DottorMalatesta ha scritto:Caro Pietro,
coll´unico “baritenore” oggi in circolazione hai voluto essere particolarmente generose affibbiando mezza stellina in piú. Io, francamente, sarei stato piú rigido.
Anch'io.
E' - se vuoi - un omaggio al ricordo di un artista che sulla scena e in disco quando ero giovane mi ha dato tantissimo.
Alla mia età si diventa sentimentali
DottorMalatesta ha scritto:Comunque ho talmente tante cose in arretrato da ascoltare che penso non dedicheró tempo a questo recital
Credimi, non ne vale la pena.
Io l'ho fatto solo per curiosità e per obbligo documentale, ma se ne può fare tranquillamente a meno
DottorMalatesta ha scritto:Non si puó non riconoscergli dei meriti in ambito verdiano (Otello, Ernani, Alvaro, Don Carlo…), sebbene in ognuno di questi ruoli io gli preferisca altri cantanti.
Hai ragione, Francesco, ma attenzione a non cadere nel problema opposto: quello cioè di sottovalutare una carriera che, nel bene come nel male, è stata eccezionale e forse irripetibile.
Prendi Otello, per esempio: lo è stato per... per quanto? Io ricordo il primo suo che ho sentito nel 1976 e poi l'ultimo nel 2001 (correggimi se sbaglio). Certo, l'ultimo se lo poteva abbondantemente risparmiare, ma chi è stato Otello più e meglio di lui a cavallo della fine del secolo scorso?
Fra tutti quelli che lo hanno affrontato a vario titolo - e ce ne sono stati, dopo Vickers - dimmi quanti ne ricordi che lo abbiano affrontato con pari scavo del personaggio, risonanza e livello di risultati ottenuti. Atlantov? Giacomini? Martinucci? Gould? Il più recente Botha? Il recentissimo Simon O'Neill?
Lui è rimasto in sella a questo ruolo per 25 anni!
Magari non è stato solo merito suo.
Magari è stata colpa delle solite major del disco che non hanno privilegiato quelli che meritavano veramente (il che è relativo, perché Cossutta - per esempio - ha avuto diritto a una registrazione di Solti per la Decca).
Oppure magari fra una decina di anni dovremo ammettere che in questa parte è stato proprio bravo.
L'ho già raccontato: l'ho visto dal vivo in questa parte nel 1986, alla Scala, diretto da Kleiber. Gli devo tuttora una delle emozioni più incredibili della mia carriera di ascoltatore
DottorMalatesta ha scritto:Sarei inoltre ben piú critico nel valutare la sua carriera wagneriana. D´accordo: il timbro caldo, sensuale (latino?) è stata una ventata di novitá in molti personaggi (Tannhauser, Walther, Parsifal, Lohengrin, Siegmund). Ma è soprattutto (solo?) per una questione timbrica.
Non so.
Se ci interessa e non avremo argomenti più pressanti di cui parlare, un giorno dovremo approfondire il Wagner di Domingo.
Che c'è stato, è arrivato sino a Bayreuth (bella forza!, dirai tu: all'epoca era inevitabile) ed è anche stato abbondantemente inciso. Questo non gli garantisce l'eccellenza, ma fa comunque di lui una realtà con cui è inevitabile confrontarsi.
Diamo per presupposto, ovviamente, che non sia stato un declamatore, quelli che - sappiamo - hanno l'ortodossia dell'emissione wagneriana cui siamo abituati. Lui fa parte di quel filone internazionale, che sappiamo aver avuto il proprio epicentro altrove (principalmente al Met, ma non solo) e che ha prodotto un filone interpretativo non privo di elementi di interesse.
Ecco, io ho la sensazione che lui sia andato a colmare quel particolare vuoto istituzionale, per di più in un periodo in cui - in assoluto - stavano finendo i grandi cantanti wagneriani (Ligendza, King, Adam, Ridderbusch) e stavano iniziando altri che non avrebbero avuto una risonanza imperitura. Per stare ai tenori, pensa a Kollo, Wenkhoff, Goldberg e Frey. C'è voluto Jerusalem, sicuramente non un fuoriclasse ma un onesto professionista, per rimettere le cose al loro posto e appaltare la maggior parte dei ruoli heldentenor per almeno 10 anni...
Poi, certo: non gli avrei affidato un Siegfried.
Ma, se è solo per quello, non lo avrei affidato nemmeno a Goldberg