DottorMalatesta ha scritto:Su la Stampa Mattioli li ha definiti: "i «tre tenori» che poi a rigore sono un baritono, Placido Domingo, un pensionato, José Carreras, e un Claudio Villa con meno voce, Andrea Bocelli."
Se ho capito bene il concerto c'è già stato il 1°giugno e verrà trasmessa la registrazione. C'è anche questa notizia ANSA: "VERONA, 1 GIU - Jose' Carreras non cantera' questa sera al Gala' per i 100 anni di opera all'Arena di Verona. Il tenore [...] e' stato costretto a dare forfait in extremis a causa dei gravi problemi di salute del fratello. [...]"
Caspita! Uno si aspetta di ascoltare i "tre tenore" e se ne ritrova due solo? Se fossi stato all´Arena avrei preteso il rimborso del biglietto!!!!
DM
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
IL TROVATORE - Monaco, 27 giugno 2013 ore 19.00 Kaufmann sì, Kaufmann no, speriamo di sì... Diretta radiofonica sul canale classico della radio bavarese BR Klassik. Nel sito della radio potete trovare il link (a destra, scendendo un po' nella pagina) per ascoltare la trasmissione online. Non so se si può aprire anche da qui: http://mediathek-audio.br.de/index.html ... nnelId=brk
Io per ascoltare la radio via internet uso un programma molto comodo che si chiama Radio?Sure!: permette anche di registrare in formato mp3.
Cast
Conte di Luna Alexey Markov Leonora Anja Harteros Azucena Elena Manistina Manrico Jonas Kaufmann Ferrando Kwangchul Youn Ines Golda Schultz Ruiz Francesco Petrozzi Ein Zigeuner Rafał Pawnuk Ein Bote Joshua Stewart Conductor Paolo Carignani Production Olivier Py Set and Costumes Pierre-André Weitz Lighting Bertrand Killy Chorus Sören Eckhoff The Bavarian State Orchestra The Chorus of the Bavarian State Opera
Ebbene sì, Kaufmann c'è ma... non so se questo sia un bene Impressioni sui primi due atti:
Youn appare accettabile nel racconto di Ferrando, anche se l'accento è un po' torvo e la voce particolarmente "ondeggiante": cerca anche di eseguire, come può, le agilità di "Abietta zingara". La Leonora della Harteros si dimostra la migliore del cast, col suo vibrato ricco di armonici, una buona dizione, buoni fiati, fraseggio intelligente, capacità di sfumare e assottigliare la voce quando necessario (qualche difficoltà nella cabaletta, eseguita senza da capo): c'è qualcosa di "già sentito" nella sua interpretazione, qualche suggestione di voci d'altri tempi, ma mi piace. Il Conte, Alexey Markov, nella prima parte sembra ordinariamente corretto, ma quando nella seconda canta Il balen del suo sorriso gli riesce bene l'inizio, poi, sulle frasi Ah l'amor, l'amor è un dardo tenta, in maniera che potrebbe essere interessante, di cantare piano, ma più per difficoltà nel salire che per scelta interpretativa, come è evidente nella successiva cabaletta, eseguita una sola volta, con suoni al limite della stecca. Azucena, Elena Manistina, è mesta e dolente, un po' lamentosa, con un vibrato meno bello di quello della Arteros, dizione un po' impastata, capacità vocali accettabili per l'esecuzione della parte, con qualche eccesso nell'esibizione di suoni gravi che ricordano certe interpretazioni da "Old Met". Kaufmann, il nostro adorato Kaufmann (vorremmo continuare a volergli bene, anche se qualche volta si comporta male...), in questi primi due atti è un Manrico decisamente pessimo: non ci aspettiamo sempre l'interpretazione geniale, ma qui la sua prestazione è inferiore ad ogni aspettativa. Comincia con un Deserto sulla terra sgraziatamente rabbioso e aggressivo, gridato in fretta come se fosse solo una preparazione all'acuto di tradizione; ma nel terzetto è debole e fiacco: spero per lui che questo dipenda in parte dalla trasmissione radiofonica, e che in teatro abbia prodotto un'impressione migliore. Nel secondo atto c'è qualche frase dei recitativi detta bene, pronunciata con naturalezza e verità (L'arcana parola ognor... Non sono tuo figlio; la lettura del messaggio con le frasi concitate che seguono), ma il duetto con Azucena è di nuovo un disastro: Mal reggendo all'aspro assalto è tutto piatto e forte, banale nel fraseggio, con il consueto tentativo di mezzavoce alle parole Non ferir (Corelli e Bonisolli e perfino Pavarotti avevano più fantasia, e apparivano un po' più partecipi; e non credo che il problema sia rappresentato dalle note verdiane: in questi pezzi il canto è abbastanza centrale, ciò che manca è la ricerca di un approfondimento, e questo, trattandosi di Kaufmann, è strano). Cantando Un momento può involarmi è vocalmente accettabile, ma senza particolari meriti. La direzione di Carignani funziona abbastanza bene, con momenti morbidamente lirici e altri più drammatici (forse anche un po' frettolosi): sono abbastanza curati alcuni dettagli strumentali, e si sentono abbastanza bene le varie voci orchestrali nei momenti più "polifonici", con qualche controcanto alla Karajan ma anche con tutti i tagli di tradizione.
Comincia il terzo atto, speriamo che vada meglio...
Enrico ha scritto:Ebbene sì, Kaufmann c'è ma... non so se questo sia un bene
Temevo, in verità Non ho ascoltato - per cui mi astengo da valutazioni - ma nel dubbio sono convinto che le tue considerazioni siano attendibili e pertinenti. Manrico è un ruolo troppo acuto per JK: questa è la verità. Io mai e poi mai glielo avrei proposto. E' il solito problema: sei un tenore drammatico? Allora devi fare Manrico, Radames, e ovviamente Otello. Questa è la sequenza cui ci dobbiamo preparare. Ma ne tengo alla larga, per adesso; e mi accontento di quello che dice Enrico
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!" (Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
Non credo che sia solo un problema di acuti. Nel primo quadro della terza parte i cori di guerra scorrevano abbastanza innocui; Azucena cantava beandosi della voce e delle belle melodie, e l'orchestra accompagnava elegantemente. Secondo quadro: nelle battute di recitativo Alto è il periglio... amor, sublime amore, Kaufmann esibiva mezzevoci suggestive all'uso suo e filature anche esagerate; cantava Ah sì ben mio su un bel tempo lento, con attenzione al crescendo e al diminudendo, mezze voci qua e là, trilli esibiti e compiaciuti, ricerca di sfumature, ma anche con qualche tendenza al singhiozzetto corelleggiante. Grande applauso, nuove mezze voci ben legate nelle frasi con Leonora, e concitazione alla Bonisolli all'annuncio della pira già accesa. E la "pira" è stata l'unica cabaletta eseguita col da capo (ma senza le frasi di Leonora prima della ripresa: e qui allora le colpe saranno anche del direttore, o del regista, o non so di chi), credo per giunta in tono, a giudicare dagli acuti aggiunti un po' "per forza", il secondo dei quali particolarmente striminzito all'ascolto radiofonico [P.S. No, sbagliavo: l'ho riascoltata meglio, ed era abbassata]: ma, come dicevo, non è un problema di acuti, perchè la tradizione ricorda molti tenori "corti" applauditi in quest'opera (Caruso, Pertile, Bergonzi, Domingo, perfino Cura), e tenori che raggiungevano l'acuto con l'urlo sguaiato (Di Stefano, Carreras), o anche tenori che, pur avendo gli acuti, preferivano accomodarsi la tonalità per non rischiare (Corelli, Pavarotti nelle ultime esibizioni in teatro). Il problema è, per esempio, nell'esecuzione della "pira" con tutte le quartine ignorate, cosa che si poteva tollerare in Corelli a Salisburgo sessant'anni fa (ma già in studio era più preciso) e che mi sembra già meno sopportabile nell'ultima incisione di Pavarotti con Mehta, che ha in comune con quella di Kaufmann una generica energicità vocale unita ad una interpretazione superficiale (che possiamo sperare sia stata compesanta dalla recitazione, aspettiamo di vedere qualche immagine o di avere qualche notizia da testimoni oculari). Ma il fatto che l'intepretazione di Ah sì ben mio sia stata musicalmente ben curata (e che la Pira sia stata fatta due volte, come per dire "Vi dimostro che ce la faccio") rende ancora più grave e ingiustificabile la sciatteria vocale e interpretativa dei primi due atti, come se si pretendesse di ridurre l'opera ai due o tre pezzi famosi trascurando tutto il resto. Anche nel finale, da Riposa o madre in avanti, non sono mancati bei momenti, e nel'insieme con Azucena e Leonora e il Conte oltre alle mezze voci è venuto fuori pure un po' di squillo negli acuti (parliamo di uno che poco più di un anno fa ha cantato Faust abbastanza bene). Certo sarebbe interessante sapere come ha studiato, che idea abbia di Manrico, quali modelli giusti o forse sbagliati si sia messo in testa, e perché non sia riuscito a trovare la via di un maggiore approfondimento personale. Poi che il do della pira gli venga bene o male mi importa poco, perché Kaufmann non è tenore che vai a sentire solo per gli acuti: ti aspetti un approfondimento musicale, del fraseggio, della dizione, della psicologia, che qui mancava, come mancava nel disco delle arie veriste, dove il problema, ancora una volta, non era certo rappresentato dagli acuti. La Harteros, nell'ultimo atto, preceduta da un bravo Ruiz, ha cantato bene tutta la sua grande scena, D'amor sull'ali rosee con tanto di bei trilli, il Miserere (con Kaufmann sempre un po' urlante, ma per fortuna lontano) e la successiva cabaletta nella versione abbreviata; e di nuovo si è confermata, vocalmente, la migliore in campo, anche se era più sulla scia morbida ed elegiaca delle varie Tebaldi Stella Caballè Ricciarelli, con tanta esibizione di bella voce, che sulla via di una vera interpretazione tragica. Nel duetto con il Conte ho apprezzato le sottolineature della tromba alla frase "più l'ami e più terribile divampa il mio furor", lasciate a volte in secondo piano o del tutto eliminate da alcuni direttori troppo ben educati. È possibile, come qualche volta avviene, che nelle repliche qualcosa cambi; ed è prevista la trasmissione video della recita del 5 luglio.
Qui c'è un filmato di presentazione dello spettacolo:
Beh... non per fare la Cassandra, ma.. l´avevo detto!!!! Perchè essere un mediocre Manrico quando puoi essere un grandissimo in qualche altro ruolo (anche se molto meno "nazional-popolare"?). DM
P.S:: io vedró lo spettacolo su internet il 5 luglio p.v. (si veda il link segnalato nel thread dedicato a JK)
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
Boh, secondo me poteva anche essere un grande Manrico, ma, come ho detto parlando di altre opere italiane, il prolema è che bisogna studiarle bene (e suppongo che Kaufmann si prepari per le opere che canta, no? non è uno che fa un'opera diversa ogni sera!), essere ben guidati da direttore e regista (e anche in questo caso non so quanto l'interpretazione possa dipendere dalle indicazioni del direttore, e non so quanto Kaufmann tenda a seguire i consigli di un direttore o a far di testa sua), ed evitare certi modelli, presunti esempi di verdianità, che purtroppo molti continuano a osannare: se pensi che il miglior Manrico sia stato Corelli sei rovinato, sia perché vocalmente non ha senso imitarlo, sia perché nello stile e nel gusto è un modello ormai improponibile; ma non ha senso nemmeno "domingheggiare" a casaccio. La difficoltà vocale è relativa, perché la parte non è così acuta come si crede, molti acuti sono aggiunti per tradizione ma non si è obbligati a farli, e se proprio vuoi aggiungere gli acuti della pira la puoi abbassare un pochino come hanno fatto quasi tutti (e avere voce acuta e squillante e luminosa non significa automaticamente essere grandi interpreti: però che Pavarotti possa sembrare un Manrico più profondo di Kaufmann è un gran paradosso). E perché non fare le quartine della pira, se nella vita hai cantato anche Idomeneo e la Clemenza di Tito, e anche un Duca di Mantova, testimoniato solo da una registrazione live, molto attento alle note e allo stile? O forse non stava bene (e questa volta non poteva tirarsi indietro) o era preoccupato per il debutto? dopo l'intervallo, come dicevo ieri, ha cantato un po' meglio. È anche possibile che il mio giudizio sia limitato dall'ascolto radiofonico; e, a parte l'effetto diverso che le voci sicuramente producomo in teatro, forse l'interpretazione vocale sembrerà perfettamente funzionale alla recitazione e alla regia, che a giudicare dalle foto e dai video di presentazione dovrebbe essere alquanto anticonvenzionale: forse è proprio necessario, nella chiave di lettura scelta, che il canto in alcuni momenti sia rozzo e aggressivo e in altri più dolce e sfumato, non so: se non potrò vedere la trasmissione video mi racconterete qualcosa.
Spuntano sul tubo alcuni brani dell'opera: Ah sì ben mio - Di quella pira
Ho ascoltato solo il brano che hai postato, Enrico. Caspita, se nei primi due atti è andato peggio, stiamo freschi. Perché a me questa scena e aria di Manrico non è mica piaciuta tanto! Vero, tanta attenzione alle sottolineature, bellissima quella su "Ma pur, se nella pagina..." ma portamentoni e singulti erano anche più marcati che nel modello Corelli, che poi almeno squillava più di Kaufmann in alto (anche se non faceva i trilli). LA Pira penso sia abbassata di mezzo tono, e ancora una vota dico NO! La vogliamo finire di abbassare le cabalette per fare gli acuti? Se il do ce l'hai facile, bello squillante come se niente fosse, fallo e ti applaudiremo; ma se non ce l'hai, canta quello che c'è scritto e non alterare la tonalità! Evidentemente, parliamo tanto di regie intellettuali, di testi e sottotesti, di interpretazioni geniali, di barocco e Britten, Janacek e Glass, poi, sotto sotto, gli artisti trattano il pubblico da vociomani beceri della peggior specie, di quelli che si bevono una Pira anche abbassata di due toni, se c'è un bell'OTECO! Se al giorno d'oggi, anno del Signore 2013, non è Kaufmann a proporre una Pira SENZA DO, IN TONO, chi caspita deve farlo? Ce lo possiamo aspettare da Sartori o da Fraccaro? O da Alvarez??? Condivido poi le riserve anche sulle quartine: va bene fare le sfumature, ma da un musicista sommo come Kaufmann mi aspetterei un rispetto preciso del testo. Posso azzardare un confronto: questo Manrico sta a Kaufmann come il Duca sta a Florez.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
Tucidide ha scritto:Se al giorno d'oggi, anno del Signore 2013, non è Kaufmann a proporre una Pira SENZA DO, IN TONO, chi caspita deve farlo? Ce lo possiamo aspettare da Sartori o da Fraccaro? O da Alvarez??? Condivido poi le riserve anche sulle quartine: va bene fare le sfumature, ma da un musicista sommo come Kaufmann mi aspetterei un rispetto preciso del testo.
E io continuo a dire: i direttori e concertatori, assistenti, collaboratori, maestri accompagnatori e suggeritori, direttori artistici, consulenti, registi e drammaturghi, che ci stanno a fare? se già un direttore fa tagliare tutte le cabalette tranne la pira, e l'unica che non taglia la stravolge abbassandola, permettendo l'esecuzione approssimativa delle note, l'aggiunta dei soliti acutazzi, ed elimindando le frasi intermedie di Leonora, che possiamo aspettarci?
Linea, dinamica, dizione (Ah sí ben mio colessere? del ferro ostil trafitto?), cabaletta abbassata di tono (confermo)… Davvero no, non ci siamo! Kaufmann é stato davvero mal consigliato. Ben gli sta: doveva leggere operadisc!
DM
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
Enrico ha scritto:Ciao Tucidide, ogni tanto torni fra noi!
Tucidide ha scritto:Se al giorno d'oggi, anno del Signore 2013, non è Kaufmann a proporre una Pira SENZA DO, IN TONO, chi caspita deve farlo? Ce lo possiamo aspettare da Sartori o da Fraccaro? O da Alvarez??? Condivido poi le riserve anche sulle quartine: va bene fare le sfumature, ma da un musicista sommo come Kaufmann mi aspetterei un rispetto preciso del testo.
E io continuo a dire: i direttori e concertatori, assistenti, collaboratori, maestri accompagnatori e suggeritori, direttori artistici, consulenti, registi e drammaturghi, che ci stanno a fare? se già un direttore fa tagliare tutte le cabalette tranne la pira, e l'unica che non taglia la stravolge abbassandola, permettendo l'esecuzione approssimativa delle note, l'aggiunta dei soliti acutazzi, ed elimindando le frasi intermedie di Leonora, che possiamo aspettarci?
Ciao! Sapevo che su questo comunque importante debutto le cose più interessanti le avrei lette qui. Dici bene. Il direttore dovrebbe imporre il rispetto del testo in casi come questo. Ma io mi chiedo: Carignani potrebbe avere mai l'autorevolezza (o autorità) di imporre a un Kaufmann (!!!) una scelta che, per un supertenorone, sarebbe vista come castrante? Ci riuscirebbe Muti, forse, fissato com'è (ma lui lo farebbe per ragioni ideologiche: avrebbe soppresso il DO anche a Lauri Volpi - ammesso e non concesso che fosse riuscito a convincerlo ), ma sarebbe la prima e ultima collaborazione!
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
P.S.: E comunque Manrico, per vocalitá, proprio non fa al caso di Kaufmann. Un Carreras, un Di Stefano, un Licitra, un Pavarotti (senza considerare i limiti di ciascuno di essi), questi sí avevano la voce di un Manrico!
P.P.S.: e comunque, se proprio voleva fare qualcosa di originale, la cabaletta, oltre a farla in tono e senza do (pardon, si bemolle) poteva almeno ripeterla con variazioni
DM
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
DottorMalatesta ha scritto: Ah sí ben mio colessere? del ferro ostil trafitto?)
C'è lo stesso errore nella registrazione di non mi ricordo quale famoso tenore d'altri tempi, vedremo se mi tornerà in mente (o, se lo sapete, rinfrescatemi la memoria).
L'ho trovato: Enrico Caruso, 1908. Confrontate tutta la prima parte, dizione (col'essere, del ferro), respiri, portamenti (per fare solo un esempio: ch'io resti fra le vittime", Kaufmann a 1'38'', Caruso 1' 17''): voce a parte, nello stile ci sono molte somiglianze, e spero che sia un caso, perché Caruso è un altro che non si può (e non si deve!) imitare.
Visti primo e secondo atto del Trovatore in internet. Che dire? Imbarazzante... Sono contento di non essermi svenato per riuscire a recuperare un biglietto. DM
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto