Macbeth (Verdi)

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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda vivelaboheme » ven 29 mar 2013, 4:15

Per parte mia, un orrore complessivo simile alla “prima” questo Macbeth, in un teatro d’opera “di nome” quale la Scala, non lo vivevo da anni.
Dirò subito che innocenti, e in alcuni casi anche validi, mi sono sembrati i cantanti. La Lucrecia Garcia è terribilmente acerba per la parte della Lady. La voce è, per ora, sana (ma se la usa come sta facendo, auguri!), a tratti belloccia salvo quando va nel naso e prende quella timbrica e tono un po’ petulanti tipici dell’inflessione ispanica. L’interprete è quasi inerte, certo non molto aiutata dal fisico, ma non è colpa sua se è stata vestita da male a MALISSIMO nel corso di tutta l’opera: nella scena del banchetto sembrava un mix fra Tosca e un Uovo di Pasqua (è il periodo…) in carta stagnola. Non c’è mai un movimento che corrisponda all’espressione (scusi, regista Corsetti: le ha insegnato qualcosa? O davvero è così poco “ricettiva”?). Ma, e questo è più preoccupante, per la maggior parte dell’opera dà l’impressione di non aver alcuna coscienza delle parole che pronuncia e delle espressioni e dei sentimenti ad esse collegate. Che la scena del sonnambulismo termini con una non necessaria (basta non eseguirlo) “scivolata” sul celebre re b. non è grave (c’è chi caccia uno strillo, e amen): lo è, invece, la quasi totale disconnesione fra testo ed “espressione” della cantante. Viene il dubbio che non conosca perfettamente il significato di ciò che sta “dicendo in canto”. Ma il direttore d’orchestra ed il regista dovrebbero esistere per quello: e risultano ASSENTI. Dunque, colpa loro.
Ci sono due buone o ottime voci maschili: Franco Vassallo-Macbeth e Stefano Secco-Macduff. Il primo “spara” un Macbeth più verista che “primo Verdi” , ma canta, e piuttosto bene, a tratti molto bene. Starebbe al direttore, nel momento in cui si adotta (pur spuria e con commistioni) la “prima” edizione, rispettarne, nei fatti e nella direzione dei cantanti, la fisionomia senz’altro più arcaica e “belcantista” rispetto all’edizione successiva. Ma l’impressione è che tutto ciò a Gergiev freghi zero, o quasi. Qui ognuno canta secondo un suo stile personale. Il direttore fa i suoi gesti d’aquila, ha quasi sempre la testa in giù sulla partitura, e il canto procede allo stato più o meno brado. Stefano Secco-Macduff è, da quanto ricordavamo, cresciuto in sostanza e volume, ed è quasi eroico nel sostenere “Ah, la paterna mano” al tempo e fraseggio spaccavoce impostogli dal podio: molto bravo, tanto più date le circostanze. Stefan Kocàn manda in porto un Banco di buona presenza e voce non proprio omogenea ma d’una certa suggestione timbrica.
Il coro è la vera “spia” della parte musicale di questo Macbeth. Canta bene, come sappiamo, sillaba ancor meglio “mordendo” sulla parola ma… è quasi sempre fuori tempo. Perché è impossibile anche al miglior coro stare a tempo se il direttore, dal podio, ti spedisce con pervicacia “fuori”, da “Macbetto il tuo signore sir t’elesse di Caudore” in poi, cioé: in pratica per tutta l’opera, compreso un “Patria Oppressa (non obiettiamo sull’inserzione: è talmente bello che è un peccato rinunciarvi!) in forma di estenuata marcia funebre, suggestivo ( a tratti, vedi la battaglia finale o la danza degli spiriti alati su Macbeth svenuto, si riconosce che è Gergiev, non un inetto) ma erratico nella scansione. Allora: erratico e quasi sempre fuori tempo. Ripetiamo: l’immagine di Valery Gergiev sul podio della “prima” di questo Macbeth (dall’alto lo vedevamo bene) è inquietante: costantemente chino sulla partitura con le braccia e la (mini, ma non minima, stavolta) bacchetta mulinante. Mai – o quasi – rivolto ai cantanti e al coro. Quanto l’ha provato, questo Macbeth? Cosa è realmente accaduto alle prove, fra la (si dice) eliminazione del D’Espinosa e l’arrivo di Gergiev? L’impressione è che l’imbarazzante esito di questa prima sia figlio in parte di una difficile, diciamo problematica, affinità espressiva e lessicale (l’ombra dell’infelice Forza del Destino di anni fa aleggiava) fra il pur geniale (quando prova e s’impegna) direttore, e… Giuseppe Verdi. D’altra parte, forse o probabilmente, dell’ormai irredimibile tendenza del pur fascinoso Valery a… provare fra un aereo e l’altro. Il primo atto, in particolare, di questa “prima” di Macbeth era di un’approssimazione tale da giustificare, stavolta ampiamente, le rimostranze mosse al direttore. Dispiace dirlo, ma – tanto più se ci si chiama Valery Gergiev – “così” non è una cosa seria.
Lo spettacolo di Barberio Corsetti e collaboratori si trascina fra “ronconismi” (la scenografia, l’arrivo di Duncano che sembra il Viaggio a Reims, magari involontariamente), cerebralismi, bravura di mimi fine a se stessa, costumi confusionari, brutte luci, l’inerzia totale di lavoro sui cantanti protagonisti, che in un contesto pseudo-non convenzionale (in realtà convenzionalissima citazione di mille vezzi e luoghi comuni della contemporanea messa in scena) ripetono convenzionalissimi gesti. Di proiezioni di faccioni, ne abbiamo viste a migliaia, negli ultimi anni: ancora? Il coro in Patria Oppressa, quasi tutto in paletot, o paltò per dirla più semplice: ancora? Condannerei alla fucilazione tutti i registi che mettono in paltò i cantanti. Basta! E’ diventata una stantia convenzione. Ripeto quanto detto a proposito dell’Olandese di Homoki: non tutti “si nasce” Guth, o Carsen, o Jones. Barberio Corsetti non nacque.
Meritatissimi, e ben mirati (giustamente esclusi cantanti e coro, che hanno fatto il possibile e talora anche di più) gli improperi conclusivi a direttore e artefici dell’allestimento. A Valery Gergiev, in particolare, verrebbe da dire che non importa se, alle repliche, quegli istanti di genialità nonostante tutto presenti (sappiamo chi è Gergiev) troveranno miglior esito e contestualizzazione. Si può esser genio quanto si vuole ma, se ad una “prima” (e non è la prima volta, Maestro!) non si arriva pronti, ciò non è corretto nei confronti del pubblico. Non sappiamo, quanto al periodo delle prove, dove stesse la ragione, fra orchestra e 2°direttore, nella “scomparsa” del D’Espinosa (che, a quanto abbiamo visto nei concerti alla Verdi, ha talento ma un gesto, è vero, non proprio “facile”). E ci resta, ripetiamo, un serio dubbio sull’autentico feeling Gergiev-Verdi. Ma un direttore di tal prestigio, carriera e frequentazioni dovrebbe – crediamo – “sentire” il dovere d’esser pari a se stesso (prove, e cura), nel momento in cui assume la responsabilità di un Macbeth in un teatro nel quale il nome di Giuseppe Verdi significa molto. I nemici di Lissner troveranno, in questo Macbeth, nuovi motivi d’accusa. Chi qui scrive, invece, ricorda, a Parigi per un Lohengrin, il mancato arrivo in aereo del Maestro Valery Gergiev annunciato da Gerard Mortier dieci minuti prima dell’inizio dell’opera… Sarà pure un genio (stasera, alla Scala, no!), ma che pazienza, ci vuole!

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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda reysfilip » dom 23 giu 2013, 18:18

Provo a riportarvi le mie impressioni sul Macbeth fiorentino a cui ho assistito venerdì scorso.

Il Maggio Musicale Fiorentino propone l'ennesimo Macbeth di questo bicentenario verdiano, ma stavolta forse l'impresa è degna di essere menzionata. Infatti si eseguiva la versione 1847 integrale nel luogo che la vide nascere, il Teatro della Pergola.
James Conlon ha diretto in maniera concitata e appassionata, immergendosi completamente dentro l'opera. Una grande lettura che ha sottolineato bene la modernità insita già nella prima versione. Direi che è stata la punta dell'allestimento.
Macbeth era Dario Solari: giovane, bella voce, bel timbro e un'aderenza al personaggio che è andata migliorando durante la recita, arrivando a due ultimi atti davvero ben interpretati. La Lady di Raffaella Angeletti è invece stata a mio avviso poco incisiva scenicamente (a parte alcuni momenti) ma anche musicalmente, con un registro inferiore molto dissolvente e alcune note alte risolte malino in strilli. Alla fine niente di eccezionale.
Il Banco di Marco Spotti era funzionale ma niente di esaltante, anzi in dei punti giocava in ribasso. Invece Saimir Pirgu ha ben assolto al ruolo di Macduff.
La regia di Graham Vick mi ha lasciato un po' di perplessità. Nel senso che vuole fare tanto il provocatore ma alla fine ha provocato poco. La vicenda era trasportata in un presente relativamente vicino. E infatti l'opera inizia con le streghe che altro non sono che prostitute. Già qui sorge qualche perplessità soprattutto quando leggo nell'intervista a Vick nel programma di sala che le streghe sono la "voglia di trasgressione di Macbeth". Beh se volevano essere ciò, mi sembra un po' banale. Le prostitute ricompaiono anche nel terzo atto nella stanza da letto di Macbeth in cui si consuma una sorta di bunga bunga con droghe varie e un trans che poi funge da prima apparizione. Tutte le scene interne sono ambientate in una casa che sembra (o forse è) un albergo asettico e moderno, con tanto di scena del sonnambulismo svolta in bagno con luci tenui (forse una delle parti migliori). La Lady è una donna sofisticata, in tailleur bianco. L'ambiente sembra quello dell'alta finanza o dell'alta politica. Il banchetto di corte trasformato in ricevimento in giardino simil-raccolta fondi benefica di alto bordo americano con tanto di servizio catering, sotto il cui tavolo è stato messo il cadavere di Banco assassinato poco prima nello stesso giardino; sullo sfondo campeggia un manifesto simil-elettorale col faccione di Macbeth sulla bandiera scozzese. Gli stessi personaggi della festa sono poi quelli che all'inizio del quarto atto troviamo seduti in un autostazione con cappotti di fortuna sopra i bei vestiti mentre cercano di fuggire dalla Scozia oppressa.
Ma la regia lascia perplessi in alcuni particolari, ad esempio la scena del pugnale con Macbeth che se lo immagina e tenta di afferrarlo nel vuoto, o la Lady che durante "Or tutti sorgete" toglie il copriletto dal letto su cui era stata fino a quel momento e la mette per terra poco più avanti; peccato che le lenzuola siano coperte di sangue ancor prima di iniziare gli omicidi (è un segno premonitore o una cosa da donne?) e dopo la cameriera rincalzi il copriletto sulle lenzuola insanguinate senza batter ciglio. A mio avviso si potevano evitare un po' di sparatorie con mitra e simili negli ultimi due atti, specie alla fine del terzo in cui Macbeth inizia a fare una carneficina di persone che stanno evadendo dalla sua dittatura dietro di lui. In conclusione direi che Vick tenta di dire qualcosa, anche se non proprio nuovo, attingendo da varie fonti e costruendo uno spettacolo abbastanza piacevole ma innocuo.
Ultima modifica di reysfilip il dom 23 giu 2013, 19:26, modificato 1 volta in totale.
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda Enrico » dom 23 giu 2013, 19:12

reysfilip ha scritto: spettacolo abbastanza piacevole ma innocuo.

L'opposto, credo, di ciò che Macbeth dovrebbe essere...
Grazie per la cronaca! Dovresti ricontrollare il tuo testo, ho l'impressione che siano "saltate" alcune parole.
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda reysfilip » dom 23 giu 2013, 19:35

Enrico ha scritto:
reysfilip ha scritto: spettacolo abbastanza piacevole ma innocuo.

L'opposto, credo, di ciò che Macbeth dovrebbe essere...
Grazie per la cronaca! Dovresti ricontrollare il tuo testo, ho l'impressione che siano "saltate" alcune parole.


Sì, scusate. Il mio pc ogni tanto impazzisce. Ho appena corretto :)
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda Allike » ven 07 feb 2014, 14:21

reysfilip ha scritto:Provo a riportarvi le mie impressioni sul Macbeth fiorentino a cui ho assistito venerdì scorso.

Il Maggio Musicale Fiorentino propone l'ennesimo Macbeth di questo bicentenario verdiano, ma stavolta forse l'impresa è degna di essere menzionata. Infatti si eseguiva la versione 1847 integrale nel luogo che la vide nascere, il Teatro della Pergola.
James Conlon ha diretto in maniera concitata e appassionata, immergendosi completamente dentro l'opera. Una grande lettura che ha sottolineato bene la modernità insita già nella prima versione. Direi che è stata la punta dell'allestimento.
Macbeth era Dario Solari: giovane, bella voce, bel timbro e un'aderenza al personaggio che è andata migliorando durante la recita, arrivando a due ultimi atti davvero ben interpretati. La Lady di Raffaella Angeletti è invece stata a mio avviso poco incisiva scenicamente (a parte alcuni momenti) ma anche musicalmente, con un registro inferiore molto dissolvente e alcune note alte risolte malino in strilli. Alla fine niente di eccezionale.
Il Banco di Marco Spotti era funzionale ma niente di esaltante, anzi in dei punti giocava in ribasso. Invece Saimir Pirgu ha ben assolto al ruolo di Macduff.
La regia di Graham Vick mi ha lasciato un po' di perplessità. Nel senso che vuole fare tanto il provocatore ma alla fine ha provocato poco. La vicenda era trasportata in un presente relativamente vicino. E infatti l'opera inizia con le streghe che altro non sono che prostitute. Già qui sorge qualche perplessità soprattutto quando leggo nell'intervista a Vick nel programma di sala che le streghe sono la "voglia di trasgressione di Macbeth". Beh se volevano essere ciò, mi sembra un po' banale. Le prostitute ricompaiono anche nel terzo atto nella stanza da letto di Macbeth in cui si consuma una sorta di bunga bunga con droghe varie e un trans che poi funge da prima apparizione. Tutte le scene interne sono ambientate in una casa che sembra (o forse è) un albergo asettico e moderno, con tanto di scena del sonnambulismo svolta in bagno con luci tenui (forse una delle parti migliori). La Lady è una donna sofisticata, in tailleur bianco. L'ambiente sembra quello dell'alta finanza o dell'alta politica. Il banchetto di corte trasformato in ricevimento in giardino simil-raccolta fondi benefica di alto bordo americano con tanto di servizio catering, sotto il cui tavolo è stato messo il cadavere di Banco assassinato poco prima nello stesso giardino; sullo sfondo campeggia un manifesto simil-elettorale col faccione di Macbeth sulla bandiera scozzese. Gli stessi personaggi della festa sono poi quelli che all'inizio del quarto atto troviamo seduti in un autostazione con cappotti di fortuna sopra i bei vestiti mentre cercano di fuggire dalla Scozia oppressa.
Ma la regia lascia perplessi in alcuni particolari, ad esempio la scena del pugnale con Macbeth che se lo immagina e tenta di afferrarlo nel vuoto, o la Lady che durante "Or tutti sorgete" toglie il copriletto dal letto su cui era stata fino a quel momento e la mette per terra poco più avanti; peccato che le lenzuola siano coperte di sangue ancor prima di iniziare gli omicidi (è un segno premonitore o una cosa da donne?) e dopo la cameriera rincalzi il copriletto sulle lenzuola insanguinate senza batter ciglio. A mio avviso si potevano evitare un po' di sparatorie con mitra e simili negli ultimi due atti, specie alla fine del terzo in cui Macbeth inizia a fare una carneficina di persone che stanno evadendo dalla sua dittatura dietro di lui. In conclusione direi che Vick tenta di dire qualcosa, anche se non proprio nuovo, attingendo da varie fonti e costruendo uno spettacolo abbastanza piacevole ma innocuo.

ho già letto Macbeth e cercando di capire tutta la sua parola, perché ci sono così tanti punti che verrà notato da qualcuno. ho qualche informazione in formato pdf sul mio. se uno ha bisogno poi mi bussare qui.
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda DottorMalatesta » sab 05 lug 2014, 15:22

Una Staatsoper di Monaco da tutto esaurito (innumerevoli questuanti all’ingresso con cartelli “Suche Karte”) ha visto nei giorni scorso il debutto di Anna Netrebko nel ruolo della verdiana Lady Macbeth nella discussa produzione di Martin Kusej. Un debutto annunciato da tempo, e preceduto dall’incisione di diversi brani dall’opera nell’album Verdi pubblicato della Deutsche Grammophon lo scorso anno.
E’ celebre il commento con cui Verdi respinse la proposta di scritturare una voce privilegiata come quella di Eugenia Tadolini nel ruolo della protagonista, in una ripresa dell’opera a Napoli nel 1849: “La Tadolini canta alla perfezione; ed io vorrei che Lady non cantasse; la Tadolini ha una voce stupenda, chiara, limpida, potente; ed io vorrei in Lady una voce aspra, soffocata, cupa. La voce della Tadolini ha dell’angelico; la voce di Lady vorrei avesse del diabolico”. Per quanto paradossale possa sembrare, in questo ruolo una voce timbricamente privilegiata può rappresentare un difetto, qualora non accompagnata da una ricerca di profondità espressive. La voce, da sola, non basta. E’ sempre così, in Verdi. Ma nel caso di Lady Macbeth la cosa è ancora più evidente.
La Lady della bella Anna, fulgida nello splendore timbrico di una voce corposa e vellutata, poteva a prima vista sembrare antitetica alla concezione che Verdi aveva del personaggio. Eppure, anche se non sempre, Anna Netrebko è riuscita ad evitare il rischio di “cantarsi addosso”, contribuendo con la sua voce privilegiata alla costruzione e all’evoluzione del personaggio. La vicenda esistenziale della moglie del condottiero scozzese diventa nel canto della Netrebko la storia di un progressivo disfacimento della bellezza, corrosa al proprio interno dal verme insaziabile di un’ambizione insoddisfatta e mai soddisfatta. Un capolavoro l’esecuzione dell’aria al secondo atto, in cui l’ambizione della donna, nello slancio impetuoso di un canto che fatica a contenersi, assume quasi la sfumatura di desiderio sensuale e brama erotica (“O voluttà del soglio! O scettro, alfin sei mio!”).

Immagine

Eppure, passato quel momento in cui la fermezza della donna viene affermata con perentorietà, la voce dorata comincia a corrodersi, compaiono delle asperità nel timbro e nella scansione sillabica (la ripresa del “Si colmi il calice”), fino ad approdare alle sonorità bianche e filiformi di un’anima svuotata nella grande scena del sonnambulismo, conclusa da un re bemolle sovracuto che pur essendo sostenuto benissimo rimane sul punto di spezzarsi, lontana memoria di certezze passate, espressione di fragilità attuale. Come prevedibile, il soprano russo affronta il personaggio dimostrandosi perfettamente in grado di dominare le difficoltà virtuosistiche della parte e le asperità della tessitura, ma nella sua Lady il vocalismo si stempera nel colorismo. L’intelligente Anna ha fatto suo il segreto delle più grandi Lady vocaliste del passato (Callas, Gencer, Scotto).
Il resto del cast “all stars” si limita a fare della routine che, per quanto dorata, routine resta. Se dal punto di vista della forma il Macbeth di Simon Keenlyside sembra dire qualcosa di nuovo, nel contenuto resta quello di sempre: il frequente ricorso a sonorità e colori spesso insoliti, espressione della natura di colorista del cantante, non bastano ad evitare che il personaggio resti abbozzato e come costruito dal di fuori. Il Banco di Ildar Abdrazakov è molto ben cantato, ma del pari impersonale, così come il Macduffo di Joseph Calleja, anonimo e privo di carattere. Ottime le parti di fianco. Coro e orchestra precisissimi, guidati con mano sapiente, ma a tratti troppo pesante e macchinosa, da Paolo Carignani.

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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda teo.emme » sab 05 lug 2014, 15:55

Bah...quel che ho sentito io era di livello imbarazzante, a cominciare dalla direzione: se questo è il verdi rivoluzionario.... Mancava solo la marchetta di Domingo e poi lo spettacolo era completo.
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda DottorMalatesta » sab 05 lug 2014, 16:25

Matteo, di rivoluzionario in questo Macbeth non c'era nulla, ma - regia a parte - anche nulla di davvero imbarazzante (il Guillaume Tell ascoltato la sera dopo, quello sì... e da tutti i punti di vista : Hurted : ). Le grandi star, soprattutto Keenlyside e Calleja, sono state deludenti. Da Keenlyside, soprattutto, mi aspettavolo molto di più, soprattutto rispetto alla sua prova nel video con la regia di Phyllida Lloyd: acuti forzati, accento grossolano... un Macbeth vecchio stampo. Calleja, che peraltro ha iniziato la carriera 19 anni fa proprio come Macduffo, è stato osannato (cosa che accade, a Monaco, per qualunque tenore), ma vocalmente era in difficoltà e di una piattezza espressiva desolante. Carignani l'orchestra (che è una signora orchestra) la sa tenere insieme, ma di certo il suo Macbeth lo si è già dimenticato. La Lady della Netrebko, sebbene (forse) non (ancora) rivoluzionaria, ha cantato molto bene e all'interpretazione del personaggio ha pensato. Certo, coi mostri sacri del passato dire qualcosa di davvero innovativo o di nuovamente definitivo in questo ruolo non è facile, ma imbarazzante proprio no (anche se la soglia di imbarazzo resta entro certi limiti soggettiva). Se la Harteros ha debuttato in Leonora (Forza) e debutterà in Aida (a febbraio, con Pappano), la Netrebko ha tutte le carte in regola per poter fare altrettanto (e magari persino Desdemona). Questo a parer mio.
Tu eri in teatro o l'hai sentito in TV/radio (non so se lo trasmettessero)?
Cosa hai trovato di così imbarazzante?

DM

P.S.: By the way, a proposito di imbarazzi vari..., hai/avete ascoltato la Giovanna d'Arco registrata live a Salisburgo lo scorso anno?

P.P. gossipparo: Si dice che, sulla base di un addome prominente visto in teatro, la bella Anna sia (nuovamente) incinta... :roll:
http://www.bunte.de/stars/anna-netrebko ... 92442.html
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda VGobbi » mer 20 mag 2015, 18:20

Riapro questo thread per parlare uno dei miei capolavori preferiti, forse il mio preferito di Verdi. Ultimamente sto facendo incetta di varie incisioni discografiche e sono giunto a questa conclusione piuttosto lapidaria e definitiva direi : mi sono innamorato del Macbeth di Sinopoli.

Che ne pensate?
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda teo.emme » mer 20 mag 2015, 19:52

VGobbi ha scritto:Riapro questo thread per parlare uno dei miei capolavori preferiti, forse il mio preferito di Verdi. Ultimamente sto facendo incetta di varie incisioni discografiche e sono giunto a questa conclusione piuttosto lapidaria e definitiva direi : mi sono innamorato del Macbeth di Sinopoli.

Che ne pensate?

Sono d'accordo con te: spesso il Verdi di Sinopoli è bombastico, pestato, persino bandistico (e non solo il suo Verdi purtroppo: è un direttore che trovo particolarmente incostante..anche in Wagner: il suo Tannhauser era splendido ma l'Olandese è per me inascoltabile), ma qui è splendido. Barbarico e violento senza essere effettistico, cupo, tragico, forte...lontano anni luce dal melodramma stile cappa e spada di Chailly e Nucci o dal vaudeville di Muti. Merito anche di Bruson e pure della Zampieri, peccato che il resto del cast sia da protesta...a cominciare dal pessimo, come sempre, Shicoff, cantante la cui carriera è per me incomprensibile
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda VGobbi » gio 21 mag 2015, 0:22

Si, decisamente Sinopoli rimane il punto di forza di un grandissimo Macbeth, barbarico come dici tu, senza perdere però la cura nei dettagli e con una scienza dell'accompagnamento che non ha eguali. Impossibile rimanere impassibili dietro le pulsioni ritmiche, trascinanti, travolgenti portate da Sinopoli. Superbo poi Bruson nei panni del protagonista. Una scuola di canto che sembra essere perso lo stampo, ma non per questo va sottaciuto o dimenticato. La Zampieri restava l'anello debole. Invece risulta molto convincente e con una vocalità meno fastidiosa di quanto farà sentire nella registrazione video, sopratutto per via degli acuti inascoltabili. Ripeto, in studio la Lady della Zampieri convince. Shicoff nel ruolo di Macduffo e' semplicemente sprecato, così come il lussuoso Lloyd nei panni di Banco che ha bisogno di personaggi più sfaccettati per esaltare la sua innata personalità.
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda DocFlipperino » gio 21 mag 2015, 11:21

Anche a me piace molto il Macbeth di Sinopoli.
Solo il tema centrale del preludio ci dà già l'indicazione della tinta e dell'atmosfera che Sinopoli riesce a creare in tutto l'arco dell'opera
Non sarei duro come Teo su tutte le altre registrazioni di Sinopoli. A me il Nabucco piace molto (forse anche per la presenza della Dimitrova), apprezzo molto il Requiem di Verdi, la Salome, Tannhauser, Puccini
Certo ci sono capitoli meno belli tipo Carmen, Olandese, Rigoletto.
La Zampieri (nonostante l'impostazione così' tedesca nel prendere gli acuti) mi piace moltissimo.
Non sono invece d'accordo con Teo su Shicoff, che ho sempre apprezzato - anche qui, e che ha lasciato testimonianze importantissime, sia dal vivo sia in disco, in alcuni ruoli: penso a Lenskij, Eleazar, Captain Vere e soprattutto Hofmann.

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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda VGobbi » gio 21 mag 2015, 15:18

Flipperin, e su Bruson?
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda vivelaboheme1 » gio 21 mag 2015, 15:25

Ho enormemente amato Sinopoli - e il "primo Verdi" di Sinopoli! Purtuttavia, riguardo questo Macbeth, quando ascolto Bruson, mi viene in mente Cappuccilli. Quando ascolto la Zampieri, mi viene in mente la Verrett (e il paragone proprio non si pone). E quando ascolto il direttore, mi viene in mente Claudio Abbado, e torno alla edizione del cuore, ascoltata dal vivo in quasi tutte le repliche di allora, sul meraviglioso spettacolo di Strehler, e benissimo proposta in disco.
C'è quel famoso, seppur un po' precario filmato della cabaletta della Lady cantata dalla Verrett alla Scala, e quel che accade alla fine dà idea di "cosa" sia stato quel Macbeth...

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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda DottorMalatesta » gio 21 mag 2015, 15:31

Adoro Sinopoli anche nelle sue prove meno riuscite (mi sono riascoltato poco fa la sua Carmen bastonata dall´amico flip e devo dire che proprio non riesco a farmela… spiacere :| ). Ammiro la sua capacità straordinaria di affrontare capolavori noti e stranoti da prospettive diverse ed inusuali.
Non trovo e non ho mai trovato “bombastic” (termine che rimanda ad un certo facile effettismo) né bandistico il suo Verdi. Al contrario. Trovo le sue interpretazioni verdiane straordinarie nel loro essere terragne, nel loro evocare forze ctonie, archetipiche, ancestrali. Barbarico è stato definito il suo Macbeth. D´accordissimo. Mi sembra tuttavia che, tanto per dire, anche Nabucco e Forza si muovano nella stessa direzione. Il suo Nabucco è tutto tranne che effettistico, bandistico, e nazional-popolare (così come, tanto per dire, è tutto tranne che nazional-popolare il suo Rigoletto). Al contrario, mi sembra impregnato di un senso epico della narrazione, quasi che Sinopoli voglia fare di Nabucco la controparte italiana del Boris e di Verdi il nostro Musorgksij. Il Sinopoli direttore è sempre anche il Sinopoli medico psichiatra esperto di figurazioni archetipiche e l´archeologo esperto di antropologia culturale. Il suo essere direttore non è mai disgiunto dal suo retroterra culturale, formativo ed esistenziale.
Inoltre trovo che Sinopoli sia uno dei pochi, pochissimi direttori (l´altro nome da fare è, sicuramente, quello di Boulez) i cui scritti valga la pena leggere e rileggere.
Circa il cast del Macbeth, è chiaro che alcune cose proprio non vanno (Zampieri, Schicoff…). Però mi sembra che, qui come altrove, anche la scelta del cast vada letta nell´ottica interpretativa del direttore (con queste voci aspre, grigiastre, soffocate...).
Al di là del giudizio penso sia un´edizione assolutamente da conoscere.

DM

P.S.: non ho la forza di reindirizzare la discussione nella sezione “registrazioni”. :roll: Ma va bene così.
Qualcuno però potrebbe dirci qualcosa del video (da Berlino, se non erro) del Macbeth di Sinopoli?
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