da DottorMalatesta » ven 10 gen 2014, 21:38
In effetti trovo che Van Dam sia un Amfortas semplicemente gigantesco. E questo perché, riprendendo il bel pezzo di Pietro sul Tristan, la sua è una malattia esistenziale, una malattia interiore, un male di vivere che corrode dall'interno, che svuota. E' un Amfortas che non grida mai il proprio dolore, eppure riesce ad essere il più angosciante ed angosciato custode del Graal dell'intera discografia. E forse il più moderno in assoluto.
E, accanto alla direzione di Karajan che, ripeto, trovo sconvolgente, non dimenticherei il Gurnemanz di Moll. Il lungo racconto di Gurnemanz rischia sempre di provocare degli sbadigli irresistibili (un po' come quell'altra palla colossale che è il monologo di Marke). Con Karajan la bocca è sì aperta, ma per lo stupore. Sembra di assistere ad una magia, ad un incantesimo, ad una stregoneria. Un'orchestrazione che ha la trasparenza del cristallo, e un canto sussurrato, sfumato, coloratissimo. Magia.
DM
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto