Che Rigoletto e Gilda si autodistruggono quando escono dal piccolo mondo delle loro finzioni è evidente anche in qualunque vecchio Rigoletto con i fondali di cartapesta e gli acuti tenuti a volontà: non credo che questo abbia bisogno dei simboli moderni di Carsen, sovrappobibili a qualunque opera (non si può fare la stessa cosa nei Pagliacci? Nedda e Canio che fingono e recitano, e la tragedia che irrompe quando Nedda mette in scena il suo personaggio nella vita vera promettendosi a Silvio, e Canio porta la realtà della gelosia e della vendetta nella finzione del palcoscenico: il tutto realizzabile con le stesse scene e gli stessi costumi di Aix...). La mia impressione è che una regia di questo tipo risulta eccessivamente didascalica, non nel senso del rispetto delle didascalie del libretto ma nella pretesa di spiegare allo spettatore ciò che deve pensare: impone una chiave di lettura unica, e dal momento che il pubblico è ritenuto incapace di comprendere si esagerano e si moltiplicano i simboli (che siano le prostitute, o l'orsacchiotto di Gilda, o le bottiglie in mano ai coristi), con la ripresa di trovate viste e riviste (non è la prima volta che il Duca esce di scena mezzo nudo, pur dicendo di essere schiavo d'amore: il libretto presuppone che il Duca prosegua la sua finzione d'amore appassionato e sincero, illudendosi perfino di credere in una propria rinnovata visrtù, altrimenti come facciamo a credere a Gilda che continua a dire di amarlo e di essere amata?) e con una sorta di ipocrisia nel rappresentare a metà ciò che si presume essere necessario per esprimere la "volgarità" di certe situazioni. Volete l'orgia nel primo atto (anche se non capisco perché ad un'orgia accompagnata da minuetti e perigordini debba parteciapre la signora di Ceprano, e perché il marito, se la lascia partecipare e assistere, debba essere geloso, e perchè Rigoletto debba prendere in giro lui se tutti fanno quel che vogliono con tutti), ma perché allora non rappresentare veramente un'orgia? perché fare vedere soltanto di schiena le donne nude o il duca che si spoglia? Si osa a metà, così chi cerca il nuovo è accontentato; chi si annoia nel vedere il solito Rigoletto si ritrova le solite storie rappresentate in maniere diversa; chi va a contestare per fare il moralizzatore trova comunque materiale sufficiente per la sua soddisfatta indignazione; chi non conosce l'opera non si annoia, si incuriosisce un po' ma non ne capisce nulla lo stesso, o capisce il senso generale della storia esattamente come chi va a vedere il Rigoletto di Castiglione a Taormina o quello "nei luoghi e nelle ore" con Domingo; il fedele spettatore di Carsen ritrova, sovrapposti all'opera, i soliti pirandellismi a cui è da tempo avvezzo; e intanto Rigoletto resta il solito Rigoletto di sempre, anche se in buona parte mal cantato.
Forse sono io che sono strano, ma già a dodici anni, vedendo un Rigoletto con quattro fondali dipinti, capivo benissimo che Rigoletto alternava realtà e finzione nella corte del Duca e nella sua vita vera, che Rigoletto era il regista della rovina di Monterone e che Monterone era un suo doppio, al quale Rigoletto si sostituiva giurando vendetta; che Maddalena non era propriamente una "brava ragazza", e che Gilda recitava in casa la parte della buona figluola timorata ma desiderava evadere da quella finzione, cedendo al duca e morendo per lui, che alla fine, cantando da fuori scena risultava il personaggio più coerente nella sua finzione: e tutto questo anche se in realtà sul palcoscenico i personaggi erano signori e signore in costume che fingevano di essere Rigoletto Gilda Monterone e il Duca, illuminati da luci artificiali, guidati dai cenni del direttore. Se tutto questo può capirlo un bimbo di dodici anni, c'è bisogno dei simboli di Carsen?