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Messaggioda mattioli » mer 24 lug 2013, 9:34

Per Malatesta consiglio il solito Rigoletto del '44 con Schlusnus, Berger, Rosvaenge, Klose, non perché è bello o brutto, migliore o peggiore di altri, ma semplicemente perché lo abbiamo citato moltissime volte.


Io invece Ein Maskenball diretto da Fritz Busch nel '51 a Radio Colonia (Fehenberger, Wegner, Modl - in Ulrica! - e un Fischer-Dieskau sublime), molto semplicemente perché è il più bel Ballo in maschera mai inciso (IMHO, ovvio, così evitiamo polemiche... 8) .
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Messaggioda mattioli » mer 24 lug 2013, 9:42

processi sommari


Idealista & vittimista :twisted: . Comunque il processo staliniano è finito, aspettiamo "la tua".

com'è stato quel Tell?


Diretto male, suonato male, spettacolo assurdo e ridicolo del peggiore Regietheater (quello vero, che nulla ha a che fare con Carsen o Cerniakov). Il Tell inglese o americano ha una voce interessante, qualche problemi negli acuti e una strana disinvoltura amena: sembra Figaro che fa Guglielmo, un effetto un po' spiazzante. Tutti si aspettavano che la Matilde americana fosse una gggiovine, invece si è rivelata una matura matrona che canta piuttosto bene ma esprime pochissimo. Bene con qualche eccezione i comprimari.
Venendo alle due uniche ragioni per cui si è fatta la trasferta: 1) finalmente si è ascoltato il Tell integrale che più integrale non si può. E proprio non si capisce cosa ci si guadagni a tagliarlo; 2) Spyres ha cantato tutto benissimo fino ad Asile héréditaire e tutti già andavamo blaterando che sì, giusto, ecco, finalmente la soluzione alle parti Nourrit. Poi nel recitativo si è sentita qualche fatica, nell'aria qualche crepa e nella cabaletta non si sono sentiti i do. Insomma, almeno alla recita che ho visto io, non reggeva tutta la parte. Però fino al quarto atto l'Arnoldo migliore che io abbia sentito. Amen.
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Messaggioda teo.emme » mer 24 lug 2013, 9:59

mattioli ha scritto: Diretto male, suonato male, spettacolo assurdo e ridicolo del peggiore Regietheater [...]

Lo sospettavo: avevo pensato alla trasferta, ma poi ho ricordato le mie passate esperienze con Fogliani e Wildbad... (la messinscena di Otello era davvero assurda).
mattioli ha scritto:Venendo alle due uniche ragioni per cui si è fatta la trasferta: 1) finalmente si è ascoltato il Tell integrale che più integrale non si può. E proprio non si capisce cosa ci si guadagni a tagliarlo [...]

Oh beh, tagliare il Tell per me è delitto imperdonabile! Integralissimo, dici? Mmmm non erano complete le incisioni di Chailly e Gardelli? E' un po' che non le sento. Muti, se non sbaglio, faceva un pasticcio con la pseudo seconda aria di Matilde. Resto curioso: farò un pensierino sul cd che - immagino - seguirà lo spettacolo (augurandomi che Spyres ricanti per l'occasione l'aria e cabaletta...)
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Messaggioda mattioli » mer 24 lug 2013, 10:09

Oh beh, tagliare il Tell per me è delitto imperdonabile! Integralissimo, dici? Mmmm non erano complete le incisioni di Chailly e Gardelli? E' un po' che non le sento. Muti, se non sbaglio, faceva un pasticcio con la pseudo seconda aria di Matilde. Resto curioso: farò un pensierino sul cd che - immagino - seguirà lo spettacolo (augurandomi che Spyres ricanti per l'occasione l'aria e cabaletta...)


Chailly e Muti sicuramente no e con l'aggravante dell'italiano (ah, ma già: bisogna capire quello che dicono...). Poi qualche mutiano di provata fede mi spiegherà perché il Tell o i Vepres bisogna farli in italiano e la Vestale in francese, a proposito del celebrato "rigore" (ah, ah, ah...). Gardelli bisognerebbe controllare, ma non ho modo di farlo.
L'intendente di Wildbad, peraltro responsabile della regia, sosteneva che nemmeno la famosa edizione di Pesaro Gelmetti-Pizzi con la cena nell'intervallo fosse davvero integrale. A me ha colpito, ma vado così, a impressioni, un bel recitativo nel primo atto fra Tell e Arnold padre dove gli austriaci oppressori sono accusati di impedire agli svizzeri di fare figli, tipo cinesi in Tibet, e un altro divertissement di danza nel terzo atto dopo il Pas des soldats. Comunque a Wildbad c'era domenica (ma io ero già partito) un concerto con le varianti d'autore di cui nulla so, quindi credo che nel disco ci sarà davvero TUTTO il Tell...
Aggiungo che era piuttosto buono (ben diretto e nel complesso ben cantato) il Ricciardo in concerto.

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Messaggioda teo.emme » mer 24 lug 2013, 10:38

mattioli ha scritto: Chailly e Muti sicuramente no e con l'aggravante dell'italiano (ah, ma già: bisogna capire quello che dicono...). Poi qualche mutiano di provata fede mi spiegherà perché il Tell o i Vepres bisogna farli in italiano e la Vestale in francese, a proposito del celebrato "rigore" (ah, ah, ah...).

Chailly cosa taglia? Beh, il Tell è tradotto veramente male - diciamo che è proprio snaturato dal Bassi - Muti, almeno, utilizza una versione riveduta della traduzione ritmica (se non sbaglio preparata per l'edizione critica), ma in effetti mi chiedo perché il Tella vada fatto in italiano e la Vestale in francese.
Ps: tornando alle traduzioni, dico semplicemente che il concetto non mi scandalizza (che poi io preferisca ascoltare la lingua originale è altro discorso).
mattioli ha scritto:Gardelli bisognerebbe controllare, ma non ho modo di farlo.

Non la ascolto da tempo...e non ne sento la mancanza! Peccato che pure Pappano tagli abbondantemente...
mattioli ha scritto:L'intendente di Wildbad, peraltro responsabile della regia, sosteneva che nemmeno la famosa edizione di Pesaro Gelmetti-Pizzi con la cena nell'intervallo fosse davvero integrale. A me ha colpito, ma vado così, a impressioni, un bel recitativo nel primo atto fra Tell e Arnold padre dove gli austriaci oppressori sono accusati di impedire agli svizzeri di fare figli, tipo cinesi in Tibet, e un altro divertissement di danza nel terzo atto dopo il Pas des soldats. Comunque a Wildbad c'era domenica (ma io ero già partito) un concerto con le varianti d'autore di cui nulla so, quindi credo che nel disco ci sarà davvero TUTTO il Tell...

Sempre più curioso dell'eventuale cd allora...
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Messaggioda mattioli » mer 24 lug 2013, 10:55

Chailly cosa taglia?


Beh, per esempio i due brani che indicavo prima che, se ben ricordo, fanno peraltro parte di quelli tagliati dallo stesso Rossini prima della "prima". Però davvero qui non ho gli strumenti (in senso proprio: il materiale) per controllare, quindi non vorrei scrivere sciocchezze che poi potrebbero essere usate contro di me... : Blink :

ma in effetti mi chiedo perché il Tella vada fatto in italiano e la Vestale in francese.


Già, me lo chiedo anch'io, però vigliacco se qualcuno, durante il Ventennio, l'ha mai chiesto al Maestro (ovviamente con la maiuscola) o se l'è chiesto. No: tutti a esultare per il "rigore"... E poi si dice che Muti, poverino, ha sempre avuto tutti contro... :shock:

tornando alle traduzioni, dico semplicemente che il concetto non mi scandalizza (che poi io preferisca ascoltare la lingua originale è altro discorso).


Ma che vuol dire? Non scandalizza nemmeno me, tanto che ricordo con molto piacere un Don Giovanni in inglese (ma solo per la regia di Bieito :P ). Si discuteva di un'altra cosa, cioè del fatto che la traduzione era la risposta a un problema che non si pone più, quindi è diventata perfettamente inutile. Come dimostra il fatto che, infatti, non esiste più.
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Messaggioda beckmesser » mer 24 lug 2013, 16:54

mattioli ha scritto:Chailly cosa taglia? Beh, per esempio i due brani che indicavo prima che, se ben ricordo, fanno peraltro parte di quelli tagliati dallo stesso Rossini prima della "prima".


Mi sa che non è proprio corretto dire che Chailly quei brani “li taglia”: l’incisione di Chailly è pre-edizione critica, per cui quei brani proprio non li si conosceva. E del resto, anche conoscendoli, li aveva tagliati lo stesso Rossini… In verità, data la storia compositiva del Tell, per parlare di “integralità” bisogna prima decidere: integrale rispetto a cosa? 1) A quello che aveva scritto Rossini prima di arrivare in teatro? 2) A quanto eseguito la sera della prima? 3) A quanto cristallizatosi fino a fine agosto 1829, ossia alle recite sovrintese da Rossini?

Il problema è che nessuna di queste tre versioni di per sé è quella definitiva, per cui un margine di manipolazione è inevitabile…

Quanto alle edizioni esistenti, nessuna corrisponde in toto a nessuna delle tre versioni sopra indicate:

- Gardelli e Chailly (pre-edizione critica) eseguono integralmente la partitura Troupenas che è sostanzialmente integrale ma è un pasticcio fra le versioni 1 e 2 indicate sopra;
- Muti usa una versione provvisoria dell’edizione critica, e sostanzialmente esegue la versione 2 con reinserimento di alcuni brani espunti (quelli con Matilde del quart’atto) risalenti alla 1;
- Pappano usa la versione critica ed esegue sostanzialmente la versione 2 (lasciando omessi i brani con Matilde del quart’atto tagliati alla prima);
- a Pesaro usarono ovviamente l’edizione critica e tentarono di risalire alla versione 1, quindi reinserendo brani tagliati durante le prove: oltre ai quelli del quart’atto con Matilde, la bellissima ma incongrua aria di Jemmy prima del Sois immobile, alcune danze, una versione lunga (e molto più bella) della tempesta e dell’arrivo di Gessler al quart’atto, ed altro.

In questo io vedo due paradossi: a) tutte queste edizioni sono diverse fra loro e sono tutte filologicamente corrette (tralasciando il problema della lingua); b) a Pesaro (ed immagino anche a Wildbad), per eseguire il più possibile ed essere il più filologicamente corretti, finiscono con l’eseguire nella stessa serata brani che l’autore aveva pensato come alternativi fra loro: è filologicamente corretto?.

Saluti,

Beck
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Messaggioda mattioli » mer 24 lug 2013, 17:24

Bravo Beck, il solito pozzo di scienza.
Se ho ben capito (il mio tedesco è un serio handicap) a Bad Wildbad hanno ripristinato i brani tagliati da Rossini prima della prima e risolto il problema di quelli "sovrapponibili", diciamo così, eseguendoli in un concerto a parte.
Di Chailly non ricordo molto. A Pesaro c'ero, ma mi sembra di ricordare che, per esempio, non c'era quel recitativo del primo atto di cui parlavo sopra (ma sono passati molti anni e potrei sbagliarmi), c'erano invece l'aria di Jemmy (ti sembra bellissima? A me no) e il terzetto dell'ultimo atto, che è poi l'unico taglio sul quale io non transigerei.
Quanto invece alle repliche "autentiche" con Rossini a Parigi, mi sembra di ricordare che Nourrit cominciò da subito o quasi a tagliare la sua grande scena del quarto atto. Trovo che sia giusto, come regola generale e fermo restando che ogni produzione fa storia a sé, riaprire i tagli praticati dallo stesso Rossini prima della prima, in fin dei conti per ragioni pratiche che oggi non sono più valide.
Ma, ripeto, parlo senza avere sottomano nulla, quindi probabilmente sbaglio.
Ciao ciao

AM
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda Tucidide » mer 24 lug 2013, 18:34

mattioli ha scritto:E perché mai "che simpatia"? Ho perfino messo la faccina ridente.

Venendo alle cose serie, naturalmente non mi riferivo al dvd e nemmeno al bluray. Mi riferisco al teatro. Le traduzioni esistevano perché bisognava che il pubblico capisse quel che si andava cantando in palcoscenico. Visto che questo problema non c'è più, perché esistono i sottotitoli, non esiste più nemmeno la necessità di tradurre le opere. Infatti non lo si fa più, e anche dove lo si fa (sempre meno, all'Eno sì, ma per esempio alla New York City Opera non più e alla Komische non sempre), lo si fa per puro rispetto delle tradizioni (la tradizione della traduzione).
La tua è la consueta incapacità di valutare l'opera in una prospettiva storica, come un fenomeno che cambia con il tempo, ma sempre nei termini astratti (bello/brutto, giusto/sbagliato, professionale/non professionale, evoluzione/involuzione) di un idealismo che, per essere cellettiano, non è meno idealista.
Anche a me piace ascoltare Kozlovsky nel Rigoletto, divertendomi con le agilità e i sopracuti e i picchiettati, ma so bene che quel modo di cantare appartiene a un mondo storicamente determinato e finito, quindi OGGI improponibile se non come (gradevolissimo) fenomeno da baraccone, perché sono finite le ragioni culturali, estetiche, sociali e in un ultima analisi STORICHE che lo rendevano non solo "bello" ma necessario. Quindi dire che quello è il miglior Rigoletto di tutti i tempi è, semplicemente, assurdo.
La stessa cosa per le traduzioni. Io posso dire che non mi piacciono, tu puoi dire che invece a te piacciono, resta il FATTO che non si usano più, non si portano più, come la tuba o la crinolina. Perché si deve sempre prescindere dai fatti? La realtà può non piacerci, ma resta la realtà.
Simpaticamente tuo

AM


Tutto vero, ma ci si potrebbe chiedere allora perché i film vengono ancora doppiati. Perché sono culpop, cioè nazionalpopolari, quindi presuppongono un pubblico meno esigente? Forse, ma allora il teatro di prosa? E' vero, fa molto cool : Thumbup : andare a vedere Molto rumore per nulla, pardon, Much Ado about Nothing, nella meravigliosa lingua del Bardo di Stratford, ma resta il fatto che in Italia la stragrande maggioranza degli spettacoli teatrali si dà in italiano: Brecht, Strindberg, Shakespeare, Molière, Racine... tutti spietatamente in italiano. E non mi pare che il pubblico della prosa sia culpop...
A me pare, ma posso sicuramente sbagliarmi, che la lingua originale sia un portato dello snobismo intellettualistico che ha attanagliato il mondo dell'opera, rendendolo "cul" senza "pop". Forse c'è stata anche l'influenza della musica leggera, nella quale la pratica delle cover in lingua diversa dall'originale è da tempo quasi scomparsa (Stand by me che diventava Pregherò, Nights in white satin che diventava Ho difeso il mio amore, Homburg che diventava L'ora dell'amore ecc. ecc.), ma secondo me resta predominante lo snobismo.
Ed è un peccato, aggiungo io, ché la traduzione, diversamente dal testo originale, può essere aggiornata e rifatta: per un Wagner in italiano mica bisogna prendere le zanardinate "Cede il verno a' rai del mite april" ecc. ecc.: si possono riscrivere in un italiano mediamente letterario, magari coinvolgendo nell'impresa poeti e scrittori. Esattamente come si fa con Shakespeare, di cui ogni tanto esce una traduzione nuova.
Ultima modifica di Tucidide il mer 24 lug 2013, 18:52, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda VGobbi » mer 24 lug 2013, 18:52

Tucidide, guarda che non è tanto il snobismo, ma un discorso prettamente musicale, prettamente legato alla prosodia. Un esempio?

Prova a sentire nel Boris Godunov, la scena d'entrata con quella bellissima frase che canta lo zar "Skorbit dusha" in tedesco o qualunque lingua tu abbia ascoltato ... e poi risentila in russo! Non noti la differenza abissale? Non noti come il compositore abbia composto il capolavoro lavorando sulla fonetica della propria lingua? Ed e' per questo che vorrei sempre ascoltare le opere in lingua originale!!!
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Messaggioda Tucidide » mer 24 lug 2013, 18:57

VGobbi ha scritto:Tucidide, guarda che non è tanto il snobismo, ma un discorso prettamente musicale, prettamente legato alla prosodia. Un esempio?

Prova a sentire nel Boris Godunov, la scena d'entrata con quella bellissima frase che canta lo zar "Skorbit dusha" in tedesco o qualunque lingua tu abbia ascoltato ... e poi risentila in russo! Non noti la differenza abissale? Non noti come il compositore abbia composto il capolavoro lavorando sulla fonetica della propria lingua? Ed e' per questo che vorrei sempre ascoltare le opere in lingua originale!!!

Ok, questo è vero per qualunque opera in lingua originale. Non oso pensare come sia leggere Pascoli in inglese, in polacco o in filippino. Sta di fatto che da che mondo è mondo si traduce tutto ciò che abbia un messaggio linguistico: perderai sicuramente un sacco di nuances, ma se non sai il francese non te ne fai niente del testo originale de "Le bateau ivre": devi leggerlo tradotto per capirci qualcosa.
Anche nella prosa si perde molto in traduzione (pensa ai giochi di parole di un Wilde), ma che facciamo? Andiamo a sentire "An ideal husband" in inglese anche se non lo padroneggiamo, solo perché in traduzione non fa figo?
Un sospetto che mi viene è che il motivo possa anche essere il solito pregiudizio secondo cui nell'opera non si capisce una mazza di quel che si canta, perché senza microfono e con la voce impostata l'effetto è quello della solita pastoia sonora. Allora tanto vale dare le opere in lingua originale: tanto, non si capirebbe niente neanche in italiano! :roll:
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Messaggioda Enrico » mer 24 lug 2013, 19:49

mattioli ha scritto:Vogliamo parlare della Sutherland, che immagino teo.emme adori (anch'io, peraltro)? Nessuno ha mai capito una parola di quel che andasse cantando, in qualsivoglia lingua del mondo, escluso forse l'inglese...

Ma sono io l'unico che la capisce?
Enrico B.
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda mattioli » mer 24 lug 2013, 20:02

Evidentemente sì. E comunque tutti gli estimatori della Divina Mascellona, perfino quelli più esagitati (fra cui l'umile sottoscritto) hanno sempre pensato che non si capisse un accidente di quel che andava cantando, e fra l'altro sempre meno man mano che la carriera procedeva (nei primi dischi il sutherlandese è molto più chiaro).
Però ti consiglierei un esperimento. Spesso "capiamo", o almeno spesso io capisco, la Sutherland quando canta opere che conosco a memoria (per esempio la sua Fille du régiment, che fu il mio primo disco d'opera : Love : , anzi cassetta perché avevo solo quella...). Prova ad ascoltarla in un'opera italiana che non hai mai sentito e dimmi se afferri le parole.
Se sì, vinci una laurea honoris in Sutherlandologia : Nar :

AM

PS: poi ti rispondo sul Parmi veder le lagrime, adesso devo lavorare...
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda VGobbi » mer 24 lug 2013, 20:13

mattioli ha scritto:PS: poi ti rispondo sul Parmi veder le lagrime, adesso devo lavorare...

Non e' tardi per iniziare a lavorare? : Fuck You :
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda mattioli » mer 24 lug 2013, 20:49

Gobbaccio, si inizia a lavorare quando dalla Casa Madre hanno deciso cosa devi scrivere e quanto.
Quindi non dipende da me...

AM
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