Rigoletto (Carsen) Aix 2013

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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda Enrico » lun 05 ago 2013, 0:21

Che Rigoletto e Gilda si autodistruggono quando escono dal piccolo mondo delle loro finzioni è evidente anche in qualunque vecchio Rigoletto con i fondali di cartapesta e gli acuti tenuti a volontà: non credo che questo abbia bisogno dei simboli moderni di Carsen, sovrappobibili a qualunque opera (non si può fare la stessa cosa nei Pagliacci? Nedda e Canio che fingono e recitano, e la tragedia che irrompe quando Nedda mette in scena il suo personaggio nella vita vera promettendosi a Silvio, e Canio porta la realtà della gelosia e della vendetta nella finzione del palcoscenico: il tutto realizzabile con le stesse scene e gli stessi costumi di Aix...). La mia impressione è che una regia di questo tipo risulta eccessivamente didascalica, non nel senso del rispetto delle didascalie del libretto ma nella pretesa di spiegare allo spettatore ciò che deve pensare: impone una chiave di lettura unica, e dal momento che il pubblico è ritenuto incapace di comprendere si esagerano e si moltiplicano i simboli (che siano le prostitute, o l'orsacchiotto di Gilda, o le bottiglie in mano ai coristi), con la ripresa di trovate viste e riviste (non è la prima volta che il Duca esce di scena mezzo nudo, pur dicendo di essere schiavo d'amore: il libretto presuppone che il Duca prosegua la sua finzione d'amore appassionato e sincero, illudendosi perfino di credere in una propria rinnovata visrtù, altrimenti come facciamo a credere a Gilda che continua a dire di amarlo e di essere amata?) e con una sorta di ipocrisia nel rappresentare a metà ciò che si presume essere necessario per esprimere la "volgarità" di certe situazioni. Volete l'orgia nel primo atto (anche se non capisco perché ad un'orgia accompagnata da minuetti e perigordini debba parteciapre la signora di Ceprano, e perché il marito, se la lascia partecipare e assistere, debba essere geloso, e perchè Rigoletto debba prendere in giro lui se tutti fanno quel che vogliono con tutti), ma perché allora non rappresentare veramente un'orgia? perché fare vedere soltanto di schiena le donne nude o il duca che si spoglia? Si osa a metà, così chi cerca il nuovo è accontentato; chi si annoia nel vedere il solito Rigoletto si ritrova le solite storie rappresentate in maniere diversa; chi va a contestare per fare il moralizzatore trova comunque materiale sufficiente per la sua soddisfatta indignazione; chi non conosce l'opera non si annoia, si incuriosisce un po' ma non ne capisce nulla lo stesso, o capisce il senso generale della storia esattamente come chi va a vedere il Rigoletto di Castiglione a Taormina o quello "nei luoghi e nelle ore" con Domingo; il fedele spettatore di Carsen ritrova, sovrapposti all'opera, i soliti pirandellismi a cui è da tempo avvezzo; e intanto Rigoletto resta il solito Rigoletto di sempre, anche se in buona parte mal cantato.
Forse sono io che sono strano, ma già a dodici anni, vedendo un Rigoletto con quattro fondali dipinti, capivo benissimo che Rigoletto alternava realtà e finzione nella corte del Duca e nella sua vita vera, che Rigoletto era il regista della rovina di Monterone e che Monterone era un suo doppio, al quale Rigoletto si sostituiva giurando vendetta; che Maddalena non era propriamente una "brava ragazza", e che Gilda recitava in casa la parte della buona figluola timorata ma desiderava evadere da quella finzione, cedendo al duca e morendo per lui, che alla fine, cantando da fuori scena risultava il personaggio più coerente nella sua finzione: e tutto questo anche se in realtà sul palcoscenico i personaggi erano signori e signore in costume che fingevano di essere Rigoletto Gilda Monterone e il Duca, illuminati da luci artificiali, guidati dai cenni del direttore. Se tutto questo può capirlo un bimbo di dodici anni, c'è bisogno dei simboli di Carsen?
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda DottorMalatesta » lun 05 ago 2013, 8:00

Eh no, caro Enrico. Un contenuto richiede infatti un linguaggio per essere trasmesso. Un linguaggio che, necessariamente, deve essere comprensibile. Altrimenti è come se tu mi dicessi “oggi è una bella giornata” in uzbeko. Io strabuzzerei gli occhi e ti guarderei interdetto!
Quanto e come puó passare del contenuto di un´opera con un linguaggio come quello di un secolo e mezzo fa?
Perché ostinarsi a difendere i fondalini dipinti quando, all´interno di una stessa corrente registica (quella narrativo/illustrativa) si potrebbe distinguere l´erba buona da quella marcia, identificando e valorizzando l´operato di registi in grado di parlare un linguaggio nuovo anche se con rispetto alle indicazioni originarie? Perché, se Verdi, voleva una Violetta ambientata nella sua epoca, dovremmo rigettare una Violetta-puttana di oggi? Perché continuare a “difendere Verdi da Verdi”?
Per quanto riguarda il rifiuto di ogni tendenza interpretativa che si discosti da quella narrativo/illustrativa, ho giá scritto come la penso. Se uno la rifiuta a priori, meglio chiuderla qui. Certo che da uno come te, capace di spaziare dai Mapleson a youtube, mi stupirebbe un po´ :shock: .

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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda DottorMalatesta » lun 05 ago 2013, 10:00

Ma il Divino dov´è finito?
:roll:

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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda teo.emme » lun 05 ago 2013, 10:51

Sono completamente d'accordo con Enrico, che affronta di petto una questione "vera". Cosa c'è dietro decontestualizzazioni, destrutturazioni, simbolismi etc..? Raramente ho visto qualcosa che si discostasse da questa alternativa:
1) un ripensamento arbitrario del plot in modo da "raccontare" un'altra storia, con altri significati in cui la musica è svincolata dalla drammaturgia originale e costituisce una mera "colonna sonora" alle più varie elucubrazioni registiche;
2) la stessa identica storia - magari esplicitata con simboli a prova di scemo (come se il pubblico d'opera fosse una massa di rincitrulliti da accompagnare per mano e non capisse che Maddalena è una puttana e il Duca uno stron.zo) - messa in un ambiente differente.
Scelte entrambe discutibili perché:
- nel primo caso si scardina - a mio giudizio - un portato fondamentale dell'opera, che è teatro in musica in cui l'una è strettamente legata all'altro: ogni nota scritta, ogni frase musicale è pensata esattamente per una certa situazione drammatica e per una certa ambientazione storica. La boutade rossiniana per cui avrebbe messo in musica anche la lista della spesa è, appunto, una boutade...perché qualunque compositore ha ben presente il libretto che, spesso, è il frutto di confronto/scontro con il librettista (pensiamo a Verdi o a Puccini) e non si può far finta che ciò che c'è scritto nelle didascalie o negli scambi tra i vari personaggi non c'entri nulla con la musica e se ne possa tranquillamente fare a meno. Senza contare gli effetti scenici che la musica intende tradurre e che si trovano in partitura (penso al finale II di Tosca)
- nel secondo caso mi chiedo che fastidio possa mai dare mantenere una corte rinascimentale, se l'apporto registico si limita a cambiare epoca e ambientazione. Ambientare la Fille in un reggimento durante la Grande Guerra è così diverso e necessario - ai fini della chiarezza di linguaggio - rispetto all'ambientazione originale? Forse il pubblico - che si presume sempre idiota e minorato mentale - non capirebbe? E' più "comprensibile" un'Iphigenie ambientata a fine '700 rispetto alla Grecia classica? Perché?
In fondo la scusa del messaggio universale è solo un pretesto: se l'intento è quello di porre l'attenzione su grandi temi (conflitto tra pubblico e privato, tra potere e amore, tra individuo e masse, tra padre e figlio) allora tutto diventa giustificabile, dato che bene o male questi temi ricorrono in ogni prodotto dell'ingegno umano e il risultato sarebbe solo un'enorme massa di soluzioni intercambiabili sempre buone.
Allo stesso modo è mal posta la considerazione "smettere di salvare Verdi da Verdi"...che vuol dire? Verdi voleva una Traviata contemporanea..sì: contemporanea a lui. Un uomo dell'800 che riflette le ipocrisie della sua epoca...ha senso trasformarla in tossicodipendente o battona di strada? Non credo perché rimarrebbero incomprensibili - questa volta sì - tutta una serie di dettagli nei rapporti tra i personaggi. Senza contare l'insanabile discrasia tra quel che si sente, le parole cantate e ciò che accade in scena (sarà una fesseria, per molti, ma se si parla di spade e si prevede un duello, è piuttosto incoerente e forzato vedere, invece, un mitragliatore: per fare un esempio recente, a Bayreuth Notung è diventato un fucile AK47...secondo me si sfiora il grottesco involontario).
Tutto ciò dal punto di vista strettamente concettuale...non parlo della bravura o meno di gestire la macchina teatrale: sono due discorsi differenti che volutamente mantengo su piani diversi. Cerniakov è indubbiamente bravissimo nel muovere la macchina scenica, ma trovo le sue letture censurabilissime perché si fan beffe della drammaturgia originale. Eppure è tecnicamente un ottimo regista. Così Guth o Carsen. Spesso si crede che chi non apprezza queste decontestualizzazioni sia uno sprovveduto...ma non è così: io mi rendo perfettamente conto della superiorità tecnica di un Guth a un Pizzi, ma ne contesto i presupposti ideologici ed estetici. Ecco tutto.
Ultima modifica di teo.emme il lun 05 ago 2013, 11:14, modificato 1 volta in totale.
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda DottorMalatesta » lun 05 ago 2013, 11:11

Fermo restando che attendo ancora una tua risposta alle mie considerazioni di ieri, rimaste inevase in toto (mica pensarai di cavartela cosí facilmente, no? :mrgreen: ), penso che la faccenda sia… “lievemente” piú complessa.
Certo se nell´amplissimo panorama registico attuale non riesci a trovare altro che si discosti dalle due alternative che hai proposto mi domando davvero quali teatri tu frequenti abitualmente o che DVD guardi :shock: . E, credimi, te lo chiedo con vera simpatia, e con nessun intento polemico.

1) un ripensamento arbitrario del plot in modo da "raccontare" un'altra storia, con altri significati in cui la musica è svincolata dalla drammaturgia originale e costituisce una mera "colonna sonora" alle più varie elucubrazioni registiche;

Arbitrario? E perché? Elucubrazioni? E perché?

2) la stessa identica storia - magari esplicitata con simboli a prova di scemo (come se il pubblico d'opera fosse una massa di rincitrulliti da accompagnare per mano e non capisse che Maddalena è una puttana e il Duca uno stron.zo) - messa in un ambiente differente.

Simboli a prova di scemo li mette solo un regista scemo. Il simbolo messo da un regista vero è rivelatore di aspetti drammatugici presenti “in potenza”, ma non ancora “in atto” (per usare una terminologia aristotelica) nell´opera, ma sembra scemo al pubblico scemo.

Poi, lo ripeto, se neghi dignità di esistenza a tutto ció che non sia regia narrativo/illustrativa che ha per mezzo (e fine) la realizzazione delle indicazioni del libretto. Beh… qui mi fermo. Anche perché non posso pretendere (né ho alcuna intenzione di) far cambiare idea a nessuno né di far intravedere l´esistenza di un altro mondo a nessuno. Amici come prima, e non parliamone piú! : Chessygrin :
Ti ho giá scritto come la penso in proposito, e a quale “fazione” io appartenga!

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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda mattioli » lun 05 ago 2013, 11:31

Scusate la brevità di questo intervento, non ho in questo momento il tempo per argomentare. E poi francamente, nonostante la squisita abilità dialettica di molti dei partecipanti a questo forum (altrove preferiscono le gare di rutti) trovo un po' stucchevole continuare a dibattere in eterno gli stessi problemi con gli stessi argomenti.
Proviamo a cambiare ottica, partendo sempre dai fatti. Non vi sembra (mi rivolgo a teo.emme ed Enrico, non a chi va alla Scala a gettare volantini perché proprio non ne vale la pena), dicevo: non vi sembra di essere come i giapponesi sull'isola dimenticata dagli americani? Di combattere una guerra già finita da tempo? Di agitare problemi estetici che la contemporaneità ha già ampiamente risolto?
Ragazzi cari, ma davvero considerate provocatori o avanguardisti registi ormai tanto classici da essere perfino in sospetto di manierismo come Carsen? O ampiamente riconosciuti come Bieito? Ohi, dal Ring di Chéreau sono passati ormai quasi quarant'anni...
Passo e chiudo (scusate ancora).
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda Enrico » lun 05 ago 2013, 13:15

DottorMalatesta ha scritto:Per quanto riguarda il rifiuto di ogni tendenza interpretativa che si discosti da quella narrativo/illustrativa

Non ho mai detto che la rifiuto.

mattioli ha scritto:Ragazzi cari, ma davvero considerate provocatori o avanguardisti registi ormai tanto classici da essere perfino in sospetto di manierismo come Carsen?

Io sto criticando Carsen proprio perché mi sembra manierista e prevedibile, credevo che si capisse da ciò che ho scritto.
Ma non vi faccio perdere altro tempo in discussioni inutili, e riprendo la mia oziosa vacanza.
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda DottorMalatesta » lun 05 ago 2013, 15:38

Enrico, permettimi un´altra considerazione. Poi, giuro, la smetto :mrgreen: .
Perché mai definire inconciliabile attualizzazioni o regie basata sulla simbologia e musica e libretto (spesso incomprensibile e lontanissimo dal linguaggio odierno)?
Io penso che musica e libretto dovrebbero rimanere intatti. Nessuna nota, nessuna parola dovrebbe essere alterata (salvo che per soluzioni di genio come nel Trovatore di Tcherniakov). E forse è anche questa la sfida, l´elemento di interesse della regia d´opera di oggi. Regia d´opera che é chiamata a confrontarsi con questa specifica convenzione. Magari tra 100 anni sará lecito riorchestrare Traviata con chitarre elettriche o si adotterá una versione linguisticamente piú „al passo coi tempi“ del libretto. Ma, fermi restando le convenzioni vigenti (valide ancora per quanto?), la sfida della regia d´opera moderna è riuscire a soffiare vita in un genere le cui convenzioni costituiscono una affascinante „gabbia musical-drammaturgico-letterale“ piuttosto rigida e ben definita.

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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda teo.emme » lun 05 ago 2013, 17:01

DottorMalatesta ha scritto:Fermo restando che attendo ancora una tua risposta alle mie considerazioni di ieri, rimaste inevase in toto (mica pensarai di cavartela cosí facilmente, no? :mrgreen: ), penso che la faccenda sia… “lievemente” piú complessa.
Certo se nell´amplissimo panorama registico attuale non riesci a trovare altro che si discosti dalle due alternative che hai proposto mi domando davvero quali teatri tu frequenti abitualmente o che DVD guardi :shock: . E, credimi, te lo chiedo con vera simpatia, e con nessun intento polemico.


Ti stupirò, ma io ascolto e vedo più o meno tutto quello che vedete anche voi

DottorMalatesta ha scritto:
1) un ripensamento arbitrario del plot in modo da "raccontare" un'altra storia, con altri significati in cui la musica è svincolata dalla drammaturgia originale e costituisce una mera "colonna sonora" alle più varie elucubrazioni registiche;


Arbitrario? E perché? Elucubrazioni? E perché?


Arbitrario perché distaccare musica e testo è operazione arbitraria e scorretta, non in nome di chissà quale attaccamento alla tradizione, ma perché musica e testo sono legati a filo doppio: ripeto è illusorio credere che la musica scritta per un testo specifico ed un'ambiente specifico non sia determinata o influenzata da quegli elementi. E qui risiede il punto: per te è legittimo creare una totale discrasia tra ciò che si vede e ciò che si sente, per me no...perché l'opera ha delle convenzioni e dei vincoli (piaccia o meno) che necessariamente vanno tenuti in considerazione. Altrimenti si riduce la musica a mera colonna sonora delle elucubrazioni (in senso letterale) più varie, derivate dalle personali sensazioni del regista.

DottorMalatesta ha scritto:
2) la stessa identica storia - magari esplicitata con simboli a prova di scemo (come se il pubblico d'opera fosse una massa di rincitrulliti da accompagnare per mano e non capisse che Maddalena è una puttana e il Duca uno stron.zo) - messa in un ambiente differente.


Simboli a prova di scemo li mette solo un regista scemo. Il simbolo messo da un regista vero è rivelatore di aspetti drammatugici presenti “in potenza”, ma non ancora “in atto” (per usare una terminologia aristotelica) nell´opera, ma sembra scemo al pubblico scemo.


Ma la drammaturgia esiste già, è un elemento "dato"...quel che potrebbe essere presente "in potenza" è un gioco all'infinito...che, a ben guardare, vuol dire tutto e niente. Ed è soggetto unicamente al giudizio personale: per me i simboli del Rigoletto di Carsen o quelli di Kusej sono a prova di scemo. Per te magari no. Il fatto è che - di nuovo - il teatro d'opera ha un elemento da cui non si può prescindere: il rapporto con la musica che è rigido di per sé e convenzionale.

DottorMalatesta ha scritto:Poi, lo ripeto, se neghi dignità di esistenza a tutto ció che non sia regia narrativo/illustrativa che ha per mezzo (e fine) la realizzazione delle indicazioni del libretto. Beh… qui mi fermo. Anche perché non posso pretendere (né ho alcuna intenzione di) far cambiare idea a nessuno né di far intravedere l´esistenza di un altro mondo a nessuno. Amici come prima, e non parliamone piú!


Ma non si può eludere la componente narrativa! E' come se un direttore decidesse di non eseguire più i sol diesis...

DottorMalatesta ha scritto:Ti ho giá scritto come la penso in proposito, e a quale “fazione” io appartenga!


Ancora: non è questione di fazioni...da una parte i nostalgici delle figurine Liebig dall'altro chi apre la mente ad un nuovo mondo. Non è così...credi davvero che io non mi sia posto tutte le domande che vi ponete qui su una messinscena?
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda teo.emme » lun 05 ago 2013, 17:11

DottorMalatesta ha scritto:Perché mai definire inconciliabile attualizzazioni o regie basata sulla simbologia e musica e libretto (spesso incomprensibile e lontanissimo dal linguaggio odierno)?


Ma chi lo dice che il libretto sia incomprensibile o lontanissimo? La Gioconda è incomprensibile? Occorre che qualcuno la ridipinga in topless perché l'uomo del XXI secolo non potrebbe capire un ritratto di 500 anni fa? Questa storia dell'incomprensibilità dei libretti è, secondo me, una fesseria: possono essere datati (ma come lo è Amleto) o non capolavori letterari...ma nella loro drammaturgia essenziale sono assolutamente comprensibili... Del resto quando a teatro si vede Shakespeare nessuno si lamenta se il suo inglese non è quello di oggi...

DottorMalatesta ha scritto:Io penso che musica e libretto dovrebbero rimanere intatti. Nessuna nota, nessuna parola dovrebbe essere alterata (salvo che per soluzioni di genio come nel Trovatore di Tcherniakov).


Ma se non vanno alterate note o parole, a maggior ragione non lo deve essere neppure la drammaturgia (Cerniakov compreso, con il suo orribile Trovatore: orribile non perché mal fatto - ripeto, tecnicamente è irreprensibile - ma perché non è più il Trovatore, ma una specie di Carnage)

DottorMalatesta ha scritto:E forse è anche questa la sfida, l´elemento di interesse della regia d´opera di oggi. Regia d´opera che é chiamata a confrontarsi con questa specifica convenzione. Magari tra 100 anni sará lecito riorchestrare Traviata con chitarre elettriche o si adotterá una versione linguisticamente piú „al passo coi tempi“ del libretto. Ma, fermi restando le convenzioni vigenti (valide ancora per quanto?), la sfida della regia d´opera moderna è riuscire a soffiare vita in un genere le cui convenzioni costituiscono una affascinante „gabbia musical-drammaturgico-letterale“ piuttosto rigida e ben definita.


Premesso che mi auguro di essere già morto quando e se riorchestreranno la Traviata con le chitarre elettriche, la questione delle convenzioni non va elusa scardinandola...non è una gabbia, ma una necessità espressiva: il regista si confronti con essa, e ne sfrutti le potenzialità espressive invece di cassarla sghignazzando...
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda DottorMalatesta » lun 05 ago 2013, 17:25

Ho capito, teo.emme. Ammetto di non condividere pressocché nulla di quanto hai scritto, però ti ringrazio sinceramente di aver voluto esplicitare il tuo punto di vista. Il mio lo conosci già. E, come sai, non sono un bellicoso e non ho alcuna intenzione di far cambiare idea ad alcuno.
So solo che a Natale non ti regalerò mai l'opera omnia di Tcherniakov (che per me sarebbe invece regalo graditissimo :mrgreen: ).
Ciao e ancora grazie,
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda mattioli » lun 05 ago 2013, 19:35

e riprendo la mia oziosa vacanza.


Beato te. Io sono a meno nove...

So solo che a Natale non ti regalerò mai l'opera omnia di Tcherniakov (che per me sarebbe invece regalo graditissimo :mrgreen: ).


E tu regalala a me.
Pensa che bordello il 7 dicembre alla Scala con Traviata. Pare che teo.emme si tufferà da un palco per protesta...

Ossequi & baci
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda Tucidide » lun 05 ago 2013, 22:17

teo.emme ha scritto:1) un ripensamento arbitrario del plot in modo da "raccontare" un'altra storia, con altri significati in cui la musica è svincolata dalla drammaturgia originale e costituisce una mera "colonna sonora" alle più varie elucubrazioni registiche;
...
- nel primo caso si scardina - a mio giudizio - un portato fondamentale dell'opera, che è teatro in musica in cui l'una è strettamente legata all'altro: ogni nota scritta, ogni frase musicale è pensata esattamente per una certa situazione drammatica e per una certa ambientazione storica. La boutade rossiniana per cui avrebbe messo in musica anche la lista della spesa è, appunto, una boutade...perché qualunque compositore ha ben presente il libretto che, spesso, è il frutto di confronto/scontro con il librettista (pensiamo a Verdi o a Puccini) e non si può far finta che ciò che c'è scritto nelle didascalie o negli scambi tra i vari personaggi non c'entri nulla con la musica e se ne possa tranquillamente fare a meno.

Non entro nel merito delle regie cosiddette moderne (a proposito, quante volte se ne è parlato sul web? Centomila? Duecentomila? Penso di peccare di understatement...), ma questo punto a me sembra giusto solo per alcuni autori. Almeno fino a Rossini la musica era sovente distaccata dalle parole, tanto che la stessa musica veniva riutilizzata per diverse arie in diverse opere in contesti talvolta diversissimi: per fare un esempio, la cavatina del malvagio Agorante nel Ricciardo e Zoraide fu riutilizzata per la cantata in onore di Pio IX: da un contesto operistico ad uno sacro, con intenti espressivi diversissimi: eppure la musica è la stessa.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda Maugham » mar 06 ago 2013, 9:39

DottorMalatesta ha scritto:Ma il Divino dov´è finito?
:roll:

DM


a) sono in mezzo ai monti con wifi stitico.
b) non vorrei apparire maleducato ma sono ormai lustri che questo argomento si ripropone con la stesse argomentazioni. Basta guardare ai vecchi messaggi e fare un copiaincolla per avere il mio punto di vista.
Aggiungo che non so più cosa dire a chi ancora confonde "décor" con drammaturgia e chi dice che tanto coi teli dipinti si capiva tutto lo stesso.
c) La penso come Alberto. Sono discussioni fuori tempo massimo. Non nego siano carine e appassionanti, ma sono inutili e in odore di onanismo. Il mondo del teatro giustamente cambia e ha preso questa strada. Ormai da mezzo secolo. Sarebbe come discutere sulla comunicazione via web parlandone in termini di "giusto" e "sbagliato".
d) Sono convinto che su OD il concetto di legittimazione del regista nel lavorare sulla drammaturgia sia un fatto assodato. Ciò non toglie che tutti i registi sappiano farlo. Però se tutte le volte dobbiamo ricominciare dall'abc..... :roll:

Dico solo che Traviata la lascerei stare. Verdi si incazzò come una biscia perché gliela retrodatarono. Lui voleva fosse "contemporanea". Quindi -per rispetto alla volontà dell'autore- ogni allestimento non contemporaneo di Traviata è un orrore.
Lascerei stare anche il Ring. Wagner chiamava "fantasmagoria" tutta la paccottiglia fantasy. A lui serviva (l'ha scritto centurie di volte) solo per far passare dei concetti atemporali ed eterni. Dopo il primo ciclo a Bayreuth disse che l'ambientazione aveva vampirizzato il portato simbolico della sua opera e dichiarò fallimento.

Ciao
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda beckmesser » mar 06 ago 2013, 11:09

Una cosa che non ho mai capito nella posizione di chi sostiene la “fedeltà alla drammaturgia originale” (qualunque cosa significhi) è se se ne fa un discorso di principio o di valutazione del risultato concreto.

Tanto per restare al festival di Aix di quest’anno, leggendo in giro qua e là in siti, blog e compagnia bella, di solito la posizione che si trova è: da una parte, anatema su Carsen che avrebbe violato la drammaturgia originale di Rigoletto e tradito le volontà di Verdi, e fin qua posso anche capire, date le premesse; dall’altra, però, osanna a Chéreau per Elektra, e a questo punto non capisco più. Il lavoro di Chéreau su Elektra è ben più stravolgente di quello di Carsen su Rigoletto, sia in termini di “décor” che di drammaturgia. Sotto il primo punto di vista, perché l’ambientazione rinascimentale di Rigoletto sarebbe essenziale mentre quella micenea di Elektra si può abbandonare senza problema? In fin dei conti, se si guarda ai fatti, da un lato abbiamo un Verdi che sposta senza troppi problemi l’ambientazione della sua opera dalla corte reale francese ad una piccola corte italiana (evidentemente non gli interessava troppo dove e quando la sua opera si svolgeva); dall’altro abbiamo prove ed evidenze su quanto Hofmannsthal riteneva importante la ricostruzione storica che stava dietro alla sua opera. Voglio dire: non c’è nulla che ci possa portare a sostenere che l’ambientazione originale di Rigoletto era essenziale per Piave e Verdi mentre quella di Elektra era solo un accessorio per Hofmannsthal e Strauss, e allora perché toccare la prima è un delitto mentre cambiare la seconda è cosa buona e giusta?

Anche dal punto di vista drammaturgico, se dal Rigoletto di Carsen togliamo la questione per così dire “ambientale”, la drammaturgia dell’opera non mi pare sia stata toccata significativamente: trama, dinamiche fra i personaggi , quelle sono e quelle sono rimaste. Nell’Elektra di Chéreau si opera molto più in profondità: il rapporto fra Elektra e Clitemnestra è del tutto diverso da quello pensato da Hofmannsthal; addirittura si interviene sulla trama, facendo uccidere Egisto dal precettore anziché da Oreste (e mi sembra abbastanza chiaro che per Hofmannsthal la questione della doppia vendetta per mano del figlio non fosse proprio secondaria…).

Dal punto di vista testuale, infine, non credo che l’incongruenza derivante dal sentire il coro chiamare “duca” il direttore di un circo sia molto maggiore di quelle che deriva dal parlare di sacrifici umani in un contesto che non mi sembra possa giustificarlo…

E allora dove sta la differenza? Temo che alla fine si riduca tutto ad una questione di “buon gusto”, ma su questo punto non me la sento proprio di andare…

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