mattioli ha scritto:Caro teo.emme, ci stupiamo di te (non è un plurale majestatis, credo solo di interpretare l'opinione generale)
!
Celletti adorava Meyerbeer! Tutti i divi e divastri a 78 giri hanno riempito valanghe di padelloni con le sue arie! E la ragione per la quale Meyerbeer non si può fare è naturalmente perché non ci sono più le voci una volta! Altrimenti gli Ugonotti ce li spareremmo tutte le sere per endovena!
Mi stai tralignando dalla linea
!
Beh, io proprio non lo adoro, come non adoro Massenet, Gounod, Thomas, Delibes...anzi, fosse per me la loro produzione in blocco avrebbe la stessa sorte de "I Goti" di Gobatti...
mattioli ha scritto:Entrando nello specifico, però, non dovresti mettere tutto nello stesso mazzo. Crociato e Margherita d'Anjou sono ricalchi rossiniani del giovin signore Meyerbeer in grand tour italiano, la seconda in effetti tremenda, il primo, IMHO, non poi così trascurabile (ma ho perso - naturalmente - gli atti di un convegno sui rapporti/confronti Rossini/Meyerbeer).
Certo è un altro Meyerbeer, pre grand-opéra, ma comunque per dimensioni e sforzo (non ancora sfarzo) a certa sua produzione è prodromica: concordo sulla superiorità del Crociato rispetto alla Margherita...ma rimaniamo ancora saldamente ancorati al Rossini napoletano in versione normalizzata e conservatrice. Non trascurabile ovvio, ma non riesce ad emozionarmi più di tanto, perché 4 ore di volatine, cabalette di delirante (e inutile) difficoltà, cadenze, trilli etc...sono dure da digerire pure con Semiramide (quella di Rossini), figuriamoci con un acerbo Meyerbeer. Per non parlare dell'Esule di Granata e Gli amori di Teodolinda...
mattioli ha scritto:Dinorah e L'étoile du Nord sono opéra-comique e francamente neanch'io riesco a farmele piacere (però non capisco l'accenno dublinese per Dinorah, ambientata durante un "pardon" bretone: forse la comune origine celtica
).
Nell'ultimo racconto di "Gente di Dublino", intitolato "I morti", tra gli argomenti di conversazione a cena durante il ballo annuale delle signorine Morkan, vi è l'opera lirica e i bei tempi di quando le grandi compagnie italiane frequentavano Dublino. Uno dei commensali - non ricordo il nome, chiedo venia - si lamenta del fatto che opere come Lucrezia Borgia e Dinorah non venissero più eseguite perché...non vi erano più voci che le sapessero cantare. Mi ha sempre incuriosito, dunque, quest'opera a me allora sconosciuta e presa a paradigma di difficoltà esecutive... Purtroppo la curiosità letteraria è divenuta una certezza d'ascolto...
mattioli ha scritto:Però, dai, Robert, Ugonotti, Profeta e Africana sono pietre miliari. Forse non della storia della musica, ma di quella dello spettacolo e dell'opera senz'altro sì. Poi forse hai ragione sul fatto che Meyerbeer non sia, alla fine, un grande musicista (per quel poco che vuol dire): Halévy è certamente superiore. Sempre IMHO, ovvio.
E comunque Tu m'insegni che le opere vanno fatte per il loro valore e la loro importanza storica, quindi sarai soddisfatto della Grand-Opéra-renaissance in corso. Le cui motivazioni (ancora nessuno ne ha parlato) sono anche e forse soprattutto politiche...
Non nego affatto l'importanza e il valore di Meyerbeer, se non altro storica, solo che - personalmente - fatico a digerire il genere. Ugonotti, Profeta, Africana hanno un certo fascino d'eccesso (Robert, invece, proprio non lo reggo...a partire dal grottesco ricorso al soprannaturale) ed è sacrosanto rappresentarli - possibilmente con un certo criterio almeno di stile e completezza (viste le effettive difficoltà nel trovare cast adeguati: perché si tratta di opere difficile e lunghe).