Non sta andando da nessuna parte!
I mitici Rossini di Ponnelle erano legati, come tutto all'opera (e non solo lì), al momento storico. Grazie a Ponnelle e ad Abbado, gli Anni Settanta (ri)scoprivano Rossini come colonna sonora della loro contemporaneità. Era un teatro musicale dell'assurdo, dominato da geometrie musicali e sceniche nelle quali il Personaggio scompariva per diventare la rotella di un ingranaggio delirante, autosufficiente, surreale e quindi anche leggermente inquietante.
Per questa ragione, allora, le produzioni di Ponnelle (che, ribadisco, erano basate su un tipo di direzione musicale che certo aveva avuto dei precursori - penso a Gui - ma che, a differenza dei precursori, Abbado impose in tutto il mondo come IL modello di direzione rossiniana; giusto per non fare paragoni, esattamente il contrario di quel che è avvenuto con gli Spontini e i Cherubini di Muti...
), dicevo: allora le produzioni di Ponnelle conquistarono il mondo. E per la stessa ragione oggi bisognerebbe andare oltre, ripensare il modo di mettere in scena il Rossini comico esattamente come si sta ripensando il modo di dirigerlo. Il che ovviamente non toglie che, ogni volta che un Ponnelle viene ripreso, gli italioti (ma non solo loro) si estasino sull'"intramontabile" messa in scena, il classico e così via.
Ora, che fare? Non lo so (non faccio il direttore artistico, io...
).
Fo non mi ha mai convinto, perché trovo che la sua perenne esagerazione caciarona sia il contrario di un teatro, alla fine, così astratto e stilizzato e aristocratico come quello di Rossini (ma forse è appunto l'effetto di essere cresciuto con i Rossini Ponnelle-Abbado). Aggiungo che mi diedero MOLTO fastidio le manomissioni, puramente ideologiche e francamente idiote, perpetrate da Fo sul Viaggio a Reims.
Michieletto mi sembra più in linea con quello che ci si aspetta dal Rossini comico oggi, dove forse si tende a riscoprire la commedia dietro la follia organizzata e completa e il Personaggio dietro la maschera (non a caso, Abbado non ha mai diretto Il turco in Italia, né Ponnelle l'ha messo in scena...). E dove anche le direzioni musicali, per esempio quella di Mariotti all'ultimo Barbiere della Scala, ma ancora con lo spettacolo di Ponnelle, riscoprono chiaroscuri, malinconie, rubati, insomma sono meno cartesianamente implacabili. Ma di Michieletto, nel Rossini buffo, ho visto solo La scala di seta, che è secondo me bellissima tranne, appunto, qualche evitabilissimo ponnellismo che non solo è déjà vu, ma ci azzecca proprio poco (la stretta del Quartetto). Fonti fededegne mi parlarono benissimo del suo Barbiere a Ginevra. Ma, ahimè, non l'ho visto
.
Beh, scusate l'intervento un po' involuto.
Baci & abbracci
Miao
aka AM