Trittico (Puccini)

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Re: Trittico (Puccini)

Messaggioda DottorMalatesta » ven 06 set 2013, 15:14

Per quanto riguarda le regie d'opera sapete bene come la penso (vi ho annoiato a sufficienza negli scorsi mesi) e quindi mi taccio.
Solo vorrei dire che mi sembra lecito (e non del tutto fuori luogo) poter approfondire gli aspetti “psicologici” (o meglio, “psicopatologici”) di CioCioSan, Liù, Turandot, Suor Angelica. Donne che, sedute sul lettino di Freud, cose da raccontare, sul loro inconscio, ne avrebbero avute (e assai!).
Concordo però in pieno (almeno su questo!) sulla valutazione data alla Suor Angelica di Renata Scotto: una meraviglia!
Un caro saluto,
Ciao!
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Re: Trittico (Puccini)

Messaggioda pbagnoli » ven 06 set 2013, 16:39

Luca ha scritto:La Jaho in quell'edizione non mi sembra sia un fenomeno di articolazione!

Secondo me invece sì, Luca.
E lo fa in virtù di un'arte declamatoria che - secondo me - porta in superficie le nevrosi e il male di vivere della protagonista. Mi sembra inoltre che se la cavi molto bene in tutta la grande scena finale

Luca ha scritto:Secondo aspetto: nevrosi e psicosi nel monastero (non in una clinica pediatrica!) di Suor Angelica le proiettiamo noi o le ha volute Puccini libretto e musica alla mano? Non alla zuccherosità è vero, ma attenzione a non deformare il tutto, altrimenti siamo noi a farci la 'nostra Suor Angelica' (o qualsiasi altra opera).

Dunque: a parte il fatto che Suor Angelica non perde il suo essere religiosa, perché - pur se nella corsia di un reparto pediatrico - è pur sempre una suora. E' un ordine religioso quello cui appartiene questa infermiera che è - prima di tutto - una suora: e questo mi sembra che Jones lo sottolinei molto bene.
Quanto al resto, direi che Jones - così come Pappano e la Jaho - è nel pieno diritto di raffigurare la "propria" Suor Angelica: ci troviamo cioè nel rispettabile - e qui, su questo sito, dibattutissimo - ambito della libertà esecutiva dell'interprete.
Siamo sinceri: che stravolgimenti fa, Jones?
Suor Angelica è sempre una suora? Sì!
Sono spiegate le origini della sua psicosi e nevrosi? Sì!
E' ben raffigurato il confronto con la zia Principessa? Sì!
A me sembra una regia estremamente classica, molto ben impostata, che sceglie il problema principale di Angelica - il bambino - e ne fa il centro della sua vicenda. E trovo che la scena finale di quel bimbo che le si avvicina mentre muore molto, ma molto più emozionante della solita apparizione di Maria che ho visto in altre occasioni (per esempio in uno spettacolo alla Scala Anni Ottanta, forse con la regia di Bussotti, ma non ci giurerei). Poi tu dici che l'apparizione della Vergine sia più coerente: per carità, ci mancherebbe, tuo gusto che rispetto. Per quanto mi riguarda, credo che questo sia uno degli spettacoli più emozionanti che io abbia mai visto e proprio per questa scelta assolutamente coerente: è il bambino che la salva. Poi, ovviamente, possiamo aprire un dibattito infinito sulla valenza semantica di quel bambino, in quel momento; per me è un colpo teatrale straordinario e assolutamente coerente.

Luca ha scritto:Se in Jones la protagonista ingoia i barbiturici, in quell'edizione tedesca si taglia i polsi con effetti abbastanza devastanti e degni di D. Argento. Ma questo è il Puccini che dipinge il monastero come "luogo di clemenza e pietà"? Oppure gli facciamo dire cose che non ha detto?

Suor Angelica ha sempre una ricetta buona fatta con i fiori
A me sembra che Puccini non dipinga affatto il monastero come luogo di clemenza e pietà.
La zia Principessa lo spiega molto bene: è luogo di penitenza.
Le altre suore sono terribilmente scollate da questa presenza ingombrante che è stata messa lì per espiare una colpa ben precisa: quella di aver fatto un figlio per amore, fuori dal matrimonio. Loro isolano lei, lei si isola da loro: e, per inciso, secondo me la Jaho è bravissima a rimarcare con la propria spocchia la stessa superiorità che provava una Virginia de Leyva nei confronti delle proprie consorelle.
Quando la zia Principessa la va a trovare - correggimi se sbaglio - non mostra né pietà, né clemenza: le porta un atto da firmare senza troppe storie, le ricorda che il giovane che sposerà Viola lo farà solo perché è: "...Chi per amore condonò la colpa di cui macchiaste il nostro bianco stemma".
E quando Angelica la rimprovera: "Sorella di mia madre voi siete inesorabile", la zia ribatte con una sola parola: "Espiazione!".
Ti sembra pietà o clemenza?
Non solo.
Angelica - di fatto - si suicida.
Oleandro: veleno.
Atropo (belladonna): veleno.
Pruno lauro (o lauroceraso): questo è il più singolare di tutti, perché denota nel librettista una profonda conoscenza di botanica, visto che non è noto a tutti ma il lauroceraso è una fonte naturale di acido cianidrico, o acido prussico, veleno mortale scelto dai giallisti, dai nazisti e da qualche stato americano per uccidere l'essere umano.
Quello che Angelica si prepara è cocktail micidiale a scopo suicidario.
Quindi, Jones rispetta perfettamente il dettato di Puccini, anche più del regista tedesco da te citato che punta maggiormente allo splatter.
Che Angelica muoia per veleno autosomministratosi è esattamente quello che ha detto Puccini!!!!!

Luca ha scritto:Terzo aspetto LA SCOTTO E' LA MIGLIORE SUOR ANGELICA DEL DISCO. Non solo il "Senza mamma" lo prova, ma anche la semplice frase iniziale (mutuata da Dante Par. XXXIII) "I desideri sono i fiori dei vivi..."

Amo moltissimo la Scotto, come sai.
Ma, come Angelica, la trovo manierata e terribilmente in difficoltà nel finale
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Trittico (Puccini)

Messaggioda Luca » sab 07 set 2013, 16:26

Pietro, ti ringrazio per l'accurata ed estesa spiegazione, ma quella regia mi continua ad essere indigesta. Non vedo nell'apparizione finale la risoluzione dei problemi di Suor Angelica (esiste l'edizione della Scotto al MET in cui la cantante ligure con grande maestria ne evoca gli effetti; quella di Bussotti alla Scala è una presa in giro perché è una statua di cartone), ma ciò che non mi torna è il fatto che una regia di quasiasi opera riscriva completamente quanto va a rappresentare e che poi lo si metta, a livello di giudizio, allo stesso livello del compositore e del librettista. In quella Suor Angelica che tu reputi geniale molte cose, in rapporto al luogo e alle azioni descrite da Forzano, stridevano e parecchio. Inoltre che il monastero è definito luogo "di penitenza" proviene dall'unico personaggio che non vi appartiene (Zia Principessa). Che poi Angelica sia un'esclusa dalle altre consorelle non ci giurerei e questo da diversi particolari: non è associata alla punizione iniziale, svolge un suo servizio di erborista in una comunità (suggerendo cure opportune alla sorella punta dalle vespe), rifiuta l'idea di desideri innocenti e terreni, a lei le consorelle fanno sacrificio della visita che viene a metà della vicenda e, pur suicidandosi alla fine, rientra in un ordine di realtà oltre che religiose anche umane. Un conto è vedere dal di fuori (con i propri filtri) e un conto è stare in un monastero di clausura dove anche la minima realtà assume una dimensione da 'prima pagina' (esempio classico: il getto d'acqua d'oro - per riflesso solare - sulla tomba a Bianca Rosa morta l'anno precedente, effetto che - nota la Maestra delle Novizie - accade 3 sere all'anno).
Inoltre: siamo sicuri che è il bambino a salvare Angelica (liquidata poi con un gran lenzuolo dalle consorelle) o non piuttosto qualcosa che va oltre un affetto umano stroncato sul nascere o quasi. Anche la dimensione trascendente va a farsi... benedire. Un'atmosfera oppressiva di quest'opera è ormai una strada interpretativa battuta da molti e non mi pare che quella regia se ne sia allontanata, ma se di oppressione essa può essere attribuita piuttosto al Tabarro, altrimenti anche la differenzazione dei tre quadri pucciniani salta. Dov'è la poesia di Puccini contenuta in quest'opera ? Se vado a vedere Suor Angelica non penso di avere dinanzi una impostazione più vicina a Lady Macbeth di Mzensk. Ecco: l'unica cosa che torno a salvare di quello spettacolo è la direzione di Pappano, ma non certo la Jaho che, soprattutto nella prima parte dell'opera, mi pare robotizzata.

Saluti, Luca.

P.S.: Faccio presente a tutti che per qualche tempo sarò assente.
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Re: Trittico (Puccini)

Messaggioda pbagnoli » dom 08 set 2013, 0:36

Luca ha scritto:Pietro, ti ringrazio per l'accurata ed estesa spiegazione, ma quella regia mi continua ad essere indigesta...

Luca,
non ho spiegato nulla. Mi sono limitato a raccontarti quella che mi sembra l'impostazione della regia - a mio gusto e percezione, estremamente lineare - e come viene raccontata.
Quanto al resto, nelle mie parole non c'è nulla che non abbiamo già affrontato millanta volte in questo sito.
Ecco perché le tue parole:
ciò che non mi torna è il fatto che una regia di quasiasi opera riscriva completamente quanto va a rappresentare e che poi lo si metta, a livello di giudizio, allo stesso livello del compositore e del librettista

mi suonano alquanto difficili da capire.
Non discuto i tuoi gusti, ovviamente: per me sono sacri. Per me questa regia di Jones è un capolavoro, ma se a te non piace va bene così: non hai bisogno di spiegarmene le ragioni, mi basta il tuo pensiero. Ma che tu mi dica che trovi discutibile o sbagliato che il regista riscriva quanto va a rappresentare; e che lo si metta sullo stesso piano di compositore e librettista; be', perdonami, un po' mi lascia basito.
Credevo francamente che avessimo già data per scontata - almeno su queste pagine - la libertà creativa dell'interprete. Libertà che - ovviamente - deve ricreare la vicenda narrata da musica e libretto con serietà e coerenza. In tal senso accetto - tanto per stare in ambito claustrale - non solo il fatto che Carsen elimini dai suoi Dialoghi delle Carmelitane la ghigliottina; ma persino che il geniale Tcherniakov racconti una storia diversa, in cui le Carmelitane sono un gruppo di donne disadattate che vivono in una comune, che la Nuova Priora sia un'assistente sociale e che il sacrificio finale sia... un'azione dimostrativa, in cui le donne si fanno saltare per aria.
Perché dico questo? Perché il sacrificio delle suore di Poulenc e Bernanos è - almeno nelle intenzioni esplicitate da Mère Marie de l'Incarnation - un gesto con notevoli finalità dimostrative; e tale è anche quello delle donne disadattate nella comune di Tcherniakov.
Quindi, anche se Tcherniakov sembra raccontare una storia diversa, in realtà si tratta della stessa storia, vista da un'altra angolazione. C'è coerenza: non è che Tcherniakov ci fa vedere Topolino e Pippo che vanno a pesca.

Ora, Luca, il convento sarà un luogo di pietà e di clemenza; ma né Forzano, né Puccini sembrano suggerirci quest'idea, se non nei passaggi dell'acqua d'oro o in altri interludi che servono a scaricare la tensione drammatica.
Ma sin da quando si presenta - e proprio con quella frase da te citata: "I desideri sono i fior dei vivi" - Angelica ci racconta tutta un'altra realtà che, almeno nel suo personalissimo vissuto, non ha nulla a che vedere né con la pietas, né con la clemenza.
Angelica desidera: è quello il suo principale impedimento al conseguimento di quella dimensione ultraterrena cui giustamente fai cenno anche tu. E il successivo colloquio con la zia Principessa lo dimostra al di là di ogni obiezione.

A me sembra che questa regia sia estremamente rispettosa di tutto ciò che raccontano Puccini e Forzano.
Certo, lo fa da un'altra angolazione; ma lo fa rispettando perfettamente non solo lo spirito, ma anche le indicazioni: Angelica si ammazza, e lo fa attraverso il veleno.

Inoltre: siamo sicuri che è il bambino a salvare Angelica (liquidata poi con un gran lenzuolo dalle consorelle) o non piuttosto qualcosa che va oltre un affetto umano stroncato sul nascere o quasi. Anche la dimensione trascendente va a farsi... benedire.

Personalmente non ci ho mai visto una grande trascendenza in quest'opera, ma magari è un limite mio.
Angelica si avvelena, ha un'allucinazione dovuta a tutto il veleno che si è preso.
Credo che il bambino sia un simbolo. Se questo è vero, Jones si è dimostrato... molto più trascendente di me!
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