Che diciamo di Meyerbeer?

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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda VGobbi » lun 18 nov 2013, 20:31

DottorMalatesta ha scritto:Che mi dite del video del Robert le diable con la regia di Pelly? In questi giorni sto ascoltdno l'audio: Oren dirige con una mazza da baseball al posto della bacchetta, e gli elementi del cast sono decisamente al limite delle proprie forze...

Scusa Malatesta, ma se hai il video, perché non te lo guardi invece che ascoltare solo l'audio?

A me personalmente, nonostante Oren (di cui confesso non mi dispiacque, ma tenete presente che essendo un lavoro poco conosciuto e rappresentato e quindi con nessuna o quasi nessuna pietra di paragone, risulta difficile stabilire la bravura e bellezza di una direzione), questo spettacolo mi garbo' tantissimo sopra tutto per tre elementi : Hymel, Ciofi e Pelly.

Mi piacerebbe tantissimo capire come mai molti l'hanno considerato pessimo.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda DottorMalatesta » lun 18 nov 2013, 21:08

VGobbi ha scritto:
DottorMalatesta ha scritto:Che mi dite del video del Robert le diable con la regia di Pelly? In questi giorni sto ascoltdno l'audio: Oren dirige con una mazza da baseball al posto della bacchetta, e gli elementi del cast sono decisamente al limite delle proprie forze...

Scusa Malatesta, ma se hai il video, perché non te lo guardi invece che ascoltare solo l'audio?


Il video non ce l'ho, altrimenti l'avrei guardato! :P
Volevo solo raccogliere qualche punto di vista prima di decidermi per un eventuale acquisto! :mrgreen:
Ciao!
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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda Rodrigo » lun 18 nov 2013, 23:39

pbagnoli ha scritto:Quello che tu dici è interessante perché è un problema su cui si avvitano molte delle nostre discussioni: meglio un'edizione fondamentalmente corretta che ci dia una visione d'insieme di tutto il problema; o un'edizione magari monca in alcuni aspetti, ma che ne presenti uno assolutamente esaltante?


Io farei qualche distingo. Premesso che nessuna opera è un one-man-show, è pur vero che ci sono partitura incentrate indiscutibilmente su un personaggio, ad es. Armida, Norma, Traviata, Simone, Otello, per certi versi anche Macbeth e Lucia. E poi ci sono opere con un carattere più collettivo, ad es. Don Pasquale, Tell, Puritani, Forza, Vespri, Don Carlo.
Per le prime se il/la protagonista è superlativo/a si può - ritengo - chiudere un occhio rispetto al resto (entro certi limiti beninteso). Per la seconda categoria, viceversa, penso che assume maggior importanza un livello qualitativo magari privo di eccezionalità ma che garantisce una gestione equilibrata dell'assieme.
A mio moto di vedere il grand-opera rientra decisamente nel secondo gruppo, quindi è forse preferibile puntare a un cast mediamente buono anche senza vette stratosferiche.
Saluti.
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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda mattioli » mar 19 nov 2013, 0:59

Beck, per cominciare:

il quadro generale in Meyerbeer è dato proprio da quelle apparenti divagazioni musicali che di solito venivano tagliate, e che se mantenute e (soprattutto) ben indagate e valorizzate creano quel “tempo” della narrazione (in sé e nella percezione dell’ascoltatore) che rende verosimili le azioni dei personaggi. Senza quel “tempo”, davvero tutto sembra “effetti senza causa”.


Molto acuto e verissimo. Per questo i tagli massicci in Meyerbeer danno così fastidio. Non solo perché distruggono l'architettura dell'opera, ma soprattutto perché ne snaturano la drammaturgia. Il Meyerbeer "verdizzato" (tipo Ugonotti di Gavazzeni) cambia la drammaturgia, che in Verdi tende alla concentrazione, in Meyerbeer (volutamente) alla dispersione.

Sul fatto che si parta sempre dall'intuizione di un fuoriclasse, sono d'accordissimo; che la Callas fosse una Bolena stratosferica, ovviamente anche; che quelle rappresentazioni dessero un quadro attendibile di Anna Bolena come opera, un filo meno...


Anche su questo sono d'accordo. A patto, però, di considerare il rovescio della medaglia. Se non ci fosse stata la Bolena della Callas non ci sarebbe stata alcuna possibilità di arrivare poi a versioni "attendibili" dell'opera, concesso e non dato poi che ce ne sia mai stata una...

voterei per un ascolto integrale del Siegfried di Muti della Scala


E inginocchiato sui ceci! E obbligato a leggere le giaculatorie di Isotta!
Come diceva Fantozzi: com'è umano lei!

Ora Vit:

Mi piacerebbe tantissimo capire come mai molti l'hanno considerato pessimo.


A me non piacque affatto

Infine Rodrigo:

A mio moto di vedere il grand-opera rientra decisamente nel secondo gruppo, quindi è forse preferibile puntare a un cast mediamente buono anche senza vette stratosferiche.


Però il problema del Grand Opéra è appunto quello di essere smisurato in tutto, anche a quello che si chiede ai suoi protagonisti, sia in termini strettamente vocali che di personalità. E' un teatro programmaticamente smodato, di cui difficilmente un cast "mediamente buono" può restituire l'eccezionalità. L'alternativa oggi praticabile è che i "mediamente buoni" siano presi per mano da un grande direttore e da un grande regista...

Buonanotte

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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda Maugham » mar 19 nov 2013, 9:34

beckmesser ha scritto:
Per Prophete, la Horne (ma il live con Gedda della Mito, giammai l'incisione).



Scusa, perchè l'incisione in studio no?
Certo, è tagliata -ma non troppissimo- e mi sembra dia un'idea abbastanza buona dell'opera.
Tra l'altro McCraken a me piace molto.
La direzione è un po' mollacciona ma si è sentito (in questo repertorio) di peggio. Vedi Oren nel recente diable londinese.
Forse perchè è stato il mio primo ingresso nel grand-opéra....
WSM
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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda mattioli » mar 19 nov 2013, 11:48

Nel Prophète Gedda sta a McCracken come Rembrandt a Teomondo Scrofalo (cfr. "Drive in", la mia vera scuola di formazione).
Oppure come Maugham a me.
Non c'è gara, insomma.
E poi, Divino, mi stupisco di te, a dire certe cose. Non resta dunque nulla del cellettiano d'antan?
Buona giornata (qui piove e c'è lo sparatore in giro con una sporta di bombe a mano, direi l'ideale...)

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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda Maugham » mar 19 nov 2013, 12:00

mattioli ha scritto:Nel Prophète Gedda sta a McCracken come Rembrandt a Teomondo Scrofalo (cfr. "Drive in", la mia vera scuola di formazione).
Oppure come Maugham a me.
Non c'è gara, insomma.
E poi, Divino, mi stupisco di te, a dire certe cose. Non resta dunque nulla del cellettiano d'antan?
Buona giornata (qui piove e c'è lo sparatore in giro con una sporta di bombe a mano, direi l'ideale...)

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Immagino -da quanto scrivi- che tu, Alberto da Paris : King : non ascolti da un bel po' questo Prophéte.
Io l'ho riascoltato. :shock:
E devo dire che: o un folletto ha cambiato il CD. Oppure sono cambiato io. All'epoca mi annoiai. Adesso mi sono divertito.
Per me McCracken è bravo nel rendere l'indole fragile, nevrotica, da imaturo (e un po' mammone) preso in giochi più grandi di lui propria di questo Jean de Leyde.
Inoltre non facevo nessun paragone con Gedda che tra l'altro, lo ammetto, non ascolto, lui sì, da una ventina d'anni. Celletti, mi sembra di ricordare, salva McCracken per il rotto della cuffia, ma lo salva.
Inoltre la Scotto è bravissima (vero, strillacchia il do della sua aria del quarto), e quando a Berthe le prende la botta di Giovanna d'Arco, be', la Scotto è magnifica. Tutta ardore missionario e salvifico.
Così come lo è la Horne nel primo atto. Autentica suocera petulante che si inserisce nei discorsi della futura nuora sottolineando, rimarcando, facendo l'eco... :D
Sto per prendere l'aereo.
Stai chiuso in casa e non fare l'eroe.
Saluta le gatte.
Il
Vostro Teomondo.
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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda mattioli » mar 19 nov 2013, 12:09

Immagini bene: quel Prophète non lo ascolto almeno da 25 anni.
E hai ragione: tempora mutantur, nos et mutamur in illis (citazione probabilmente sbagliata - vado a memoria -, ma spero di stanare teo.emme). Però la verifica è impossibile perché non so nemmeno dove sia, quel Prophète.
Gedda, invece, alla Rai me lo ricordo bene: forse non troppo personaggio e mancante del quid popolano-barricadero che Jean deve avere, ma singolarmente interiorizzato pudico oltre che cantante divinamente.
Non per farmi i cavoli tuoi (anzi, sì), ma: dove vai?
Le ragatte ricambiano i saluti allo zio bolscevico.
Buon viaggio

AM aka : Chef : oppure : Cowboy :

PS. adesso esco per fare la spesa: sarà pericoloso?
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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda pbagnoli » mar 19 nov 2013, 15:18

beckmesser ha scritto:

Vedremo... Si riunirà il Gran Consiglio di Operadisc per decidere la penitenza che dovrai sostenere per averla: personalmente, voterei per un ascolto integrale del Siegfried di Muti della Scala; ovviamente video, dato che la messinscena di Engel era essenziale per capire la portata storica di quell'allestimento...

Saluti,

Beck

In quanto medico - prima ancora che co-amministratore e fondatore - di Operadisc, sono totalmente contrario a qualunque forma di tortura su esseri viventi.
Beck!
Mi meraviglio di te! : Andry : : Andry : : Andry :
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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda teo.emme » mar 19 nov 2013, 16:02

Io con Meyerbeer ci ho provato. Agli esordi (come ascoltatore) l'idea del grand-opéra mi affascinava e il suo autore principe per me era un mito ancora sconosciuto. Poi, purtroppo, l'ho iniziato a conoscere, e la ricchezza delle aspettative si è scontrata con l'amara realtà del Crociato in Egitto e Dinorah. Il primo portato faticosamente a termine e risultato una indigesta ribollitura di Rossini, ma resa più convenzionale e preda dell'eccesso virtuosistico, la seconda acquistata su suggestioni letterarie (il Joyce dei Dubliners) e provvidenzialmente scordata dopo un primo incredulo ascolto (come si facciano a riempire più di 3 ore con musica di quel genere mi parve davvero un mistero..e uno spreco). Ci riprovai anni dopo, sbagliando tutto naturalmente e approdando all'Etoile du Nord, al cui confronto Dinorah divenne subito il Tristan. Passai allora al suo capolavoro: Huguenots. Edizione DECCA (non integrale, dato che Bonynge pasticcia alquanto col finale II, ballabili e varie altre cosette) ed edizione ERATO (completa stavolta): l'impressione fu quella di piacevoli macchine da spettacolo, da prendere così come sono. Concordo pienamente con chi mi ha preceduto (anche con Mattioli, guarda un po') quando scrive che sono titoli che si apprezzano nella loro dimensione d'eccesso, perché l'eccesso è la cifra principale. Non ha senso trasformarli in un melodramma verdiano. L'ascolto però mi lasciò freddino. Ci riprovai, infine, a Bruxelles: bella serata, e splendido Minkowski nel difendere le ragioni di genere e titolo, ma se devo essere sincero di quel weekend lungo mi rimane più che altro il ricordo del bel giro nelle Fiandre alla riscoperta della pittura fiamminga e delle ottime birre locali. Ho provato anche il Robert le Diable (l'edizione parigina con Ramey etc...) e quella proprio mi è sembrata ridicola. Recentemente ho avuto una ricaduta, ma Margherita d'Anjou mi ha definitivamente (credo) vaccinato...
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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda mattioli » mar 19 nov 2013, 16:24

Caro teo.emme, ci stupiamo di te (non è un plurale majestatis, credo solo di interpretare l'opinione generale) :shock: !
Celletti adorava Meyerbeer! Tutti i divi e divastri a 78 giri hanno riempito valanghe di padelloni con le sue arie! E la ragione per la quale Meyerbeer non si può fare è naturalmente perché non ci sono più le voci una volta! Altrimenti gli Ugonotti ce li spareremmo tutte le sere per endovena!
Mi stai tralignando dalla linea : Chessygrin : !
Entrando nello specifico, però, non dovresti mettere tutto nello stesso mazzo. Crociato e Margherita d'Anjou sono ricalchi rossiniani del giovin signore Meyerbeer in grand tour italiano, la seconda in effetti tremenda, il primo, IMHO, non poi così trascurabile (ma ho perso - naturalmente - gli atti di un convegno sui rapporti/confronti Rossini/Meyerbeer).
Dinorah e L'étoile du Nord sono opéra-comique e francamente neanch'io riesco a farmele piacere (però non capisco l'accenno dublinese per Dinorah, ambientata durante un "pardon" bretone: forse la comune origine celtica :?: ).
Però, dai, Robert, Ugonotti, Profeta e Africana sono pietre miliari. Forse non della storia della musica, ma di quella dello spettacolo e dell'opera senz'altro sì. Poi forse hai ragione sul fatto che Meyerbeer non sia, alla fine, un grande musicista (per quel poco che vuol dire): Halévy è certamente superiore. Sempre IMHO, ovvio.
E comunque Tu m'insegni che le opere vanno fatte per il loro valore e la loro importanza storica, quindi sarai soddisfatto della Grand-Opéra-renaissance in corso. Le cui motivazioni (ancora nessuno ne ha parlato) sono anche e forse soprattutto politiche...
Ciao ciao

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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda DottorMalatesta » mar 19 nov 2013, 16:39

mattioli ha scritto:E comunque Tu m'insegni che le opere vanno fatte per il loro valore e la loro importanza storica, quindi sarai soddisfatto della Grand-Opéra-renaissance in corso. Le cui motivazioni (ancora nessuno ne ha parlato) sono anche e forse soprattutto politiche...


:shock: :shock: :shock:
In che senso?
Alludi forse al fatto che Meyerbeer fu, dopo Mozart, il primo grande compositore "europeo" (nel senso che ha pescato dalla tradizione operistica tedesca, da quella italiana, da Rossini, dalla tragedie lyrique, dando origine ad un genere musicale eterogeneo e sovranazionale, una sorta di "European jam")? Per cui in epoca di crisi europea (non solo in termini economici, ma anche di identitá sovranazionale) il recupero di Meyerbeer potrebbe agire come "collante operistico" (almeno per operoinomani?). Meyerbeer come terzo incomodo tra un Verdi amato dall´Europa mediterranea e un Wagner espressione delle brume nordiche? Se cosí fosse, Meyerbeer mi sembrerebbe un collante... che non attacca(!) (non piace neppure all´amico teo.emme :shock: !).
Però giá di per sé tale commistione di linguaggi (un po´ alla Quentin Tarantino) farebbe di Meyerbeer (almeno sulla carta) un operista amatissimo nella nostra epoca post-moderna, in cui regna (come scrivevo altrove) "il caos, l´annientamento di ogni connessione causa-effetto e prima-poi, il rifiuto della narrazione, la mescolanza di più linguaggi e stili, l´assenza di una visione unitaria. Visione unitaria che è impossibile perché l´uomo non è che un fascio di fuggevoli sensazioni, è eracliteo scorrere di fiume. Da qui un teatro d´opera come accostamento informe, accozzaglia di oggetti, alea, rinuncia ad ogni interpretazione." Se cosí fosse, Meyerbeer potrebbe essere l´operista del presente e del futuro prossimo. Molto piú di Verdi e Wagner.

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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda pbagnoli » mar 19 nov 2013, 16:47

teo.emme ha scritto:Io con Meyerbeer ci ho provato. ...ma Margherita d'Anjou mi ha definitivamente (credo) vaccinato...

Io ho un percorso analogo a quello di Teo.
Margherita d'Anjou è stata - anche per me - la goccia che ha fatto traboccare il vaso e con il quale ho chiuso definitivamente i conti con il Meyerbeer "italiano": se posso dire, una rottura di palle mortale.
Ricordo che anni fa Matteo avanzava l'idea della necessità della riscoperta del Meyerbeer italiano che invece, secondo me, può continuare a sonnecchiare tranquillo in qualche soffitta.

Invece Prophète, Robert e soprattutto Huguenots sono opere meravigliose.
Non ho la chiave di lettura per spiegare il quesito di Mattioli: non saprei dire perché adesso tutti impazziscono per questo genere.
Continuo però a ritenere indispensabile l'apporto di grandissime personalità, in grado di dare dignità a questo repertorio che non ha gambe sufficienti per camminare per proprio conto: ecco perché continuo a votare per Gedda.

Lascerei perdere cilindri e 78 giri: sono una pagina affascinante della nostra storia, ma ritengo un enorme errore metodologico continuare - come fa qualcuno - a porli come paradigma di riferimento
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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda mattioli » mar 19 nov 2013, 16:50

No, alludevo a un ricambio generazionale nelle dirigenze teatrali che così fu illustrato dal GM (citandolo da vivo) con una frasetta delle sue in cui molto mi ritrovai, come gli scrissi in seguito:

A me pare che anche nell'ambito delle dirigenze teatrali europee vi sia, finalmente, un cambio generazionale: la fase (gloriosa intendiamoci) dei direttori artistici post-sessantottini sembra volgere al termine e che ad avvantaggiarsi del cambiamento saranno proprio gli operisti "borghesi" e "popolari" primo- o medio-ottocenteschi, sottovalutati negli scorsi decenni.


Meyerbeer è per definizione l'operista borghese, anzi la sua musica è la colonna sonora della grossa grassa borghesia luigifilipparda (anche se due dei suoi quattro grand-opéra sono stati rappresentati dopo il '48). Questo ha sicuramente pesato agli occhi di una generazione teatrale che ha dei meriti colossali ma per la quale l'aggettivo "borghese" era il peggiore degli insulti.
Quanto a Meyerbeer compositore post-moderno, non sono del tutto d'accordo e comunque credo che pronte all'uso ci siano altre figure, che hanno oltretutto il merito di aver scritto musica migliore: come sosteneva il Divino (io, come vedete, sono solo un modesto chiosatore), per esempio Massenet...
Saluti & ossequi

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Ps: scusate, questa è ovviamente la risposta al post del MM : Love :
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Re: Che diciamo di Meyerbeer?

Messaggioda mattioli » mar 19 nov 2013, 16:54

Per Bagnolo:

Lascerei perdere cilindri e 78 giri: sono una pagina affascinante della nostra storia, ma ritengo un enorme errore metodologico continuare - come fa qualcuno - a porli come paradigma di riferimento


Certo! E poi ovviamente vanno contestualizzati in un ambito storico, come del resto qualsiasi esperienza umana artistica (enon solo). Però la mia era solo una (bonaria, s'intende, non bannatemi) presa per il beep!
Ciao ciao

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