Renato Bruson

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Renato Bruson

Messaggioda Rodrigo » mar 14 mag 2013, 22:32

Incredibilmente non esiste un post - ma sono state proposte diverse recensioni di opere da lui incise - su questo cantante, per almeno un ventennio ai vertici della corda baritonale verdiana (e donizettiana). Come considerarlo? Un coraggioso restrauratore dell'approccio vocalistico a Verdi dopo la linea Gobbi, Protti, Cappuccilli? Un cantante misurato solo perchè dotato di una voce non eccezionale per volume ed emissione e dunque di personalità non spiccata?
Il mio giudizio, non del tutto definitivo, è suppergiù questo. Sicuramente una bella voce, anche se niente affatto onnipotente. Altrettanto sicuramente una personalità sensibile e disponibile a lavorare su se stesso. D'altro canto mi sembra che, come per altri grandissimi (Kraus solo per fare un nome), il nostro riuscisse a dare il meglio di se solo su pochi e ben precisi personaggi. in particolare lo vedo estraneo a molti caratteri dell'universo verdiano, laddove debba essere valorizzata la corda della gioventù o della baldanza (Conte di Luna, Carlo dell'Ernani, Renato del ballo, Iago). I suoi personaggi sono invece a parere mio quelli in cui è possibile far valere una lettura di commozione e di rimpianto, crepuscolare per cosi' dire: Falstaff, Rigoletto, il doge Foscari e Macbeth. Non che questa lettura sia l'unica consentita (ad es. in Rigoletto) chiaramente, ma certamente acquista per suo merito una plausibilità e un fascino a mio avviso indubitabile.
Per ora mi accontento di questi suggerimenti alla buona, a voi la replica.
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Re: Renato Bruson

Messaggioda Enrico » mar 14 mag 2013, 23:11

Rodrigo ha scritto: I suoi personaggi sono invece a parere mio quelli in cui è possibile far valere una lettura di commozione e di rimpianto, crepuscolare per cosi' dire: Falstaff, Rigoletto, il doge Foscari e Macbeth.

Secondo me anche Macbeth deve essere giovane e baldanzoso.
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Re: Renato Bruson

Messaggioda DottorMalatesta » mer 15 mag 2013, 14:40

Splendida l´idea di aprire un thread dedicato a Renato Bruson.
Putroppo ho avuto modo di ascoltarlo dal vivo solo in un´occasione (un recital benefico, dove cantó il duetto con Violetta dalla Traviata con la classe di un gran signore, ma la voce che dava il mal di mare…). Possiedo peró moltissime sue incisioni, e le ascolto sempre con piacere.
Vi sono cantanti la cui grandezza è talmente evidente da rendere superfluo ogni confronto.
A mio parere invece il valore di Bruson lo si comprende proprio se lo si confronta con i baritoni italiani che lo hanno preceduto, accompagnato e seguito. Rispetto ai baritoni della generazione immediatamente precedente Bruson si distingueva per la nobilitá dell´interpretazione, per il non andare mai oltre le righe… Pensate alla differenza tra Bruson e Gobbi o Bastianini. Ma anche al contrasto con il canto esteriore e piuttosto grossolano di Cappuccilli. Se poi pensiamo che dopo Bruson c´è stato solo Paolo Coni e… Leo Nucci :mrgreen: !!!
Cosí si è ritagliato una parte di tutto rispetto nella storia della vocalità del 900.
Il problema è che dietro al vocalismo perfetto c´era in Bruson una certa qual ritrosia espressiva, che lo portava ad appiattire un po´ tutto quanto, scadendo in una genericità interpretativa buona un po´ per tutti i gusti. A lui si deve tuttavia buona parte della riscoperta dei ruoli donizettiani per baritono, e anche alcune sue incisioni verdiane hanno pochi paragoni (se ci fermiamo a considerare solo gli interpreti italiani del dopoguerra). Certo se tirassimo in ballo anche i baritoni coloristi, forse la sua statura interpretativa (non certo vocale!) verrebbe un po´ ridimensionata (e qui penso soprattutto a DF Dieskau e a Thomas Hampson)…

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P.S.: su Macbeth concordo con Enrico!
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Re: Renato Bruson

Messaggioda Rodrigo » mer 15 mag 2013, 22:00

DottorMalatesta ha scritto:Il problema è che dietro al vocalismo perfetto c´era in Bruson una certa qual ritrosia espressiva, che lo portava ad appiattire un po´ tutto quanto, scadendo in una genericità interpretativa buona un po´ per tutti i gusti. A lui si deve tuttavia buona parte della riscoperta dei ruoli donizettiani per baritono, e anche alcune sue incisioni verdiane hanno pochi paragoni (se ci fermiamo a considerare solo gli interpreti italiani del dopoguerra). Certo se tirassimo in ballo anche i baritoni coloristi, forse la sua statura interpretativa (non certo vocale!) verrebbe un po´ ridimensionata (e qui penso soprattutto a DF Dieskau e a Thomas Hampson)…

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Mah più che di ritrosia espressiva, concetto che collego alla pigrizia, io parlerei di qualcosa di leggermente diverso: di capacità di dominare solo alcuni personaggi.
Sembrerebbe la stessa cosa, ma cosi non è. Perché Bruson, nei suoi personaggi, è a mio avviso tutt'altro che inerte come interprete. Anzi, ritengo che la sua lettura è riconoscibilissima e suggestiva. Personalmente trovo che il suo Rigoletto sia il migliore nell'ottica della paternità irrisolta e dolente. Straordinaria, in questo senso, la simbiosi con Muti nel famoso Rigoletto filologico. Poi, sono il primo a dirlo, questa non è l'unica lettura possibile di questo immenso personaggio. D'altra parte il cotè vocalistico di Bruson lo rende adattissimo a questa interpretazione di calda umanità, cosi come i colori di Fisher Dieskau o il timbro secco di Wixell, tanto per dire, sono ottimi per tratteggiare la malignità del buffone.
Quanto a Macbeth, secondo me è plausibile sia un Macbeth gagliardo e "guerriero", sia un Macbeth più pensoso e debole, profilo che peraltro sembra in linea con quanto dice il testo di Pietà rispetto e amore.
Saluti.
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Re: Renato Bruson

Messaggioda DottorMalatesta » gio 16 mag 2013, 8:50

Bruson è stato un grandissimo Rigoletto (a me piace molto anche nell´edizione diretta da Sinopoli).
Ciao!
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Re: Renato Bruson

Messaggioda vitus » dom 19 mag 2013, 15:17

Bruson. Che classe! Non quella di nascita, 1935 mi pare. Alludo proprio allo stile ed all'eleganza del porgere. L'ho sentito, credo almeno 16/17 anni fa nella mia città, Taranto, in occasione di un concerto e in un teatro di piccole dimensioni la voce risuonava a dovere. Non credo abbia un volume limitato, almeno se non lo paragoniamo a Mac Neil, Cappuccilli ma nache a Protti. Un limiti nella voce semmai lo ravviso nel registro basso e alto. In quest'ultimo, per me, la voce va un po' indietro. Il centro invece mi è sempre sembrato ottimo e tra i più belli mai ascoltati. L'interprete: misurato, elegante come ho già detto, forse troppo da farlo sembrare, come è stato notato freddino. Gusti personali. Probabilmente tra i migliori del repertorio protoromantico. In Verdi certo gli manca l'acuto in tasca alla maniera dei citati, ma Macbeth, Renato, Germont, Foscari e lo stesso Rigoletto sono eccellenti. Saluti a tutti.
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Re: Renato Bruson

Messaggioda Luca » dom 19 mag 2013, 16:21

L'ho udito un'unica volta dal vivo in Arena come posa in un Don Carlo con Cupido, Sweet, Casolla. Grandissimo cantante e attore aristocratico: è un cantante che mi piace moltissimo in molte sue produzioni. Spero di trovare qualche opera completa 'live' da recensire. Dovrei avere da qualche parte una sua Carmen in cui canta Escamillo e dove come Morales c'è addirittura Zancanaro.

Salutoni, Luca.
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Re: Renato Bruson

Messaggioda DottorMalatesta » mer 19 mar 2014, 13:10

DottorMalatesta ha scritto: Se poi pensiamo che dopo Bruson c´è stato solo Paolo Coni e… Leo Nucci :mrgreen: !!!


:shock: :shock: :shock:

A rileggere il mio post di due anni fa (la mia "iscrizione" a Operadisc è stato il più bel regalo di compleanno che mi sono fatto negli ultimi anni) arrossisco in volto... :oops: :mrgreen:
Mamma mia, quanta strada ho percorso insieme a voi: se mi guardo indietro fatico a riconoscermi!!!

: Thumbup :

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Re: Renato Bruson

Messaggioda Alberich » mer 26 mar 2014, 17:27

Bruson aveva una voce corta e piuttosto piccola, nella mia esperienza. Penso anche io che abbia avuto un ruolo importante nel ridare al baritono verdiano una voce prettamente vocalista dopo la sbornia dei Ruffo, Cappuccilli, Gobbi e Bastianini. Purtroppo la voce era affascinante in un intervallo troppo corto, e l'interprete era sensibile ma non troppo fantasioso: alla fine tra limiti vocali e limiti interpretativi ha lasciato il segno in poche parti, Rigoletto su tutte, del repertorio verdiano. Per quanto lo conosca poco, mi sembra che invece abbia fatto molto di più come in Donizetti.
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