Domenico Donzelli ha scritto:credo che una discussione culturale sia svilita da questo e dagli emoticon.
ma sono solo opinioni.
Io credo che una disussione culturale possa essere svilita solo a livello contenutistico, da quanto si scrive, dal grado di attenzione e serietà che ci si mette, non dagli emoticon.
Comunque, pur nel sacro rispetto dovuto alle opinioni, vorrei che si parlasse di questo repertorio e dei suoi interpreti storici con maggiore consapevolezza.
Inoltre, l'ho già detto ma vorrei ripeterlo, mi piacerebbe che (almeno un poco) ci sforzassimo di attenerci al topic.
Qui si parla di Clitennestre storiche.
I voli pindarici su "come sarebbe bello il mondo se strauss lo cantassero i soprani belliniani" possono essere portati in un altro thread, al quale - personalmente - mi guarderò bene dal partecipare.
Lo dico anche perché ci possono essere tanti fruitori del forum che hanno piacere di parlare di vere Clitennestre, quelle che hanno cantato il ruolo dalla notte dei tempi e non una semplice volta a Marsiglia (come la Bumbry) o mai (come la Hempel).
Quanto alle citazioni di Rodolfo Celletti, le mie sono numericamente ben poca cosa rispetto a quanto si legge ultimamente in questo forum!
La differenza è che, quando lo cito io, metto nome e cognome.
Altri invece ne riportano, senza fare il nome, parola per parola (addirittura con gli stessi termini, gli stessi aggettivi.... ).
Sinceramente, preferirei non venisse citato affatto (nè da me, nè da altri) se parliamo di Strauss, considerato che di questo repertorio non ha mai conosciuto nulla, nè capito nulla, e che si è reso ridicolo a livello planetario.
Io avevo proposta di parlare di Clitennestre, tu tu ne sei uscito con i soliti teoremi... sul fatto che si dovrebbe cantare così, sul fatto che le titolari del ruolo adorate dal mondo intero in realtà non sapevano cantare, ecc.. ecc....
E' per questo che le accuse di edipismo le rimando al mittente!
e che se le tenga!
1) immagino, caro Matteo, che tu abbia ascoltato i dischi di Mrgarete Siems, la quale oltre che Marescialla fu Lucia, Traviata, Margherita di Valois, che fu uno dei dichiarati modelli vocali dei coniugi Bonynge.
Immagini bene!
Conosco bene la Siems... e non solo perché ne parlarono bene i Bonynge, i quali peraltro non osarono mai affrontare le opere di Strauss che ella creò! E fecero bene, secondo me!
Allora escludiamo Marescialla, Arabella,
Con Arabella ci andrei piano.... fu creata dalla Ursuleac, sopranone pesante alla Konetzni e ci andrei piano anche con la Contessa del Capriccio.
Escludiamo anche l'Imperatrice ed Ariadne (che cantano con un orchestra ridotta)
Cosa?? Orchestra ridotta?
Ma hai mai ascoltato la scena degli incubi dell'Imperatrice???
O il finale di Arianna?
Scusa un po' pochetto per dire che quella è la tipica vocalita straussiana e sopratutto per parlare di un autore che nega la scuola di canto tradizionale a favore di altra e non ben precisata.
Scusa Donzelli,
vorrei fare un po' d'ordine non solo sul mio pensiero (che citi male, mostrando di non averlo afferrato), ma anche sul tipo di vocalità richiesto nei ruoli Straussiani.
Non ho mai negato che essi presentino quasi tutti una componente di vocalismo (l'ho detto anche parlando della Caballè).
Ovviamente per vocalismo non si intende quello "all'italiana" ma per l'appunto quello tedesco sul tipo Sembrich-Abendroth-Siems-Kiurina.
Ci sono ruoli dove questa componente è del tutto assente (ad esempio Clitennestra, che era proprio l'argomento del thread).
In altri una componente di vocalismo "alla tedesca" c'è.
Il punto è che queste puntatine, queste concessioni di virtuosismo (molto piacevoli e divrtenti, ne convengo) non esauriscono NESSUNO dei ruoli straussiani, nemmeno quelli più vicini alle sensibilità vociologiche.
La Marescialla ha un bel si bemolle pianissimo nel terzetto, è vero... e qualche bella frase lirica alla fine del primo atto, ma - oltre a questi casi - ha tre ore di canto declamato da gestire (quello in cui funzionava meravigliosamente la Lehmann, che invece tremava ogni sera all'idea del si bemolle del terzetto).
Purtroppo molti di quelli che difendono la tesi dello Strauss "belcantistico" non se ne rendono conto, perché ascoltano solo quei due o tre frammenti vocalistici, si esaltano, e poi spengono il cd dicendo tutti contenti "ah! come amo Strauss!"
Se ascoltassero tutta l'Arabella ad esempio (e non solo i filati del duetto con Zdenka o gli ultimi tre minuti del duetto con Mandrika) si renderebbero conto che la povera protagonista deve andare avanti per ore a farsi capire (già perché per Strauss la parola era più importante che nell'opera italiana e ...va capita al primo ascolto!) con mozziconi di frasi, melodie continuamente rotte, invadenza di orchestra che insegue i suoi leitmotiv lasciando sole le voci.
Per valorizzare questa musica i cantanti devono sapre maneggiare con sapienza le gradazioni cromatiche, proprio quelle gradazioni che alle cantanti di repertorio italiano sono spesso precluse (spesso nemmeno noi italiani capiamo quello che stan dicendo i nostri soprani).
Esigenze declamatorie in strauss le puoi trovare ovunque, anche in Zerbinetta, in Sophie e in misura molto maggiore rispetto a quegli scampoli di virtuosismo che solo ogni tanto emergono.
Citi reiteratamente Lotte Lehmann, quale incontrastato modello di canto declamato.
...Tralascio le precedenti dove sono documentati rapporti con Mozart, Massenet etc.
Strano che tu non abbia letto le dichiarazioni di Lotte Lehmann sul suo pessimo rapporto con Mozart.
E sul fatto che odiasse essere costretta, nelle liederabend austriache, a cantare "male" un autore che non sentiva.
Alla sua amica Schumann (che non perdeva un suo concerto) la Lehmann rivolgeva la preghiera di arrivare... al secondo tempo. Quando, finito Mozart, poteva dedicarsi a Schubert e ai liederisti romantici.
Che canti Wagner (Sieglinde, Elsa ed Elizabeth) oppure lieder il suono è immascherat, coperto, il legato sicurissimo in ogni zona della voce come pure la dinamica sfumata.
la ...dinamica sfumata?
Era un po' che non sentivo questa espressione!
E non è citazione questa?
Non ci vedi qualcosa di "edipico"...
Comunque la grandezza della Lehmann (impacciata e maldestra ogni qualvolta si cimentava col repertorio italiano, ovviamente Bellini non l'ha mai fatto), risiedeva per me nell'evidenza grandiosa che sapeva conferire alla parola cantata, che costruiva, assaporava, nobilitava grazie alla sapiente arte declamatoria.
E' per questo che, secondo me, ti piacciono i suoi lieder e i suoi strauss.
Se vogliamo un esempio di una Lotte Lehmann oscena, basterà prendere la Ciarda del Pipistrello.
La conosci? E' una catastrofe imbarazzante: lì la parola e il declamato non bastano. Ci vuole quel minimo di vocalismo che la Lehmann non aveva.
Oppure prendiamo la seconda parte di Abscheulicher!
Altra catastrofe (come lo ammetto è catastrofica la Moedl).
Entrambe erano negate al vocalismo...
E' comodo prendere la Lehmann solo nei brani "declamatori", e giudicare da quelli la sua perfezione come vocalista!
Se non avesse avuto il possesso dei ferri del mestiere come molte delle sue coetanee e colleghe (quelle che credo indichi come edoniste ossia Rethberg, Leider, Muller, Flagstad) non avrebbe potuto fare quello che faceva e farlo per 30 anni di carriera.
Anche questa affermazione mi pare del tutto infondata.
Se c'è una cosa che le declamatrici possono vantare è di essere longeve.
Mentre le belcantiste in genere non lo sono.
Non lo fu la Pasta, non lo fu la Colbran, non lo fu la Callas.
Al contrario di declamatori che vanno avanti fino ai settanta ce ne sono a bizzeffe.
Tacciamo poi del fatto che Grace Bumbry, che apprese e lo ha sempre dichiarato TUTTO da Lotte Lehmann
E' quel che ho detto io: infatti la Bumbry era molto più declamatrice che vocalista, proprio come la Lehmann.
E' per questo che è durata a lungo, assai più della collega Verrett, più tradizionalmente vocalista e giunta molto prima alla consunzione.
4) se non vuoi la Lehmann prendiamo Rose Pauly.
E perchè non dovrei volere la Lehmann? va benissimo!
E' un esempio preclaro di grande declamato.
La Pauly, comunque, va ancora meglio, perchè il suo declamato era tanto più estremo e talmente lontano dal "vocalismo" che persino i tedeschi la censurarono nella Eboli del Don Carlos.
Ed era talmente radicale il suo ricorso ai "colori" che il suo repertorio fu praticamente confinato alle grandi declamatrici straussiane.
l'ortodossia è indiscutibile.
E allora perché non le fecero mai fare Turandot, Ballo in Maschera, se non addirittura Norma?
Perché non le si permise di andare oltre i grandi ruoli di Strauss?
Secondo me, perché la sua vocalità non era tecnicamente in grado di affrontare altro repertorio che quello declamatorio dove, è vero, fu un'apri-pista grandiosa.
infatti le declamatrici post belliche all'età in cui la Lehmann cantava Siegliende erano già, arrochite e confinate a parti come Klitemenestra e la Kostelnika ( oltre alla contessa della dama di picche che segue a ruota quando anche la resistenza fisica viene meno).
Non perché fossero arrocchite (ma non hai appena detto che Clitennestra dovrebbe cantarla Marietta Alboni?)
Non perché fossero arrochite, dicevo, ma perché nel dopoguerra è invalso l'uso sano e civile di non far cantare le parti di ragazzini a vecchi divi settantenni.
La nostra Lehmann negli anni 40, anche se si ostinava a cantare Sieglinde, era finita; a me pare che vocalmente fosse messa molto peggio della Varnay degli anni 60/70: corta e stonata, tenuta in vita solo dall'abitudine (tutta americana) di riproporre i propri divi fino alla completa devastazione.
Magari avesse cantato in quegli anni la Contessa, ne avrebbe fatto un capolavoro...
(la kostelnicka non direi, perchè è parte spaventosamente pesante, con continue sparate in zona acuta: anche nei giorni migliori, la Lehmann sarebbe morta a metà del secondo atto).
Dopo la guerra, per fortuna, è cambiato anche questo almeno nel repertorio tedesco. Le grandi artiste passano ai ruoli maturi perché è l'età ad imporlo.
Un bell'esempio è quello di Leonie Rysanek che a sessant'anni aveva ancora una voce di una freschezza e facilità incredibile (la sentii come Elisabeth proprio nel 1986).
Avrebbe potuto continuare per dieci anni a cantare Crisotemide e Sieglinde, ma preferì cambiare rotta e dedicarsi ai ruoli da vecchia, benché il timbro fosse intatto e certi si naturali facessero ancora tremare il teatro.
Chissà... forse la spaventosa longevità della Rysanek (una tra i più incredibili casi del '900) si spiega col fatto che anche lei era una vocalista all'italiana!
Una vera cultrice dei sacri testi di Garcia, proprio come Lotte Lehmann e Grace Bumbry.
scusa l'emoticon... ma è più forte di me.
Salutoni
Matteo