Dove sta andando il "Rossini comico"?

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda DottorMalatesta » lun 11 nov 2013, 18:25

Sarebbe interessante vedere come, nel tempo, siano state interpretate e messe in scena le opere comiche di Rossini.
L´impressione è che, dal punto di vista registico, siamo in massima parte ancora fermi a Ponnelle, e alla sua straordinaria capacitá di fondere immagini e suoni.
Qualche brivido lungo la schiena me l´ha regalato Dario Fo e le sue regie di Barbiere (visto in DVD), Italiana e Gazzetta (queste ultime viste a Pesaro, anche se penso di essere stato l´unico ad averle apprezzate :oops: : mai visto un pubblico tanto inferocito!). Però anche il Rossini surrealista e meta-narrativo di Fo ha fatto scuola (si vedano gli ultimi spettacoli del Met) ed ormai sa un po´ di stantio.
Possibile che non si possa andare oltre? Possibile che il Rossini comico sia solo questo?

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Re: Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda Chuck » lun 11 nov 2013, 23:55

Ho letto pareri entusiastici sul Rossini comico di Michieletto ma personalmente non ho visto niente.
E' anche vero che in genere, negli ultimi anni, non viene affidato a registi di primissimo livello... magari sbaglio ma non me ne vengono in mente
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Re: Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda mattioli » mar 12 nov 2013, 11:34

Non sta andando da nessuna parte!
I mitici Rossini di Ponnelle erano legati, come tutto all'opera (e non solo lì), al momento storico. Grazie a Ponnelle e ad Abbado, gli Anni Settanta (ri)scoprivano Rossini come colonna sonora della loro contemporaneità. Era un teatro musicale dell'assurdo, dominato da geometrie musicali e sceniche nelle quali il Personaggio scompariva per diventare la rotella di un ingranaggio delirante, autosufficiente, surreale e quindi anche leggermente inquietante.
Per questa ragione, allora, le produzioni di Ponnelle (che, ribadisco, erano basate su un tipo di direzione musicale che certo aveva avuto dei precursori - penso a Gui - ma che, a differenza dei precursori, Abbado impose in tutto il mondo come IL modello di direzione rossiniana; giusto per non fare paragoni, esattamente il contrario di quel che è avvenuto con gli Spontini e i Cherubini di Muti... :mrgreen: ), dicevo: allora le produzioni di Ponnelle conquistarono il mondo. E per la stessa ragione oggi bisognerebbe andare oltre, ripensare il modo di mettere in scena il Rossini comico esattamente come si sta ripensando il modo di dirigerlo. Il che ovviamente non toglie che, ogni volta che un Ponnelle viene ripreso, gli italioti (ma non solo loro) si estasino sull'"intramontabile" messa in scena, il classico e così via.
Ora, che fare? Non lo so (non faccio il direttore artistico, io... :oops: ).
Fo non mi ha mai convinto, perché trovo che la sua perenne esagerazione caciarona sia il contrario di un teatro, alla fine, così astratto e stilizzato e aristocratico come quello di Rossini (ma forse è appunto l'effetto di essere cresciuto con i Rossini Ponnelle-Abbado). Aggiungo che mi diedero MOLTO fastidio le manomissioni, puramente ideologiche e francamente idiote, perpetrate da Fo sul Viaggio a Reims.
Michieletto mi sembra più in linea con quello che ci si aspetta dal Rossini comico oggi, dove forse si tende a riscoprire la commedia dietro la follia organizzata e completa e il Personaggio dietro la maschera (non a caso, Abbado non ha mai diretto Il turco in Italia, né Ponnelle l'ha messo in scena...). E dove anche le direzioni musicali, per esempio quella di Mariotti all'ultimo Barbiere della Scala, ma ancora con lo spettacolo di Ponnelle, riscoprono chiaroscuri, malinconie, rubati, insomma sono meno cartesianamente implacabili. Ma di Michieletto, nel Rossini buffo, ho visto solo La scala di seta, che è secondo me bellissima tranne, appunto, qualche evitabilissimo ponnellismo che non solo è déjà vu, ma ci azzecca proprio poco (la stretta del Quartetto). Fonti fededegne mi parlarono benissimo del suo Barbiere a Ginevra. Ma, ahimè, non l'ho visto :cry: .
Beh, scusate l'intervento un po' involuto.
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Re: Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda DottorMalatesta » mar 12 nov 2013, 11:50

Guarda, a costo di farmi fucilare sulla pubblica piazza :oops: , penso che la regia, nel complesso assolutamente orribile, di Ronconi al ROF fosse se non altro interessante nel far emergere alcuni aspetti „dark“ sotto la maschera di bonarietá di Rossini (penso alla caratterizzazione data a Don Bartolo e Rosina; su tutto il resto, meglio stendere un pietoso velo :mrgreen: ).
Perché, in fondo in fondo, Rossini era affetto da sindrome bipolare. Una sindrome bipolare che è anche un unicum nel suo genere :shock: , per l´estrema “regolaritá”, con una lunga fase maniacale (la prima fase della sua carriera) e una fase depressiva ancor più lunga (dal 1829 alla morte).
Dal punto di vista registico forse sarebbe opportuno far avvertire di più il “disagio psichico”, il malessere, la psicosi maniacale che si agita nell´inconscio delle sue opere comiche. Forse sarebbe ora di togliere la maschera al “Rossini bonario” preda della “gioia di vivere”, e far intravedere il malessere, il “male di vivere”, non solo nei capolavori del genere serio, ma anche nelle opere “comiche”. Già i contemporanei dovettero avvertire che tutta quella frenesia ritmica tanto normale non era. Tanto che lo stesso Stendhal usò –guardacaso- proprio il termine di “follia organizzata” :roll: ...
Che dite?

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Re: Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda VGobbi » mar 12 nov 2013, 11:58

Forse un Rossini nuovo ed interessante ce lo potrebbe darci Richard Jones. Chi ha visto il suo Falstaff da Glyndebourne con un Purves stellare, sa cosa intendo. Certo che la lezione di Ponnelle grava su tutti ... visto che pure Jones, almeno in quello spettacolo, gioco' molto sulla sincronia tra scena e musica di "ponnelliana" memoria.
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Re: Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda DottorMalatesta » mar 12 nov 2013, 12:08

Piú che d´accordo con l´amico Vittorio 8)
Anche il Gianni Schicchi era un capolavoro "dark".
Sì, Jones potrebbe essere una buona risposta. Chissà....

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Re: Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda beckmesser » mar 12 nov 2013, 12:29

Secondo me (credo di averlo già scritto da qualche parte) l'unica speranza per il Rossini comico si chiama Laurent Pelly. È l'unico che potrebbe venire a capo dei problemi formali dei pezzi chiusi rossiniani ed iniettarvi anche (al contrario di quanto avveniva con Ponnelle) una giusta dose (che non deve essere eccessiva, Fo docet) di satira.

In questo senso, il prossimo Ory alla Scala mi incuriosisce molto. Sempre che la maledizione scaligera che inibisce chiunque si accosti al sacro-tempio-della-lirica non colpisca anche lui. E fermo restando che qualcuno di meglio rispetto a Renzetti potevano trovarlo...

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Re: Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda mattioli » mar 12 nov 2013, 12:54

Sommo Beck,

però le ultime cose che ho visto di Pelly (Giulio Cesare, Robert le diable, per citare solo le prime due che mi vengono in mente...) non mi hanno entusiasmato, anzi. Mi sembra che sia entrato nel pericoloso tunnel del manierismo di sé stesso. Tremo per i Puritani prossimi venturi, oltretutto coprodotti con la Scala...
Se vogliamo recuperare l'aspetto di "commedia" di personaggi e di caratteri del Rossini buffo, credo anch'io che la soluzione migliore sia un inglese che soprattutto, diciamo così, "faccia teatro". Certo, resta da risolvere il problema della traduzione visiva di forme musicali apparentemente assurde, ma non credo che sarebbe un problema insormontabile per qualcuno di strabordante genialità teatrale...
Interessante, comunque, questa discussione. Ci penserò ancora.
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Re: Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda DottorMalatesta » mar 12 nov 2013, 13:44

Beck, anch´io ho qualche perplessitá, ma non perchè non mi fidi del Pelly (almeno del primo Pelly). A me piacerebbe moltissimo un Rossini “visivamente bipolare”, contrastato, con una regia “dark” che facesse da contrappunto alla sfrenata, coloratissima vivacitá ritmico/melodica delle sue opere. Rifare il “solito” Rossini coloratissimo (anche se il regista si chiama Pelly) sarebbe in linea con le tendenze registiche attuali, quelle che negli anni sessanta erano una novitá di sorprendente audacia e che oggi sono consuetudine interpretativa. Oggi chiunque mette in scena il Rossini comico cosí. E chiunque si aspetta questo: colore, ritmo, surrealismo, meta-narrazione. Perché non provare strade nuove? Perché non tentare un Rossini visivamente in bianco-e-nero?

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Re: Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda beckmesser » mar 12 nov 2013, 15:19

mattioli ha scritto:però le ultime cose che ho visto di Pelly (Giulio Cesare, Robert le diable, per citare solo le prime due che mi vengono in mente...) non mi hanno entusiasmato, anzi. Mi sembra che sia entrato nel pericoloso tunnel del manierismo di sé stesso. Tremo per i Puritani prossimi venturi, oltretutto coprodotti con la Scala...


Immaginifico Mattioli (sta diventando difficile trovare appellativi... :D ),

Hai assolutamente ragione, ma credo che sia anche dovuto al fatto che quelli erano titoli completamente fuori dalla sua corda (e Puritani sarà anche peggio). Lo disse una volta giustamente Matteo: Pelly non è regista particolarmente profondo o dalla portata intellettuale sconfinata. Folle pensare che potesse risolvere il problema del grand-opéra meyerberiano. È un ottimo artigiano teatrale con la stupefacente capacità di dare forma visiva a certi tipi di architetture musicali. È (o meglio sarebbe) un perfetto regista da musical (e ciò non implica ovviamente nessuna scala di giudizio). Personalmente, credo che la scrittura e la teatralità di Rossini gli sarebbe particolarmente congeniale, così come quella di Offenbach in passato o quella, ad esempio, di certi opéra-comique francesi. Su una cosa sono assolutamente d’accordo: sta involvendo verso lo stereotipo, e in questo senso questo Ory sarà per me la prova del nove; se toppa anche qui, allora vuol proprio dire che è andato…

DottorMalatesta ha scritto:A me piacerebbe moltissimo un Rossini “visivamente bipolare”, contrastato, con una regia “dark” che facesse da contrappunto alla sfrenata, coloratissima vivacitá ritmico/melodica delle sue opere.


Mah, sarà, ma onestamente non riesco ad immaginarmi un coté dark del Rossini buffo. Che facciamo con l’Italiana in Algeri? L’ambientiamo a Lampedusa come metafora dei problemi dell’immigrazione clandestina? :) Una riflessione sul ruolo della donna nel mondo musulmano? :) :) A parte gli scherzi, tutte le volte che qualcuno ha cercato di fargli assumere particolari significati (penso all’orribile finale del Viaggio a Reims di Fo, alla stessa Gazza di Michieletto), il risultato è stato miserevole. Magari qualcuno ci può riuscire, ma ho qualche dubbio…

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Re: Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda mattioli » mar 12 nov 2013, 15:45

Due rispostine veloci veloci:

questo Ory sarà per me la prova del nove


In bocca al lupo (io non lo vedrò), ma nei tuoi sommi panni io sarei cautamente pessimista. Aggiungo che l'Ory non è l'Italiana: bisogna lavorare sui personaggi, specie sul protagonista che è Don Giovanni con il senso dell'ironia...

onestamente non riesco ad immaginarmi un coté dark del Rossini buffo


Neanch'io. Non vorrei che si confondesse la presenza di personaggi "cattivi" (Bartolo) o addirittura perfidi (Magnifico) con un teatro che, alla fine, non ha "messaggi" da far passare.

Scusate, vado di fretta.
Ossequi a entrambi

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Re: Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda DottorMalatesta » mar 12 nov 2013, 16:29

mattioli ha scritto:
onestamente non riesco ad immaginarmi un coté dark del Rossini buffo


Neanch'io. Non vorrei che si confondesse la presenza di personaggi "cattivi" (Bartolo) o addirittura perfidi (Magnifico) con un teatro che, alla fine, non ha "messaggi" da far passare.


Non parlo di "messaggi" da far passare (sono d'accordo con te su questo), quanto piuttosto sull'atmosfera, sul modo di sentire e far sentire il "ritmo" in Rossini. Che a mio parere potrebbe anche essere un ritmo che vibra di inquietudine. Il che non significa, automaticamente... ambientare l'Italiana a Lampedusa come metafora dei problemi dell’immigrazione clandestina (GRANDE BECKMESSER! :lol: ).
Solo, tra Pelly e Jones, sceglierei il secondo: in Rossini mi piacerebbe vedere cosa Jones riuscirebbe ad estrarre dal cilindro, e scommetto che non sarebbe il "solito" Rossini coloratissimo e surreale, ma un Rossini tagliente e al vetriolo (un po' sullo stile di "Donne sull'orlo di una crisi di nervi" di Almodovar).

Naturalmente secondo me!

Un caro saluto ad entrambi,

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Re: Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda VGobbi » mar 12 nov 2013, 16:46

beckmesser ha scritto:Secondo me (credo di averlo già scritto da qualche parte) l'unica speranza per il Rossini comico si chiama Laurent Pelly.

Grandissimo Beck, non ci avevo pensato ... abituato piu' a sentire le opere che a vederle!

Di lui possiedo appunto Robert Le Diable (un grande spettacolo e con un cast in parte assai soddisfacente, in particolare l'ottimo Hymel e la Ciofi. Io non mi sono annoiato, anzi ... pero' fatemi capire. In che senso quello spettacolo non e' stato particolarmente riuscito? Dove secondo voi ha toppato? Potreste fare esempi pratici? :oops:

L'altro dvd visto e' il suo altrettanto se non addrittura piu' splendidi, l'Amore delle tre Melarance. Anche qui ricordo che ebbe pareri constrastanti da parte del Mat!!!
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Re: Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda DottorMalatesta » gio 18 feb 2016, 14:52

Questa sera su rai5 la Cenerentola di Rossini dall´Opera di Roma, nella regia di Emma Dante. Ho visto lo spettacolo dal vivo alla fine di gennaio. Ho trovato molto, ma molto deludente la parte musicale, a partire dalla direzione meccanica ed asettica di Pérez (alla guida di un´orchestra davvero sgangherata). Cast deboluccio, ma con l´eccellente Don Magnifico di Lepore. La regia, al di là di alcune ideuzze un po´stantie e ripetitive, mi è nel complesso piaciuta. Un po´ di tempo fa (e qualche pos sopra...), a proposito di regie rossiniane, suggerivo un approccio registico che sottolineasse invece gli aspetti di nevrosi, di implacabile costrizione ritmica che caratterizzano le opere comiche del bipolare Rossini. A qualche anno di distanza dal Barbiere di Ronconi (che sottolineava proprio questi aspetti), l´Opera di Roma propone a distanza di pochi giorni un Barbiere di Siviglia con personaggi che sembrano usciti da un film di Tim Burton e una Cenerentola molto più “dark” che “comedy”. Lascio a voi giudicare se questi esperimenti possano indicare una nuova via di inscenare il Rossini comico oppure se rappresentino un vicolo cieco.

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Re: Dove sta andando il "Rossini comico"?

Messaggioda teo.emme » gio 18 feb 2016, 17:32

Ho visto in TV il Barbiere...che dire? Lasciando perdere l'aspetto musicale, ho trovato la messinscena di Livermore improponibile: e non perché "non rispettosa" del libretto, ma perché insensata e gratuita. A parte che mi sembra di tornare indietro nel tempo invece di progredire, con tutto quell'armamentario di gags che caricano inutilmente la naturale comicità del Barbiere. In particolare mi chiedo il senso dell'orso e del topo che giravano per la scena, così come la decapitazione dei dittatori... Bah, mi è sembrato il trionfo del "facciamolo strano", senza un'idea di fondo e senza nulla da comunicare. Mi spiace questa deriva di Livermore che vidi per la prima volta in un'interessante Dafne di Marco da Gagliano in un remoto Festival Monteverdi cremonese: allora - pur con scarsissimi mezzi - c'erano idee e capacità di realizzarle, qui ho visto solo insulsaggini.
Matteo Mantica
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