Luca ha scritto:
1 - La Minghini Cattaneo (che ha inciso diverse cose) era un pò verista, ma meno di altre ...
2 - per il tenore ed il soprano, il latino era un tantino ostico...
3 - Direzione di Sabajno: fa quello che può dati i tempi!
1 - La conosco bene, c'è anche in un famoso Trovatore...
2 - sarebbe interessante sapere quali cantanti (anche moderni) abbiano una vera capacità di comprensione del Latino e quali si accontentino di avere, quando va bene, di una vaga conoscenza del senso generale (a volte anche quando cantano in italiano, o in francese!)
3 - Si era costretti ad adeguare i tempi di esecuzione alla durata delle singole facciate di disco da incidere (finché non furono inventati i nastri magnetici, prima, e i dischi microsolco poi: questo è evidente anche nelle opere, e spiega a volte certe pause aggiunte, o certi tagli, o certe improvvise variazioni di velocità). Questo potrebbe spiegarci forse (dico forse) anche il tempo da "danza macabra" del Libera Me della Caniglia.
Pensavo anche, in generale, che queste vecchie registrazioni (non solo della Messa di Requiem di Verdi ma anche in altre opere "sacre") rispecchiano un certo stile di canto (qualche vibrato qua e là, dizione abbastanza scandita ma esageratamente enfatica, portamenti molto accentuati) diffuso non solo in quegli anni lontani ma presente ancora nel canto di alcune vecchie signore nelle nostre chiese, o negli inni che accompagnano certe processioni in varie località italiane (inni che qualche volta ricordano temi operistici ottocenteschi: c'è un canto messinese in onore della Madonna della Lettera, "Quando Zancle infranse gl'idoli", che ricorda nell'andamento "Maffio Orsini Signora io sono" dalla Lucrezia Borgia, c'è la registrazione antica di "Tu scendi dalle stelle" del "tenore" Pasquale Feis): gli elementi che caratterizzavano l'esecuzione di questi canti, ormai usciti dall'uso, suonano strani al nostro gusto moderno (altro esempio: nel "Va'pensiero" italiano di Toscanini eseguito durante il famoso concerto di riapertura della Scala del 1946 si notano l'emissione esageratamente oscurata dei coristi, ma anche i portamenti insoliti che sottolineano alcune parole del testo: portamenti che nell'incisione americana ufficiale non ci sono!). Potremmo chiederci quanto di tutto questo fosse effettivamente tipico del cantare in chiesa (se conoscete la registrazione del 1912 di
Le Trouvere avrete sicuramente in mente la stranissima impostazione nasaleggiante del coro che intona il Miserere, riprendendo un tipo di emissione tipica delle esecuzioni francesi di certi canti gregoriani) e quanto invece non derivasse dalla prassi teatrale diffusa e volgarizzata ad opera dei vari organisti, maestri di banda e direttori di cori che operavano nelle grandi chiese e nelle piccole parrocchie: mi è capitato di assistere ad alcune prove durante le quali un apprezzato direttore di cori parrocchiali e corali polifoniche, se faceva qualche esempio cantato, emetteva le vocali alla maniera di Lauri-Volpi, con le
e oscurate quasi fino a sembrare
o, con certi particolari vezzi nella pronuncia delle consonanti, e cercava di suggerire lo stesso tipo di impostazione ai suoi coristi nell'esecuzione di canti polifonici pseudo-popolari. Conosco ancora oggi un'anziana signora che puntualmente legge la prima lettura in chiesa in occasione di festività solenni, Natale e Particolare: se la sua voce avesse un timbro più giovane il suo stile di "recitazione" (esteriormente compenetrata, voce vibrante, pause ad effetto, serietà esibita, espressione marcatamente commossa) che per noi ascoltatori moderni appare strano, e superato, ricorda, nel parlato, lo stesso spirito di alcune interpretazioni della Caniglia, o del
Teneste la promessa della Muzio, o di
Giusto cielo che feci in tal giorno della Olivero: e anche mia nonna, se doveva dire qualcosa di solenne, faceva vibrare la voce...