Parsifal Metropolitan

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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda pbagnoli » dom 17 mar 2013, 19:19

Enrico ha scritto:Con me questa "perfetta macchina di marketing" non funziona. Perché?

Cosa dirti non so.
Io potrei trasferire lo stesso ragionamento all'Atys di Lully o all'Hippolyte et Aricie di Rameau, anche se Matteo provò a convincermi in tutti i modi della bontà drammaturgica di queste due opere. Sarò sincero, non mi sono mai posto il problema di un allestimento scenico: mi sono fermato al disco, e tanto mi è bastato.
Ho sbagliato, naturalmente: l'opera è un genere teatrale, che nel teatro nasce e nel teatro vive.
Una delle ultime argomentazioni interessanti di Matteo prima di uscire dal nostro sito riguardò proprio il recupero di allestimenti non solo storici, ma anche antichi, quale valore filologico aggiunto del tutto analogo a quello di chi suona Bach, Haendel o Cavalli usando strumenti antichi o loro repliche. All'epoca contestai la validità di questo ragionamento; oggi ci penserei su...
Questa premessa per dire che - probabilmente - dovresti porti nei confronti di Wagner come fai con ogni altro autore: partendo dal Teatro.
Adesso esagererò, e ti dico che - paradossalmente - l'aspetto meno importante di un'opera wagneriana è proprio quello vocale. La Storia degli ultimi sessant'anni di rappresentazioni wagneriane ci ha dimostrato che la vera rivoluzione è stata quella drammaturgica. A Bayreuth sono partiti proprio da lì.
Poi, certo, c'è stata anche la rivoluzione vocale; ma con l'articolo che ho scritto tempo fa sulla Modl ti ho dimostrato che la geniale cantante tedesca vocalmente non inventava nulla: c'era stata Martha Fuchs che, prima di lei e con analoga organizzazione vocale, aveva detto cose importantissime che possiamo ascoltare in uno splendido Gotterdammerung.
Le mancava Wieland: è lì tutto il problema, il motivo per cui oggi ci siamo quasi dimenticati di lei, mentre della Modl parliamo ancora.

Certo, poi ci sono state le estremizzazioni. Inseguendo l'allestimento estetizzante a tutti i patti, ci sono state le vaccate: e così, di certi allestimenti, non c'è rimasto nulla fra le mani, né la drammaturgia né l'aspetto musicale.
Ma se c'è una cosa che questo sito ha raccontato, è stata proprio l'inversione dei ruoli: non più - o comunque, non solo - la voce al centro dell'attenzione, ma il Teatro.
Noi ascoltiamo i dischi, ma è un'aberrazione: l'opera è un genere teatrale.
Da questo punto di vista, anche il nome di questo sito è un monstrum. :shock:
Gli è che noi possiamo seguire il percorso interpretativo proprio partendo dall'audio, perché è stato quello più semplice da conservare alla memoria collettiva; e quindi - soprattutto negli Anni Settanta e Ottanta - ci siamo spostati sui dischi per tutte le ragioni che sappiamo benissimo. Oggi sappiamo che - almeno entro certi limiti - è stata una visione molto, molto limitativa. Ma non avevamo nulla di meglio; e ancora oggi, se vogliamo capire il percorso interpretativo, dobbiamo partire dalla resa vocale.
Ma cosa possiamo capire della "cavatina" di Klingsor all'inizio del secondo atto di Parsifal se non avessimo un regista che ci prende per mano e ci fa capire i limiti della lotta che si agita in lui fra aspirazione a una purezza irraggiungibile e delirio di potere, fra castità vera e inganno a se stesso?
O, se solo per quello, cosa possiamo capire dell'importanza di un interprete come Siegmund Nimsgern che ci sembra avvilire il Parsifal di Karajan con il suo Klingsor, salvo poi vedere che compariva regolarmente non solo a Bayreuth ma in tutti i principali teatri mitteleuropei?...
E' ovvio: il disco non può bastare.
Specie se pretendiamo di capirlo dalla solita ottica italocentrica :(

Io mi pongo da un punto di vista diverso dal tuo.
Parsifal fu il mio primo approccio a Wagner: era il 1983 e quello che ebbi fra le mani fu una copia della registrazione di Karajan. Me la duplicò - da musicassetta a musicassetta, ti lascio solo immaginare la pessima qualità audio - il mio prof di matematica del liceo, un tipo alternativo che amava Wagner. Mi arrangiai con una sinossi e con un doppio libretto: l'originale tedesco per seguire le parole, e la traduzione di Ricordi che seguivo in stereo. Ci capii davvero ben poco di tutta la simbologia messa in campo! Tra l'altro, il glorioso Kurt Moll come Gurnemanz - pur bravissimo - non faceva nulla per rendere la materia del suo personaggio più fruibile. Ho dovuto aspettare anni - e molto, moltissimo Wagner - per cominciare a capirci qualcosa!
Il passo decisivo è stato proprio la fruizione dell'allestimento completo.
By the way: conosco quell'allestimento Met di cui parli. Non ho la sensazione che - nonostante l'apparente semplicità dei simboli - possa essere utile alla comprensione di una materia così complessa. E' un po' - tanto per tornare a un paragone audio - come essere fermi sul Parsifal di Melchior anziché spostarsi su quello di Kaufmann.
Be', comunque, da quel 1983 è stata una passione travolgente che, ben lungi dal diminuire, è aumentata con il passare degli anni. Sono un wagneriano fatto e finito, questa è la verità :D
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda DottorMalatesta » dom 17 mar 2013, 19:53

Caro Enrico,
ascolto Wagner da più di 10 anni e, (anche se non posso dire di conoscere bene il suo lavoro), mi ritrovo in alcune tue difficoltà e perplessità (che sono le stesse che avevo anch’io all’inizio).
Non so se abbia senso la categoria “facile/difficile” a proposito del mondo dell’opera. Quindi non saprei se sia opportuno dire che Wagner è più difficile rispetto a Verdi. Per quanto mi riguarda Wagner è stato un autore difficile, al quale mi sono accostato tardivamente (dopo Verdi e gli altri compositori d’opera italiani) e con molta molta fatica, molta molta pazienza, e dedicandovi molto molto tempo.
Penso che Wagner debba essere accostato in maniera graduale. Un approccio consigliabile sarebbe quello di leggere e rileggere bene trama e libretto prima di procedere all’ascolto. Forse sarebbe anche opportuno accostarsi alle opere di wagner rispettando la loro cronologia di composizione (quindi ascoltando le opere cosiddette romantiche prima del Tristan e del Ring e il Ring e il Tristan prima del Parsifal). Questo perché in Wagner vi sono almeno due opere che sono radicalmente diverse (per vocalità, stile musicale, concezione del dramma) da quanto le precede (una è il Tristan und Isolde, l’altra è Parsifal). E in effetti passare dal Lohengrin (o dall’Olandese) al Parsifal potrebbe essere un vero e proprio trauma (l’orecchio, ma anche il cervello non è abituato ad un mondo completamente diverso! E’ un po’ come ascoltare la Salome di Strauss dopo aver ascoltato tutta la vita Bellini!!!).
Poi Wagner è un autore le cui opere (come peraltro per quelle di Janacek) si basano sulla parola. Inutile tentare di ascoltare una qualunque delle sue opere senza conoscere perfettamente il testo, senza quindi avere sott’occhio libretto o sottotitoli. E questo può costituire un enorme problema (anche per chi il tedesco lo parla tutti i giorni)!!! Anche perché questo influisce sul canto stesso (il declamato deriva dalla necessità di sottolineare la parola, come ci ha insegnato Mat). E anche qui ci sarebbe molto da dire: prova ad ascoltare un canto magniloquente e stentoreo di un Melchior o quello scavato, analitico, espressivo di un Vickers (o di un Kaufmann) nella stessa opera e ti sembrerà di ascoltare due opere completamente diverse!!!! Quindi molto, moltissimo conta CHI canta Wagner e COME lo canta.
Moltissimo conta anche la realizzazione visiva (e quindi le capacità del regista che, nel caso di Wagner, sono spesso sollecitate al massimo grado). Ma è indubbio che in moltissime opere di Wagner vi sono delle oasi di “sospensione” del tempo esterno, in cui tutto sembra fermarsi, in cui di fatto nulla accade a livello esteriore (ma quanto a livello interiore!!!) (penso al II atto del Tristan e a gran parte del Parsifal). E sono questi momenti che creano enormi problemi dal punto di vista della resa teatrale (al regista e allo spettatore). Prova ne sia il fatto che, soprattutto in Parsifal, per “riempire” il silenzio, per movimentare e accelerare il tempo della narrazione, si ricorre sistematicamente ad un accumulo di simbologie che spesso complicano ulteriormente la fruizione dell’opera. Così che, in definitiva (esagero un po’) tra la regia del Parsifal di Shenck, quella di Kupfer, e quella di Girard le differenze non mi sembrano poi così enormi… (diverso, completamente diverso, il caso del Ring, dove le differenze tra la regia di Schenck e quella di Kupfer o di Carsen sono abissali!!!).
Scusa per la caotica esposizione di idee alla rinfusa…
DM

P.S.: penso che Maugham parlasse di macchina di marketing riferendosi alla sacralità del Parsifal nell’immaginario dei wagneriani (l’opera concepita per Bayreuth, la questione dei diritti di esclusività in quel teatro, l’opera estrema del maestro, l’esoterismo e la intrinseca simbologia rivolta solo a pochi adepti…)
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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda Enrico » lun 18 mar 2013, 0:08

Cari Dottori, per ora sono un allievo svogliato, ma vi ringrazio per l'interessamento al mio caso e per i consigli.
Ammetto anche io sia la maggiore "utilità" del dvd rispetto al semplice audio, sia la necessità di conoscere il libretto, anche se mi sembra strano che per capire uno spettacolo teatrale uno debba leggerlo e rileggerlo e studiarlo prima: l'Antigone di Sofocle, che non è semplice, l'ho vista e capita per la prima volta a Siracusa quando avevo 11 anni, insieme ai miei fratellini più piccoli, senza saperne nulla prima (non sapevo che fosse figlia di Edipo, questo l'ho scoperto molti anni dopo, ma il resto funzionava senza problemi).
Il mio Lohengrin tutto intero, l'ho già detto altrove, è stato quello recente della Scala, grazie alla trasmissione televisiva con i sottotitoli, grazie al divino Kaufmann, e grazie anche alla regia di Guth. Avevo in cd e in video le edizioni con Domingo, ma non avevo mai avuto voglia di sentirle/vederle. Avevo il video con Kaufmann e la regia di Jones, ma anche quello, per quanto "simbolicamente" superiore, non aveva funzionato. Ora ammetto che il terzo atto, con Kaufmann, può essere qualcosa di bello. Ma non direi mai che la Norma è bella solo con la Callas, o con la Sutherland: posso sentire anche quella con la Cigna e la Stignani e, per quanto le l'intrepretazione possa essere inadeguata alle esigenze dello stile belliniano non si può dire che l'opera non sia anche in quella versione apprezzabile e comprensibile. Sarà vero che Kaufmann supera e sbaraglia molti Lohengrin e molti Parsifal del passato, ma non posso credere che prima di Kaufmann, per colpa dell'inadeguatezza di certi cantanti, queste opere fossero meno comprensibili, a livello medio e per uno spettatore mediamente informato.
Tristan: primo ascolto, lontano, con libretto e traduzione, della vecchia registrazione Melchior-Flagstad: non sarà la migliore, da un punto di vista moderno, ma un'idea dell'opera permette di farsela. Solo che poi me ne sono tenuto lontano per una dozzina di anni.
Poi, più recentemente, libretto con testo tedesco e traduzione e note e introduzione e commenti, dvd Nillson-Vickers, dvd del Met con i due protagonisti più larghi che alti, e costantemente urlanti, dvd scaligero ultimo (ma visto solo per metà), dove almeno la Isolde è credibile (e tutto il resto, per me, no, a partire dal Tristan vecchietto e senza particolari doti di interprete). E volendo, se mi metto di impegno, riesco anche a capire quali parole del tedesco corrispondano alle parole della traduzione; e più ancora riesco ad apprezzare i ritmi e le allitterazioni del testo, abituato come sono allo studio di altre lingue e di altre metriche antiche e moderne. Ma anche così il risultato è noia e solo noia; unica eccezione, il canto finale di Isolde (grazie alle versioni strumentali di Karajan e di Toscanini ora ne accetto anche le versioni cantate: quando lo ascoltavo da bambino notavo solo l'inutile avvolgersi della stessa melodia sempre su se stessa, ma non è questo il problema: certe cose di Beethoven o di Bach ripetono per quarti d'ora interi sempre le stesse note, e non mi creano nessuna difficoltà!): ma anche quel canto finale lo apprezzo musicalmente ma non ne capisco il senso, se non come liberazione da tutta la pesantezza delle quattro ore che lo precedono.
Della Tetralogia non so che dire: non ho mai superato l'ostacolo dell'Oro del Reno, pur provando anche in quel caso a leggere il testo prima, ma le buone intenzioni svaniscono presto. Con la Walkiria non sono mai arrivato oltre il secondo atto. Il resto mi è ignoto, a parte qualche pezzo strumentale nelle registrazioni di Toscanini. Ho trovato faticosa perfino la storia a fumetti di Paperin Sigfritto: sarà che preferisco vicende più realistiche, più umane? e allora com'è che mi piace il Signore degli Anelli? o la Messa in si minore che ascolterei anche per due volte di seguito?
Oh, anche per me il blocco può riguardare altre opere e altri autori: la Manon di Massenet non me la rende sopportabile nemmeno la Dessay, né la Callas mi avvicina a quella di Puccini; per convincermi a vedere un Werther tutto intero c'è voluto Kaufmann; la Salome l'ho vista in dvd, credo anche di averla capita, ma non mi è piaciuta quasi per niente; Il Tabarro lo conosco solo dal libretto: dell'opera, in disco o in video, non reggo nemmeno pochi minuti...
Ma Wagner, proprio Wagner, no e poi no, con me ancora non funziona. Vedremo col tempo e col passar degli anni.
Enrico B.
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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda Enrico » lun 18 mar 2013, 0:20

DottorMalatesta ha scritto:P.S.: penso che Maugham parlasse di macchina di marketing riferendosi alla sacralità del Parsifal nell’immaginario dei wagneriani (l’opera concepita per Bayreuth, la questione dei diritti di esclusività in quel teatro, l’opera estrema del maestro, l’esoterismo e la intrinseca simbologia rivolta solo a pochi adepti…)


Questo è chiaro, ma ne parlava anche in riferimento alle tue osservazioni sulla mancata valorizzazione degli aspetti teatrali dell'opera di fronte alla presenza di quelli simbolici nella maggior parte degli allestimenti che conosciamo. Potresti spiegarci quali sarebbero, secondo te, gli elementi "teatrali" della vicenda di Parsifal, e come si potrebbero rendere evidenti in teatro.
Enrico B.
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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda DottorMalatesta » lun 18 mar 2013, 11:26

Caro Enrico,
Parsifal (ma anche Il Tristan und Isolde) a mio modo di vedere inventa un nuovo tipo di teatralità, una teatralità per cosí dire interiore. Esternamente sembra che nulla accada (tanto che la vicenda potrebbe essere riassunta in telegramma!), ma internamente accade moltissimo. Di fatto Parsifal è la storia di un´intera vita, dalla fanciullezza all´esperienza dell´etá adulta e della vecchiaia. Il problema è come rendere avvincente questa evoluzione interiore senza esteriorizzarla aggiungendo simboli a simboli che complicano una vicenda giá di per sé densa di simbologie di dubbio gusto.
In Parsifal (e, in misura minore, in TuI e nel Ring) l´inconscio viene per la prima volta rappresentato sulla scena (e questo ben prima che a Vienna un certo Sigmund Freud pubblicasse nel 1900 la sua Interpretazione dei Sogni), e in che modo!!!!
Al di lá della resa musicale (vedi ad esempio l´esegesi del preludio fatta da Maugham poco sopra), anche il testo getta luce su alcuni meccanismi inconsci estremamente intriganti (e questo, lo ripeto, decenni prima della rivoluzione psicanalitica di Freud!!!). Pensa alla scena di seduzione di Parsifal da parte di Kundry, apice quella specie di sublime ninnananna che è “Ich sah das Kind”…
Il problema è, lo ripeto, la resa teatrale.
Sembra che alcune opere siano condannate ad una regia unicamente narrativa (ad esempio Trovatore). Prova a rendere tali opere con una regia simbolica e qualcosa non torna (ti rimando alle discussioni in merito fatte da Mat sulla regia simbolica del Don Giovanni di Carsen. Francamente pur trovando splendida l´idea di base e la difesa fattane da Matteo, trovo che in quella regia qualcosa non tornasse e che, in definitiva, vi fossero troppi momenti di stasi).
Diverso è il caso di Parsifal, opera che sembra invece condannata ad un´interpretazione meramente simbolica. Finora non ho trovato nessuna regia che sapesse ritrarre questa vita interiore di Parsifal, la sua crescita, il suo percorso interiore senza rinunciare ad un horror vacui di simboli pseudo-cristiani. Ho trovato suggestive alcune foto della regia di Schliegensief a Bayreuth (di cui non esiste video) in cui tutto quell´accumulo di oggetti sulla scena forse potrebbe rendere il caos della psiche, ma finora nessuna regia di Parsifal mi ha pienamente convinto…. Ma devo ancora visionare lo spettacolo di Herheim (mi servirebbe un po´ di tempo!!!!).
Ciao,
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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda DottorMalatesta » mar 19 mar 2013, 21:04

Enrico, visto che sei online... che mi dici?
Ti ho convinto?
;-)
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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda Enrico » mar 19 mar 2013, 22:41

Ero online? forse per qualche secondo... Dovrei fare un ripasso del Parsifal (dove avrò messo il libretto?), ma stasera mi sono dedicato al primo atto del Werther (con Villazon, Parigi 2009).
Il problema è questo: come realizzare la "teatralità" delle vicende interiori di Parsifal se, come mi sembra di capire da ciò che hai scritto, nessun regista l'ha mai fatto? che cosa penseresti o immagineresti di vedere in scena in una regia che corrispondesse a questa azione interiore?
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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda DottorMalatesta » mar 19 mar 2013, 22:54

Enrico ha scritto:Ero online? forse per qualche secondo... Dovrei fare un ripasso del Parsifal (dove avrò messo il libretto?), ma stasera mi sono dedicato al primo atto del Werther (con Villazon, Parigi 2009).
Il problema è questo: come realizzare la "teatralità" delle vicende interiori di Parsifal se, come mi sembra di capire da ciò che hai scritto, nessun regista l'ha mai fatto? che cosa penseresti o immagineresti di vedere in scena in una regia che corrispondesse a questa azione interiore?


Beh... sei online anche ora :mrgreen:
Scherzi a parte, la domanda è davvero insidiosa (e tremendamente difficile: dove sono finiti gli amici wagneriani molto più perfetti di me? :roll: ).
In effetti temo che vedere rappresentato il Parsifal come un flusso di coscienza alla Proust (e quindi come un susseguirsi di immagini onirico-surrealiste) sarebbe una bella palla....
Però le immagini del Parsifal di Schlingensief sono davvero intriganti...
http://www.schlingensief.com/index_eng.html

Magari Maugham o qualcuno che ha visto questo spettacolo ci può dire la sua...

Ciao!
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P.S.: il verde del tuo nome rifulge di invidiabile splendore! 8)
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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda Enrico » mar 19 mar 2013, 23:25

DottorMalatesta ha scritto: P.S.: il verde del tuo nome rifulge di invidiabile splendore!


Il verde era uno dei miei colori preferiti finché non ha assunto un significato troppo "padano". Ma te lo dico solo qui perché il nostro Padre Fondatore non vuole che si parli di politica nel forum : Chessygrin :
Ma mi sto distraendo troppo, stasera, e il trattato sul vibrato resta fermo...
Ultima modifica di Enrico il lun 18 gen 2016, 1:32, modificato 1 volta in totale.
Enrico B.
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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda DottorMalatesta » mar 19 mar 2013, 23:40

Enrico ha scritto: Ma te lo dico solo qui perché il nostro Padre Fondatore non vuole che si parli di politica nel forum : Chessygrin :


Un moderatore che si modera da solo non l'avevo ancora visto... :mrgreen:
Ciao!
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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda Enrico » mer 20 mar 2013, 0:05

DottorMalatesta ha scritto:
Enrico ha scritto: Ma te lo dico solo qui perché il nostro Padre Fondatore non vuole che si parli di politica nel forum : Chessygrin :


Un moderatore che si modera da solo non l'avevo ancora visto... :mrgreen:
Ciao!
DM


Infatti ho sbagliato (e chiedo scusa al Bagnolo): ero convinto di averti mandato il messaggio privatamente!
Enrico B.
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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda Enrico » mer 20 mar 2013, 1:41

DottorMalatesta ha scritto:In effetti temo che vedere rappresentato il Parsifal come un flusso di coscienza alla Proust (e quindi come un susseguirsi di immagini onirico-surrealiste) sarebbe una bella palla....
Però le immagini del Parsifal di Schlingensief sono davvero intriganti...
http://www.schlingensief.com/index_eng.html


Non ho mai letto Proust. Le immagini di Schlingensiet mi sembrano sovraccariche di simboli, ma questa è solo una mia superficiale impressione da perfetto incompetente non-wagneriano.
Enrico B.
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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda DottorMalatesta » mer 20 mar 2013, 11:14

Ciao Enrico,
sicuramente la regia di Schliegensief (almeno per quel poco che si puó valutare dalle sole immagini) è carico di simboli. Forse addirittura stracarico di simboli. Ma forse, paradossalmente, proprio in questo sta il gioco: nell´esasperare a tal punto la componente simbolica da far sí che il simbolo non sia piú un segno che rimanda ad un significato, ma piuttosto una successione disordinata e caotica di immagini oniriche o allucinazioni visive (estranee quindi alla relazione causale, alla valutazione morale, sottratte alle restrizioni spazio-temporali della realtá esterna).
Del resto, quanto della nostra vita, delle nostre scelte, dei nostri pensieri è realmente razionale e quanto è espressione di un flusso di coscienza interno irrazionale ed istintivo?
Ora… non so davvero se il senso della regia fosse questo, né se questa regia apparentemente ipersimbolica sia paradossalmente… narrativa. Magari chi l´ha vista puó dirci la sua :roll: .
Un caro saluto,
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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda DottorMalatesta » gio 19 dic 2013, 12:09

Parsifal al Covent Garden in un´edizione con un cast all-stars.

Qualcuno di voi l´ha visto dal vivo o ieri al cinema?



Sarei curiosissimo di avere qualche commento...

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Re: Parsifal Metropolitan

Messaggioda DottorMalatesta » gio 19 dic 2013, 14:54

Ecco qualche altro video





Il cast è da brivido: Denoke, O´Neill, Finley, Willard White, Pape, direttore Pappano

Io in questo momento sono come Levi ad Eboli, ma dai... non ditemi che nessuno l´ha visto (almeno al cinema)!!!!

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