da Rodrigo » gio 14 nov 2013, 0:00
Osservazione perfetta! Mi spingo più in là: se avesse saputo trasfondere nelle scelte interpretative le proprie paura, se per cosi' dire Corelli avesse utilizzato le proprie introversioni per esplorare le fragilità di tanti personaggi avremmo avuto credo delle letture indimenticabili. Penso a Ernani, a don Carlo, ad Alvaro, perchè no al mai affrontato Otello.
Invece Corelli, complice anche un certo "spirito del tempo", preferi' giocare la carte dello splendore vocale, del tenore-superman, dell'eroismo buono per tutte le stagioni che talvolta, lo dico con circospezione, ha dato origine a prove vocalmente superbe e irripetibili, ma interpretativamente un po' generiche.
Quando poi si trattava di rendere le infelicità e le paure di questi personaggi il tenore marchigiano,anzichè cercare in se stesso come ho tentato di argomentare, si è rifugiato nei singulti e in un tono "piagnucoloso" decisamente convenizionali.
Poi, siamo giusti, esistono anche le irripetibili folgori (e le smorzature) del suo Radames, del Poliuto e di Norma ma continuo a pensare che Corelli poteva regalarci un approccio ermeneutico decisamente rivoluzionario.