Peter Grimes (Britten)

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Re: Peter Grimes

Messaggioda Maugham » lun 04 giu 2012, 11:46

beckmesser ha scritto:nemmeno i programmi di sala sanno più fare, alla Scala)


vero. in un foto la didascalia dice che si tratta di Britten con Pears. Invece il signore vicino a Britten è John Culshaw, producer Decca di tutte le registrazione britteniane da Grimes al Sogno.
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Re: Peter Grimes

Messaggioda MatMarazzi » lun 04 giu 2012, 12:48

beckmesser ha scritto:
Maugham ha scritto:Accidenti se a Grimes gliene frega di essere come gli altri... non fa altro che invidiarli. Sbraita la sua indipendenza ma vorrebbe....


Per come io vedo il Grimes, il punto è esattamente questo. Che l'opera sia incentrata sul conflitto fra un “diverso” (qualunque sia la ragione della diversità, poco importa) e la società in cui vive mi sembra evidente, ma non è questo conflitto il punto centrale. Che esista un conflitto fra un individuo e la società in cui vive è una situazione abbastanza normale, che può evolvere in diversi modi: il “diverso” può evolversi in senso eccezionale (che so, diventa un artista...), criminale (che so, diventa un serial killer...), medico (che so, diventa un disadattato).


Non ci siamo capiti, Beck. Parliamo di cose diverse.
Io non ho detto che il comun denominatore fra Don Giovanni, Medea, Falstaff e Grimes (cito sempre queste quattro, ma ce ne sarebbero altre) sia l'individuo "disadattato", i suoi drammi e le altre cose che hai descritto tu. Questo è un altro tema ancora che non riguarda, a mio parere, il Peter Grimes.
Quel che ho detto io è che in queste quattro opere è il conflitto in sé a costituire il nocciolo drammaturgico.
Provo a spiegarmi meglio.
In queste opere il dito non è puntato sul diverso in sè, e in fondo nemmeno sulle motivazioni della sua diversità (come invece avviene nella Traviata, nel Wozzeck o nel Cardillac), ma sulla lotta fra lui e la comunità.
Non è un caso, infatti, che né Don Giovanni, né Medea, né Falstaff, né Peter Grimes evolvano nelle modalità da te descritte : nessuno di loro diventa un artista, o un serial killer (a parte Medea, che lo era già :) ) o un medico.
E questo perché al centro del discorso non ci sono loro, ma la contrapposizione che ingaggiano con un gruppo, e precisamente:
1) la sfida che gli lanciano (e questo vale per Medea, per don Giovanni, per Falstaff e persino, come tenterò di dimostrarti, per Grimes)
2) e/o l'azione coercitiva che il gruppo esecita su di lui per annullarne la potenziale eversività.

Riassumendo, nell'accezione che tu proponi il tema è quello del "diverso": l'autore si mette dalla parte dell'escluso e del maledetto e ne soffre e ne descrive la tragedia.
Invece in ciò di cui parlavo io, il tema si limita alla tensione fra collettività - intesa come sintesi di individui - e l'individuo che in tale sintesi non può o non vuole riconoscersi.
Come vedi sono cose diverse.

La distinzione è importante, specie se parliamo di Grimes, e specie in rapporto alla tesi - suggerita da Maugham e da te difesa - che Grimes in reatlà "vorrebbe essere accettato dal Borgo", tesi che mi trova per niente concorde.
Inutile ribadire, prima di proseguire, che ora stiamo parlando del libretto dell'Opera e non di eventuali riletture registiche.


Tu scrivi:

Il problema di Grimes è un altro: lui non accetta di essere un “diverso”, lui vuole integrarsi nella società; vuole diventare un imprenditore di successo, sposare una donna del borgo, magari diventarne anche sindaco. E' questo voler uscire dal suo ruolo di “diverso” a scatenare la reazione del borgo.


Da quel che si desume (o che a me pare si desuma) dal libretto, Grimes non vuole affatto integrarsi al Borgo!
Per tutta l'opera non fa che esprimere il suo disprezzo per i valori che uniscono la comunità, la sua determinazione a non condividerne i rituali, il desiderio di starsene per conto proprio.
E' questo che crea il conflitto con la comunità, che si sente "disprezzata".

E allora cosa va cercando Grimes? Perché non può rimanersene isolato e basta?
Perché non può.
Perché comunque del borgo in minima parte ha bisogno: nel Borgo esiste il mercato del pesce, nel Borgo ci sono quelli che possono aggiustargli una vela e... procurargli un apprendista; sempre nel borgo (tanto per fare un esempio) ci sono quelli che possono aiutarlo a tirare a riva la barca.
E non ha solo "bisogno" del Borgo. Ne ha anche paura.
Perché il Borgo ha la forza di trascinarlo in tribunale con l'accusa di omicidio, di spargere intorno a lui voci di odio, veleni di paura ("ai bambini cattivi viene detto: ti venderemo a Peter Grimes").

In fondo è proprio questa la radice tragica di tutte le opere che si sviluppano sul conflitto fra individuo e collettività (sempre le stesse: Don Giovanni, Medea, ecc...)
In fondo basterebbe che l'individuo (non condividendo le convenzioni del gruppo) se ne stesse per i cavoli suoi.
Ma questo non è possibile: Medea, Don Giovanni, Falstaff e Grimes hanno cmq bisogno del gruppo.
E quel minimo di contatto basta a creare il corto-circuito: perché nell'attimo in cui sono costretti a relazionarsi alla comunità, gli individui si portano dietro i loro valori eversivi, che fanno tremare gli altri, perché la loro affermazione rischia di intaccare il collante etico e comportamentale che li unisce.

Identico è il caso di Grimes.
Egli disprezza la comunità, non desidera farne parte; aspira alla pace, alla solitudine. Ma del borgo ha bisogno; e il Borgo (che ricambia la sua ostilità) è in grado di nuocergli, anche solo sprofondandolo in un clima di "terrors and tragedies".

Ecco cosa cerca Grimes.
Non certo di diventare un imprenditore di successo! :D E nemmeno sindaco! :)
I soldi (che spera di guadagnare pescando più degli atlri) sono solo un mezzo per chiudere la bocca ai Borough Gossips: infatti essi capiscono solo "money, only to money".
E lui, che non ha mai cercato denaro (lo si capisce da come vive, lo si capisce dal fatto che nel suo sogno "il ricco è uguale al povero"), lui, dicevo, adesso decide di "mettere a secco il mare, sogna di fare una montagna di soldi, ma solo "per farli stare zitti.

Quel che cerca davveri non è "successo", non è affermazione, non è "accettazione" da parte del Borgo.
E' solo un porto tranquillo, il tempio della sua solitudine.

"In sogno mi sono costruito un focolare più dolce,
caldo al mio cuore e di una calma dorata,
in cui non vi siano più terrore o tempeste".

...
"Ho visto nelle stesse che vita avremo:
frutti in giardino, bambini sulla riva,
una porta dipinta di bianco e il cuore di una donna"


Altro che successo "sociale"; altro che impresa fiorente; altro che cariche pubbliche!! :)
Lui vuole solo una solitudine serena... un focolare dorato, un porto tranquilllo.
Sono tutte parole sue...

Ellen non lo capisce.
Lei, esattamente come Balstrode, è parte del Borgo; e a suo giudizio (come a giudizio di Balstrode) l'unica salvezza per Grimes sarà quella di riuscire, un po' alla volta, a integrarsi nella comunità.
Anche lei non ha capito - almeno inizialmente - che Grimes tutto cerca fuorché l'integrazione.
E mentre lei vorrebbe che lui diventasse come gli altri, lui si mette a lavorare come un pazzo, sogna di fare soldi, di rubare i pesci agli altri pescatori (che non vedono tutti i banchi che vede lui... e che se ne stanno a poltrire a messa di domenica invece che correre per i mari come fa lui).

Veniamo a Balstrode.

Beckmesser ha scritto:Nel loro duetto, in fin dei conti, Balstrode quello dice: lascia stare le tue ambizioni di normalità, resta nel tuo ruolo istituzionale di diverso e nessuno avrà nulla da recriminare. Ma Grimes non ci sta: vuole un altro apprendista (altro simbolo di normalità nella vita del borgo) e anche quando persino Ellen gli dice che non c'è più nulla da fare, lui si ostina e decide di continuare da solo.


Per quanto mi sforzi, Beck, non riesco a vedere le cose come le vedi tu: a me appare essattamente il contrio.
Balstrode, come Ellen, sa che per salvare Grimes occorre che egli si "normalizzi".
Sa che il piano di lui è infantile e irrealizzabile (diventare ricco e sbattere il denaro in faccia al Borgo) e sa che, anche se fosse realizzato, è mosso solo dall'ostilità verso il Borgo, che è sempre il vecchio e unico problema di Grimes.
Normalizzante sarebbe (sono parole di Balstrode) farsi vedere ogni tanto nel Pub di Auntie, se non altro quando piove; normalizzante sarebbe arruolarsi nella marina mercantile e trovare un lavoro normale ; normalizzante sarebbe, visti i precedenti col primo mozzo, arruolare un uomo invece che un ragazzo; normalizzante sarebbe sposare subito Ellen, senza aspettare di aver messo insieme un'impossibile fortuna...
Ma Grimes gli risponde malamente... PERCHE' NON VUOLE AFFATTO NORMALIZZARSI!

E se davvero Grimes avesse desiderato l'integrazione in seno alla comunità del villaggio, come tu affermi, avrebbe solo dovuto sforzarsi, come gli consiglia Balstrode, di interagire un po', e magari (con l'aiuto di Ellen, che si era offerta di fare da "intermediaria") le chiacchiere si sarebbero tacitate da sole.
Avrebbe potuto andare a messa come gli altri, trasferirsi in paese, farsi una famiglia, bere un po' di Rum da Auntie, e non andare a pescare il giorno (la domenica) in cui tutta la comunità si ferma... (ulteriore spregio agli altri pescatori).
...Anche semplicemente avrebbe dovuto evitare il gesto di trascinarsi via il secondo orfano, terrorizzato e stremato, sotto la tempesta e in piena notte, davanti a tutta la comunità... nonostante il processo alle spalle!
E ancora avrebbe potuto accettare la mano che un Balstrode (membro stimato della comunità) gli aveva porto... invece di rifiutarla sdegnosamente.

Sarebbe bastato poco per essere "integrato", visto che secondo te questo sarebbe il suo obbiettivo.
E invece niente di tutto questo: tutto quello che Grimes può fare per offendere la comunità lo fa! Non c'è sfida che non le lanci.
e perché? Ma perchè, come abbiamo detto, la disprezza. Non ha nessuna intenzione di integrarvisi. Esattamente come Medea, Don Giovanni e Falstaff.

INel primo atto, infatti, la situazione è abbastanza equilibrata: il borgo tollera il “diverso”, lo assolve anche, pur nella equivoca forma delle “accidental circumstances”


Davvero ti pare che al primo atto la situazione sia "equilibrata"?
A me invece sembra che più squlibrata di così non potrebbe essere.
Grimes viene trascinato in un processo che non avrebbe dovuto nemmeno avere luogo: che un mozzo morisse al largo durante una bonaccia durata diversi giorni era perfettamente normale.
Ma non se questo capita a Grimes! Perchè tra lui e la comunità la guerra è già in corso da quel po'...
E solo per le chiacchiere del Borgo che le autorità avevano indetto il processo-farsa, che si risolve in un'assoluzione per la legge, ma... anche in una condanna da parte della comunità.
E' equilibrato, per te, che nessuno voglia aiutare Grimes a attraccare nel porto?
Che nessuno voglia fargli avere un nuovo apprendista?
Che Ellen venga biasimata per voler dare una mano?
Che lo stesso Grimes venga accolto nel Pub come una specie di mostro?
Il conflitto tra individuo e collettività è precedente l'inzio dell'opera: proprio come in Medea, Don Giovanni e Falstaff l'opera si apre con la guerra in atto, forse dalla notte dei tempi.


A me convince molto la tesi portata avanti da Philip Brett (probabilmente il più geniale esegeta britteniano, di cui un saggio è stato incluso anche nel programma di sala di questo Grimes, ma in modo talmente manomesso da risultare incomprensibile: nemmeno i programmi di sala sanno più fare, alla Scala) che questo tema rifletta la situazione cui Britten era giunto circa l'accettazione della sua omosessualità (e non è per buttarla sempre sulla tematica gay, ma mi sembra indubbio che quella fosse la “diversità” che per lui contava).

Nel gruppo di artisti con cui Britten si era confrontato in quegli anni, e per i quali la manifestazione della propria omosessualità (non solo nella vita normale, ma anche nella vita artistica) era un problema non di poco conto (essendo l'Inghilterra di quei decenni un paese in cui su quello ci si giocava la reputazione ed anche la testa),


Io al contrario non condivido le tesi di Brett... Anzi, mi irritano un po'.
Non solo perché continuare a tirare in ballo l'omosessualità di Britten (facendo convergere in essa molte delle ragioni della sua poetica) mi pare limitativo e buonista.
Ma anche perché, nonostante tutto il mio amore per Britten, se c'è uno per cui l'omo-vittimismo non ha proprio ragion d'essere è lui.
Britten non ha mai fatto alcun mistero della sua omosessualità e meno ancora della sua profonda (...) amicizia con Pears; eppure, nemmeno quarantenne, era già l'idolo dell'Intellighentsia inglese.
Altro che giocarsi "la reputazione o la testa!" in quel postaccio omofobo che era l'Inghilterra! :)
A quanti compositori dell'epoca, come a lui, si sono spalancate le porte di isituzioni enormi (e inglesissime) come il Covent Garden e Glyndebourne, pronte ad allerstine le prime mondiali?
A quanti compositori dell'epoca una delle maggiori case discografiche al mondo (a sua volta inglesissima) come la DECCA si offrì di incidere praticamente l'opera omnia?
Il solo Peter Grimes, prima del 1950, ossia a meno di 5 anni dalla creazione (Salders Wells) era già arrivato al Covent Garden, a Parigi, alla Scala di Milano e al Metropolitan di New York (per non parlare di Anversa, Amburgo, Berlino, Helsinki, Budapest, Brno, Stoccolma, Copenhagen...)...
...Se questa è la triste sorte del povero omosessuale ghettizzato, penso che tantissimi compositori coevi avrebbero volentieri dato la loro eterosessualità in cambio di tanta considerazione! :)
Anzi dirò di più: so che è politicamente scorrettissimo, ma - poiché, da che mondo e mondo, la bravura non basta a garantire trionfi e riconoscimenti - in giro c'è anche qualche Cartman che ritiene che l'essere stato uno dei primi a non far mistero della propria inclinazione potrebbe aver persino favorito Britten presso le comunità intellettuali dell'epoca.
Credo che faremo un grande piacere a lui, in primo luogo, se ci sforziamo di vedere nelle sue opere il prodotto di un genio, molto prima che di un omossessuale.

Salutoni e grazie dei bellissimi spunti,
Mat
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Re: Peter Grimes

Messaggioda beckmesser » lun 04 giu 2012, 16:12

MatMarazzi ha scritto:Invece in ciò di cui parlavo io, il tema si limita alla tensione fra collettività - intesa come sintesi di individui - e l'individuo che in tale sintesi non può o non vuole riconoscersi.


Sul fatto che "non possa" riconoscervisi, sono d'accordo, sul fatto che "non voglia", per niente... Probabilmente il problema risiede appunto nel fatto che io nel Grimes non riesco a vedere la storia di un “diverso” che prometeicamente sfida la società per manifestare la propria superiorità o qualcosa di simile (oddio, in verità non riesco a far rientrare in questa categoria nemmeno il Don Giovanni, ma questo è altro discorso). Io nel Grimes ho sempre visto qualcosa di simile a quello che Pietro descrive nella sua “confessione” autobiografica: qualsiasi gruppo sociale, ad un certo punto, senza motivi apparenti ma spesso per pura casualità (uno si trova a fare una cosa sbagliata al momento sbagliato nel posto sbagliato), decide che un certo soggetto è un “diverso” e decide di prenderlo di mira. A quel punto il “diverso” può reagire in diversi modi: o riesce a concretizzare una effettiva diversità, se ne ha i mezzi (l’artista, il serial-killer…), oppure si ritira dalla società vivendo in diparte, oppure cerca di lottare per essere riammesso. Il Grimes a me è sempre sembrata la storia del terzo caso e onestamente tutti gli esempi che citi io li ho sempre letti in modo opposto.

MatMarazzi ha scritto:Avrebbe potuto andare a messa come gli altri, trasferirsi in paese, farsi una famiglia, bere un po' di Rum da Auntie, e non andare a pescare il giorno (la domenica) in cui tutta la comunità si ferma... (ulteriore spregio agli altri pescatori).


Mi sembra un po' troppo semplice. Peter non fa queste cose perché sa benissimo che non servirebbero a nulla. La taverna di Auntie è come la piazza del paese: sarebbe stato un "diverso" lì come lo è nella piazza e il rum se lo sarebbe bevuto da solo.

Sul processo:

MatMarazzi ha scritto:Grimes viene trascinato in un processo che non avrebbe dovuto nemmeno avere luogo: che un mozzo morisse al largo durante una bonaccia durata diversi giorni era perfettamente normale.


Onestamente, non sono (al contrario di te... :D ) un esperto circa la giurisprudenza anglosassone in tema di mozzi defunti, però non ci vedo nulla di strano. Se un tizio rientra in barca dopo alcuni giorni con un ragazzo morto, si instaura un processo (più o meno serio) per accertarne le cause. Anche i punti che poni mi sembrano rivoltabili: se il borgo è così insofferente verso Grimes, perché non lo condanna (specie se, come dici, si trattava di un processo farsa)? C’è un morto, ci sono circostanze sospette; quale migliore occasione per liberarsi di quell’uomo destabilizzante: morte, esilio dal borgo, e il gioco è fatto… Invece lo assolvono (tecnicamente, per insufficienza di prove, che è formula ancora usata in molti paesi civilizzati…), perché il borgo ha bisogno di un “diverso”, non ha nessun interesse ad espellerlo, a meno che il “diverso” cerchi di farsi normale… E poi: se Grimes disprezza il borgo e non vuole averci nulla a che fare, perché se la prende tanto per il verdetto? È stato assolto, se ne torni nella sua baracca ad inveire contro la società. Invece gli brucia e parecchio, perché (io almeno la penso così), sa benissimo che quella formula (ed i pettegolezzi che ne deriveranno) gli preclude il reinserimento che cerca…

MatMarazzi ha scritto:Sa che il piano di lui è infantile e irrealizzabile (diventare ricco e sbattere il denaro in faccia al Borgo) e sa che, anche se fosse realizzato, è mosso solo dall'ostilità verso il Borgo, che è sempre il vecchio e unico problema di Grimes.


Sarà, però io non riesco a leggere l’episodio in questo modo. Dopo aver detto a proposito del borgo che “they listen to money”, Grimes dice papale papale cosa ha in mente: “I know a way to answer the Borough: I’ll win them over”; per quanto in certe traduzioni balorde si renda l’ultima frase con “li sconfiggerò”, “to win over” ha un significato del tutto diverso: “li convincerò, li porterò dalla mia parte”. È costante nel testo il tentativo di Grimes di diventare parte del gruppo. Che poi, nel caso specifico di un uomo umiliato da una vita, i tentativi di riammissione si tingano di rivalsa e anche violenza mi sembra normale. Ma a me il tentativo sembra evidente…

Inutile ribadire, prima di proseguire, che ora stiamo parlando del libretto dell'Opera e non di eventuali riletture registiche.


Per me, mica tanto... Avendo sempre avuto questa visione dell’opera, in verità il finale di Jones mi è sembrato una geniale materializzazione di quanto è implicito nel Grimes: il “diverso” si è ribellato alle regole del gioco, è stato soppresso e tutto è tornato alla calma, che però non può che essere temporanea… Un gruppo sociale non può esistere senza un “diverso”. Finito uno, se ne dovrà trovare un altro… A me sembra quello il nocciolo del Grimes di Britten...

MatMarazzi ha scritto:Anzi dirò di più: so che è politicamente scorrettissimo, ma - poiché, da che mondo e mondo, la bravura non basta a garantire trionfi e riconoscimenti - in giro c'è anche qualche Cartman che ritiene che l'essere stato uno dei primi a non far mistero della propria inclinazione potrebbe aver persino favorito Britten presso le comunità intellettuali dell'epoca.
Credo che faremo un grande piacere a lui, in primo luogo, se ci sforziamo di vedere nelle sue opere il prodotto di un genio, molto prima che di un omossessuale.


A parte che non mi sembra affatto di aver detto che la tematica omosessuale è predominante, in realtà sottoscrivo, anche perché onestamente mi sembrava di aver detto la stessa cosa, con la sola precisazione che ciò avviene DOPO il Grimes. Da quel punto in poi Britten è del tutto pacificato, ha trovato un suo modus vivendi e sono d’accordo che anzi abbia avuto più vantaggi che svantaggi dalla sua situazione. Ma prima del Grimes, prima e durante il viaggio in America, molte testimonianze riportano della sua lotta interiore circa l’accettazione della sua situazione, sia sociale che professionale. Il Grimes a me è sempre sembrato (ovviamente, fra le altre cose: è chiaro che è anche molto di più…) una sorta di grande esorcismo circa la possibilità tragiche che la situazione di Britten avrebbe potuto avere e che invece riuscì brillantemente a superare…

Saluti,

Beck
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Re: Peter Grimes

Messaggioda MatMarazzi » lun 04 giu 2012, 17:30

beckmesser ha scritto:il problema risiede nel fatto che io nel Grimes non riesco a vedere la storia di un “diverso” che prometeicamente sfida la società per manifestare la propria superiorità o qualcosa di simile


Non ce lo vedo nemmeno io e nemmeno l'ho detto.
Ho detto solo che Grimes disprezza la comunità e ne rifiuta i valori; non che per questo diventerebbe un "Prometeo"! :)
Anzi, veramente non sono io a dirlo: lo dice lo stesso Grimes!
Ammetto però che in lui non vedo nemmeno qualcuno che cerca di fari apprezzare dalla comunità; men che meno un aspirante sindaco! :)

MatMarazzi ha scritto:Avrebbe potuto andare a messa come gli altri, trasferirsi in paese, farsi una famiglia, bere un po' di Rum da Auntie, e non andare a pescare il giorno (la domenica) in cui tutta la comunità si ferma... (ulteriore spregio agli altri pescatori).

Mi sembra un po' troppo semplice. Peter non fa queste cose perché sa benissimo che non servirebbero a nulla. La taverna di Auntie è come la piazza del paese: sarebbe stato un "diverso" lì come lo è nella piazza e il rum se lo sarebbe bevuto da solo.


NOn spiegarlo a me... Spiegalo a Balstrode e a Ellen, che invece credono che questa potrebbe essere l'unica via di salvezza.
E comunque, premesso che non sono (a differenza tua ...:D) un esperto di dinamiche psicologiche nei villaggi inglesi del tardo 700, io continuo a credere che se, la sera della tempesta, Grimes avesse lasciato che l'orfano si ripossasse, restasse a dormire in paese con Ellen, invece di portarselo via nella notte, forse si sarebbe fatto odiare un po' di meno...
E se la domenica, invece di trascinare il ragazzo a pesca, fosse andato a messa con Ellen sottobraccio, la gente l'avrebbe odiato un po' di meno...
Ma non ne sono sicuro! :)
Probabilmente, nei villaggi inglesi del tardo 700, gli aspiranti sindaci alla ricerca di voti e gli aspiranti imprenditori alla ricerca di clienti ritenevano molto proficuo sgomentare così la loro comunità! :)

Onestamente, non sono (al contrario di te... :D ) un esperto circa la giurisprudenza anglosassone in tema di mozzi defunti, però non ci vedo nulla di strano. ...se il borgo è così insofferente verso Grimes, perché non lo condanna (specie se, come dici, si trattava di un processo farsa)?


Eppure è ovvio! Perché legalmente non ci sarebbero stati gli estremi nemmeno per un processo!
Infatti, come dice chiaramente il giudice, non è la legge a condannare Grimes: è la comunità.

C’è un morto, ci sono circostanze sospette; quale migliore occasione per liberarsi di quell’uomo destabilizzante: morte, esilio dal borgo, e il gioco è fatto…


C'è anche quella cosa chiamata legge! :)
Nessuno pretende che questo Borgo sia una comunità di pazzi invasati disposti a uccidere o a esiliare un innocente solo perchè "è strano".

Invece lo assolvono (tecnicamente , per insufficienza di prove


Eh no! Ti sbagli Beck.
Non per insufficienza di prove, ma perché non c'è alcun reato.
Il giudice sentenzia infatti che la morte del bambino è da attribuirsi "a circostanze accidentali".


E poi: se Grimes disprezza il borgo e non vuole averci nulla a che fare, perché se la prende tanto per il verdetto?


Questo l'avevo già spiegato nel post precedente.
Perché nessun individuo, per quanto contrario alle convenzioni della comunità, può fare a meno di lei, ...esclusi forse gli anacoreti.
Anche solo per vendere il pesce, per attraccare al porto, per ottenere un nuovo apprendista... è Grimes che ricorre al Borgo.
E contemporaneamente ne ha paura.
Si può aver bisogno di una comunità e si può temerla, anche senza volersi integrare ad essa, anzi disprezzandola.
Non è la sentenza che fa imbufalire Grimes, ma il successivo commento del giudice (la gente non dimentica), commento che non ha nulla a che fare con la legge, ma con l'antica contrapposizione di cui quest'opera si occupa.


I’ll win them over”; per quanto in certe traduzioni balorde si renda l’ultima frase con “li sconfiggerò”, “to win over” ha un significato del tutto diverso: “li convincerò, li porterò dalla mia parte”.

Giusto! E anche questo conferma la mia tesi.
Che cioè Grimes disprezza il borgo!
Oggi sono un mostro che uccide i bambini! Vedrai che domani, quando avrò un gruzzoletto da parte, vorranno essere tutti miei amici.

È costante nel testo il tentativo di Grimes di diventare parte del gruppo.

Magari qualcuno mi indicherà una volta o l'altra dove sono queste "costanti" nel libretto. :)
Fino ad allora non ci resta che continuare a considerare costante e inconfutabile (nel testo) esattamente il contrario.
Che tutto il dramma nasca cioè dall'opposizione di Grimes alla comunità.
...Una comunità che in fondo accetta tutti (i metodisti ubriaconi e molesti, i farmacisti dandy e senza-Dio, le vecchie acide e pettegole, le puttane) tranne quelli che la rifiutano ("chi ci disprezza... noi lo distruggiamo" e anche questo non lo dico io).
Nemmeno l'uomo della strada potrebbe credere che - se l'obbiettivo di Grimes era quello di essere accettato e di farsi benvolere - la situazione sarebbe giunta a quel punto. ;)

Sed de hoc satis! :)

Salutoni,
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Re: Peter Grimes

Messaggioda beckmesser » lun 04 giu 2012, 19:29

MatMarazzi ha scritto:Magari qualcuno mi indicherà una volta o l'altra dove sono queste "costanti" nel libretto.


Mi taccio sul resto, dato che mi sembra che le posizioni siano ormai chiare, ma questo non mi torna... Personalmente, qualche esempio pensavo di averlo fatto. Ad esempio:

MatMarazzi ha scritto:
I’ll win them over”; per quanto in certe traduzioni balorde si renda l’ultima frase con “li sconfiggerò”, “to win over” ha un significato del tutto diverso: “li convincerò, li porterò dalla mia parte”.
Giusto! E anche questo conferma la mia tesi.
Che cioè Grimes disprezza il borgo!
Oggi sono un mostro che uccide i bambini! Vedrai che domani, quando avrò un gruzzoletto da parte, vorranno essere tutti miei amici.


L'interpretazione che hai dato della frase che ho citato personalmente mi pare molto forzata, ma ammetto che possa starci, dal tuo punto di vista. Ma sono altrettanto e forse più convinto che possa avere un significato del tutto diverso e in linea col mio punto di vista. Certo che se parti dal presupposto che la tua interpretazione è la sola giusta, e quindi quello che ho portato non è un esempio, allora mi sa che si va poco lontano... Ma non credo che tu possa dire che non ho argomentato con esempi: è solo che tu non li accetti in quanto non in linea con la tua interpretazione...

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Re: Peter Grimes

Messaggioda MatMarazzi » mar 05 giu 2012, 1:44

Ok! :)
Ammetto la colpa! Riconosco che non ho considerato la sfumatura semantica di un verbo (che peraltro puó intendersi in vari modi)  un elemento tale da farmi ignorare decine di altre frasi, situazioni, passaggi del testo che provano l'esatto contrario.
E riconosco anche la colpa di difendere con calore ció che a me pare giusto e coerente con quanto ci dice il libretto (compreso,almeno per me, to win over). 
E riconosco infine che se una "prova" addotta da altri contro le mie tesi non mi sembra probante...  lo dico eccome, e senza giri di parole, giacché per me il fine di questi dibattiti non è celebrare il valore argomentativo né mio , né altrui, e nemmeno quello di scambiare cavallerie fra gentiluomini intenti in schermaglie dialettiche, bensì di tentare di capire un po' meglio e un po' di più le opere che ci piacciono.
Se altri non la vedono così, mi spiace. 
Ma non sarà questo dispiacere a far dimenticare, almeno a me, il piacere dei saluti finali.
E pertanto... Salutoni a tutti! :)
Mat

PS: dopo che avró visto l'opera dal vivo, giovedi prossimo, potrò finalmente intervenire anche su ticciati e sui cantanti. 
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Re: Peter Grimes

Messaggioda Maugham » mar 05 giu 2012, 8:16

MatMarazzi ha scritto:Ok! :)
Ammetto la colpa!
 


"Our verdict is that the passion of your arguments is attributable to accidental circumstances. But that’s the kind of Thing people are apt to remember."
SAAAAAILENS....SAAAAILENS!" : Icop :
Adesso mi telefoni che facciamo The pity and the truth.
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Re: Peter Grimes

Messaggioda doncarlos » dom 10 giu 2012, 13:04

Scusate il ritardo nella risposta, e scusate anche se, nella mia semplicità, abbasserò di qualche livello quello alato delle vostre discussioni! : Chessygrin :

Secondo me non sono nè ingenuità nè quisquilie.
Jones ha dichiarato di aver ambientato la vicenda nell'Inghilterra dei primi anni Tatcher. Siamo in una città di mare, con tanto di panchine sull'affaccio e passeggio serale. Un'argano a mano -come nell'Ottocento- sarebbe, quella sì, un'ingenuità. Non trovi? Le barche non si tirano più a riva se non quelle piccoline. E più naturale che Grimes chieda aiuto per svuotare in fretta la sua barca, mettendo al sicuro il pescato, perchè sta per arrivare una tempesta. Inoltre la circolarità di quel passaggio in minore si riferisce, sì, alla fatica, ma soprattutto alla spirale di molevolenza che monta attorno a Grimes.
L'ingresso di Grimes mi è invece sembrato magnifico.
Perfettamente coerente con l'idea registica del personaggio.


Be', ma se allora dobbiamo fare riferimento ai primi anni tatcheriani, non credo proprio che allora si facessero processi sommari nella sala civica né che si vendessro ragazzini come mozzi. Quindi, meglio non avventurarci oltre, se no, almeno per me, crolla l'impianto generale. Il passaggio che citiamo è polisemico ed esprime, sì, la spirale di malevolenza, ma pure il senso di fatica fisica. A me ha dato fastidio una rappresentazione teatrale di questa fatica che non corrispondeva, o vi corrispondeva in minima parte, alla musica.

Quanto all'ingresso di Grimes, rimango della mia idea, anche qui perché la musica esprime un'improvvisità di manifestazione che manca nel trotterellare di Grimes fino alla scaletta di accesso al pub.

Un saluto a tutti

DC
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Re: Peter Grimes

Messaggioda MatMarazzi » lun 11 giu 2012, 12:38

doncarlos ha scritto:Be', ma se allora dobbiamo fare riferimento ai primi anni tatcheriani, non credo proprio che allora si facessero processi sommari nella sala civica né che si vendessro ragazzini come mozzi. Quindi, meglio non avventurarci oltre, se no, almeno per me, crolla l'impianto generale. Il passaggio che citiamo è polisemico ed esprime, sì, la spirale di malevolenza, ma pure il senso di fatica fisica. A me ha dato fastidio una rappresentazione teatrale di questa fatica che non corrispondeva, o vi corrispondeva in minima parte, alla musica.


Caro doncarlos,
hai ragione in astratto nel dire che le ricontestualizzazioni (per maniacali che siano, come quelle di Jones) vanno sempre prese col beneficio di inventario.
E che preoccuparsi troppo di piccole incoerenze è tanto assurdo quanto preoccuparsi del fatto che un personaggio che sta per morire canti e gorgheggi.
Tra le convenzioni dell'opera c'è quella che i personaggi cantino (anche morendo) e tra le convenzioni dell'attuale fruizione operistica c'è quella che le ricontestualizzazioni registiche vadano accettate nel campo lungo, potendo presentare - nel dettaglio - qualche incongruenza.
Non di meno sono abbastanza d'accordo con Maugham che mettere in scena, nel contesto elaborato da Jones, un argano... per trascinare a riva quello che sicuramente è un peschereccio a motore, sarebbe stata un'assurdità talmente evidente da suscitare meritate risate nel pubblico.
Capisco che tu non veda più, nella nuova immagine Jonesiana, la faticosa circolarità della musica; io sinceramente ce l'ho vista: trascinare a riva delle casse, impilarle, portarle via a me pare altrettanto faticoso; inoltre mi pare corrisponda come azione al movimento rotatorio della musica, comunicando a sua volta una fatica dell'anima oltre che del corpo.
Anche in altri spettacoli ho apprezzato la capacità di Jones di esprimere visivamente la circolarità senza salvezza di certi brani musicali.
Solo lui, ad esempio, è riuscito a valorizzare, per me, il Sonnambulismo di Lady Macbeth, dove l'eterno ritornare ella musica (come un disco rotto) non viene quasi mai fatto corrispondere a un'immagine scenica capace di offire la stessa sensazione: quella di una circolarità compulsiva, di un ritornare del cervello agli stessi "luoghi" mentali da cui non potrà più uscire.
In quel caso c'era solo una donna in sottoveste in uno scantinato umido e male illuminato (lei si sposta con una torcia).
Alla sua sinistra c'era una lavatrice e alla sua destra una montagna di guanti di lattice.
Lei prendeva i guanti, se li infilava, vi scorgeva della sporcizia e li buttava nella lavatrice; poi tornava alla pila di guanti, ne prendeva altri, ecc....
Il tutto, talmente incastrato nella musica verdiana, da sembrare una coreografia.

Ma torniamo al Topic.

Quanto all'ingresso di Grimes, rimango della mia idea, anche qui perché la musica esprime un'improvvisità di manifestazione che manca nel trotterellare di Grimes fino alla scaletta di accesso al pub.


Hai perfettamente ragione a dire che la musica esprime improvvisità di manifestazione che è doveroso sfruttare a livello registico.
Ma secondo Jones c'è riuscito (fermo restando che ogni impressione vale l'altra). :)

La camera basculante che fungeva da Pub si inclinava di lato a ogni "schianto" orchestrale del tema della tempesta... in quel preciso momento nuovi personaggi vi salivano sopra, mentre tuoni e fulmini abbagliavano il pubblico.
Per i successivi secondi, ricontquistata la calma, la camera restava tutta storta, con i personaggi storti esattamente quanto lei, prima che il tutto (camera e personaggi all'interno) riprendesse lentamente una posizione normale, parallela al palco.
L'inclinazione della camera (corrispondendo ovviamente a quella dei personaggi al suo interno) comunicava un senso di prospettiva alterata, ma condiviso da tutti: la camera e i suoi abitanti.
La scena si ripete varie volte, fino all'ingresso di Grimes.
Il quale però (e qui c'è lo schianto musicale previsto da Britten, a cui facevi riferimento) non entra: si blocca sul palcoscenico davanti alla scalinata.
E così ai nostri occhi appare lui, di schiena, perfettamente diritto, mentre tutti gli altri nella camera inclinata (e la camera stessa) sono completamente storti.
E' questione di pochi secondi (proprio quelli in cui la musica avrebbe dovuto descrivere il suo ingresso tempestoso e vagamente alla Poe), ma l'effetto a me ha detto più di mille parole.
Se Jonea avesse cercato di spiegarmi a parole lo sfasamento insanabile fra Grimes e il borgo, l'inconciliabilità di riferimenti "fisici" fra le due dimensioni, non mi avrebbe convinto quanto quella semplice immagine, resa grandiosa proprio da dall'esplosione di Britten.
Anche a me, pertanto, è parso uno dei momenti maggiori della regia... né mi ha fatto sentire la mancanza del solito effetto (oramai un po' datato) della porta che si apre fra folate di vento e lampi tempestosi...
Così' almeno l'ho vista io...

Già che ci sono, dopo averli sentiti dal vivo, vorrei dire la mia anche sui cantanti.
O per lo meno concordo con tutto ciò che è stato scritto.

Magnifico oltre ogni dire Purves, esaltante baritono di derivazione Alleniana, che addirittura riesce nell'exploit di trasformare la sua aria del Pub in una cantilena "swing", con indugi ritmici e sonorità da cantante folk. Una meravigliosa intuizione il cui merito va diviso con Ticciati.
La Gritton offre, dopo la Blanche con Cherniakov, la più straordinaria prova della sua carriera: Jones ne chiama a raccolta tutta l'antipatia (come già Cerniakov) facendola diventare la più umana delle creature
Vocalmente poi, almeno alla mia serata, è stata superba, con quei richiami bachiani-vittoriani che erano la migliore carattersitica della Cross.
Una menzione d'onore (e di sbalordimento) nei confronti della Palmer.
Che a più di settant'anni si possa cantare e recitare in quel modo è stupefacente.
Credo che sia una delle cantanti che ho sentito più volte a teatro...

Il caso di Graham Hall è diverso...
Premetto che amo in modo tutto particolare questo artista.
Fra l'altro è collegato a uno dei grandissimi ricordi della mia vita: lo spettacolo che mi ha fatto capire cosa sarebbe potuto diventare il teatro d'opera (e in effetti è diventato).
Vi ho già annoiato, anche in passato, col ricordo del "Sogno di una notte di mezz'estate" di Britten che vidi a Aix nel 1991.
Era la prima volta che appariva la regia di Carsen (quella che vent'anni dopo sarebbe arrivata, a Dio piacendo, alla Scala).
Dirigeva Bedford e il cast era di tutte stelle (compreso un tardivo Bowman).
I due trionfatori del cast però furono un tenore e un baritono, entrambi giovanissimi ed entrambi inglesi, che mi lasciarono semplicemente di stucco.
Demetrio era un baritono moro, dalla voce di un bronzeo abbagliante, dalla recitazione virile da imprenditore di successo.
Era il trentenne Gerald Finley.
Lisandro un tenore biondo, dalla recitazione più sognante ed eterea, ed era il più "creativo" dei due! :)
Entrambi cantavano secondo quel gusto "colorista" tipico degli inglesi, che rendeva scintillanti e vivacissime la loro sonorità: erano talenti così evidenti che mi imposi di ricordarne i nomi. E feci bene, visto che entrambi sono diventati artisti importanti.

A dire il vero, Graham Hall non ha fatto una carriera spettacolare - almeno nei suoi anni buoni - quanto Finley.
Non fu considerato, come mi sarei aspettato, fra gli eredi di Langridge e Rolfe Johnson (al pari di Padmore, Ainsley e Bostridge).
Dopo il lancio a Glyndebourne, a cavallo fra anni '80 e '90 (fra l'altro Albert Herring nel bellissimo spettacolo di Hall), si è trovato confinato in ruoli di carattere.

E la cosa, per certi versi, ha senso.
Pur dotato di una personalità artistica eccezionale, Graham Hall mancava un po' sul fronte tecnico: i sussurri e falsetti in zona acuta - specialità della scuola tenorile inglese - non erano speciali (e questo lo rendeva meno efficiente nel liederismo o in Bach); era inoltre molto limitato sul fronte del virtuosismo, che i suoi colleghi avevano imparato a esercitare in Mozart e Haendel.
Trionfava solo nel colorismo para-declamatorio della conversazione musicale; di conseguenza che ricavasse i suoi spazi nei ruoli di carattere, alla fine, aveva senso...
PURCHE' si trattasse di grandi ruoli di carattere... se non addirittura da protagonista!
Che un artista del genere finisse al comprimariato era semplicemente assurdo!
E invece, dalla metà degli anni '90 ai primi del 2000, proprio questo successe!
Chi di voi ha la Tosca di Amsterdam del 1998 con Terfel e la Malfitano, noterà che Graham Hall è impegnato in Sciarrone!!!!
Ed erano i suoi anni migliori! La sua splendente quarantina!

Fortunatamente, nella seconda metà del 2000, la sua carriera ha ripreso quota, ancora in ruoli di carattere (come è giusto) ma di quelli "grandi" e protagonistici che avrebbe sempre dovuto fare (come John Daszak, che pure, a mio parere, non vale un decimo di Graham Hall).
A Salisburgo, nell'anno mozartiano, lo hanno applaudito come Podestà della Finta Giardiniera; il suo Edrisi del Re Ruggero è talmente in evidenza da strappare il successo all'altro tenore dell'opera, il Pastore; personalmente l'ho sentito a Bruxelles, due anni fa, nella parte di Tichon e fu il più grande Tichon immaginabile (ne feci anche un reseconto).
E potrebbe continuare così: con Loge, Shuisky, Aronne, il Maestro di Scuola della Piccola Volpe Astuta...

Che la Scala gli proponesse l'anno scorso (già come sostituzione: a mancare fu Bostridge) un ruolo Pears - Morte a Venezia - era potenzialmente avventato, secondo me.
Ma si trattava di un ruolo Pears particolare: Aschembach (come il generale dell'Owen Wingrave) fu scritto per un Pears invecchiatissimo, privo ormai delle sue migliori prerogative vocali.
I limiti di Graham Hall, acuiti dall'età, potevano passare in secondo piano rispetto al genio dell'interprete.
Ma richiamarlo l'anno dopo (ancora come sostituzione) per un ruolo del "vero" Pears come Grimes, dalla scrittura terribilmente elevata, dai sussurri ad altissima quota, dai si bemolli perigliosi e scoperti ...è stato un errore vero e proprio... soprattutto considerando che il pubblico italiano aveva nelle orecchie i prodigi tecnici operati in queste pagine da Philip Langridge (trionfatore alla Scala nel 2000 e a Firenze nel 2004).
E considerando anche che, quando aveva l'età del ruolo, Graham Hall non si era spostato da Bob Boles (ancora qualche anno fa a Salisburgo con Rattle)...

Vocalmente infatti, mi secca ammetterlo, Graham Hall mi è parso uno dei peggiori Grimes di oggi. A parte tutta la terza acuta fuori controllo, a parte i pianissimi nasali, l'aria del sogno (opportunamente stretta da Ticciati per aiutarlo, ma col risultato di buttare via la pagina più poetica dell'opera) è stata una rovina. Maluccio anche il monologo finale.

Detto questo, PER FORTUNA alla Scala abbiamo avuto lui invece di Ainsley.
Quest'utlimo già troppe volte mi aveva deluso per la sua scarsa personalità. Scenicamente Graham Hall è favoloso ed è in sintonia perfetta con Jones; la sua personalità è tale che diventa difficile pensare a questa produzione ripresa senza di lui.
Quindi alla fine lo assolvo! :) Ma spero che non accetti in altri teatri proposte così dissennate!

Un salutone,
Mat
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Re: Peter Grimes

Messaggioda VGobbi » lun 11 giu 2012, 21:08

Bellissima recensione, anche se non del tutto condivisibile.

Bellissima ed illuminante, come sempre tra l'altro, per quanto riguarda le tue spiegazioni in ambito registico. Le mie discordanze riguardano sopra tutto in ambito vocale.

Su Graham-Hall penso che concordiamo quasi tutti. Attorialmente immenso, vocalmente non proprio esaltante.

Sulla Gritton, in tv mi aveva annoiato, quanto dal vivo mi ha fatto tutt'altra impressione. Pero' francamente non la definerei la migliore.

La Palmer a teatro ho fatto fatica a sentirla, a differenza di tutti gli altri artisti.

Purves invece un'autentica bomba sonora ed in Britten l'ho trovato pienamente a suo agio. Nel suo Falstaff mostrava qualche limite di troppo sulle note acute, ma chissenefrega di fronte ad una personalita' cosi' debordante come la sua!!!

Superlativi Ticciati ed il coro.

Comunque, UBER ALLES Purves e Jones!!!
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Re: Peter Grimes (Britten)

Messaggioda DottorMalatesta » lun 24 giu 2013, 21:04

Vi segnalo l'uscita di questo DVD

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Per chi non l'avesse visto alla Scala (io fortunatamente ero presente!) uno spettacolo imperdibile!!!

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Re: Peter Grimes (Britten)

Messaggioda VGobbi » lun 24 giu 2013, 23:30

Hai fatto benissimo a segnalarlo. Io l'ho appena ordinato in blu-ray disc. E' tra le cose più belle viste, nella mia brevissima carriera da ascoltatore dal vivo.

Davvero merita!
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Re: Peter Grimes (Britten)

Messaggioda pbagnoli » mar 25 giu 2013, 13:07

Bella!
Condivido pienamente l'indicazione all'acquisto!
Lo spettacolo nell'insieme fu denso di idee e significati.
Anche la direzione di Ticciati fu memorabile
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Peter Grimes (Britten)

Messaggioda torretower » gio 27 giu 2013, 15:29

DottorMalatesta ha scritto:Vi segnalo l'uscita di questo DVD

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Per chi non l'avesse visto alla Scala (io fortunatamente ero presente!) uno spettacolo imperdibile!!!

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Ma che c@@@o!!! Il DVD viene prodotto grazie alla RAI e alla Scala e....non ci sono i sottotitoli in Italiano! Scandaloso! Il coreano si l'italiano no! : Andry : : Andry : : Andry : : Andry : : Andry : : Andry :
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Re: Peter Grimes (Britten)

Messaggioda Enrico » gio 27 giu 2013, 17:54

Vero????? nella registrazione televisiva di Rai5 i sottotitoli c'erano!
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