenuto mio dovere intervenire. Un dovere, non un piacere. Dei venti anni di Muti alla Scala si possono avere le opinioni più diverse; è lecito e non sarò io a contestare un simile diritto. Ma quando uno dice che Muti in quei venti anni ha ridotto la Scala a una dimensione nemmeno provinciale, addirittura paesana, afferma una cosa talmente assurda che non c'è nemmeno da perderci tempo a discuterne. E', oltretutto, un'opinione così sconsideratamente tipica di un fan abbadiano, come tutti sappiamo che Mattioli è, che francamente ci se ne dovrebbe vergognare. Di conseguenza, la diversità, sostanziale, fra me e un simile e detestabile tipo di fanatismo è che io mai e poi mai mi azzarderei fare il tifo a parti inverse. Io non mi sono perso un'opera del periodo di Abbado alla Scala e ben pochi dei suoi concerti. Ho per lui un'ammirazione infinita. E' questo disprezzo che i fan di Abbado hanno per Muti che mi sembra una cosa futile, di infimo livello, rabbiosa. Io ho fatto attività di ricerca e di insegnamento in filosofia antica per quaranta anni alla Normale di Pisa e quindi so bene che cosa sia una scuola, e una scuola di grande livello. Proprio per questo penso che i teatri lirici abbiano un ruolo educativo diverso da quello di una scuola. Io sono abbligato a far conoscere le ricerche più recenti, anche quelle che considero sbagliate. I teatri invece questo obbligo, a mio modesto parere, non ce l'hanno. Hanno invece l'obbligo, in chi li dirige, di proporre una propria visione del mondo, un obbligo che non può essere ridotto alla banale missione di far conoscere tutto ciò che è in giro nel mondo dell'opera e della musica in genere. A parte poi il fatto che qui si parla esclusivamente di messe in scena (non starò a ricordare che con Muti alla Scala sono stati presenti anche Ronconi e Carsen e Strehler e Herzog, non soltanto De Simone e Pizzi). Dal punto di vista musicale molte realizzazioni di Muti sono state da mozzare il fiato, dal Guglielmo Tell, al Rigoletto, alla Donna del Lago, al Nabucco, ai vari Gluck, alla Lodoiska etc. Un'ultima annotazione. Io ho visto dal vivo a Bayreuth l'emozionante Ring di Boulez e Chéreau. Ma l'esperienza musicalmente più grande della mia vita è stato, senza possibili paragoni, il Wagner diretto da Karajan a Salisburgo, con messe in scena tradizionali e il cui sapore era scarso. L'esperienza più grande e, soprattutto, più "innovativa". I "Meistersinger" dell'inizio degli anni Settanta la più grande serata d'opera cui abbia mai assistito. E, se proprio vogliamo spaccare il capello in quattro, il "Quintetto" di quei "Meistersinger" il momento più magico offertomi da un'esecuzione d'opera. Segno che il concetto di "innovazione" non è a senso unico come tanti vorrebbero mediocremente intenderlo.
Cordiali saluti
Marco Ninci