Caro Vittorio,
la constatazione che la varietà è il bello del mondo non mi è mai parsa così vera!
Leggendo le tue considerazioni sulle Elektre che hai citato resto stupefatto per come si possano raccogliere sensazioni così diametralmente opposto dall'ascolto degli stessi dischi.
Su Mitropoulos scrivi (parlando dell'edizione del 50)
VGobbi ha scritto:Di primo acchito ho ammirato assai la direzione pulita, ordinata, il suo tentativo di portare alla normalita' una musica difficilissima, recalcitrante, ingombrante.
Poi parlando dell'edizione del 57 aggiungi:
Qui Mitropoulos mi sembra ancor piu' nitido e calmo dell'altra registrazione,
Di tutte le Elektre che possiedo, quella di Mitropoulos (57) mi pare la più folle, scatenata, orgiastica, paradossale che esista.
Il ritmo corre, l'orchestra furoreggia, tutto scappa come in una forsennata allucinazione.
Persino troppo (no... che dico? troppo no! Va bene così, se si è capaci di farlo e di reggerlo).
E' vero che nell'incisione del 50 l'orchestra è talmente in secondo piano (a livello di incisione) che può sembrare più sobria ... e forse lo è.
Ed è anche vero che l'orchestra del Maggio non ha niente a che spartire con i Wiener.
Però resto di stucco a constatare che ad altri ascoltatori Mitropoulos dà l'idea di pulizia e nitore...
Sui cantanti, la Klytemmestra della Modl e' sensazionale, capace di rendere il suo personaggio rabbrividente. E poi la sua dizione e' qualcosa che resta al di fuori dell'ordinario.
Qui invece siamo d'accordo.
Raramente ho sentito pronunciare con chiarezza una cantante come la Modl.
Questo è tutto merito della particolare tecnica di fonazione di cui si era dotata la Moedl e anche del suo coraggio di "svelare" i colori vocalici fino all'apertura dei suoni. Fu una delle cantanti rivoluzionarie della sua epoca, in questo senso, e certe sue interpretazioni (fra cui Clitennestra) sono tuttora un modello.
Mentre gradirei capire il perche' al Marazzo non gradisce la Konetzni,
La Konetzni (Anny, non la sorella Hilde) fu un glorioso soprano degli anni 30, esiste persino l'incisione dei suoi Vespri Siciliani.
Qui a me pare assolutamente distrutta.. e soprattutto di Elektra non ha più il registro acuto.
Non è un mio punto di vista: come sicuramente hai notato, taglia tutti e due i do sopracuti scritti per il personaggio... ma addirittura è ridotta ad accennare persino i si bemolle.
Ora... Elektra vive di sparate all'acuto, senza le quali non so cosa resta...
Qualche bel fraseggio al centro... ma sempre a corto di fiato e proiezione.
Tutto mi pare vecchio e rancido in lei: al suo fianco invece giganteggia una Clitennestra di 37 anni, al massimo della voce e della sensualità.
Insomma... non mi convince.
Veniamo alla Madeira:
Gradevolissima sorpresa e' stata la Klytamnestra della Madeira. Artista che avevo gia' avuto modo di conoscere in Wagner, in questa parte piace anzi tutto per la capacita' di rendere il personaggio meno odioso, direi quasi compassionevole ..., il tentativo di recuperare invano il rapporto con la figlia ed infine il perfetto aplomb nel dominare la parte spesse volte affidato al parlato.
Anche tu con questa storia del "parlato"!!!
Nessuna delle grandi interpreti che abbiamo nominato fino ad ora HA MAI PARLATO NELLA PARTE.
Però è vero che, rispetto agli esempi proposti da Walpurgys, la Madeira possa essere giudicata più "vocalista".
E' infatti copertissima, oscuratissima, proiettatissima al modo "americano" di cui parlavamo a proposito della Steber, un po' monocorde e troppo sopra le righe ma comunque avvincente.
La sua Clitennestra fu, per qualche anno, molto celebre e divulgata: ne fu quasi l'interprete ufficiale fra il 55 e il 65.
In effetti è brava, regale e dolorosa; non è la Moedl, non è la Varnay, ma il suo spazio nella storia del personaggio se l'è ricavato.
Ce ne sarebbe un'altra di Elektra che mi piacerebbe ascoltare, ovverossia quella diretta da Beecham con la Schluter ma sopra tutto la presenza della Hongen nei panni di Klytemnestra. Qualcuno la conosce?
Certo che la conosco!
La Schluter è messa molto male (non quanto la Konetzni...), ma il disco ci consegna l'unica Crisotemide della Welitsch e, appunto, la Hoengen come Clitennestra.
Ti consiglio di ascoltare senz'altro il disco; dovremmo assolutamente parlarne, perché apre un ulteriore spaccato nella storia del personaggio.
La Hoengen infatti era l'ultima erede (insieme alla Klose e poche altre) del contralto "mitologico" da cui l'opera aveva preso le mosse.
Anche senza contare la Schumann Heink, si può dire che le varie Arndt-Ober, Bahr-Mildenburg, Matzenauer (di cui nulla ci resta in questo ruolo) inaugurarono la scuola che - appunto - arrivò fino alla Klose e alla Hoengen.
E' quindi interessante sentire questa artista, anche in prospettiva "storica".
Sentila, e dicci cosa ne pensi.
Salutoni
Mat