La "Rossini renaissance"

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Re: La "Rossini renaissance"

Messaggioda VGobbi » ven 14 feb 2014, 20:59

Oppure e' questo ... Ivan Petrov ... che imponenza ...

Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: La "Rossini renaissance"

Messaggioda DottorMalatesta » ven 14 feb 2014, 21:05

Caro Vit, Mimì ti avrebbe detto "hai sbagliato il raffronto"... :mrgreen:

Qui stiamo parlando di Rossini. : Chessygrin :

Però in omaggio alla tua passione per i grandi russi, béccati nella Calunnia Reizen



e Chaliapine come Don basilio



Soddisfatto?

Ciao!

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Re: La "Rossini renaissance"

Messaggioda VGobbi » ven 14 feb 2014, 21:23

DottorMalatesta ha scritto:Caro Vit, Mimì ti avrebbe detto "hai sbagliato il raffronto"... :mrgreen:

No no ... non ho sbagliato, ma era per aprire una piccola parentesi ad una precisa richiesta di Michele, in cui Pietro aveva risposto lacononicamente con un link da wikipedia!!!
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Re: La "Rossini renaissance"

Messaggioda Luca » ven 14 feb 2014, 23:12

Quanto agli Almaviva proposti: è chiaro che Blake supera tutti, ma è meno giovanile e fantasioso di un Florez di qualche anno dopo. Circa Alva: è vero che il "Cessa di più resistere" era quanto di più lontano dalle sue corde, per la sua vocalizzazione. Nella Cenerentola di Abbado però canta il "Si ritrovarla io giuro" che è un brano molto arduo e lo canta come sappiamo (e cioè... MALE diceva Salce ne "I Malalingua" nota trasmissione radiofonica a carattere satirico in voga negli anni '70).
Ma non so poi Francesco dove vedi il lato interessante nell'esecuzione di Gedda: tu parli di perplessità sulla vocalizzazione, ma io allargherei il discorso anche a certi suoni davvero bruttarelli in fascia bassa e poi ad un timbro grigiastro e ad un andamento che non è per nulla gioioso e trascinante. A me Gedda non ha mai fatto impazzire: si aveva un registro acuto esteso, ma poi??? So che molti lo considerano quasi una sorta di Messia, ma per me lo è ...rovesciato. Davanti a Gedda e ad Alva mi tengo - prima di arrivare ai vari Blake, Merritt, Florez, Matteuzzi - il buon Valletti (ma anche Monti, Lazzari) che avrà avuto anche le agilità pesanti, ma torno a dire un pioniere al pari di una Callas che nell'Armida fiorentina del '52 ci fece ascoltare i prodigi del Rossini grintoso e virtuoso.
Manca però all'appello un Merritt: esiste una sua incisione del "Cessa di più resistere" ? Come altro tenore rossiniano vale citare anche Benelli: anch'egli molto più meritevole di Gedda e Alva.

Saluti, Luca.
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Re: La "Rossini renaissance"

Messaggioda DottorMalatesta » dom 16 feb 2014, 16:35

Luca ha scritto:
Ma non so poi Francesco dove vedi il lato interessante nell'esecuzione di Gedda: tu parli di perplessità sulla vocalizzazione, ma io allargherei il discorso anche a certi suoni davvero bruttarelli in fascia bassa e poi ad un timbro grigiastro e ad un andamento che non è per nulla gioioso e trascinante. A me Gedda non ha mai fatto impazzire: si aveva un registro acuto esteso, ma poi??? So che molti lo considerano quasi una sorta di Messia, ma per me lo è ...rovesciato. Davanti a Gedda e ad Alva mi tengo - prima di arrivare ai vari Blake, Merritt, Florez, Matteuzzi - il buon Valletti (ma anche Monti, Lazzari) che avrà avuto anche le agilità pesanti, ma torno a dire un pioniere al pari di una Callas che nell'Armida fiorentina del '52 ci fece ascoltare i prodigi del Rossini grintoso e virtuoso.
Manca però all'appello un Merritt: esiste una sua incisione del "Cessa di più resistere" ? Come altro tenore rossiniano vale citare anche Benelli: anch'egli molto più meritevole di Gedda e Alva.

Saluti, Luca.


Ho scritto interessante, perchè rispetto ai suoi predecessori l'aspetto davvero innovativo di Gedda come Almaviva è l'aver ricondotto il personaggio a grande di Spagna, a personaggio nobile, eroico (come ben sappiamo Almaviva fu creato da Manuel Garcia padre). E a mio parere è l'unico, insieme a Blake, a rendere questi aspetti.
Eppure per l'epoca ascoltare Gedda come Almaviva doveva apparire una scelta quantomeno insolita (non ho bisogno certo di ricordare quali erano i ruoli che affrontava abitualmente Gedda....).
Buona domenica!
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Re: La "Rossini renaissance"

Messaggioda Rodrigo » lun 17 feb 2014, 16:52

Al gran cimento t’affretta ardito ovvero verso la (ri)nascita di una vocalità
Eccomi alla terza e ultima tappa della riflessione sulla vocalità tenorile alle prese con le partiture rossiniane.
Le riprese sempre più frequenti di titoli seri a partire dagli anni ’50 in poi avevano posto in luce come il bagaglio tecnico ed espressivo comune agli interpreti che si dedicavano al Rossini buffo risultasse insufficiente per una resa adeguata dei ruoli drammatici. Voci e moduli che avevano permesso di restituire con esiti talora anche più che buoni i personaggi tenorili delle opere buffe - per le quali la prassi esecutiva non si era mai del tutto estinta, per quanto al prezzo di adattamenti alle volte anche pesanti – non riscuotevano pari esito alle prese con scritture pensate per Nozzari, David e gli altri creatori dei ruoli drammatici.
Non è che il problema sfuggisse agli artefici delle riesumazioni novecentesche. Come abbiamo visto un primo tentativo di risposta era stato quello di scritturare tenori che praticavano il melodramma ottocentesco più esigente quanto a registro acuto. L’idea era di impiegare in Rossini chi aveva in repertorio Arturo, Edgardo, Fernando o magari Manrico ed Arrigo. In fondo era lo stesso criterio che, almeno dai tempi di Tamagno e poi di Lauri Volpi, si seguiva per Arnoldo! Da questa idea nascono Filippeschi e Raimondi in Armida (il secondo fu anche Idreno), Grilli in Elisabetta, Garaventa in Mose’, Limarilli in Zelmira, Bonisolli nella Donna del Lago. Il più delle volte questo tentativo, anche facendo la tara alla coloratura rudimentale ed all’applicazione di stilemi impropri, non diede risultati memorabili, pero’ coglieva nel segno nel reclamare un vigore e un fraseggio più incisivo di quanto potevano garantire i tenori provenienti dalla fila del repertorio di grazia.
La prova in negativo può essere data dalla Donna del Lago RAI in cui a un Bonisolli “fuori stile” per quanto vigoroso e con gli acuti a posto, si contrappone un Bottazzo più elegante ma, almeno per me, decisamente “fuori genere”, che sposta il suo personaggio verso orizzonti che rammmentano… la Gazza Ladra. Allo stesso modo, anzi per mio conto ancora più severamente, è da valutare l’esito di un tenore leggero come John Serge -per giunta decisamente corto – nella celeberrima Semiramide Sutherland-Horne. Senza giri di parole il cantante va letteralmente a picco, e si noti che Idreno pone problemi decisamente meno ardui rispetto ai ruoli tenorili napoletani.
Uno tra gli esiti più interessanti di questa particolare temperia è l’incisione in studio dell’Otello del 1978. Notevole la cura per una proposta integrale della partitura (sia pure senza da capo variati), buona la concertazione di Lopez-Cobos che coglie perfettamente la cifra neoclassica della partitura (un bel passo avanti rispetto a Previtali). Sul piano vocale abbiamo lo specchio di un’epoca: alla Desdemona eccellente della Von Stade – a cui al massimo si potrebbe muovere l’appunto di gestire meglio i momenti elegiaci di quelli tragici - si contrappongono nei ruoli di Otello e Rodrigo Josè Carreras e Salvatore Fisichella. Se la scelta di Fisichella – a mio viso decisamente positiva nel risultato - rispecchia in pieno la prassi di “cercare” il tenore da opera seria tra le fila dei tenori “con il do in tasca”, Carreras è una decisione epocale. Una scelta che manifesta, se non sbaglio, la prima compiuta differenziazione tra un ruolo Nozzari e un ruolo David. Con il tenore spagnolo sentiamo una cavatina con le note centrali e gravi della linea melodica dotate della giusta risonanza e del pari un’adeguata differenziazione nell'impasto vocale rispetto a Rodrigo nei duetti con il timbro argentino di Fisichella. Memorabile, poi, il lungo recitativo accompagnato che introduce la scena di Desdemona del III atto. Insomma il primo moro decisamente tragico, soprattutto tenendo conto che lo specialista del ruolo nel decennio precedente era stato Lazzari! Certo, a fronte di questi “più” stanno anche i “meno” di una coloritura nemmeno paragonabile agli interpreti successivi e di un registro acuto che, pur trattandosi di un Carreras giovane, ben poco ha a che vedere con l’ortodossia vocalistica. E tuttavia, tenendo conto che anni prima aveva inciso anche Elisabetta regina d’inghileterra con la Caballé, ci si potrebbe domandare se la svolta verso il repertorio verdiano e post verdiano sia stata del tutto avveduta per il tenore.
Con l’analisi sempre più attenta delle ragioni teatrali dei ruoli tenorili rossiniani - di cui le esigenze musicali sono a mio viso una traduzione niente affatto casuale o, come pensava la critica meno recente, votata al mero edonismo canoro - i tempi erano maturi per una rinnovata aderenza stilistica e per la nascita di interpreti dotati, oltre che di congrui strumenti interpretativi, anche di personalità tale da imporre i loro personaggi come protagonisti di importanza pari ai ruoli assegnati alle voci femminili (compresi quelli en travesti). La scuola americana, ritengo, non nasce dunque dal caso o nel deserto ma si pone come la risposta ad oggi più efficiente e completa ad un lungo processo di maturazione e di ricerca di soluzioni congrue ad una drammaturgia via via meglio compresa.




Ultima modifica di Rodrigo il lun 17 feb 2014, 21:24, modificato 4 volte in totale.
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Re: La "Rossini renaissance"

Messaggioda DottorMalatesta » lun 17 feb 2014, 18:02

Non so davvero come complimentarmi con Rodrigo per l´eccellente excursus lungo un secolo e più di canto tenorile rossiniano!
Molto interessante il tuo soffermarti sull´incisione di Otello PHILIPS, e sulla vocalitá di Carreras. Tenore che, lo sanno tutti, amo in modo particolare. 8) Tuttavia mi domando se la sua vocalitá “aperta” e “distefanesca” non avrebbe alla fin fine accelerato ulteriormente il declino di Carreras. Anche a non parlare delle agilitá che pure, e il brano che hai postato lo dimostra chiaramente, c´erano (almeno in potenza…).
E quale, a tuo parere, il primo Almaviva che si sia sottratto al “tipo” dell´amoroso un po´ esangue (stile Alva, Monti, Florez, etc….)? Io pensavo a Gedda (con Levine). Oppure il remoto Jadlowker (di cui però abbiamo solo qualche brano, non l´opera completa)…
Concordi?
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Re: La "Rossini renaissance"

Messaggioda DottorMalatesta » gio 20 feb 2014, 14:34

Segnalo che l´Elisabetta regina d’inghileterra incisa per la PHILIPS con Carreras e la Caballé, introvabile negli ultimi anni (ero letteralmente impazzito per trovarla!) è disponibile su Spotify, insieme alla piú recente incisioner per Opera Rara.

Ciao!

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Re: La "Rossini renaissance"

Messaggioda michele cesareo » gio 20 feb 2014, 21:49

Caro Francesco, per me Spotofy è come Bucefalo. Non riesco ad imbrigliarlo !

Stimolato dalle vostre segnalazioni, l'ho reinserito per la quarta volta. Navigazione ancora problematica .
Ma non mollo, quant'è vera ha Regina d'Inghilterra. ( questo vale ancora anche per questo nostro Dedalo... Ma voglio arrivarci da solo...!!
Grazie e ciao,
Michele
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Re: La "Rossini renaissance"

Messaggioda Rodrigo » ven 21 feb 2014, 1:10

DottorMalatesta ha scritto:E quale, a tuo parere, il primo Almaviva che si sia sottratto al “tipo” dell´amoroso un po´ esangue (stile Alva, Monti, Florez, etc….)? Io pensavo a Gedda (con Levine). Oppure il remoto Jadlowker (di cui però abbiamo solo qualche brano, non l´opera completa)…
Concordi?
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Almaviva è, credo, uno dei personaggi operistici meglio documentati dalla discografia, difficle orientarsi! E' un fatto che la stragrande maggioranza dei cantanti che l'hanno inciso (anche in singoli brani) appartengono alla categoria dei tenori di grazia. Gedda, se accettiamo la distinzione che ho proposto è un tenore da Puritani (come lo si intendeva negli anni 60) spostato su un ruolo rossiniano buffo. Certo l'idea sulla carta era interessante, nei fatti non mi esalta. E' vero che in qualche modo rende più araldico e più virile il personaggio, ma la natura del cantante non restituisce la componente amorosa del Conte (componente che al netto di svenevolezze inopportune indubbiamente è presente nella partitura) e non si distingue per una coloratura fosforescente. E' lo stesso motivo, in fondo, per il quale non mi entusiasma un Kraus nel ruolo.
Certo si potrebbe dire che per motivi squisitamente timbrici la componente sensuale faceva un po' difetto anche a Blake che pero' ha genialmente reinventato (anche scenicamente) il ruolo di Almaviva e rendeva ben altrimenti la scrittura virtuosistica pensata da Rossini.
Jadlowker è timbricamente spiazzante e sorprendente nelle agilità, però il gusto è per me non freschissimo (certi portamenti...).
Saluti
Rodrigo
 
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Re: La "Rossini renaissance"

Messaggioda DottorMalatesta » ven 21 feb 2014, 11:18

Caro Rodrigo,
sono in sostanza d´accordo con te. Non conosco l´Almaviva di Kraus, ma vedró di colmare la lacuna. Grazie della segnalazione! Quanto a Jadlowker, concordo con te in fatto di gusto. Però siamo in anni davvero lontanissimi. Peraltro, come ben sai, era un tenore che aveva in repertorio Wagner e Verdi e Strauss (che scrisse per lui la massacrante parte di Bacchus nell´Ariadne), ed è quindi logica conseguenza che affrontasse il ruolo di Almaviva con maggiore “energia”.
Sono d´accordo anche su Blake il cui conte Almaviva (e anche, e forse soprattutto, il Comte Ory) amo a volte definire... conte Dracula! :mrgreen:
DM

P.S.: a Michele. Trovati un giovane esperto di computer che ti fornisca la spada onde troncare il nodo gorgiano di Spotify! : Thumbup : Ne vale davvero la pena! Su Spotify c´è davvero un´ampia offerta di musica, e si trovano delle incisioni altrimenti impossibili da reperire in CD. E il tutto a poco meno di 10 euro al mese! Alla fine il vantaggio anche economico c´è ed è notevole.
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Re: La "Rossini renaissance"

Messaggioda michele cesareo » ven 21 feb 2014, 20:02

Grazie mille per SPOTIFY.
Cari saluti
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Re: La "Rossini renaissance"

Messaggioda DottorMalatesta » dom 23 feb 2014, 23:23

Riprendo qui alcune considerazioni di Luca

Ringrazio Rodrigo perché è molto illuminante, anche se, per gusti molto personali, non porterei mai in trionfo Carreras. Ma non è questo che mi interessa più di tanto. Credo che ci siano invece 2 punti da sottolineare a livello storico-esecutivo:

1. Non mi pare di aver letto nel testo accanto ai nomi che hanno interpretato il Conte la registrazione (e quindi la prova) di G. Di Stefano del 1950 (quindi nell'epoca aurea), tenore che non era certo timbricamente associabile ai Monti, Valletti, Alva, Lazzari,ecc. Celletti - e qui porto un esempio - nonostante la nota antipatia e stroncature frequenti all'indirizzo di questo cantante, non esita a ritenerlo (salvo qua e la qualche limite) un Grande di Spagna (cf. Il teatro d'opera in disco, Rizzoli, Milano 1976, p. 703, riferendosi ad un'edizione data al MET con Lily Pons e Valdengo nel 1950 diretta da Erede, ma so che ce n'è anche un'altra con la Simionato. E sì che Di Stefano cantava anche Nemorino, alla verista forse, ma gli sottraeva certa zuccherosità che gli proveniva da tutta una linea di cantanti che conosciamo. C'è da dire che un grande assente nell'area rossiniana è stato Gigli che avrebbe potuto, a mio avviso, fare cose grandi. non lo amo alla follia, anzi.... però.... chissà che ci avrebbe offerto...

2. Quanto a J. Serge, Idreno dell'edizione di Semiramide Sutherland-Horne è giusto dire che 'non si comporta bene', ma c'è anche da osservare che Bonynge taglia la prima aria-cabaletta di questo personaggio ("Ah dov'è il cimento") e che essa figura, invece, in un'edizione live data a Londra nel 1969 con la stessa coppia di belcantiste e Vrenios (Raoul dei suoi Ugonotti!) come Idreno. Mentre un altro live romano (orch. RAI) di un anno prima con la Sutherland della stessa opera (con la Sinclair al posto della Horne) vede Garaventa come Idreno e anche qui l'aria-cabaletta è tagliata.

Grazie ancora a Rodrigo e saluti domenicali.
Luca


Ascoltate Di Stefano (edizione con Valdengo e la Pons):





a confronto con Monti (nel 1954, direttore Giulini)



In effetti è chiaro quale dei due è un Grande di Spagna!

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