DottorMalatesta ha scritto:ma non sono sicuro che vi siano incisioni che riportino gli interventi di tutti i solisti anche nella parte conclusiva
Mi pare che nella registrazione Sutherland/Horne/Bonynge in studio ci sia tutto ciò che c'è nella partitura (anzi con la variante di uno scambio di battute in più tra Norma e Pollione nella prima esposizione), che dovrebbe corrispondere alla correzione belliniana con l'aggiunta del coro, mentre nell'ultima (quella con Pavarotti) Bonynge taglia più di Serafin (a meno che non abbia seguito chi sa quale fonte alternativa) e fa aggiungere un acuto alla consorte. Scotto/Giacomini/Troyanos/Levine eseguono la partitura "corretta" in maniera molto fedele (Serafin nella prima registrazione in studio fa sentire l'intervento del coro ma non il gong (suppongo anche per limiti della registrazione mono, così come nelle prime incisioni di Aida e Lucia tendeva a eliminare o ridurre l'uso dei piatti) mentre nella seconda, stereofonica, il gong è fortissimo e spettacolare più che mai.
Nell'edizione diretta da Fabio Biondi ci sono più ripetizioni delle frasi dei tre personaggi, e non c'è il coro: dovrebbe essere, credo, la prima versione dell'autografo [da 6'07''] e mi pare che sia la stessa versione eseguita con la Bartoli "live" a Dortmund.
NOTA: il tenore di questa Norma è venuto qualche anno fa a Nichelino a cantare Turiddu: la voce era poca, ma scenicamente era molto credibile: forse un giorno la Bartoli ci proporrà anche una bella Cavalleria Rusticana "originale" con gli strumenti barocchi...
Qui c'è la versione "lunga" di Bonynge:
E qui invece c'è Bonynge che fa un taglio simile a quello di Serafin:
rinvio al libro di Gossett “Dive e maestri “ (capitolo 3: trasmissione versus tradizione e capitolo 8: le forbici di Serafin). Sembra che il taglio della sezione centrale di Adalgisa fosse stato praticato dallo stesso Bellini nel corso della prima stagione in cui Norma venne presentata alla Scala (forse come rifiuto nei confronti di un´orchestrazione “spuria”, si veda il capitolo 3 del volume citato).
Spiegami meglio la questione dell'orchestrazione "spuria": non ho il libro di Gossett, e online si può leggere quasi tutto il capitolo 8 ma non il capitolo 3. Ciò che posso notare in partitura è che la strofa di Pollione ha la stessa orchestrazione, abbastanza ordinaria, di quella di Norma: archi pizzicati, zum-pa-pa dei corni e fiati che tendono a sottolineare e seguire il canto. Se dovessi orchestrare la strofa di Adalgisa credo che, in base alle fonti che conosco, mi limiterei a imitare l'orchestrazione delle strofe esistenti (e mi pare che così facciano Bonynge e Biondi con piccole varianti dinamiche tra una strofa e l'altra).
Può essere interessante notare come Bellini volesse in parte superare la tradizione rossiniana: nel duetto Pollione-Adalgisa il suo principale problema era costituito dal dovere adattare la stessa melodia, secondo le convenzioni dei duetti tradizionali, alle parole di Pollione (Va' crudele, etc.) e a quelle, molto diverse, di Adalgisa, rinunciando quindi a una espressività musicale legata alle parole per la necessità di rispettare le regole della simmetrica musicale (tanto che usa anche qui una sua vecchia melodia, quella della parole "Sul mio cenere tacente" dall'arietta "Bella Nice che d'amore"): ma alla fine del duetto si prende la libertà di evitare la formula della cabaletta tradizionale (canto a due, ritornello, ripetizione del canto a due; oppure canta lui, canta lei, poi ripetono insieme) suddividendo le frasi in maniera alternata fra i due personaggi ed eludendo una vera e propria ripetizione. È possibile che anche nel terzetto del primo atto, dopo aver riciclato un'altra sua precedente melodia per costruire un classico pezzo "estatico" rossiniano, abbia preferito ridurre le ripetizioni evidenziando il canto solistico di Norma che continua, nella versione "breve", anche durante l'intervento a due di Pollione e Adalgisa (l'aspetto "sbagliato" dell'ultima registrazione di Serafin può essere rappresentato dal fatto che Corelli canta troppo forte e la Ludwig troppo piano, con la conseguenza che il terzetto sembra diventare un duetto tra Norma e Pollione con Adalgisa relegata in un angolo: scarsa convinzione della Ludwig, cattivo bilanciamento dei microfoni, precise istruzioni di Serafin? boh...).